lunedì 27 dicembre 2021

Dorothea Bennett, la moglie di Terence Young che seppe brillare anche di luce propria

Si può essere abbastanza famosi e rimanerlo almeno un po' anche post mortem, anche quando si è passata praticamente tutta la vita all'ombra di un coniuge ancora più famoso. È più frequente di quanto si possa pensare: ma il caso meno comune è quello in cui la modesta fama propria consiste nel brillare di luce propria.

Un esempio tipico è quello rappresentato da Dorothea Bennett, moglie del regista Terence Young.

Terence Young e Dorothe Bennett negli anni '60

La Bennett (Dorothea Alice Bennett, detta Dosia), nacque in Irlanda il 28 gennaio 1914, figlia di un medico militare e della figlia di un ecclesiastico, entrambi irlandesi non cattolici, provenienti dalla regione di Cork.

Non si hanno molte notizie della sua formazione, ma è facile immaginare che abbia compiuto studi a indirizzo artistico o letterario. Molto più conosciuta è la sua vivace vita sentimentale: dal 1933 al 1935 fu sposata all'artista Francis Cook (1907-78) e dal 1935 al 1942 fu sposata al drammaturgo norvegese Erik Martin Rütz-Nissen (1907-80), più noto come fratello dell'attrice Greta Nissen (1905-88), star degli ultimi anni del cinema muto.

autoritratto di Francis Cook
foto di scena di Greta Nissen

Infine, dal 1942 alla morte fu sposata con il regista Terence Young (1915-94), dal quale ebbe il figlio Sean (1943-2021).

Morì a Londra il 6 maggio 1985.

La notorietà di Dorothea Bennett si deve alla sua attività di sceneggiatrice e romanziera, intrapresa peraltro non da giovanissima. Il suo primo libro pubblicato, The Dry Taste of Fear, risale infatti al 1960. 


Da allora fino al 1984 ne ha pubblicati altri 4 complessivamente. Due di essi sono stati anche tradotti in Italiano e da uno è stato tratto un film di notevole successo, The Jigsaw Man (in Italiano, Triplo gioco), diretto proprio dal marito nel 1983.



Il titolo del libro, uscito nel 1977, è lo stesso del film; ma, nella traduzione italiana, uscita in Segretissimo Mondadori con il numero 727 della collana il 3 novembre dello stesso anno, diventa Spia a rendere.



In questa vicenda molto ingarbugliata ma affascinante nella sua successione di colpi di scena, abbiamo un agente segreto inglese, Philip Kimberly, che ha sempre fatto il doppio gioco per l'Urss e, trovandosi sul punto di essere scoperto, è fuggito da qualche anno oltre la Cortina di Ferro. Poiché Kimberly, prima di fuggire, ha nascosto dei documenti con i nomi di tutti gli agenti doppi di cui l'Urss dispone in Regno Unito, a un certo punto i sovietici decidono di rispedirlo in patria a recuperarlo, dopo una serie di interventi estetici che lo hanno reso irriconoscibile, dandogli l'identità di un diplomatico, tale Sergej Grimauski.

Tuttavia, Kimberly subodora l'intenzione di eliminarlo al ritorno dalla missione e, una volta rimesso piede nella madrepatria, prima cerca di chiedere asilo politico senza smettere di spacciarsi per Grimauski e poi fugge.

Nonostante le ricerche coordinate dal suo ex superiore Scaith e condotte anche da Harold Farquar, un agente che è il compagno della figlia di Kimberly, Penelope, Kimberly riesce a rimanere nascosto senza farsi scoprire, aiutato da Penelope stessa all'insaputa di tutti gli altri. Ma, quando il cerchio comincia a stringersi intorno a lui, con gli inglesi che lo cercano per una ragione dopo averlo identificato dalle impronte e i sovietici che lo cercano per altre ragioni non meno importanti, comincia a lasciare dietro di sé una terrificante scia di sangue.

Nel film, il ruolo di Kimberly è interpretato da Michael Caine, quello di Scaith da Laurence Olivier, quello di Penelope da Susan George e quello di Farquar (ribattezzato, chissà perché, Jamie Fraser) da Robert Powell.

Susan George e Michael Caine nel film

Laurence Olivier e Robert Powell nel film

L'altro libro della Bennett tradotto in Italiano è The Maynard Hayes Affair, uscito originariamente nel 1979 e proposto nel Giallo Mondadori in 19 settembre 1982 con il titolo L'affare Maynard Hayes.



