martedì 24 dicembre 2019

L'impotenza della vittima sacrificale: la convergenza di James Hadley Chase e Jim Thompson


Il thriller e il noir sono due categorie di narrativa che, per definizione, finiscono facilmente per pescare nel torbido, indagando sui più reconditi recessi della mente umana e rivelando spesso degli aspetti sgradevoli o vergognosi di personaggi insospettabili. Un elemento che generalmente manca del tutto nello schema classico di questo tipo di romanzi è la pietà, al posto della quale c'è al massimo una compassione di maniera verso qualche vittima talmente poco fortunata da risvegliare perfino un moto di sensibilità nei duri più spietati, purché non siano ancora del tutto marci.
Eppure qualche autore particolarmente dotato e originale si è spinto fino a toccare un tema che, considerando la mentalità che normalmente si attribuisce al tipico lettore di thriller e noir, tanto più del passato, rappresenta una sorta di tabù invalicabile: l'impotenza sessuale dell'uomo. E lo ha fatto con molta più attenzione e delicatezza di quanto ci si aspetterebbe da chi rappresenta certi generi, perché i personaggi in questione non sono figure secondarie e caricaturali, ma protagonisti di storie davvero drammatiche e tragiche, narrate proprio dal loro punto di vista.
Tanto più sorprendente è il fatto che questi autori siano proprio quelli divenuti più famosi per l'incredibile livello di cinismo che caratterizza la quasi totalità delle loro storie e la personalità di quasi tutti gli “eroi” che le popolano.
Stiamo parlando di James Hadley Chase e di Jim Thompson. In particolare, di due loro romanzi: More deadly than the Male di Chase e A swell-looking babe di Thompson.

James Hadley Chase (1906-85)


Due immagini di Jim Thompson (1906-77)

I due libri sono separati da 8 anni (il Chase esce nel 1946 o nel 1947, le fonti non sono concordi; il Thompson esce nel 1954) ma appartengono entrambi agli anni di massima diffusione e massimo successo del genere.
Chase doveva comunque aver intuito che il suo libro avrebbe spiazzato un po' i lettori, perché inizialmente lo pubblicò dietro lo pseudonimo di Ambrose Grant.
In entrambi questi romanzi, il protagonista è un giovane uomo che non dovrebbe avere alcun problema, anzi appare pure attraente di aspetto, ma non è capace di intrattenere relazioni con le donne, sebbene le desideri moltissimo, perché un trauma subito durante l'infanzia o l'adolescenza lo ha segnato indelebilmente. Entrambi i protagonisti conducono una vita molto frustrante e inferiore alle aspettative in seguito a gravi problemi familiari, e sognano sia un riscatto sociale, sia l'irrompere nella propria vita di una donna capace di far loro superare, come d'incanto, tutti i problemi che si portano dietro. Entrambi finiscono per fidarsi di un “amico” che invece tiene in serbo i più loschi progetti, perché irretiti da una donna legata a questo, che mostra un particolare interesse nei loro riguardi, ma non fino al punto da concedersi a essi, perché questo momento viene sempre rinviato e subordinato ad altri avvenimenti nei quali il protagonista deve avere un ruolo attivo: ovviamente, avvenimenti illeciti. Il protagonista, come si può facilmente intuire a questo punto, è così destinato ad assumere le vesti del capro espiatorio.
Le due storie, però, si concluderanno in modo del tutto diverso.
More deadly than the Male ha avuto due diverse edizioni italiane, una come Giallo Mondadori nel 1966 con il titolo Il mio nome è mitraglia e una come Tascabili Giunti nel 2003 con il titolo Sogno criminale. Tra la due versioni, ci sono poche differenze sostanziali.







