domenica 22 gennaio 2017

Domini Wiles tra pulps truculenti e mystery medievali

Il modello del mystery ambientato nel periodo medievale, portato al successo planetario da Il nome della rosa di Umberto Eco nel 1980, non è stato inventato dal semiologo italiano, ma esisteva già da qualche tempo e otteneva un notevole successo critico e di pubblico, specialmente nel Regno Unito.
Il primo romanzo della serie di Brother Cadfael di Ellis Peters, è infatti datato 1977. In precedenza c'erano state diverse occasionali escursioni di autori più o meno noti in quel tipo di cornice, con risultati generalmente decorosi. Con Brother Cadfael, comincia invece una serie che si protrarrà per 17 anni, 20 romanzi e un'antologia di 3 racconti, tradotta più o meno in tutte le lingue e venduta in milioni di copie, il cui successo è ben lungi dal dirsi esaurito, come attestano l'uscita di antologie concepite in suo onore, come Past poisons o Chronicles of crime (una scelta tradotta in Italiano di questi racconti si può leggere in L'arte del delitto, pubblicato da Fanucci) e la continua riproposizione in tv dell'ottima serie di telefilm tratti da questo ciclo, interpretati da Derek Jacobi.
Edith Pargeter (1913-95), scrittrice di mistery con lo pseudonimo di Ellis Peters

Una edizione originale di un romanzo con Brother Cadfael

Inizialmente, 3 romanzi con Brother Cadfael furono proposti dal Giallo Mondadori tra la fine degli anni '70 e i primi anni '80

L'intera serie è stata pubblicata da Longanesi e nei tascabili della Tea



Alcune antologie in onore della Peters e la loro traduzione in Italiano

Derek Jacobi nei panni di Brother Cadfael nella serie TV

Tra gli autori che, nel tempo, sono stati sedotti dal fascino del mystery medievale, un posto di rilievo spetta a Domini Highsmith, una stranissima figura di scrittrice che, a metà degli anni '90, pubblicò una serie di 3 romanzi aventi per protagonista un altro frate detective, Father Simeon, attivo a Beverley, Yorkshire, tra il 1180 e il 1191. E' interessante notare come la figura del protagonista sia stata ispirata all'autrice da un uomo realmente vissuto in quel periodo e dalle iscrizioni che si leggono sulla sua tomba a Beverley Minster. Father Simeon, come Brother Cadfael, ha una origine cavalleresca ma, a differenza dell'altro, non è anziano ma giovane. Questo aprirà interessanti e clamorosi sviluppi alle sue storie, anche se non possiamo avere idea di dove possano portare, perché il ciclo, come detto, si interrompe bruscamente al terzo romanzo.


Copertine dei tre romanzi di Domini Highsmith con Father Simeon 

Domini Highsmith era nata proprio a Beverley, Yorkshire, dove avrebbe trascorso tutta la sua vita, nel 1942, da una famiglia di origine ebrea. Negli ultimi anni di vita, pubblicò 2 romanzi autobiografici in cui raccontò la sua difficile giovinezza, segnata da continui maltrattamenti. Visse collaborando con la radio e poi con la televisione, dopo essersi fatta conoscere inizialmente come autrice di poesie nel dialetto dello Yorkshire. Tra gli anni '70 e gli anni '80 scrisse alcuni romanzi noir incredibilmente violenti, firmati Domini Wiles, che ottennero un notevole successo soprattutto in Francia, pubblicati da Gallimard. Morì in solitudine nel 2003. In patria, è poco più che dimenticata, salvo che per i romanzi con Father Simeon.
Un'immagine giovanile di Domini Highsmith (1942-2003)



Alcune immagini di Beverley, Yorkshire

Il Beverley Minster, dove è sepolto il personaggio che ispirò Father Simeon

In Italia, ha avuto la sorte di essere pubblicata in una collana effimera ma molto coraggiosa e originale, varata da Mondadori all'inizio del 1981 e chiusa dopo 15 numeri mensili l'anno seguente, il Giallo d'azione Mondadori. In questa collana, accanto a classici di Hammett e Chandler che non venivano riproposti da molto tempo e ad autori di notevole fama in quel periodo (Lawrence Block, Richard Stark, Basil Copper, Joe Gores, Jeff Sutton), uscirono romanzi distantissimi dal gusto del pubblico medio, come quelli firmati dallo svizzero Daniel Odier con lo pseudonimo Delacorta o l'incredibile Duffy, il doppio di Dan Kavanagh, un noir il cui protagonista è bisessuale e non fa nulla per nasconderlo. Infine, un romanzo italiano, I nostri padri hanno mangiato la frutta acerba, firmato Giacomo Eliot, dietro il quale si nasconde il futurologo Roberto Vacca.