Al centro di questa vicenda, ambientata tra i rampolli della classe dirigente inglese, abbiamo un torbido rapporto di amicizia tra due ex compagni di collegio, il volonteroso ma vulnerabile Bruce Moore e il cinico manipolatore Maynard Hayes. Maynard ha sempre preteso di scegliere o approvare tutto ciò che entra nella vita di Bruce, e resta esterrefatto quando Bruce sposa, senza dirgli nulla, la bella e innamorata Ellen McLennan. Dopo aver fatto di tutto per mettere in crisi la loro unione, Maynard si spingerà fino a coinvolgere Bruce in un delitto insulso e del tutto immotivato, per poterlo tenere successivamente sotto ricatto. Nonostante i suoi dettagliati piani, però, il delitto si rivelerà tutt'altro che perfetto.

Questo romanzo piacque molto a Gore Vidal, notoriamente critico molto severo, che lo definì “una meravigliosa suspense story”. La quarta di copertina riporta un palese riferimento al caso di cronaca nera americano che nel 1924 vide al centro la coppia di amici/amanti Nathan Leopold (1904-71) e Richard Loeb (1905-36), assassini dell'adolescente Bobby Franks (1910-24) con il delirante proposito di “commettere il delitto perfetto.

Gore Vidal (1925-2012)

Richard Loeb e Nathan Leopold

Bobby Franks

Com'è noto, questo delitto ha ispirato una miriade di opere, tra le quali le più famose sono la pièce teatrale Rope (1929), di Patrick Hamilton (1904-62) e il film da essa tratto, il celeberrimo Nodo alla gola (1948) di Hitchcock.


Patrick Hamilton


Una scena di Nodo alla gola

Hitchcock

Sia l'ambientazione alto-borghese sia il rapporto tra Maynard, Bruce e la loro vittima si richiamano appunto a questo fatto.

Ma nel tratteggiare la figura di Maynard Hayes, la Bennett trasse ispirazione dal protagonista di un altro delitto, consumato a Londra il 7 novembre 1974. In quest'occasione, come appare certo anche in assenza di una verità processuale, Richard John Bingham, settimo conte di Lucan, penetrò nella villetta di Belgravia in cui si erano trasferiti l'ex moglie Veronica Duncan e i loro due figli dopo la separazione, e uccise barbaramente la bambinaia Sandra Rivett, scambiandola sicuramente per la ex consorte.

Lord Lucan e Veronica Duncan

Sandra Rivett

La scena del crimine

Lucan fece poi perdere le sue tracce, o perché si suicidò o perché (come appare più probabile) fu aiutato da amici influenti a espatriare. A tutt'oggi non si sa che fine abbia fatto: la morte presunta è stata dichiarata nel 2016 (era nato nel 1934).

La vicenda di questo delitto è raccontata in dettaglio da un romanzo molto ben documentato scritto dall'autrice Jill Dawson, intitolato The Language of the Birds, uscito nel 2019 e tradotto in Italiano con il titolo Un inutile delitto dall'editore Carbonio.



Il libro, la sua versione italiana e l'autrice





venerdì 26 novembre 2021

Maurice Culpan, che smise di scrivere dopo cinque libri di successo

Molti scrittori sono attivi per decenni o per tutta la vita attiva, ma non sono rari i casi in cui una importante fase creativa è stata concentrata in pochi anni, senza che ci fosse altro prima e dopo.

In genere, questi autori firmano un paio di libri abbastanza vicini tra loro, per non scrivere più nulla dopo un discreto successo.

Un caso decisamente particolare è quello dell'inglese (ma nato in Irlanda) Maurice Culpan, che sembrava avviato a diventare un autore di notevole prolificità e successo ma smise di scrivere improvvisamente dopo pochi anni di intensa attività.

Di Culpan, non si trovano immagini nemmeno cercando quarte di copertina su portali molto generosi in tal senso, come abebooks. Né esiste, dedicata a lui, una pagina di Wikipedia in Inglese: ma ne esiste, fortunatamente, una in Francese, visto che tre dei suoi cinque romanzi furono tradotti in quella lingua. Sicuramente due sono stati tradotti anche in Spagnolo e uno in Italiano.