L'azione si svolge a Londra, intorno al 1930 o poco prima. George Fraser, un giovane grande e grosso e un po' ottuso, tira avanti a fatica con un modesto lavoro di rappresentante di libri per una casa editrice di manuali pedagogici. Vive in una stanzetta in una sordida pensione dell'estrema periferia, ha buoni rapporti con la domestica della pensione e la barista del locale in cui passa le serate e un legame affettivo molto stretto con un vecchio gatto ospite della stessa pensione, Leo. Non ha mai avuto una ragazza ma, quando era bambino, durante la Guerra, una donna adulta tentò di sedurlo a forza, facendolo fuggire lontano. Trascorre il tempo libero leggendo storie di gangster sulle pulp magazines americane e poi fantasticando di vivere alla maniera dei gangsters stessi. Un giorno, gli viene affiancato un giovane collega dall'aria poco raccomandabile, Syd Brant, che però si rivela capace di concludere moltissimi affari grazie a un comportamento a dir poco spregiudicato. Tra i due nasce una specie di amicizia, che sembra cementarsi quando Syd presenta a George la propria sorella minore, Cora, una ragazza dalla bellezza vistosa e volgare per la quale George perde immediatamente la testa.
George ha il vizio di raccontare in giro le sue fantasticherie come se fossero vere, e le racconta anche ai due. Inoltre, conserva una vecchia pistola che detiene illegalmente dopo averla ereditata del patrigno. Poiché i due sono nei guai per delle faccende legate al rapporto con un piccolo malavitoso, Crispin, che sembra infastidire Cora in tutti i modi, George si convince ad aiutarli unendosi a loro in una spedizione punitiva nella quale dovrebbero solamente intimidire Crispin e convincerlo a stare alla larga dalla ragazza. Ma, appena George punta la pistola addosso a Crispin, convinto che l'arma sia bloccata dalla sicura, parte un colpo e uccide l'uomo.
Fatto sparire con molta difficoltà il cadavere di Crispin, i tre fuggono, sperando di aver cancellato le tracce. Syd e Cora tentano comunque di far ricadere la colpa su George, ma non serve a nulla, perché la banda cui apparteneva Crispin raggiunge ugualmente Syd e lo fa fuori senza troppi complimenti. A Cora, dunque, non resta che chiedere l'aiuto di George, il quale prima accetta di nasconderla e poi si mette a compiere una serie di piccole rapine per procurarsi il contante necessario ad andarsene. Su suggerimento di Cora, i due si rivolgono a un magnaccia amico di Syd, Little Ernie, per essere aiutati nella fuga, ma Cora si dimostra molto più attratta da Little Ernie che da George, dando il benservito a quest'ultimo, con il risultato che George, ottenebrato dalla gelosia, sottopone il nuovo rivale a un violento pestaggio.
Per vendetta, Cora si reca nell'appartamento in cui si erano inizialmente rifugiati e uccide il gatto Leo, che George si era portato dietro quando aveva lasciato la pensione.
George, a questo punto, si reca personalmente dai complici di Crispin, raccontando la verità e offrendosi di portarli dove è nascosta Cora. I banditi sembrano molto comprensivi nei suoi riguardi e, infatti, una volta catturata la donna, gli offrono la possibilità di andarsene. Ma, mentre George va via e Cora viene torturata a morte con dei cavi elettrici, arriva la polizia, che stava già seguendo i banditi. Anche George viene arrestato ma, nonostante le sue pessimistiche previsioni per il futuro, i poliziotti sembrano apprezzare la sua collaborazione, visto che è l'unico a raccontare tutto.

A swell-looking babe ha avuto due edizioni italiane, entrambe di Mondadori con il titolo L'altra donna, una uscita tra i Mystbooks nel 1992 e l'altra tra i Classici del Giallo nel 1996.