Copertine di alcuni romanzi usciti nel Giallo d'azione Mondadori


Duffy, il doppio e la sua edizione origibale

Ma il miglior testo della collana è quello uscito con il numero 2 nel febbraio 1981, Chi ha tradito?, in originale The betrayer, proprio quello firmato Domini Wiles (uscito originariamente nel 1979 e tradoto l'anno seguente in Francese con il titolo Les pas beaux).
Nel mondo anglofono, questo libro sembra sparito, al punto che, girando per il web, non si trova nemmeno un'immagine della sua sovracoperta illustrata in qualche edizione inglese o americana. Ed è un peccato, perché questa storia ambientata in un ricco paesotto della provincia americana (dove l'autrice non era mai stata, similmente a James Hadley Chase) sembra perfetta per ispirare un film alla Quentin Tarantino, ha perfino tutti i tempi e i dialoghi giusti per essere trasposta su pellicola.


Chi ha tradito? e le sue edizioni inglese e francese

Tutto nasce dal colpo che un delinquente elegante e ambizioso, Wilder, decide di mettere a segno nella gioielleria gestita da Lancing e Warwick, la cui cassaforte è piena di diamanti. Per fare questo, ingaggia il fedele collaboratore Kevin Rey e un altro bandito, che però si fa arrestare per un altro reato il giorno prima del colpo, costringendo i due a sostituirlo con un certo Joe Craven, un ragazzo ottuso e violento che si rivelerà un pessimo acquisto.
Il piano sembra inizialmente perfetto, ma le cose cominciano ad andare storte da subito. I tre riescono a entrare nella gioielleria fingendosi poliziotti e sorprendendo Lancing con la sua amante, la giovane Shirley, ma la cassaforte non può essere aperta senza la seconda chiave, che è in mano all'altro socio, Warwick, in quel momento assente. I banditi prendono Lancing e Shirley in ostaggio e si trasferiscono a casa di Lancing, una villa in posizione isolata e tranquilla, dove sorprendono la moglie di Lancing, Catherine, ancora mezzo addormentata.
Lancing, sotto la minaccia delle armi, chiama Warwick dicendogli che c'è un problema grosso e che per risolverlo occorre aprire la cassaforte. Warwick ci mette parecchio ad arrivare e intanto la situazione degenera. Eccitati dopo aver consumato un bel po' di alcolici della riserva di Lancing e dalla disponibilità delle due donne, i tre banditi le stuprano a turno, anche se Wilder e Rey fanno fatica a contenere gli istinti sadici e brutali di Craven, che è sempre più fuori controllo.
Quando arriva Warwick, anche lui viene preso in ostaggio e, insieme a Lancing, è costretto ad accompagnare i banditi alla gioielleria, mentre le due donne restano legate e chiuse in casa. Alla gioielleria, la situazione precipita. Nella foga di portarsi via fuori i diamanti con il minimo intoppo possibile, Craven chiude Warwick nel caveau, in pratica seppellendolo vivo, perché l'uomo ha ancora con sé una delle due chiavi che servono per l'apertura dall'esterno, mentre l'altra è rimasta fuori.
Presi dal panico, i tre banditi riportano gli ostaggi a casa, accusandosi a vicenda. Già da prima, si fidavano pochissimo l'uno dell'altro e adesso scoppia una guerra di tutti contro tutti, con gli ostaggi in mezzo. Mentre Wilder e Rey litigano, Craven uccide Shirley nel corso di un ulteriore stupro particolarmente violento e, a quel punto, i compagni decidono finalmente di eliminarlo. Poi però Wilder ammazza anche Rey.
Lansing è perplesso riguardo al fatto che Wilder era al corrente di dettagli del negozio chenon erano noti a nessuno salvo Warwick e Lansing stesso, Wilder ha scoperto che Lansing non è un onesto commerciante come voleva far credere, ma un ricettatore la cui attività legale copriva il traffico di diamanti di contrabbando. Lancing tenta di fare un accordo per salvare se stesso e la moglie, offrendo al bandito il contenuto dei suoi conti in Svizzera, ma Wilder rifiuta, affermando che tanto, in ogni caso, si prenderà tutto lo stesso. E, a questo punto, rivela chi è stata la sua talpa: Catherine, esasperata dai continui tradimenti del marito, si è cercata un amante anche lei e, sfortunatamente, si è imbattuta proprio in Wilder, e da qui è nata l'dea del colpo perfetto.
Ma, proprio in quel momento, marito e moglie approfittano di un suo attimo di distrazione per saltargli addosso e disarmarlo. Nel conflitto a fuoco che segue, Lancing uccide Wilder ma, subito dopo, viene ucciso a sua volta da Catherine. La donna poi si farà trovare riversa sul corpo del marito, seminuda e coperta di sangue, apparentemente sconvolta e in stato confusionale, dai poliziotti, dopo aver chiesto aiuto per telefono.
Dei 5 noir firmati Domini Wiles, in Francia, oltre a questo, ne sono stati tradotti altri due: Death flight, del 1977, tradotto come La mort a des ailes nel 1978 e incentrato su un dirottamento aereo; e Skin deep, del 1978, tradotto come T'es plus mon frère nel 1979, che tratta del conflitto razziale tra una maggioranza bianca e una minoranza nera.



