martedì 8 luglio 2025

Janet Gregory Vermandel: un caso molto originale di cosmopolitismo

Tra gli autori e le autrici che il Giallo Mondadori provò a proporre al pubblico durante il fecondo decennio degli anni '70 non bisogna dimenticare Janet Gregory Vermandel, autrice dal singolare cosmopolitismo: nata negli USA (a Buffalo, il 10 novembre 1922), sposata a un belga, trasferita a Montreal in Canada (dove sembra siano ambientati tutti i suoi romanzi), tradotta in Olanda, Italia e soprattutto Germania, tornata a Buffalo per morirvi (di Alzheimer, il 18 ottobre 2002).

Le note biografiche disponibili sui risvolti di copertina di alcuni libri ci dicono che lavorò come copywriter fino alla nascita dell'unica figlia; poi, ritrovandosi a casa a fare la madre, si mise a scrivere romanzi.

Dalla quarta di copertina di un'edizione olandese si riesce a ricavare anche una foto dell'autrice.


La sua opera omnia non è molto vasta: dovrebbero essere nove romanzi in tutto, dei quali l'ultimo sembra essere un romance, di un altro non si trovano immagini di copertina neanche battendo tutto il web, almeno uno fu tradotto in olandese, due furono tradotti in italiano e ben quattro furono tradotti in tedesco.


traduzioni olandese e tedesche

A quanto sembra, tutti i suoi libri furono pubblicati tra il 1966 e il 1978, ma di alcuni titoli si trovano solo immagini di edizioni destinate al Regno Unito. Si sa però che furono pubblicati anche negli USA perché se ne fa menzione nell'inventario dell'archivio lasciato dall'autrice alla Boston University.




Sulle varie pagine web che trattano di gialli poco noti o dimenticati c'è poco riguardo la Vermandel. Il blog The Dusty Bookcase tratta piuttosto male il suo romanzo d'esordio, apparso a puntate (con un altro titolo) su Cosmopolitan nel 1967: So Long at The Fair, che risulta uscito in volume negli USA nel 1966 e ristampato in Regno Unito nel 1968.



I due romanzi che sono arrivati in Italia, invece, pur non essendo dei capolavori, hanno diversi elementi di originalità che li rendono delle letture ancora interessanti.

Dime for the Devil (originariamente uscito nel 1970), arriva in Italia come numero 1276 del Giallo Mondadori, il 15 luglio 1973.



La trama si svolge nel mondo della moda. La giovane Jonina Jones lavora come segretaria di una famosa fotografa, Monica Halsted, a sua volta moglie di uno scrittore abbastanza noto. Jonina divide con l'amica Marybeth metà di una villetta, a esse subaffittata dalla bellissima e spregiudicata modella Liane Brock. Le due ragazze si fanno i fatti loro, ma finiscono ugualmente coinvolte nel caso quando Liane finisce uccisa da uno sconosciuto durante una lite domestica.

Liane aveva diversi amanti facoltosi e probabilmente ne ricattava anche alcuni, quindi il suo omicidio ha parecchi indiziati. Uno di questi amanti usa ogni mezzo per fare pressione sulle ragazze affinché lo aiutino a recuperare una busta che è rimasta da Liane al momento del delitto. Qualcuno, forse legato a lui o forse no, cerca di far irruzione in casa in piena notte, terrorizzando le ragazze che fuggono via in pigiama nonostante il freddo, ma al ritorno non trovano nessuno.

Un'altra figura dal fascino un po' ambiguo è l'ex marito di Liane, che però non può assolutamente essere l'assassino. Ma la figura più fascinosa è il direttore artistico dell'ultima agenzia con cui Liane stava lavorando, Peter Angel, un uomo colto e raffinato ma di colore, dettaglio che mette molto in difficoltà Jonina nei rapporti con lui.

La soluzione, ovviamente, porterà a incriminare una persona che attraversa quasi tutto il racconto da insospettabile. Molto del fascino del romanzo è legato al complesso rapporto tra Jonina e Peter Angel, entrambi molto condizionati dai rispettivi pregiudizi.