Il giovane Bill Rhodes, detto Dusty, vive in una sonnolenta cittadina da qualche parte negli Stati del Sud e fa il fattorino nel principale albergo, il Manton. Ma non era questa la sua ambizione, dato che fino a poco prima studiava Medicina in una prestigiosa università, dalla quale ha dovuto ritirarsi dopo che il padre, direttore di una scuola, è stato rimosso dal suo impiego perché accusato di aver tenuto comportamenti sovversivi firmando una petizione per la garanzia della libertà di parola (non dobbiamo dimenticare che è il periodo del maccarthismo), mentre la madre è morta dopo una lunga malattia. Tra gli ospiti più assidui dell'hotel c'è un gangster, Tug Trowbridge, sulle attività del quale la direzione chiude un occhio perché paga sempre bene e non crea problemi. Un giorno, in hotel arriva una misteriosa e bellissima ospite, Marcia Hillis, che sembra attirata da Dusty fino a invitarlo nella propria camera ma, successivamente, senza che sia successo nulla, lo accusa di tentato stupro. Dusty sembra nei guai, ma Tug si offre di risolvere la situazione, allontanando la donna dalla città prima che la notizia si sparga.
Ovviamente, Tug non lo fa per generosità, ma per chiedere successivamente a Dusty un favore che questo non potrà rifiutargli, ossia l'assistenza nella rapina che ha progettato per i giorni successivi, quando comincerà la stagione delle corse e il Manton ospiterà diversi allibratori che lasceranno somme enormi nella cassaforte dell'hotel.
Dusty è costretto ad accettare, anche se non è convinto che il piano basti a far sembrare la sua partecipazione solo casuale. Deve infatti essere colpito e immobilizzato insieme al portiere Bascom, ma solo dopo aver nascosto una valigia con l'intero bottino nel deposito dell'hotel, ossia l'ultimo posto dove qualcuno andrebbe a cercare la refurtiva. Ma Bascom sembra sapere più di quanto dovrebbe e, infatti, durante la rapina, Tug lo uccide.
In seguito, però, Tug uccide anche i suoi complici, mentre Marcia Hillis ricompare in città, e si viene a sapere che è la figlia di Bascom, il quale a sua volta era un pregiudicato evaso dalla galera con ancora molti anni da scontare, che si nascondeva sotto falso nome.
Parallelamente, nella vita di Dusty, si svolge un'altra vicenda. Il padre è piuttosto rimbambito e ha problemi di salute e non potrà più riprendere il suo lavoro, ma il legale che lo rappresenta, Kossmeyer, continua a pressare Dusty affinché la causa per il reintegro vada avanti. Tra i due i rapporti si fanno pessimi, perché l'avvocato accusa Dusty di non curare abbastanza il padre.
Quando Tug si rifà vivo pretendendo i soldi, Dusty gli concede un appuntamento ma, anziché andarci, ci manda la polizia. Tug tenta di resistere e viene ucciso.
Intanto, Marcia Hillis e Dusty hanno avuto un chiarimento e lei si è addirittura stabilita da lui, e si occupa del padre. Dusty vorrebbe sposarla, ma la donna ritiene di essere troppo grande per lui. Dusty fino ad allora ha avuto grandi problemi con le donne, perché è stato adottato all'età di 5 anni e nell'infanzia ha avuto un rapporto estremamente morboso con la madre adottiva, che prima lo ha incoraggiato, poi però lo ha respinto quando lui si è fatto espressamente avanti. Secondo Kossmeyer, il rapporto con la madre ha determinato in lui una sordida rivalità con il padre, che lo ha spinto a falsificarne la firma sottoscrivendo la petizione incriminata.
Dusty però è convinto di aver trovato in Marcia la donna che la madre non è stata, anche perché le due si assomigliano molto. Un domani, utilizzando i soldi della rapina che sono ancora in parte nel deposito dell'hotel, potranno andarsene lontano e rifarsi una vita.
A complicare le cose, però, arriva la morte del padre di Dusty: che, già cardiopatico, si ubriaca fino a restarci secco. Kossmeyer arriva a sostenere che Dusty lo ha spinto al suicidio, e convince la polizia ad arrestarlo dopo aver scoperto una polizza sulla vita che il padre ha sottoscritto a beneficio di Dusty, della quale Dusty non sapeva niente. Intanto, Marcia Hillis è fuggita.
Entrambi i romanzi terminano con l'immagine della forca. George Fraser chiede a un detective se sarà impiccato per ciò che ha fatto e il detective gli risponde di non essere troppo pessimista. Dusty invece chiede a Kossmeyer cosa lo aspetta e questo gli mima l'impiccagione. Anche se, oggettivamente, in nessuno dei due casi sembrano esserci abbastanza elementi da giustificare la pena capitale, i due protagonisti vengono comunque lasciati sulla soglia di un futuro quanto mai incerto, che peraltro sembrano disposti ad accettare con la massima rassegnazione, essendo stati privati dalle circostanze dei loro principali oggetti del desiderio.