Domini Highsmit ha firmato anche libri non thriller e un altro thriller con lo pseudonimo di Amy Van Hassen (Menace, del 1981) ma questo romanzo non è stato mai tradotto.





domenica 15 gennaio 2017

La morte ha il viso d'angelo: Claudine Longet e Vladimir “Spider” Sabich

La ragazza è carina, pur senza essere una eccezionale bellezza, ed è subito riconoscibile per i cinefili. Nello straordinario capolavoro di comicità firmato da Blake Edwards, Hollywood Party, presta il volto e la voce (quando esegue una canzone alla chitarra) all'incantevole Michéle Monet, la starlet francese che diventa la principale complice nelle disastrose avventure dell'imperturbabile Hrundi Bakshi (Peter Sellers), caratterista indiano invitato per sbaglio alla mega-festa di un produttore hollywoodiano.
Una locandina di Hollywood Party

Lei è Claudine Longet, nata a Parigi nel gennaio del 1942 ed emigrata in cerca di fortuna verso gli Usa nel 1960. Fortuna che arriva presto, ma in forma piuttosto insperata ed esagerata. Dopo un ingaggio come ballerina al Tropicana Resort, un locale di Las Vegas, finisce per conoscere un cantante famoso, interprete soprattutto di pezzi portati alla celebrità da colonne sonore cinematografiche, Andy Williams (che si fermò ad aiutarla per strada dopo che lei era rimasta con una gomma a terra) e l'uomo, che ha 15 anni più di lei, se ne innamora perdutamente. I due si sposano nello stesso anno ed avranno tre figli.
Claudine Longet al tempo del suo matrimonio con Andy Williams

Andy Williams è amico stretto di Bob Kennedy (benché sia dichiaratamente repubblicano, lo segue per tutta l'ultima campagna elettorale ed è presente al suo omicidio, il 4 giugno 1968; lui e la Longet chiameranno il loro ultimo figlio, nato nel 1969, Bobby, proprio in onore di Kennedy) e conosce praticamente tutto il Gotha delle produzioni cinematografiche e discografiche americane. Non ci mette molto a proporre, o forse a imporre, la giovane e ambiziosa moglie, sia come cantante, sia come attrice. Claudine registra 5 Lp non proprio memorabili, ma ha comunque un grande successo di pubblico e, ancora oggi, è la cantante francese che ha venduto più dischi in Usa dopo Edith Piaf. Di pari passo, nonostante gli stop dovuti alle 3 gravidanze che si susseguono nel giro di 9 anni, trova significativi ruoli cinematografici, di cui il più importante è proprio quello accanto a Sellers in Hollywood Party.
Claudine insieme a Peter Sellers sul set di Hollywood Party

