venerdì 22 aprile 2016

Louis Corkill, lo scrittore cieco di Butte

I lettori italiani del Giallo Mondadori trovarono il numero 268 della collana in edicola il 20 marzo 1954, un sabato. Il giorno prima era stato plenilunio, e il titolo del romanzo era, per uno strano scherzo del destino, Paura nel plenilunio. La copertina raffigurava una scena in cui, sotto la luce spettrale della luna e con un paesaggio disabitato alle spalle, una ragazza evidentemente spaventata stava con le gambe immerse nell'acqua di un lago, mentre sulla sponda più vicina un uomo magrissimo e con una gamba di legno si protendeva verso di lei, non si sa se per aggredirla o per difenderla.
L'unica edizione italiana di Fish Lane

Il titolo originale, a pagina 2, era riportato con un refuso, Fish Lame. In realtà era Fish Lane, il nome dell'immaginaria località in cui era ambientata la storia, un misero villaggio affacciato su un laghetto, sulle pendici nord-orientali delle Montagne Rocciose.
La vicenda era di quelle che catturavano subito l'attenzione del lettore esigente: cornice insolita ma realistica, personaggi ben delineati, intreccio in cui la suspense comincia a crescere dalla prima pagina e non si dissolve fino all'ultima.
Al centro, la figura della vedova Lize Sims, ancora giovane ma povera, ignorante e superstiziosa abitante del villaggio di cui al titolo, una vera baraccopoli. Lize Sims ha dovuto crescere da sola i due figli, maschio e femmina, che il marito morto aveva avuto dal primo matrimonio, e i due che sono nati dal suo, pure maschio e femmina. Il minore dei maschi è disabile o, come si diceva a quel tempo senza peli sulla lingua, handicappato, minorato mentale, deficiente. Il maggiore è sano, ma è già finito in galera per furto. Delle due figlie, la minore sogna di essere sposata da un tipo non molto raccomandabile, che fa lo scagnozzo per il proprietario di quasi tutta la zona, Porter; la maggiore sogna solo di andarsene lontano.
In una notte di plenilunio, mentre non riesce a prendere sonno e fuma affacciata alla finestra, Liza Sims vede le luci della villa di Porter, che è dall'altra parte del lago rispetto al villaggio, accendersi e spegnersi dopo poco. Il giorno dopo, si sparge la voce che Porter è scomparso, dopo che i suoi cani da guardia sono stati avvelenati. Il giorno dopo, Dolly, il figlio deficiente di Lize, viene sorpreso in possesso di banconote da 100 dollari, ma non sa spiegare né se le ha prese da qualche parte né se gliele hanno date. Mentre lo sceriffo Rockford cerca di portare avanti le indagini in mezzo all'omertà generale, una povera barbona, Millie Foster, viene uccisa. I sospetti cadono su un artigiano dallo strano carattere, Pegleg Aldan, che ha una gamba di legno, ma il caso sembra ingarbugliarsi anziché chiarirsi ogni volta che emerge un elemento nuovo, e non si capisce più chi sia coinvolto nei delitti (anche Porter è stato ritrovato morto) e a quale titolo, e chi no.
Il romanzo si chiuderà poi con una soluzione inaspettata e coerente, che è meglio non rivelare per non guastare il piacere della lettura a chi vorrà cercarlo sui siti o sulle bancarelle in cui si comprano vecchi gialli.
Un gran romanzo, dunque, ma anche un oneshoot, come si dice in gergo. Dell'autore, Louis Corkill, in Italiano, non è stato mai tradotto niente altro.
Ma questo romanzo ha, dietro di sé, una storia quasi più interessante di quella che narra.
L'edizione originale americana è del 1951 e fu pubblicata dalla Bobbs-Merrill, una casa editrice piuttosto importante che accettava manoscritti quasi esclusivamente tramite agenti letterari. Invece Corkill aveva spedito il suo manoscritto, composto di circa 400 pagine, in una scatola, direttamente, senza passare per nessuna agenzia. La Bobbs-Merrill era la prima casa editrice cui si rivolgeva. E lo accettò subito, rispondendogli dopo appena sei settimane. Sembra già un miracolo.
L'edizione originale del 1951 di Fish Lane