martedì 17 dicembre 2019

Debunking in giallo: "La figlia del tempo" di Josephine Tey


Pochi autori di romanzi gialli sono riusciti a essere così innovativi e non-convenzionali quanto Josephine Tey, la cui fama è però relegata in gran parte a una ristretta cerchia di intenditori.
La Tey, nata a Inverness in Scozia nel 1896, si chiamava in realtà Elizabeth MacKintosh ed esordì nella narrativa con uno pseudonimo maschile, Gordon Daviot, nel 1929. Solo dal quarto libro pubblicato, uscito nel 1936, adottò lo pseudonimo con cui è più nota.

Elizabeth MacKintosh alias Gordon Daviot alias Josephine Tey

Era una persona piuttosto riservata, tanto che la sua biografia lascia aperte non poche questioni. Si sa che era la maggiore delle tre figlie di un commerciante e di un'insegnante, che studiò Educazione Fisica in un college, che lavorò prima come fisioterapista in una clinica di Leeds e poi come insegnante in varie scuole private, che lasciò l'insegnamento in seguito a un incidente occorsole in palestra (fatto che le ispirò uno dei migliori romanzi, “Miss Pym”, che si mise a scrivere dopo essere tornata a casa per assistere il padre invalido dopo la scomparsa della madre. E che la sua riservatezza la portò ad allontanarsi da tutti i tanti amici che si era fatta, soprattutto negli ambienti del teatro, dopo che tra il 1950 e il 1951 le fu diagnosticato un tumore al fegato, malattia di cui morì a Londra nel 1952, prima di compiere 56 anni.




Copertine di alcune edizioni inglesi di romanzi della Tey

Ciò che resta oscuro riguarda soprattutto gli aspetti interiori della sua personalità. Restò sempre nubile e, nei suoi romanzi, temi come l'ambiguità sessuale e le perversioni sono spesso presenti, anche se non trattati in modo esplicito, quanto piuttosto suggeriti in modo discreto. Tuttavia, le testimonianze dirette riferiscono di un grande amore vissuto in gioventù per un ragazzo che poi andò a combattere nella Grande Guerra e fu ucciso sulla Somme nel 1916.
Si fanno dunque due ipotesi prevalenti sull'origine dell'ispettore Alan Grant, il suo personaggio principale, protagonista di cinque dei suoi undici romanzi e presente anche in un sesto con un ruolo secondario. Una delle ipotesi vedrebbe in Grant una proiezione di ciò che la Tey stessa avrebbe voluto essere, e potrebbe essere corroborata dai problemi di identità personale che affliggono Grant nell'ultimo romanzo, “Sabbie canore”, pubblicato postumo dopo essere stato ritrovato in bozza tra le carte dell'autrice. La seconda è molto più romantica e struggente e presenta Grant come un personaggio modellato sulla figura dell'amato perduto prematuramente, la cui vita prosegue in letteratura a compensazione degli anni che non può più vivere nella realtà.
Oltre a quelli già visti, altri temi cari alla Tey sono la facilità con cui si crede ad apparenze fasulle, specie quando mostrano ciò che si vorrebbe vedere; i cambi di identità e i travestimenti; l'uso strumentale delle bugie per manipolare una o più persone; i segreti nascosti dietro le situazioni apparentemente più insospettabili. In questo senso, la Tey è la prima innegabile antesignana di una generazione di grandi gialliste capaci di scavare a fondo nella psicologia criminale e nelle più recondite ragioni che possono indurre non solo a commettere dei delitti, ma anche a subirli o a smascherarli: come, ad esempio, Patricia Highsmith, Margaret Yorke, Margaret Millar e soprattutto Ruth Rendell, che ha portato questo genere di romanzi fino ai vertici della narrativa contemporanea, travalicando i limiti del genere.
La Tey, si diceva, ha scritto undici romanzi (più la biografia di un personaggio storico, il visconte di Claverhouse, e dodici opere teatrali, delle quali solo quattro sono state rappresentate nel corso della sua vita, peraltro con buon successo), ma solo otto di questi sono gialli. Tutti questi otto gialli sono stati tradotti in Italiano, anche se non sono tutti reperibili con la stessa facilità perché usciti con differenti editori. 