Purtroppo, però, pure le favole più belle finiscono e, nel 1970, la sua storia con Andy Williams arriva al capolinea. Lui è sempre in tournée, non si vedono molto, forse lui la tradisce con amanti occasionali, di fatto il feeling si è rotto irrimediabilmente e, a questo punto, la separazione diventa inevitabile, anche se per il bene dei figli conservano assidui rapporti e questi rapporti sono anche molto buoni, come si vedrà meglio più avanti. In ogni caso, lui le assegna senza fare storie una liquidazione di 2,1 milioni di dollari (di allora!) e gliene paga 8000 al mese per il solo mantenimento dei figli.
Un'immagine della famiglia Williams-Longet del 1969, poco prima della separazione

Finito il matrimonio, Williams si dà alla bella vita (si risposerà solo un'altra volta, nel 1991) mentre la Longet, che deve occuparsi a tempo pieno dei 3 figli, sogna di incontrare un nuovo grande amore.
Questo sembra presentarsi nel 1972: è Vladimir Sabich, detto Spider, campione di sci.
Spider Sabich, nato in California nel gennaio del 1945 da una famiglia di origine croata, si era trasferito da piccolo in Kansas, dove suo padre aveva fatto carriera come poliziotto, ed aveva rivelato molto presto un grande talento per lo sci, coltivato insieme agli studi che aveva concluso con la laurea in Ingegneria proprio mentre stava per passare al professionismo. Aveva ben figurato nelle Olimpiadi invernali di Grenoble nel 1968 (quinto classificato nello slalom). La sua carriera da sciatore professionista era stata inizialmente rapida e brillante, ma presto i ripetuti infortuni l'avevano frenata; tra il 1968 e il 1970, aveva comunque messo insieme una vittoria in Coppa del Mondo, il 7 aprile 1968 nello slalom speciale di Hevenly Valley, 10 podii, l'ultimo dei quali a Lienz il 21 dicembre 1969, sempre nello slalom speciale, e 18 piazzamenti entro i primi 10. Nel 1969, era stato classificato come l'undicesimo sciatore più forte al mondo.
Spider Sabich sulla copertina di GQ

Proprio in conseguenza dei tanti infortuni, Sabich aveva abbandonato la Coppa del Mondo nel 1970 e si era dedicato al meno ambizioso ma ben remunerativo circuito professionistico dello sci nordamericano, vincendo il titolo nel 1971 e nel 1972. Si era stabilito ad Aspen, la località del Colorado che rappresenta il più importante centro sciistico degli Usa. Qui, suo fratello Steve, imprenditore edile ed ex sciatore, gli aveva costruito una villa accanto a quella di John Denver, il famoso cantante di cui Spider era amico.
Sabich, che non era solo un atleta ma anche un giovane dal fascino degno di un attore e un irresistibile tombeur de femmes, incontra Claudine Longet per la prima volta a un meeting di sci tenutosi a Bear Valley, in California, nel 1972. Tra i due scatta subito il colpo di fulmine e presto fanno coppia fissa.
Sabich insieme alla Longet

Lei lascia Malibu, dove si era trasferita dopo la separazione da Williams, e se ne va a vivere a casa di Sabich ad Aspen, portandosi dietro i 3 figli. Sabich è giovane, è al culmine del successo, potrebbe godersi la vita senza nessuna remora, ma preferisce impegnarsi in questo rapporto anche se, presto, la personalità gelosa e possessiva di Claudine comincia a provocare qualche problema. Una sera, mentre sono in un locale con degli amici, lei gli tira addosso un bicchiere di vino perché lui tarda a girarsi per risponderle. Poi gli vieta di partecipare a manifestazioni goliardiche ma innocenti delle quali era sempre stato assiduo frequentatore.
Una veduta di Aspen