Ma non è ancora nulla rispetto a ciò che c'è dietro. Di Louis Corkill sono rimaste pochissime notizie, quasi tutte ricavate dalle emeroteche che conservano i giornali del tempo. Una pagina che elenca le celebrità del Montana, scrive di lui che era nato a Spring Valley, in Illinois, nel 1895, che visse a lungo a Butte, Montana, ma poi morì a Little Ferry, New Jersey, nel 1970. La data di nascita, tuttavia, è smentita da 3 quotidiani che si possono ancora leggere online. Il Daily Inter Lake, del Montana, nel numero del 18 luglio 1951, recensendo il libro, gli attribuisce 44 anni di età, post-datando la sua nascita al 1907. Per l'Abilene Reporter, Texas, del 7 ottobre 1951 e per l'Arizona Republic, Arizona, del 26 ottobre 1951, invece, Corkill avrebbe avuto 48 anni nel 1951 e sarebbe quindi nato nel 1903.
Corkill era comunque in una particolare situazione che era sconosciuta ai redattori della Bobbs-Merrill quando accettarono il suo manoscritto ma scatenò la massima curiosità nei giornalisti e nei lettori di giornali. Era infatti non vedente o, come si diceva allora, cieco. Aveva infatti scritto la stesura originale di Fish Lane usando una macchina da scrivere Braille e poi l'aveva fatta copiare dai suoi familiari dettandola man mano che la leggeva personalmente.
I giornali lo soprannominarono Lo scrittore cieco di Butte.
La pagina dell'Arizona Republic del 26.11.1951, con l'articolo su Corkill e un'immagine dello scrittore (al centro)

La stessa pagina sulle celebrità del Montana che lo fa nascere nel 1895, riporta che Corkill perse la vista combattendo nella Prima Guerra Mondiale. Ma tutti e tre i quotidiani del 1951, che riprendono due diverse interviste a Corkill, fanno risalire l'evento a un incidente occorsogli circa 20 anni prima, intorno al 1930.
Nella vita, Corkill, prima dell'incidente, pare fosse un idraulico e un carpentiere molto quotato. In una delle interviste racconta di aver appena rifatto, da solo, il bagno della casa in cui viveva insieme alla sorella, con il marito e i figli di questa. Prima di darsi alla scrittura, aveva provato con un buon successo ad allevare castori.
Fish Lane fu un discreto bestseller, scelto anche dalla prestigiosa Unicorn Press come Libro del Mese nella collana Unicorn Book Club. Nelle interviste citate dai quotidiani del 1951, si parla di altri due libri che Corkill aveva già scritto o deciso di scrivere ma, a distanza di tanti anni, a parte le diverse traduzioni e edizioni di Fish Lane, non si trova in giro nient'altro di suo.
Una recente edizione di Fish Lane

La Lilly Library, un archivio universitario in Indiana, custodisce nei suoi archivi un bel po' di materiale originale relativo a Louis Corkill: oltre alla corrispondenza relativa a Fish Lane, ci sono diverse lettere private e corrispondenza relativa a altre due opere, The Copper Serpent e Humpie. Al momento non si riesce a capire se queste opere siano mai state pubblicate o siano rimaste inedite, né se ve ne siano ancora altre.


Negli anni '50, nella redazione del Giallo Mondadori, era normale tagliare i romanzi in corso di traduzione in modo che entrassero senza problemi nelle circa 130 pagine del formato standard. E' molto probabile che la pur avvincente versione di Fish Lane che hanno conosciuto i lettori italiani sia in realtà mutilata di diverse parti. In un periodo come quello attuale, in cui i gialli d'epoca conoscono un successo e un'attenzione sorprendenti, mai visti prima, sarebbe il caso di trovare un po' di spazio per riproporre, finalmente in edizione integrale, questo piccolo capolavoro.

domenica 17 aprile 2016

Una vittima o un imbroglione?