Dalla pagina Wikipedia francese apprendiamo che Culpan nacque a Dublino nel 1918 da genitori inglesi che, quando era ancora bambino, tornarono nel natio Yorkshire. Non si sa cosa facesse prima della guerra, alla quale partecipò servendo come pilota a bordo di fregate e cacciatorpediniere. Terminato il conflitto, si mise a lavorare come maestro di scuola e questo sembra che abbia fatto per tutta la vita. Era sposato e aveva due figli. È morto a Londra nel 1992.

Dal primo all'ultimo dei suoi libri, Culpan ha messo al centro della scena un poliziotto londinese, l'ispettore capo William Houghton, un poliziotto coscenzioso e talvolta temerario cui capita di avere divergenze di vedute con il suo diretto superiore, il sovrintendente Blake.

I due compaiono per la prima volta in A Nice Place to Die (1965), tradotto in Francese come Au dauphin vert e in Spagnolo come Se descubrio por un pelo.






Ricompaiono nel 1967 in
In a Deadly Vein, tradotto in Francese come On file à l'anglaise.




Nel 1968 escono due romanzi: The minister of injustice, tradotto in Francese come Ministère de l'injustice e in spagnolo come El ministro de Injusticia; e poi The Vassiliko Affair.







Infine, nel 1969, esce l'ultimo titolo della serie, Bloody Success, tradotto in Italiano come Successo, maledetto successo, che esce nel Giallo Mondadori il 4 marzo 1973 come numero 1257 della collana.



Successo, maledetto successo
è un romanzo svelto e agile, scritto con una prosa piuttosto brillante che si muove spesso sul filo dell'ironia. L'intreccio nasce dal desiderio di vendetta di un piccolo gangster londinese, Harry Burbage, che è finito al fresco perché sorpreso, dopo una chiamata alla polizia, a sfasciare l'ufficio di un modesto detective che si era azzardato a indagare sul suo conto. La fuga gli viene resa impossibile dal fatto che uno dei suoi complici, dopo aver tentato inutilmente di dissuaderlo dall'esagerare con le intimidazioni, lo ha piantato lì invece di aspettarlo in macchina. La fuga dei complici ha determinato comunque un incidente in cui un poliziotto è rimasto ferito.

Tre anni dopo, Burbage e il suo complice Charlie Pottinger, condannato con lui, escono di galera perché non si è riusciti a trovare prove per infliggere loro condanne più pesanti. Proprio nello stesso periodo, l'agente ferito la sera del loro arresto, muore per cause riconducibili a quell'incidente.

Sia loro, sia la polizia, cercano il terzo complice: loro per vendicarsi e i poliziotti per arrestarlo. I pochi elementi disponibili per la sua identificazione fanno pensare che sia un francese o uno che è stato a lungo in Francia.

In Francia, Burbage tiene i fili di un commercio di droga che passa di lì per raggiungere l'Inghilterra dopo essere partito dagli Stati Uniti. Uno dei contatti di Burnage è stato identificato nella persona di un certo Guillaume Deschamps, apparentemente un commerciante di successo. La partenza per la Francia di Pottinger in apparente segreto fa pensare agli inquirenti che i delinquenti abbiano localizzato l'ex complice grazie a una soffiata di Deschamps.

Pottinger è stato perso di vista ma arriva l'occasione di raggiungere Deschamps in modo che non gli suoni sospetto. Un corriere di Burbage che si nasconde dietro l'attività di agente di viaggi, Gordon Denby, viene fermato. Poiché Deschamps non lo conosce direttamente, si decide di sotituirlo con un poliziotto che si farà passare per lui con Deschamps, cercando di scoprire dove si trova l'ex complice di Burbage e Pottinger.

Viene scelto l'ispettore Houghton, con il quale Burbage ha qualche conto in sospeso. Houghton che interpreta bene la parte anche se a un certo punto diventa necessario affiancargli una poliziotta, Louisa, perché Deschamps aspettava Denby accompagnato dalla moglie.

L'arrivo in Francia di Burbage fa precipitare gli avvenimenti. Anche se il comportamento piuttosto ambiguo di alcuni personaggi preparerà il campo a un paio di inaspettati sviluppi finali.

Successo, maledetto successo è un buon giallo, che a un certo punto comincia a svelarsi ma fino alla fine non smette di riservare sorprese. Come detto, anche la scrittura è decisamente valida.