L'altro romanzo arrivato in Italia è Claverse Affair del 1974, uscito con il titolo L'affare Claverse e il numero 1466 della collana il 6 marzo 1977.



La giovane dottoressa Keitha Gordon, momentaneamente disoccupata, ha accettato di farsi infiltrare, fingendosi una governante, nella grossa casa degli industriali farmaceutici Claverse, sospetti di trafficare in stupefacenti nascosti tra le sostanze chimiche che importano. Nella stessa casa è infiltrato il fidanzato di Keitha, Chris Parness, un poliziotto.

La famiglia Claverse è composta dal cinico Hugh, con la sprovveduta moglie Aimee, il più giovane ed enigmatico Stuart, e la sorella Meg, vedova di un vero trafficante di droga iraniano, giustiziato nel suo Paese. I Claverse sono in difficoltà, perché costretti a ospitare per qualche tempo un trafficante francese, Alexis Hainault, fuggito giusto in tempo per non essere catturato dal suo nascondiglio in Sudamerica. I Claverse hanno promesso i documenti per l'espatrio a Hainault, in cambio di un'ultima partita di droga che l'uomo tiene nascosta, ma le cose si complicano perché Hainault non sta bene e deve prolungare oltre misura il suo soggiorno in casa Claverse. Keitha è la sola a rendersi conto che l'uomo è destinato a morire presto per una grave forma tumorale, ma ovviamente né il diretto interessato né i suoi ospiti tutt'altro che entusiasti di tenerlo vogliono prendere in considerazione l'idea di un ricovero.

Stuart Claverse tenta di sedurre Keitha in modo sorprendentemente galante e la ragazza si ritrova a a pensare a lui in termini che non le facilitano certo il lavoro.

Una volta identificati i complici che proteggevano i traffici dei Claverse, la trappola della polizia è pronta a scattare, ma le conseguenze dell'azione saranno imprevedibili.

Questo romanzo è un po' più agile e svelto dell'altro e affronta in modo non superficiale il rapporto tra Keitha e Stuart Claverse, che nel finale assume un'importanza notevole e sorprendente.





venerdì 6 giugno 2025

Una questione di omonimie: Dominique Fabre

Chiunque svolga oggi una ricerca via web digitando il nome “Dominique Fabre” si troverebbe davanti a una discreta confusione. Il nome corrisponde a un autore francese di buon successo, autore di romanzi e racconti minimalisti, nato nel 1960 e del quale è stato anche tradotto un libro in italiano. Ma, andando avanti con la ricerca, ci si imbatte in una serie di riferimenti a opere risalenti agli anni '60 e '70, che questo Fabre non avrebbe potuto scrivere, neanche se fosse stato un bambino prodigio.

Infatti, si tratta di una questione di omonimia. Le opere in questione, piuttosto famose ai tempi e ancora ricordate oggi, sono state scritte da un altro Dominique Fabre. Per l'esattezza, un autore svizzero nato il 30 giugno 1929 a Ginevra e morto il 20 dicembre 2010 a Pfeffikon, un piccolo paese nel cantone di Lucerna.

Del Fabre svizzero non si trovano immagini sul web. Però, con un po' di fortuna, se ne trova una nella quarta di copertina dell'edizione italiana di un suo libro.

Dominique Fabre

Dominique Fabre era un giornalista che cominciò la sua carriera di autore con un libro sulla Svizzera, che era una sorta di ironica guida turistica, pubblicato nel 1955, originariamente in tedesco e poi tradotto in francese.


Non si sa come, forse proprio grazie al successo di questo libro, negli anni successivi se ne andò in Francia e cominciò a lavorare come sceneggiatore cinematografico e successivamente televisivo. Non è affatto facile trovare tracce dei suoi lavori per la televisione, mentre risultano nel suo curriculum le sceneggiature di almeno quattordici film di successo, otto dei quali diretti dal belga Étienne Périer, di cui fu assiduo collaboratore tra il 1959 e il 1978.
Étienne Périer (1931-2020)












Poster di film scritti da Fabre. Quasi tutti sono arrivati anche in Italia


Fabre, come sceneggiatore, è soprattutto un autore di commedie alla francese, anche se non disdegna altri generi. A un certo punto della sua carriera, tentò la carta dell'autore di romanzi gialli e scrisse tre opere: due di queste hanno avuto un certo successo, diventando anche noti film (uno dei quali diretto da Périer), mentre la terza non ha avuto una versione cinematografica e oggi è pressoché dimenticata.