La Storia del progresso scientifico è piena di imbrogli e frodi, di cui spesso si sono resi responsabili anche scienziati di valore. La tentazione di usare la propria autorità e credibilità per ottenere fama, onori e ricchezze, infatti, non risparmia nessuna categoria.
E' ormai ben noto che sia Galileo Galilei sia Gregor Mendel truccarono i responsi numerici dei loro esperimenti, anche se questo non invalida le loro teorie, rivelatesi del tutto esatte, dato che avevano intuito le giuste leggi naturali; con ogni probabilità, commisero qualche scorrettezza solo per ottenere maggiore visibilità attraverso un risultato clamoroso. Galileo ci riuscì, Mendel no e restò a lungo sconosciuto.
Galileo Galilei

Gregor Mendel

E' meno noto, tanto per restare nella vicenda, che il botanico Hugo De Vries, quando nel 1900 riscoprì gli studi di Mendel dimenticati per quasi 40 anni, cercò di farli passare per propri. Sfortunatamente per lui, anche i suoi colleghi Erich von Tshermak e e Carl Correns, nello stesso anno, si imbatterono nella relazione scritta da Mendel nel lontano 1866 e, intuitane l'importanza, si precipitarono ad annunciare al mondo la scoperta.
Hugo De Vries

Erich von Tschermak

Carl Correns

Di casi potremmo citante moltissimi, ma alcuni sono particolarmente interessanti perché nascondono dei misteri che non sono stati ancora risolti. Per esempio, quello di Paul Kammerer, dietro il quale si nasconde quello che appare come un vero e proprio romanzo d'appendice in cui non mancano pene d'amore, spionaggio, intrighi internazionali e implicazioni politiche.
Kammerer era un austriaco, nato nel 1880. Fu un giovane geniale ed eclettico, che per molto tempo si trovò sul punto di abbandonare la ricerca scientifica per la musica (risulta che abbia composto diversi pezzi brevi per pianoforte e canzoni in stile romantico-decadente); si appassionò poi allo studio delle coincidenze, raccogliendo un'ampia raccolta di casi inspiegabili in un libro in cui espose la sua “teoria della serialità” (citata poi da Carl Gustav Jung al momento di elaborare la sua “teoria della sincronicità”).
Paul Kammerer

In laboratorio, si appassionò soprattutto agli anfibi (un giorno, fece svenire una dama aristocratica baciando davanti a lei un raro esemplare di rospo, appena trovato in un giardino) e condusse su di essi degli esperimenti molto arditi. Soprattutto, sapendo che spesso gli anfibi accentuano o annullano gli effetti delle loro metamorfosi da girino a adulto a seconda delle condizioni ambientali in cui vivono, provò a farli vivere in situazioni ambientali estreme per vedere come cambiavano di generazione in generazione. I risultati furono stupefacenti e confermarono la sua adesione alla corrente di pensiero evoluzionista detta lamarckismo, contrapposta ai darwinisti.
Jean Baptiste Monet de Lamarck

L'evoluzione lamarckista per uso e non uso degli organi, attraverso l'esempio della Giraffa

Charles Darwin

Una rappresentazione semplificata della successione di organismi (oggi tutti estinti) che, succedendosi nel corso del processo evolutivo. hanno portato allo sviluppo dell'Uomo

L'albero filogenetico secondo la Teoria di Darwin

Infatti, i biologi evoluzionisti tra il XIX e l'inizio del XX secolo, si dividevano in due categorie in conflitto tra loro: i lamarckisti seguivano le idee di Lamarck per cui l'uso e il non uso degli organi porterebbe al loro sviluppo o alla loro atrofia, e i caratteri così acquisiti si trasmetterebbero alle generazioni successive; mentre i darwinisti seguivano le idee di Darwin, per cui le variazioni dei caratteri emergono casualmente da una generazione all'altra e vengono selezionate dalle condizioni ambientali che eliminano quelle sfavorevoli e conservano quelle favorevoli (oggi, notoriamente, la “battaglia” è stata vinta dai darwinisti; anche se la “Teoria sintetica dell'Evoluzione” ha rivisto, alla luce delle nuove scoperte genetiche, una serie di punti che i darwinisti classici non avevano potuto chiarire: tale teoria sintetica è comunque da considerarsi ancora “in divenire” e non certo definitiva).
Sul rospo detto “ostetrico” (perché il maschio si porta sulla schiena le uova fecondate finché i girini diventano autonomi), Kammerer osservò la comparsa di particolari callosità sulle zampe dei maschi, che facilitano l'accoppiamento in acqua permettendo di tenere ferme le femmine. Tale carattere, inizialmente non presente, si evidenziò dopo che i rospi furono costretti ad accoppiarsi in acqua tenendoli in un ambiente dalle temperature troppo alte all'esterno, e fu trasmesso alle generazioni successive.
Un esemplare maschio di Rospo Ostetrico con le uova attaccate al dorso

