giovedì 10 agosto 2023

Le salaire de la peur: doppio capolavoro, di Georges Arnaud e di Henri-Georges Clouzot

La scomparsa di una importante celebrità artistica porta inevitabilmente a riconosiderarne l'opera e quindi a tornare sulle sue origini. Spesso ormai dimenticate, queste origini riportano ad altre opere e ad altre figure costrette a un parziale oblio da logiche di mercato, ma tuttavia ancora oggetto di culto presso minoranze di appassionati.

Questo singolare gioco di specchi ha fatto sì che negli ultimi tempi si tornasse a parlare anche di Georges Arnaud.



Tre immagini di Georges Arnaud

 La scomparsa di William Friedkin necessitava che si parlasse dei suoi film, non solo L'Esorcista ma anche il buonissimo Wages of Fear (Il salario della paura) che però ha la sfortuna di rappresentare il remake di un inarrivabile capolavoro, Le salaire de la peur (Vite vendute) di Henri-Georges Clouzot: ed entrambi hanno ovviamente la stessa origine letteraria, quella di un romanzo omonimo firmato appunto da Arnaud.

William Friedkin (1935-2023)

Poster del film di Friedkin (1977)

Henri-Georges Clouzot (1907-77)





Locandine in diverse lingue del film di Clouzot (1953)

Georges Arnaud è una figura di autore affascinante, ma misteriosa e sfuggente. Tra l'altro la sua firma non è neanche il suo vero nome (che all'anagrafe era Henri Girard, in Francia diffuso più o meno come Mario Rossi in Italia, e da qui la necessità di cambiarlo) ed è pressoché omonimo di un altro autore di successo, George-Jean Arnaud, più noto come G.J. Arnaud, e per questo oggetto di frequente confusione.

G. J. Arnaud (1928-2020)

Prima di diventare Georges Arnaud, Henri Girard nacque a Montpellier il 16 luglio 1917, restò orfano di madre a 9 anni e fu uno studente molto precoce, capace di conseguire la maturità a 15 anni e la laurea in Legge a 21. Non era tuttavia un secchione e già abbastanza presto evidenziò due costanti della sua vita, la ricerca dell'avventura e il piacere per la compagnia delle donne. Sposato precocemente, trascinò la giovanissima moglie in viaggi picareschi soprattutto in Jugoslavia.

Dopo un breve periodo nell'esercito, dal quale fu congedato per inidoneità fisica, si preparò a entrare nella pubblica amministrazione. Tuttavia, nel frattempo, la Francia fu invasa dai tedeschi e lavorare per lo Stato significava lavorare per l'invasore. Il giovane Girard prese tempo facendosi bocciare al concorso e si diede a una vita apparentemente dissoluta, mandando in crisi il suo matrimonio. Uno strano episodio lo vedrebbe impegnato a organizzare un finto rapimento per estorcere denaro alla propria zia, ma il fatto è dubbio e potrebbe rappresentare una singolare copertura per attività svolte per conto della Resistenza.

Il padre, Georges Girard, che era un funzionario statale, lo invitò a casa (un castello a Escoire, in Dordogna) per discutere sul da farsi. Qui, proprio durante il soggiorno di Henri, nella notte tra il 24 e il 25 ottobre 1941, Georges Girard venne ucciso a roncolate insieme alla sorella Amélie e alla domestica Louise Soudeix. Il mattino dopo fu proprio Henri a dare l'allarme. Ma il castello risultava chiuso e praticamente inaccessibile dall'esterno, per cui Henri venne arrestato e tenuto in condizioni di dura carcerazione a Périgueux per 19 mesi, intanto che si istruiva il processo. Il rischio di condanna alla pena capitale era altissimo. Ma l'avvocato difensore Maurice Garçon, amico di famiglia e scrittore, riuscì a smontare tutta la ricostruzione proposta dall'accusa, dimostrando che la polizia aveva indagato in modo sciatto perché subito convinta della colpevolezza di Henri, e che molti importanti elementi erano stati trascurati. Il 2 giugno 1943 Henri Girard fu assolto.

Il castello di Escoire

Ritratto di Maurice Garçon (1889-1967)

Dal 1943 al 1947, Henri visse a Parigi, sposò una cantante da cui ebbe due figli, dilapidò l'eredità paterna in divertimenti ma anche aiutando amici meno fortunati e, alla fine, pieno di debiti, decise che era meglio cambiare aria. Se ne andò in Sudamerica e per tre anni visse come un vagabondo, svolgendo i lavori che capitavano, incontrando ogni genere di tipi umani e cominciando a scrivere romanzi ispirati alle sue esperienze.

Tornato in Francia nel 1950, si sposò per la terza volta e riuscì a pubblicare il suo primo libro, che è proprio Le salaire de la peur, firmandosi Georges Arnaud (pseudonimo ricavato unendo il nome del padre al cognome della madre). Fu subito un buon successo, poi amplificato dallo straordinario film di Clouzot. Ottenne altri successi con altri romanzi, come Le voyage du mauvais larron (ispirato a un'esperienza da clandestino a bordo di una nave) o Schtilbem 41 (ispirato all'esperienza della carcerazione dopo l'omicidio del padre), e anche con commedie.



Edizione originale di Le salaire de la peur


Altri famosi titoli firmati Georges Arnaud

Alla fine degli anni '50, collaborando come giornalista d'inchiesta con l'avvocato Jacques Vergès, si impegnò a lungo a favore degli indipendentisti algerini, ed ebbe per questo anche noie con la polizia e la giustizia francese. La sua quarta moglie fu appunto una militante per l'indipendenza algerina.

Jacques Vergès (1925-2013)

Dal 1962 al 1974 visse prevalentemente nell'Algeria indipendente, dirigendo una scuola di giornalismo, ma dal 1972 la tubercolosi di cui non aveva mai smesso di soffrire fin dalla gioventù lo costrinse a sempre più lunghi soggiorni in sanatori francesi.