Resta l'interrogativo del perché dopo questo libro Culpan smise completamente di scrivere, tanto più che continuò a vivere ancora per 23 anni.




mercoledì 27 ottobre 2021

"Morto non vali un soldo!": l'unico libro arrivato in Italia di Lauran Paine/Mark Carrel, lo scrittore più prolifico del mondo

In diverse occasioni, i responsabili del Giallo Mondadori hanno seguito dei criteri di scelta dei testi che, a distanza di tempo, appaiono difficili da comprendere. La volontà di non fossilizzarsi sugli stessi nomi era senz'altro ammirevole ma a volte non si riesce a spiegare perché, una volta identificato un autore poco noto come interessante, si scegliesse di proporre di lui qualche opera meno importante e sicuramente meno diffusa, tant'è che oggi risulta spesso difficile ritrovarne una quantità sufficiente di tracce.

Un tipico esempio è dato da Mark Carrel (il cui nome, sulla copertina dell'unico romanzo uscito nel Giallo, è storpiato in “Carrell”), di cui venne pubblicato, il 10 dicembbre 1967, con il numero 984 della collana e il titolo Morto non vali un soldo! Il romanzo The blood-pit.



The blood-pit è uno di quei romanzi che, in un certo senso, sono caratteristici dell'opera di Carrel, ma andiamo per ordine.

Mark Carrel è uno pseudonimo, per lo più di un autore che, oltre a pubblicare dietro dozzine di pseudonimi, si era anche cambiato il nome da adulto. Nato a Duluth, Minnesota, il 25 febbraio 1916 come Lawrence Kerfman Duby, Jr., aveva poi deciso di chiamarsi Lauran Paine in memoria di uno zio materno morto nel 1910, all'età di 20 anni, in seguito a un incidente subito giocando a football nella squadra della Cornell University, aggravato dagli effetti di una malformazione cardiaca precedentemente non nota..

Lauran Paine

Non sarebbe stata la sola tragedia a segnare l'inizio della sua vita. Nell'estate del 1930, la sua sorella maggiore, Nancy Duby, morì a 15 anni in un incidente automobilistico a Evanston, non distante da Chicago.

Dopo il divorzio tra i genitori e gli studi compiuti tra la California e a Chicago, durante gli anni '30 Paine lavorò come cowboy e soprattutto come stuntman a Hollywood, in diversi film western interpretati da Johnny Mack Brown e nell'importante kolossal La carica dei seicento (1936), con Errol Flynn e Olivia de Havilland.

Johnny Mack Brown (1904-74) nel 1935


Locandine di  La carica dei seicento

Errol Flynn (1909-59) nel 1936

Olivia de Havilland (1916-2020) nel 1936

Per hobby, durante il lavoro a Hollywood, leggeva riviste pulp di racconti western, che gli sembravano scritti malissimo e pieni di inesattezze. Per questo, provò a scriverne anche lui. Dal 1934 cominciò a proporre i suoi racconti alle stesse riviste, ma con scarso successo. Tuttavia, dopo la Seconda Guerra Mondiale, che Paine trascorse servendo in Marina, il vento cambiò e, già nel 1948, dopo aver venduto rapidamente una sessantina di racconti, Paine era in grado di vivere dei soli diritti d'autore.

Questo, grazie anche alla sua incredibile prolificità. Le scarne note biografiche che si possono trovare in giro oggi gli attribuiscono da oltre 900 a oltre 1100 titoli pubblicati. Secondo la vedova, il totale dei romanzi da lui scritti, contando anche quelli inediti, ammonta a 1238 titoli. Durante gli anni '70 fu inserito nel Guinness dei Primati come autore più prolifico del mondo.







Alcuni libri di Paine, tutti firmati Mark Carrel

Poiché gli editori erano restii a far uscire diversi volumi con la stessa firma a breve distanza l'uno dall'altro, Paine dovette inventarsi un bel po' di pseudonimi, tra i quali il principale è appunto Mark Carrel.

Piuttosto singolare è il dettaglio per cui Paine ottenne più successo in Regno Unito che negli Usa, nonostante i suoi romanzi fossero di ambientazione americana (scrisse narrativa di tutti i generi, ma soprattutto western). A pubblicarlo per il pubblico inglese era un celebre editore di narrativa popolare e di genere, Robert Hale, che pubblicò anche The blood-pit, e questo forse spiega anche perché proprio questo romanzo sia arrivato in Italia, dato che in quel periodo (anni '60 e primi anni '70) il Giallo attingeva a piene mani dai cataloghi di Hale.

Alcuni suoi libri pubblicati da Hale non hanno mai avuto un'edizione americana e altri ne hanno avuta una solo a distanza di decenni dall'uscita originale.