Alcune edizioni italiane di romanzi della Tey. A volte, lo stesso libro è uscito con titoli diversi presso diversi editori

Il libro che è considerato il suo capolavoro assoluto, che oggi si può leggere in edizione Sellerio, è “La figlia del tempo” (titolo tratto da un antico proverbio inglese: “La verità è figlia del tempo”), un giallo molto atipico, un giallo storico concepito però non come un classico romanzo storico ma come un romanzo in cui si svolge, alla metà del XX secolo, un'indagine su un fatto storico del XV secolo. Non un fatto storico qualunque ma uno dei più importanti misteri lasciati in eredità all'Inghilterra dalle oscure trame dei suoi secoli passati: la scomparsa dei principini dalla Torre di Londra, ufficialmente tra la primavera e l'estate del 1483, mentre erano sotto la custodia dello zio paterno, il principe Riccardo di Glouchester, appena salito al trono con il nome di Riccardo III.
In pratica, l'ispettore Grant, mentre si trova ricoverato in ospedale per la frattura di una gamba dopo un incidente subito durante l'inseguimento di un malvivente, ammazza il tempo dedicandosi soprattutto alla lettura di libri di Storia, una materia che lo affascina molto. Trovandosi davanti alla figura del principe reietto Riccardo III, che un'intera e compatta tradizione vuole assassino dei suoi nipoti allo scopo di occupare il loro posto nella successione al trono, Grant scopre improvvisamente di avere dei grossi dubbi sul fatto che le cose siano andate esattamente come gli è stato sempre insegnato a scuola e come è sempre stato mostrato dalle più svariate fonti, a partire da Shakespeare. E la prima cosa che scopre è che Shakespeare (così come Thomas More che lo ispirò) sostiene una cosa falsa, ossia che Riccardo fosse nano, gobbo e storpio (uno scheletro rinvenuto nel 2012 a Leicester, dove Riccardo fu sepolto dopo essere stato ucciso durante la battaglia di Bosworth nel 1485, e successivamente identificato come quello del re, mostra che al massimo soffriva di una certa scoliosi). Successivamente, Grant si rende conto che tutti i documenti originali che trattano della figura di Riccardo sono posteriori di diversi anni alla sua scomparsa e che i primi tra questi, che hanno rappresentato la base di quelli successivi, sono tutti opera di fedelissimi cortigiani di Enrico VII Tudor, il vincitore di Bosworth e successore di Riccardo sul trono inglese. Ricontrollando con occhio da poliziotto i possibili moventi che potevano indurre a eliminare i principini, poi, appaiono più realistici quelli di Enrico piuttosto che quelli di Riccardo. Con l'aiuto di un amico storico, Grant ricostruirà una versione alternativa a quella che normalmente viene raccontata, affrontando anche, con considerazioni tutt'altro che banali, il tema di quanto sia facile manipolare la Storia passata per chi detiene il potere o calunniare le persone morte che non possono più difendersi.
Lo stile della Tey non è mai serioso o verboso, anzi la lettura di tutti i suoi libri viene agevolata dal suo umorismo raffinato e gentile, come si confà a una scrittrice colta senza essere pedante e sicura del proprio talento narrativo.



Le edizioni italiane di La figlia del tempo