Non molti gli credettero e, soprattutto, l'insigne studioso inglese William Bateson lo attaccò ripetutamente, dandogli senza mezzi termini del ciarlatano. Tuttavia, dopo una serie di conferenze in Inghilterra e negli Usa, Kammerer cominciò ad aver qualche successo, e la sua fama attraversò tutto il mondo, tanto che gli fu offerta una prestigiosa cattedra all'università di Mosca, dove avrebbe diretto un laboratorio ottimamente attrezzato e finanziato.
William Bateson

Mentre si trovava in Russia a preparare il trasferimento, nel 1926, il suo istituto di Vienna ricevette la visita dello zoologo Gladwyn K. Noble, considerato il massimo esperto americano di anfibi e rettili. Questo, dopo aver chiesto il permesso a Kammerer per telefono, esaminò i suoi animali e scoprì che le callosità erano state ottenute attraverso iniezioni di inchiostro di china. Lo scandalo che ne seguì fu talmente clamoroso che Kammerer, forse depresso in seguito a una delusione sentimentale (da questo punto di vista aveva sempre avuto una vita piuttosto movimentata), dopo aver inizialmente riconosciuto che i reperti erano stati alterati e aver protestato la propria innocenza, 6 settimane dopo la scoperta di Noble, si sparò.
Gladwyn Kingsley Noble

Anche se, in un primo tempo, sembrò che il suo suicidio fosse una esplicita ammissione di colpevolezza, molti (in particolare tutti i lamarckisti, a partire dal politico russo Anatoly Lunacharsky e dallo scrittore anglo-ungherese Arthur Koestler) hanno sempre sostenuto che la frode non fu commessa da Kammerer, ma da qualcun altro.
Anatoly Lunacharsky

Arthur Koestler

Nell'Urss stalinista, Lamarck era molto più considerato di Darwin perché i neo-darwinisti facevano ampio uso delle teorie di Mendel per spiegare i fenomeni evolutivi; mentre agli ideologi dell'Urss Mendel sembrava troppo “borghese” e “clericale” dato che era stato un monaco agostiniano; oltre al fatto che la principale scuola di genetica neo-mendeliana era sorta, ad opera di Thomas Hunt Morgan (quello degli studi sulla Drosophila Melanogaster), negli Stati Uniti, già allora considerati una potenza rivale. Alla fine degli anni '30, mentre la biologia sovietica era dominata dall'influenza del neolamarckista Trofim Lysenko, alcuni importanti genetisti sovietici che si ostinavano a seguire le teorie mendeliane, sarebbero stati processati come oppositori del regime: e il più illustre tra essi, Nikolaj Vavilov, sarebbe stato condannato a morte (la sentenza fu poi commutata in 20 anni di reclusione, ma Vavilov morì in carcere dopo pochi anni).
Thomas Hunt Morgan

Un esemplare di Drosophila Melanogaster, specie su cui sono stati condotti importantissimi studi genetici all'inizio del XX secolo

Trofim D. Lysenko

Nikolaj Vavilov

Lunacharsky, divenuto Commissario all'Istruzione, durante gli anni '30 si impegnò a tenere il più viva possibile la memoria di Kammerer: realizzò anche un documentario didattico che ne illustrava i lavori. Ma, poiché i rospi ostetrici nei filmati non rendevano abbastanza bene, Lunacharsky finì per sostituirli con le molto più fotogeniche salamandre (approfittando del fatto che Kammerer aveva effettivamente lavorato anche sulle salamandre, ma senza ottenere gli stessi risultati che dichiarava di aver ottenuto con il rospo ostetrico).
Un esemplare di Salamandra Pezzata