Ci si aggiungono anche gli infortuni, che continuano a perseguitare Spider. Alla fine del 1973, in una caduta, riporta lo schiacciamento di una vertebra e da allora è costretto a diradare le sue apparizioni in pista. Cerca in tutti i modi di recuperare, ma non è facile. Forse, anche per questo, finisce per fare uso di marijuana e cocaina, che in quel periodo circolano abbondantemente in tutte le comunità benestanti d'America e ad Aspen in modo particolare. In realtà, sembra che anche Claudine ne faccia uso, anzi che ne consumi molto più di lui. Senza contare la quantità di alcolici che mandano giù in ogni occasione.
Nel 1976, la storia tra i due va ancora avanti, ma la conclusione sembra avvicinarsi, visto che Spider parla spesso con gli amici delle sue difficoltà domestiche e della necessità, per lui e Claudine, di dare una svolta alla loro vita. Anche il contenuto di un diario tenuto in quei mesi dalla Longet, conferma che il rapporto è in crisi. Ci sono testimonianze secondo le quali Sabich, a un certo punto, avrebbe dato un ultimatum a Claudine: entro il 1° aprile 1976, ognuno per i fatti propri.
Il 21 marzo 1976, Sabich va ad allenarsi e Claudine, che aveva inizialmente pensato di andare a sciare anche lei, si ferma in città a fare delle spese, entra in un locale e forse beve un po' troppo, ma si ritira comunque a casa prima che i figli tornino da scuola e assume della cocaina, che poi risulterà da successive analisi. Sabich si ritira alle 16: la coppia ha un invito per una festa, quella sera, Sabich ha già deciso di andarci, Claudine non si sa, comunque devono prepararsi. Sabich si spoglia e va a farsi la doccia. Claudine si spoglia anche lei e lo raggiunge nel bagno, ma portandosi dietro una pistola, una imitazione calibro 22 della Luger tedesca che Sabich tiene in casa pensando di difendersi dall'ingresso di eventuali malintenzionati, regalatagli dal padre. Cosa sia successo dopo, lo sa soltanto lei. Nell'inchiesta successiva racconterà di aver preso l'arma per dire a Sabich di riporla fuori della portata dei bambini e di avergliela allungata perché lui si accertasse che ci fosse la sicura, ma mentre Sabich prendeva l'arma un colpo sarebbe partito accidentalmente.
Sta di fatto che Spider è ferito gravemente all'addome. Barcolla appoggiandosi a un muro e poi cade sul pavimento privo di conoscenza. Claudine tenta di rianimarlo, poi chiama i soccorsi, che arrivano rapidamente ma non possono fare molto: l'emorragia è stata massiva e Spider muore durante il tragitto verso l'ospedale.
Il funerale si tiene a Placeville, in California, pochi giorni dopo, e procede in un clima molto teso perché la famiglia di Spider, presente al completo, è comprensibilmente furiosa verso la Longet, anch'essa presente. Intanto, la polizia di Aspen svolge un'inchiesta, al termine della quale Claudine finisce incriminata e poi rinviata a giudizio con l'accusa di omicidio colposo. A molti degli amici e dei parenti di Spider, già questa accusa suona fin troppo clemente, per via dei tanti lati oscuri che la vicenda presenta. La popolazione di Aspen, dove Sabich era considerato un idolo, le è molto ostile, ma Claudine resta a vivere lì, lascia la villa di Sabich e si compra una vecchia magione ottocentesca, ben ristrutturata, in centro.
La tomba di Spider Sabich