Fabre scrisse anche le sceneggiature dei film tratti dai suoi romanzi, ma in uno dei due casi non seguì pari pari il testo del romanzo.

Il suo esordio come giallista è datato 1968: Un beau monstre, che quell'anno vince anche il Grand Prix de la Littérature Policière. In Italia arriverà nel 1971, anno di produzione del film, ad opera di Bompiani, con il titolo Il bel mostro.


Tra due edizioni francesi, quella italiana


Alain è un uomo bellissimo, ricco e raffinato, ma perverso. Si diverte a sedurre giovani donne ingenue che sognano il grande amore, ma senza fare l'amore con loro, anzi rinviando continuamente il momento in cui i rapporti intimi saranno consumati. La fragile Sylvie, dopo essere stata sua moglie in bianco per alcuni mesi e ormai dipendente dai tranquillanti che prende per sopportare la situazione, si uccide gettandosi dalla finestra. Il commissario Leroy si insospettisce davanti all'indifferenza di Alain per la morte della moglie, ma tutti i testimoni del fatto scagionano l'uomo.

Come prossima vittima, Alain prende di mira l'inglese Jane, fidanzata con il rozzo Bob. Ovviamente tra i due uomini non c'è partita e Jane diventa la sua seconda moglie. Alain non si limita a costringere la moglie all'astinenza, vuole anche controllare tutta la sua vita, le impedisce di trovare un lavoro, le mette alle spalle un maldestro detective, Samain; in più le aizza contro i suoi ex amici e arriva a vantarsi di aver fatto l'amore con una sua amica-rivale, Jacqueline; infine le impone in casa la presenza di un giovane e bellissimo gay, Dino, sfidandola a sedurlo. Jane, disperata e furiosa, riesce quasi a consumare un rapporto con il ragazzo, scatenando l'ira di Alain, che caccia via il ragazzo e la aggredisce, minacciando di ucciderla. Poi la mette incinta abusando di lei dopo averla drogata. Ma il detective Samain, ex poliziotto, è amico del commissario Leroy e lo ha tenuto al corrente di ciò che avveniva. L'intervento della polizia, che teneva Alain sotto controllo, salva Jane. La scena però è descritta in modo volutamente ambiguo e non si capisce fino in fondo se i poliziotti abbiano ucciso o solo arrestato Alain.

Nel romanzo, Alain è descritto come un uomo bruno e atletico, dal fascino tenebroso. Il suo nome completo è Alain Levont e sembra fatto apposta per rimare con Alain Delon, non certo famoso per aver trattato bene le sue donne. Forse, proprio per non turbare la suscettibilità dell'attore, o per poter calcare meglio la mano sulle perversioni del personaggio, quando si trattò di girare il relativo film, diretto dal milanese Sergio Gobbi, la produzione gli cambiò il nome in Alain Revent e lo rese biondo ed efebico, con un fascino mefistofelico. A interpretarlo fu Helmut Berger, che soprattutto nelle scene con il giovane Alain Noury, interprete di Dino, accentuò notevolmente la sensazione di omosessualità del personaggio. La seconda moglie non fu più inglese, ma francese, Nathalie, ed ebbe il volto dell'algida Virna Lisi, Sylvie quello di Edith Scob, l'infida Jacqueline quello di Francoise Brion, il commissario Leroy quello di Charles Aznavour, il detective (ribattezzato Vincent) quello di Marc Cassot.