Ci sono, sul tema della sostituzione compiuta da soggetti diversi da Kammerer, diverse ipotesi: secondo una, Hans Przibram, il direttore dell'istituto dove lavorava Kammerer e suo fidato amico, avrebbe goffamente alterato i reperti per rendere più evidenti le caratteristiche osservate da Kammerer, sull'evidenza delle quali cui non tutti erano d'accordo; per la seconda, invece, i reperti sarebbero stati alterati, per le stesse ragioni, da un assistente non identificato anziché da Przibram; secondo un'altra, qualcuno che non è mai stato identificato manomise i reperti di Kammerer, approfittando della sua assenza, apposta per screditarlo e rovinarlo per sempre. Quest'ultima teoria è quella più seguita, anche adesso. Sia Lunacharsky sia Koestler hanno sostenuto con vigore che a screditare Kammerer sia stato qualcuno legato agli ambienti di estrema destra, tra i quali lo scienziato era molto odiato perché socialista e pacifista.
Hans Przibram


In ogni caso, il fatto curioso è che le variazioni osservate da Kammerer si sono rivelate possibili, anche se possono benissimo essere interpretate in senso darwinista. Come ha osservato, tra gli altri, il grande evoluzionista Stephen Jay Gould (un neo-darwinista che ha dato un grande contributo alla Teoria Sintetica), i rospi ostetrici discendono da rospi atavici che avevano callosità di quel tipo; dunque è possibilissimo che ne conservino ancora i geni e che, in condizioni ambientali estreme, questi geni atavici siano favoriti dalla selezione naturale. Quindi, Kammerer interpretò male (anche perché allora la genetica era molto meno sviluppata di adesso) le sue osservazioni, ma le compì senza taroccare il materiale di studio. Il “mistero” della sua vicenda resta ancora aperto.
Stephen Jay Gould

giovedì 14 aprile 2016

Al di là dei confini

Un tema che finisce, in un modo o in un altro, per appassionare o coinvolgere chiunque, è quello del paranormale. Si può dire che, per l'uomo moderno, tale argomento abbia preso il posto che, qualche secolo fa, era occupato dalle discussioni di natura teologica (ma, se non altro, discutendo di paranormale non si rischia di finire sul rogo): alcuni lo affrontano con fede cieca, altri con totale scetticismo, altri ancora (purtroppo una minoranza) con una lucidità che non concede nulla alle posizioni estremiste.
E' ovvio, quindi, che i cataloghi delle case editrici siano zeppi di titoli che trattano, dai diversi punti di vista, del paranormale. La moda della New Age, il "bisogno di spiritualità di fine millennio" e, più semplicemente, il fatto che molta gente, almeno in Occidente, non sia afflitta da assillanti preoccupazioni quotidiane e quindi sia libera di passare il tempo pensando a ciò che vuole, fanno il resto.

Se si ha la pazienza di osservare accuratamente i lettori che si incontrano (per esempio su un treno o su una panchina dei giardini pubblici) si può notare facilmente quanto siano apprezzati i volumi che parlano di civiltà scomparse, misteri irrisolti, tradizioni perdute, e qualsiasi altro argomento "esoterico".
Il lettore dotato di una certa esperienza è in grado di distinguere subito il grano dal loglio, per dirla in termini biblici.

Chi scrive ricorda benissimo che, durante la sua infanzia negli anni '70, si potevano trovare dappertutto volumi come quelli pubblicati soprattutto dalla Sugar, ad esempio quelli scritti da Leo Talamonti o Peter Kolosimo, dai titoli molto suggestivi come Universo proibito o Terra senza tempo, che narravano, senza essere apparentemente sfiorati dal minimo dubbio, di imperi scomparsi, civiltà aliene e luoghi in cui poteva accadere di tutto. Tali racconti mancavano sempre della minima base razionale, e nemmeno venivano citate fonti attendibili, ma se non altro erano scritti piacevolmente e, se li si leggeva come un tipo particolare di fantascienza, non facevano rimpiangere il tempo e i soldi spesi.