Al centro della scena, torna a farsi vivo Andy Williams, subito accorso, ufficialmente per stare vicino ai figli, ma in realtà impegnato da subito a difendere l'ex moglie. Senza badare a spese, ospitato da John Denver, assume avvocati dei migliori collegi difensivi disponibili, sparpaglia investigatori privati su tutto il territorio, rintraccia e convince testimoni favorevoli a lei, si presenta lui stesso al banco a deporre in suo favore.
Il processo, che ha un grande risalto mediatico, si tiene nel gennaio del 1977 e la difesa ha subito gioco facile per via di alcuni errori procedurali compiuti dalla polizia di Aspen, che ha sottoposto Claudine ad analisi del sangue (quelle da cui è risultata positiva alla cocaina) senza autorizzazione e poi le ha sequestrato il diario dopo averlo trovato durante una perquisizione svolta senza un regolare mandato. Le relative prove, dunque, non sono ammesse.
Tutto si gioca sul filo delle testimonianze, che sono sempre piuttosto incerte. Dopo 4 giorni di dibattimento, il procuratore chiede la condanna a 10 anni per Claudine (la massima pena prevista) ma la sentenza non arriverà mai. C'è invece un accordo extragiudiziale con cui Claudine si riconosce colpevole di un reato minore (negligenza) e si impegna a non capitalizzare mai, con interviste o libri di memorie, quanto è accaduto. La Longet è condannata a una pena ridicolmente bassa, 30 giorni di carcere e 5000 dollari di multa. Per di più, essendole riconosciuto il diritto a occuparsi dei figli, sconterà i suoi giorni di galera a singhiozzo, nei wek-end.
Passata la bufera, Claudine si risposa con uno dei suoi avvocati, Ron Austin, che ha lasciato la moglie per mettersi con lei. I due vivono ancora ad Aspen, città d'origine dello stesso Austin, ma in modo molto ritirato per via dell'ostilità che la popolazione locale conserva verso la Longet.
Nessuno ha mai pensato di riaprire il caso.
Negli anni successivi, molti artisti hanno tratto ispirazione da questa storia, sia pure in modo non palese. Il caso più noto è quello dei Rolling Stones che, nel 1980, registrarono una canzone intitolata Claudine e dedicata espressamente al delitto, per il loro album Emotional Rescue. La possibilità di azioni legali indusse però la casa discografica a non pubblicarla e infatti è circolata solo su bootleg clandestini fino a quando è finalmente uscita nell'album Some Girls nel 2011, quando ormai solo ad Aspen qualcuno si ricorda del fatto.





martedì 3 gennaio 2017

La vittima torna dall'aldilà per accusare il suo assassino: il caso Teresita Basa-Allan Showery

La sera del 21 febbraio 1977, un residente del 2740 N. Pine Grove Avenue, a Lincoln Park, Chicago, chiamò i vigili del fuoco per denunciare che era scoppiato un incendio in un appartamento al 15° piano dell'immobile. Giunti sul posto alle 20,30, i vigili del fuoco entrarono facendosi aprrire la porta da un addetto che possedeva una chiave universale, e si trovarono davanti lo spettacolo di un appartamento messo a soqquadro da qualcuno che lo aveva saccheggiato.
Il palazzo che fu la scena del crimine

Nella camera da letto, sotto un materasso e degli abiti che erano stati dati alle fiamme, fu rinvenuto un cadavere: quello della padrona di casa, Teresita Basa, 47 anni, una fisioterapista della riabilitazione respiratoria in servizio presso l'Edgewater Hospital, di nazionalità filippina. La donna era nuda e sembrava aver subito ogni sorta di violenze prima di essere uccisa con una coltellata al petto.
Teresita Basa

I pompieri chiamarono immediatamente la polizia.
Tuttavia, nei giorni successivi, l'autopsia accertò che la Basa non aveva subito alcuna violenza sessuale. Altri segni in casa, attestavano che era stata lei stessa ad aprire la porta al suo assassino, che quindi conosceva già. Il delitto si era consumato nel giro di meno di un'ora, dato che la vittima era stata a parlare al telefono fino alle 19,30.
Le prime indagini, tuttavia, non portarono a nessun risultato. Tutti i conoscenti della donna sembravano avere alibi inattaccabili. Dopo mesi di lavoro, le ricerche sembravano essere giunte a un punto morto.
Tuttavia, nell'agosto del 1977, l'agente investigativo Joseph Stachula, cui era stato affidato il caso, fu contattato da una coppia di filippini che lavoravano anch'essi all'Edgewater Hospital. Il dottor Jose Chua disse al poliziotto che sua moglie Remibias, un'altra terapista della riabilitazione respiratoria che era stata amica della vittima, da qualche tempo era “posseduta” dallo spirito di quest'ultima, che andava a visitarla di notte e la faceva cadere in trance. Mentre era in questo stato, Remibias parlava con la voce della defunta e accusava un altro dipendente dell'Edgewater Hospital, un inserviente di nome Allan Showery, di essere l'autore del delitto.
Il detective Joseph Stachula