Per alcuni anni lavorò come giornalista d'inchiesta per la televisione francese, dedicandosi a casi di misteri irrisolti: poi, nel 1981, si trasferì a Barcellona, dove morì improvvisamente d'infarto il 4 marzo 1987.

L'unico libro firmato Georges Arnaud che sia arrivato in Italia, e non ha mai avuto una grande diffusione. La prima edizione uscì sulla scorta del successo del film già nel 1952, pubblicata dal piccolo editore milanese Carlo Colombo con una tiratura di sole 100 copie.


Per la seconda, è stato necessario aspettare 60 anni, ci ha pensato la Fandango libri nel 2012, ma la circolazione del volume è stata comunque limitata.


Arnaud non amò particolarmente il film di Clouzot (non sappiamo cosa pensasse di quello di Friedkin) perché gli sembrava che le personalità dei quattro protagonisti e i rapporti tra loro non fossero rispecchiati così come avrebbe voluto.

La vicenda è, tutto sommato, abbastanza semplice. In Guatemala, verso la fine degli anni '40, un incidente fa incendiare un pozzo di petrolio. L'unico modo di evitare che l'incendio si estenda è interromperlo con una potente esplosione. Ma l'unico esplosivo disponibile in zona è la pericolosissima nitroglicerina e le strade per raggiungere l'area dell'incidente sono quasi impercorribili. La compagnia petrolifera mette a punto due camion attrezzati per resistere il più possibile al viaggio ma, poiché nessun autista si azzarda a partecipare a una missione tanto rischiosa, recluta i conduttori in mezzo agli immigrati europei che vivono di stenti in un paesino non lontanissimo dal luogo del disastro, Las Piedras. Il premio in denaro è molto allettante e i disperati si presentano tutti. Dopo una serie di visite mediche e di esami di perizia alla guida, a essere scelti sono in 4: il francese Gerard Sturmer, un rumeno chiamato Johnny Mihalescu, lo spagnolo Juan Bimba e l'italiano Luigi Stornatori. Un altro italiano, tale Bernardo, si uccide per la delusione di non essere stato scelto. Un altro candidato, Hans Smerloff, scelto come riserva, sabota uno dei due camion per provocare un incidente non grave, ma gli altri se ne accorgono.

I problemi cominciano da subito, perché le strade sono in condizioni ancora peggiori di quelle attese. A un certo punto, i due camion trovano una deviazione inaspettata che allungherebbe di molto il viaggio rendendolo anche più pericoloso, ma poi gli autisti scoprono che a mettere i finti cartelli è stato il prete di un villaggio che avrebbero dovuto attraversare con i camion carichi di esplosivo, e per la rabbia lo pestano fino a ucciderlo.

Durante il viaggio, Johnny, che sembrava il più duro della compagnia, si rivela molto pauroso, irritando sempre più il suo compagno di guida Gerard.

Il primo camion, quello condotto da Juan e Luigi, esplode accidentalmente proprio mentre sta correndo accanto a un oleodotto, che risulta pesantemente danneggiato. Quando Gerard e Johnny arrivano sul posto, trovano una voragine piena di petrolio nella quale il livello sta lentamente salendo, per cui devono spicciarsi ad attraversarla. Ma il camion resta impantanato e, nel tentativo di liberarlo, Gerard investe Johnny maciullandogli una gamba. Il resto del viaggio dura meno di un giorno, ma Johnny muore ugualmente appena arrivati a destinazione, per lo choc e l'infezione delle ferite.

La direzione del pozzo è talmente grata a Gerard di aver portato l'esplosivo da pagargli anche il premio che sarebbe toccato a Johnny. Rifocillato e riposato, Gerard riparte ma, a una delle ultime curve prima di arrivare a Las Piedras, perde il controllo del mezzo e precipita di sotto.

Lo stile del romanzo è essenziale e incalzante, non c'è nessuna ricercatezza ma nemmeno una frase sprecata. L'autore cerca di dare un minimo spessore anche ai personaggi secondari, rendendo la narrazione viva in ogni frangente.

Nel film, Clouzot apportò non poche modifiche, più che altro per venire incontro alle esigenze degli attori scelti nel casting. Gerard diventa Mario e Johnny non è più rumeno, ma un altro francese, di nome Jo. Bimba diventa scandinavo. Solo Luigi resta inalterato. Si conserva un certo spazio per la donna di Gerard-Mario, Linda, che però è presentata come una serva, anziché una prostituta come nel romanzo. L'episodio della finta deviazione e del prete ucciso a botte sparisce completamente. Un altro episodio presente nel libro ma espunto dal film riguarda Bernardo: Gerard, vedendolo depresso, chiede a Linda di portarselo a letto gratis per tirarlo su, la donna obbedisce, ma una volta consumato il rapporto Bernardo si uccide lo stesso. La relazione tra i due francesi Mario e Jo diventa quasi amicale, con il primo che inizialmente appare deluso dalla pavidità del secondo ma poi si ritrova oppresso dal senso di colpa quando l'altro resta gravemente ferito.

La pellicola, comunque, funziona perfettamente e, nonostante i 70 anni trascorsi dalla sua uscita, appare invecchiata meravigliosamente bene. Merito, comunque, non solo del gran lavoro di Clouzot ma anche dell'ottimo affiatamento tra una superlativa squadra di interpreti.

Véra Clouzot (nata Vera Gibson Amado, moglie del regista, 1913-60) è Linda



Yves Montand (1921-91) è Mario




Charles Vanel (1892-1989) è Jo

Peter van Eyck (1911-69) è Bimba

Folco Lulli (1912-70) è Luigi