Nello stesso periodo, alcuni intraprendenti scrittori americani fecero fortuna scrivendo best-sellers su questioni "irrisolte", anche perché letteralmente inventate di sana pianta: un esempio autorevole è quello di Charles Berlitz, che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo rivelando le "Verità nascoste" dietro il Triangolo Maledetto delle Bermude o l'Area 51 di Roswell; ma anche Jay Anson, con il suo Orrore di Amityville, non se l'è cavata male. Contemporaneamente, in Italia, arrivarono anche i libri più vecchi firmati da Vincent Gaddis. Anche in questi casi, restiamo al livello di Talamonti e Kolosimo: in pratica, simpatici da leggere ma inattendibili a qualsiasi livello.





Durante gli anni '80, invece, la gente era più che altro impegnata a fare soldi e, quindi, esoterismo e spiritualità venivano considerati, più o meno, roba da minorati. Potrebbe sembrare che sia stato un progresso, ma non è così: si trattava, infatti, di un atteggiamento dettato non dalla razionalità, ma dal cinismo. Inoltre,il fatto che la maggior parte delle storie si siano rivelate inventate e la maggior parte delle prove false, non significa che si debba fare di tutta l'erba un fascio.

Alcune questioni, non molte, meriterebbero ben altra attenzione: e il rifiutarle in blocco perché ritenute non foriere di immediati guadagni (ogni forma di ricerca, com'è noto, ha bisogno di finanziamenti, e chi finanzia lo fa sempre con un preciso tornaconto), non è affatto scientifico, ma anti-scientifico.
Un aspetto positivo della faccenda è stato, però, il poter ritornare su quanto si sapeva senza rischiare di scatenare discussioni interminabili o fantasie di emuli privi di freni inibitori. Questa occasione è stata colta da pochi, lucidi studiosi della materia, tra i quali spicca il nome di Mike Dash, ricercatore di Storia a Cambridge e divulgatore piuttosto noto nei paesi anglofoni. Il suo più importante libro sul paranormale, Borderlands, uscito nel 1988, ha impiegato più di un decennio ad arrivare nel nostro paese; la traduzione italiana, Al di là dei confini, è uscita infatti nel 1999, grazie a Corbaccio.



Nella sua breve introduzione al volume, Dash chiarisce subito il suo punto di vista: sulla maggior parte degli argomenti trattati non si dispone di nessuna prova concreta; ma non esistono prove concrete neppure del contrario: dunque, non si può rifiutare tutto in blocco. E' opportuno, tuttavia, affrontare la lettura con una certa dose di scetticismo; poi, per comodità di esposizione (è facilmente intuibile) non si può infarcire il racconto di termini come "supposto", "presunto", "apparente", "sedicente", etc.: ma il lettore deve essere pronto a inserirli, mentalmente, un po' dappertutto.
Il fatto che Dash sia inglese lo mette, in un certo senso, in una posizione particolare. Il Regno Unito è, infatti, il paese in cui, nel XIX secolo, si sono tentati gli studi scientifici più seri sul paranormale. Non pochi scienziati (basta ricordare William Crookes, inventore del primo tubo catodico e premio Nobel per la Chimica nel 1907 in seguito alla scoperta del Tallio; Alfred Russell Wallace, coautore della teoria dell'evoluzione dei viventi tramite variazioni casuali e selezione naturale di Darwin); e Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes, che di professione era medico, ci hanno rimesso un po' della loro credibilità postuma; 
William Crookes

Alfred Russell Wallace

Arthur Conan Doyle

A quel tempo, com'è facile immaginare, i mezzi di indagine erano alquanto rudimentali e qualsiasi truffatore abbastanza esperto e furbo poteva farla franca senza troppi problemi (l'esperienza moderna insegna anche che i trucchi possono essere talmente sofisticati che, per evitare inganni, non basta la presenza degli scienziati, tra i testimoni: occorrono anche i prestigiatori). Bisogna poi aggiungere che gli scienziati sono uomini come gli altri, soggetti alle loro stesse debolezze e quindi, a modo loro, facilmente influenzabili (Crookes è stato il più autorevole testimone delle capacità della medium Florence Cook, ma c'è il sospetto che ne sia stato anche l'amante, e questo getta qualche ombra sulla sua attendibilità).
Florence Cook