Stachula e il suo collega Lee Eppen non erano inizialmente molto disposti a dare credito al dottor Chua, ma questi aggiunse una serie di dettagli che potevano essere facilmente verificati: Allan Showery, l'assassino, avrebbe commesso il delitto per derubare la Basa, avrebbe portato via dalla casa tutto il contante che la donna teneva con sé (poco, circa 30 dollari) e alcuni gioielli, che poi aveva regalato alla sua ragazza; quei gioielli potevano essere identificati da alcuni parenti e amici della Basa, di cui erano stati forniti, sempre ad opera della “voce” della Basa, anche i recapiti.
A quel punto, non avendo altre piste da battere, i due detectives tentarono anche con quella. Convocarono Allan Showery alla stazione di polizia, ufficialmente solo come testimone, e gli fecero una serie di domande più dettagliate su come avesse trascorso la serata del 21 febbraio 1977.
Nel rispondere, Showery cadde ripetutamente in contraddizione. Affermò, tra l'altro, che la Basa lo aveva invitato a casa sua per farsi sistemare il televisore ma poi lo aveva richiamato per spostare l'appuntamento; a quel punto, lui se n'era andato a casa a sistemare un gusto all'impianto elettrico. Tuttavia, interrogata separatamente subito dopo, la sua convivente Yanka Kamluk disse che non c'era stato alcun problema all'impianto elettrico di casa e che, comunque, Showery non capiva nulla né di impianti elettrici né di riparazioni tv. I detective le chiesero allora se Showery le avesse regalato recentemente dei gioielli e lei rispose di sì, un anello e un ciondolo che le aveva dato a fine febbraio come regalo di Natale posticipato.
Allan Showery

I detectives convocarono immediatamente tutti i parenti e amici della Basa che, secondo la “voce”, potevano identificare i gioielli. I gioielli furono unanimemente identificati come appartenenti a Teresita Basa.
Posto di fronte a questa evidenza, Allan Showery crollò e, in breve, confessò di aver commesso il delitto.
Il processo cominciò il 21 gennaio 1979 e la difesa cercò in tutti i modi di invalidare la “testimonianza dall'aldilà”, ma il giudice la accettò per valida. Tuttavia, la giuria era tutt'altro che convinta e, dopo quattro settimane di dibattimento, il procedimento fu sospeso e poi annullato. Successivamente, mentre veniva istruito un altro processo, Allan Showery chiese il patteggiamento dichiarandosi colpevole, e fu condannato a 22 anni complessivi, di cui 14 per l'omicidio e 4 ciascuno per l'incendio doloso e la rapina. Dopo meno di 5 anni, nel 1983, fu rilasciato dal carcere per buona condotta.
In tempi recenti, l'ex poliziotto di Chicago Ray Johnson, divenuto uno scrittore che si occupa di casi criminali singolari o irrisolti (tiene il blog “Chicago History Cop” e ha scritto alcuni libri), si è occupato della vicenda, cercando di rintracciare, senza però riuscirci, sia i Chua sia Allan Showery. Johnson è molto scettico sulla teoria della possessione medianica di Remibias Chua da parte dello spirito di Teresita Basa. Secondo Johnson, la Chua e il marito si inventarono questa storia per non esporsi direttamente nel caso in cui Showery non fosse stato condannato. Infatti, già in precedenza, la Chua aveva pessimi rapporti con Showery sul posto di lavoro e lo aveva accusato di metterla in cattiva luce presso la dirigenza dell'Edgewater Hospital. Non a caso, i fenomeni di “possessione” erano cominciati subito dopo che la donna era stata licenziata dall'ospedale per scarso rendimento.
Inoltre, alcuni colleghi riferirono di una strana e confusa serie di dichiarazioni della Chua, che prima aveva rivelato loro di sospettare Showery del delitto e poi aveva aggiunto (qualche tempo prima che cominciassero i fenomeni di “possessione”) che sarebbe stata Teresita Basa stessa a smascherarlo.
Johnson pensa anche che la Chua non fosse la sola a sospettare di Showery, un uomo molto impulsivo, imprudente e chiacchierone, che doveva essersi già fatto sfuggire più volte qualcosa di sospetto. Secondo Johnson, erano in parecchi, nell'Edgewater Hospital, a credere che c'entrasse qualcosa con il delitto e la Chua avrebbe solo riferito, attribuendole alla Basa, le principali voci sul conto di Showery che correvano tra i loro colleghi.
L'Edgewater Hospital di Chicago