Si possono trovare aspetti misteriosi oltre che avventurosi nelle vite di alcuni degli intellettuali più “impegnati” politicamente del '900, quelli in cui l'impegno non si limitò alle prese di posizione artistiche o politiche ma si spinse fino a difficili e pericolose scelte personali.
Una discreta concentrazione di questi personaggi si ritrova tra quegli intellettuali inglesi che, pur mantenendo per tutta la vita una collocazione politica chiaramente di sinistra, in seguito alla Guerra Civile Spagnola e soprattutto al “Massacro di Barcellona”, divennero furiosamente anticomunisti.
Alcuni di questi nomi sono stati sempre celebri, per le più svariate (e, in genere, meritate ragioni): George Orwell, Arthur Koestler, Stephen Spender.
Meno noto è, oggi, il nome del più avventuroso di tutti, Humphrey Slater.
Slater è un tipo di intellettuale molto particolare. Nato nel Cumberland nel 1906, figlio di un militare, crebbe in Sudafrica. Tornato in patria, completò gli studi presso la Slade School of Art di Londra e iniziò una soddisfacente carriera di artista che lo portò a esporre le proprie opere anche nella galleria della prestigiosa talent-scout Lucy Wertheim.
Poiché viaggiava molto e seguiva i fatti con molta lucidità, già nei tardi anni '20 intuì il rischio della deriva nazionalsocialista in Germania ed entrò nel Partito Comunista Inglese, lavorando come giornalista in testate politiche. Era un comunista così zelante che, quando la moglie non volle seguirlo nella sua avventura politica, preferì divorziare.
Nel 1936 fu spedito a seguire la Guerra Civile Spagnola come corrispondente di guerra; ma, dopo poco, si arruolò nella Brigata Internazionale, dove raggiunse presto posizioni di vertice. Dopo i fatti di Barcellona tornò in patria e partecipò alla costituzione di un centro di addestramento per preparare dei membri della Guardia Nazionale alla guerriglia in caso di invasione nazista. Poi si arruolò nell'esercito come soldato semplice per tutta la durata del conflitto.
Nel dopoguerra, tra il 1946 e il 1947, diresse insieme a George Orwell una rivista dai contenuti molto moderni (ospitava volentieri contributi di scienziati), Polemic, che però durò soltanto sette numeri.
Si recava spesso in Spagna, per vacanze o per lavoro. Durante uno di questi viaggi, nel 1958, dopo aver lasciato Madrid per recarsi a Gibilterra, sparì. Fu visto per l'ultima volta nel paese di La Linea de la Concepción. Da allora, non si sa più niente di lui o di cosa possa essergli accaduto.
Slater scrisse alcuni romanzi di buon successo, che però sono stati completamente dimenticati dopo la sua morte.
Negli ultimi anni, però, a partire dalla Spagna, Paese con cui aveva un legame speciale, un paio di essi sono stati riscoperti e uno è arrivato anche in Italia.
Si tratta di The Conspirator, pubblicato originariamente nel 1948. In Italiano (Rizzoli), Il Cospiratore.
È una storia di spionaggio che nelle sue atmosfere borghesi e urbane sembra lontanissima da qualsiasi cliché successivo. La diciassettenne Harriet, ragazza bella e spigliata, conosce il fascinoso ufficiale e reduce di guerra Desmond, che ha una quindicina di anni più di lei: tra i due scocca un irresistibile colpo di fulmine. Entro breve viene celebrato il matrimonio, apprezzato dalle facoltose famiglie di entrambi. Finché è viva la passione, non ci sono problemi: ma, dopo circa un anno, Harriet comincia ad avere dei sospetti sul comportamento del marito, che a volte esce di sera con la scusa di incontrare degli ex-commilitoni e rientra molto tardi, e oltretutto si rifiuta di presentarle questi suoi amici.
In realtà, Desmond è un agente al soldo dei servizi segreti sovietici, che ottengono da lui informazioni riservate. I sovietici non hanno per nulla apprezzato la sua decisione di sposarsi senza neppure consultarli, ma Desmond è convinto di avere un tale ascendente su Harriet da guadagnarla rapidamente alla causa del comunismo.
Invece la ragazza, viziata e piena di pregiudizi piccolo-borghesi, si rivela sempre più un osso duro e, anzi, si impiccia negli affari del marito molto più di quanto questo sia disposto a sopportare.
Dopo avergli dato di malavoglia un po' di tempo per convertirla al comunismo, quando Desmond viene promosso a un incarico ancora più importante, i russi gli impongono di eliminare Harriet con un finto incidente. I russi, in tutto questo, ignorano che Desmond ha rivelato le sue attività di spia alla moglie, che non l'ha presa affatto bene.
Durante un soggiorno in campagna presso degli amici, mentre è in corso una battuta di caccia, Desmond prende di mira la moglie approfittando del fatto che alla luce notturna non si vede bene, ma la colpisce solo di striscio, nonostante siano vicinissimi e lui sia un ottimo tiratore. Forse ha sbagliato il colpo deliberatamente, ma in ogni caso Harriet si allarma e chiede aiuto all'amica Joyce, che le consiglia di scappare di casa e si offre di ospitarla.
Quando Desmond si ritira a casa e scopre che Harriet è scomparsa e irrintracciabile, si vede perduto e si uccide con un colpo di pistola. Per salvare il buon nome delle loro famiglie, Harriet non rivela ciò che sa di lui e lascia che si creda a un suicidio dettato dagli effetti della loro crisi coniugale.
Slater scrisse anche altri libri, uno dei quali, The Heretics, è stato ristampato in Spagna contemporaneamente a The Conspirator. Purtroppo in Italia non è ancora arrivato. Più tardi ne è stato tradotto in spagnolo anche un terzo.
Da The Conspirator, nel 1949, è stato tratto un film con lo stesso titolo (in Italiano tradotto con Alto tradimento) che si prende qualche licenza rispetto al testo ma ai tempi ebbe un notevole successo grazie alla presenza delle due star omonime Robert Taylor ed Elizabeth Taylor. Quest'ultima era solo diciassettenne, come la protagonista del libro, e questo titolo risulta essere il più prestigioso della sua filmografia in quell'anno.
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