Una foto di Katie King, lo "spirito" evocato da Florence Cook 

Una stampa d'epoca che ritrae Florence Cook smascherata come impostora durante una seduta spiritica

Per farla breve, dopo un paio di decenni di illusioni e imbrogli smascherati, gli scienziati inglesi misero al bando gli esperimenti sul paranormale e non vollero più saperne niente (chi voglia approfondire la storia può leggere Detective dell'impossibile di Colin Wilson, uscito nel 1984 e tradotto in italiano da Sugar nel 1987: fermo restando che Wilson non possiede lo stesso rigore di Dash e che le sue conclusioni sono condivisibili solo fino a un certo punto).


Chiariamolo subito: il libro di Mike Dash non è una lettura agevolissima. E' scritto bene, scorrevolmente, ma è pur sempre lungo circa 450 pagine, con continui richiami alle note (che occupano altre 60 pagine circa, dopo il testo). Insomma, è un bel mattone. L'enorme numero di argomenti che affronta può disorientare: è praticamente impossibile riassumerlo in poche righe.
Tuttavia, chi abbia la determinazione di leggerlo da cima a fondo, non si pentirà della fatica. Il metodo di esposizione di Dash è semplice ed efficace: si parla dei casi citati a sostegno dell'evento paranormale, ma cercando di spiegarli alla luce delle conoscenze scientifiche attuali; poi, si sottolinea quali casi o quali dettagli non possono essere spiegati in questo modo e quindi potrebbero meritare maggiori indagini. Nella migliore tradizione del pensiero scientifico, Dash adopera il "rasoio di Occam", cioè provvede prima a vagliare il probabile, poi passa al possibile: solo se questi non danno risultati si rivolge all'improbabile e, se proprio non c'è altro, all'ipotesi dell'impossibile.
Vediamo un esempio significativo (anche in virtù di una impressionante fotografia posta nel repertorio iconografico): l'autocombustione umana. Nei casi portati a sostegno della teoria per cui alcune persone potrebbero incendiarsi da sole (che, come sanno i lettori di fantascienza, ha ispirato anche un interessante romanzo di Bob Shaw), le "stranezze" dei fenomeni osservati (i corpi carbonizzati quasi completamente, soprattutto a livello del tronco, ma senza che il fuoco abbia danneggiato ciò che stava intorno ad essi) vengono spiegati grazie al contributo di vigili del fuoco e specialisti nel soccorso degli ustionati: in effetti, sembra che, se una persona prende fuoco all'altezza del tronco (ad esempio rovesciandosi addosso della brace mentre indossa un capo di vestiario di tessuto infiammabile), le fiamme si sviluppano verso l'alto e sono alimentate dal grasso corporeo, quindi tendono a distruggere le parti in cui il grasso si concentra e ad estinguersi senza altri danni se, al di sopra della persona in fiamme, non trovano nulla cui propagarsi.

Quasi tutti i casi più noti si spiegano in questo modo, tenendo conto del fatto che le vittime sono state rinvenute dopo qualche ora, e dunque il fuoco aveva avuto tutto il tempo di divorarle. L'unico caso dubbio è quello cui si riferisce la fotografia di cui si è detto: una donna di 51 anni, residente a Drexel Hill, Pennsylvania, che fu vista bruciare in appena sei minuti da una nipote che era nella stessa stanza. L'inizio dell'incendio viene correlato al fatto che la donna stesse fumando: ma non si spiega in alcun modo la rapidità dell'evento.