Dai due dei sui tanti romanzi sono stati ricavati altrettanti film, entrambi western: da Lawman, nel 1957, The Quiet Gun (in italiano, Una pistola tranquilla) con Forrest Tucker, Jim Davis, Kathleen Crowley e Mara Corday; da The Open Range Men, nel 2003, Open Range (cui, nel titolo italiano, è stata aggiunta la frase Terra di confine), con Kevin Costner, Robert Duvall e Annette Bening.


Locandine del primo film

Forrest Tucker (1920-2004)

Jim Davis (1909-81)

Kathleen Crowley (1929-2017) fotografata da Andrè de Dienes

Mara Corday (1930) sulla copertina di una rivista di cinema

Edizioni in vendita su Amazon del libro da cui è tratto il secondo film
Locandina del secondo film

Kevin Costner (1955)

Robert Duvall (1931)

Annette Bening (1958)

Paine si sposò due volte: nel 1938 con Esther Conklin, che gli diede due figli e gli fece da segretaria fino al loro divorzio, nel 1982; nello stesso anno, Paine si risposò con Mona Llewellyn Shaffer, una bibliotecaria che aveva conosciuto svolgendo ricerche per i suoi libri. La Shaffer, che non era giovanissima, andò in pensione anticipatamente per poter prendere il posto di Esther come segretaria e ha raccontato che Paine era molto mattiniero: scriveva dalle 4 del mattino alle 14.

Stabilitosi a Yreka, in California, Paine ebbe anche qualche esperienza come detective alle dipendenze del locale procuratore distrettuale e insegnò scrittura creativa al college della contea di Siskiyou. Morì a Fort Jones, vicino Yreka, il 1° dicembre 2001, mentre seguiva le riprese del film Open Range.

The blood-pit (lett. Il pozzo di sangue) è un thriller di poche pretese, ma condotto molto bene dall'inizio alla fine, scritto in uno stile scarno che fa pensare alla possibilità di ricavarne facilmente una sceneggiatura per un telefilm o un tv movie.

Comincia quando a un ufficio legale di New York arriva la richiesta di inviare un avvocato in California per una consulenza ben pagata a un facoltoso cliente. Il colonnello Thrasher, titolare dello studio, invia sul posto Andrew McCall, un reduce di guerra ancora giovane e vivace.

Il cliente si rivela essere un certo George Dumont, un gangster che tiene in mano tutto il giro del gioco d'azzardo nella sua zona e che ha fretta di eliminare un balordo, Lance Murphy, che gli ha appena fregato una grossa somma barando in uno dei suoi casinò. Il ruolo di McCall dovrebbe essere quello di testimoniare che Dumont era distantissimo dal posto in cui Murphy è stato ammazzato e anche di cercare di comprare, con le buone o con le cattive, i membri della giuria in un altro processo che lo vede imputato.

McCall rifiuta senza pensarci due volte ma qualcosa nel suo atteggiamento convince Dumont che l'avvocato sta per andare a spifferare tutto alla polizia. Un altro avvocato, Fred Belton, completamente succube di Dumont e testimone del loro colloquio, cerca di metterlo in guardia e gli fornisce anche i biglietti per tornare a casa il prima possibile, ma McCall non riesce a ripartire, perché i gorilla di Dumont gli sono alle calcagna. Riesce a contattare il vice-procuratore distrettuale John Waverly che, inizialmente scettico, decide poi di proteggerlo e di servirsi di lui per arrivare a Dumont.

Il quale Dumont, però, non se ne sta con le mani in mano. Scoperto il doppio gioco di Belton, lo fa ammazzare e poi organizza una serie di attentati a McCall, senza però riuscire a eliminarlo.

Intanto, McCall e Waverly, sostenuti dalla polizia guidata dal tenente Tom New, cercano di anticipare le mosse di Dumont, che ha finto di scappare alle Hawaii ma in realtà è rimasto sul posto per dirigere personalmente la caccia a McCall. Il boss è agile e sfuggente e nessuno riesce a impedire che porti a termine il suo piano, uccidendo Lance Murphy. Poi si mette a giocare al gatto e al topo con gli inquirenti, anticipando le loro mosse e arrivando a far rapire McCall.

Questo, però, si rivelerà un osso più duro del previsto e la sua esperienza di ex marine avrà ragione degli scagnozzi del bandito, fino alla resa dei conti con quest'ultimo.