Poster francese e italiano
Berger e la Lisi nel film
ancora Berger
Berger, Aznavour e la Lisi sul set
Alain Noury (1945)
Francoise Brion (1933)
Edith Scob (1937-2019)
Marc Cassot (1923-2016)


Le differenze rispetto al libro sono piuttosto significative. Innanzitutto Nathalie è testimone del suicidio di Sylvie. Poi c'è tutta una parte psicanalitica per spiegare l'origine della perversione di Alain. Ma soprattutto il finale è molto più tragico.

Il secondo romanzo giallo di Fabre, La tête en feu, pur pubblicato nello stesso 1971 in cui uscì il film, non ebbe particolare successo e non fu tradotto in film.



L'anno successivo uscì il suo terzo e ultimo romanzo, Un meurtre est un meutre, che sarebbe stato portato in Italia dalla Società Editrice Internazionale con il titolo Un omicidio è un omicidio, nel 1975.

Due edizioni francesi e quella italiana


Paul Kastner, meccanico e commerciante d'auto, odia ricambiato la dispotica moglie Marie, rimasta sulla sedia a rotelle dopo un incidente che li ha coinvolti entrambi. Da tempo Paul ha una relazione con la cartolaia Francoise, e quando Marie lo scopre minaccia di uccidere la donna. Dopo un ennesimo litigio tra i due, Paul se ne va a dormire in un motel. Marie, furiosa, prende la pistola che la coppia detiene legalmente e con la sua auto modificata parte verso casa di Francoise. Ma resta senza benzina lungo un tratto in salita ed è costretta ad accostare. Mentre scende dall'auto e si trascina fuori sulle braccia per chiamare aiuto, il freno a mano si sblocca e l'auto la investe.

Le indagini dirette dal commissario Plouvier accertano che Paul è del tutto estraneo al fatto, ma scoprono anche la situazione di conflitto tra i due. Inoltre, la sorella gemella di Marie, Anne, tornata dal Canada per le esequie, accusa apertamente Paul dell'omicidio. Intanto Paul riceve la visita di un individuo molto losco, tale Jean Carouse, che gli rivela di essere stato lui a provocare l'incidente in cui è morta Marie e di essere anche in possesso di prove che incriminerebbero Paul, se questo non lo pagherà.

Carouse è un ricattatore di professione e contemporaneamente a Paul tiene per la gola anche il farmacista Moreau, che da poco tempo ha ereditato il suo esercizio dopo che in un inaspettato incidente domestico è morto il padre, con cui aveva un rapporto conflittuale. Moreau è un ex di Francoise, con la quale ha conservato buoni rapporti e parlando con lei apprende alcuni elementi che lo convincono di come Carouse stia ricattando anche Paul.

Mentre Paul e Francoise si ingegnano a mettere in piedi un improbabile piano per uccidere Carouse senza rischiare di essere incriminati, Moreau approfitta delle loro macchinazioni per seguire Carouse in un luogo isolato senza testimoni e lo uccide simulando un suicidio.

Alla fine, Moreau si metterà d'accordo con Paul per coprirsi a vicenda.

Il relativo film, diretto da Périer, uscì quasi contemporaneamente al romanzo, nello stesso 1972. In italiano si intitolò La sedia a rotelle. Vi troviamo un cast di ottimo livello, con Jean-Claude Brialy nei panni di Paul, Catherine Spaak in quelli di Francoise, Michel Creton in quelli di Moreau, Stephane Audran sia come Marie sia come Anne, Robert Hossein come il sulfureo Carouse, Michel Serrault come il commissario e un breve cameo di Claude Chabrol in un ruolo secondario.

Poster francese e italiano
Jean-Claude Brialy (1933-2007)
Stephane Audran (1932-2018) in una scena del film
Robert Hossein (1927-2020) con la Audran sul set del film
Michel Serrault (1928-2007)
Catherine Spaak (1945-2022) con Johnny Dorelli al tempo in cui fu girato il film

Del Dominique Fabre francese, quello nato nel 1960 e attivo dal 1995, in italiano è arrivato finora un solo titolo, La servaise était nuovelle (2005), tradotto nel 2015 con il titolo La cameriera era nuova da un piccolo editore dal catalogo molto interessante, Calabuig.