Nella sezione relativa agli avvistamenti di "alieni", Dash sottolinea come, nella stragrande maggioranza dei casi, l'aspetto delle "creature" osservate sia simile o identico a quelle oggetto di precedenti osservazioni, oppure a "mostri" inventati dal cinema o dagli autori di fumetti, oppure ancora a figure della mitologia locale.
Un ufologo di fede assoluta potrebbe spiegare il primo caso sostenendo che si tratta di "alieni" provenienti dalla stessa civiltà, ma è molto più realistico parlare di autosuggestione (sono un tipo impressionabile, vedo l'identikit del "marziano" su un giornale o in TV, ci penso sopra a lungo e, di notte, con poca luce, credo di riconoscerlo in un bagliore troppo lontano per essere identificato o in una figura in movimento che magari è la mia vicina che porta a spasso il cane) o di burla.
Allo stesso modo, i casi di "reincarnazione" (una persona che, sotto ipnosi, manifesta i ricordi di un'altra persona vissuta secoli prima) potrebbero spiegarsi con il fenomeno della criptoamnesia, cioè il fatto che, con l'accumularsi dei ricordi nella mente, alcuni di essi potrebbero restare seppelliti in un angolo della mente in modo tale che questa non li riconosca più come propri; al normale livello di coscienza, non verrebbero mai fuori, mentre l'ipnosi potrebbe farli riemergere in forma di ricordi attribuiti ad altri. Dash cita a sostegno di questa teoria il caso di una donna inglese in cui si riteneva si fosse reincarnata una strega arsa sul rogo durante il XVI secolo. In effetti, ciò che la donna manifestava sotto ipnosi come "ricordi di una precedente vita" conteneva alcuni dati precisi, ad esempio il nome della strega e il fatto che il suo processo si fosse tenuto nel 1556: ma un ricercatore accertò che, in realtà, una strega con quel nome era stata processata nel 1566, dieci anni dopo. La spiegazione della discrepanza, come fu poi accertato, stava nel fatto che, nelle fonti successive della storia (risalenti al XIX secolo), un errore di stampa aveva trasformato il 1566 in 1556. Dunque, la supposta "medium" doveva essere venuta a conoscenza della storia in modo indiretto, attraverso un documento che conteneva l'errore. A quanto pare, comunque, la donna era in perfetta buona fede.

In questo caso, non occorre possedere la fantasia di un Philip K.Dick per comprendere come, tutto sommato, nel mentre sembra che si chiuda una porta, in realtà se ne apre un'altra. Il fenomeno della criptoamnesia sotto ipnosi, meriterebbe indagini molto approfondite, se non altro in virtù delle applicazioni che potrebbe trovare, ad esempio, nelle testimonianze giudiziarie. Un aspetto su cui anche Dash sembra d'accordo è che la possibile spiegazione di certi fenomeni potrebbe portare alla loro ridefinizione in termini diversi (da "paranormale" a "normale"), attraverso nuove e imprevedibili scoperte scientifiche o nuove e imprevedibili applicazioni di ciò che già sappiamo.
In sintesi, il fascino del paranormale sulle menti razionali è soprattutto questo: il dubbio che, in realtà, grattata via la crosta delle truffe e degli equivoci, si aprano all'improvviso vie di ricerca e di esplorazione mai battute prima, simili a foreste vergini e impervie che possono nascondere chissà quali tesori. E un altro dubbio, non meno importante del primo, è che (per mancanza di preparazione, di attenzione, di determinazione) finora si siano trascurati tutti quei segni che potevano mostrare la strada giusta, abbandonandoli ad altri che (ancora meno preparati, meno attenti, meno determinati) si sono cacciati in una serie di vicoli ciechi.



lunedì 4 aprile 2016

Una trave dal cielo



"Ma è proprio questo l'aspetto della
faccenda che mi è sempre piaciuto.
Flitcraft si era adattato alla caduta
delle travi, ma da allora non ne era
caduta più nessuna, e lui si riadattò
al fatto che non cadessero."

(Dashiell Hammett, Il falcone maltese)



E' probabile che solo i più attenti e appassionati tra i giallofili italiani conoscano già Elizabeth Sanxay Holding (newyorkese, moglie di un diplomatico inglese e per questo residente a lungo alle Bermuda, vissuta dal 18 giugno 1889 al 7 febbraio 1955). A quanto risulta, infatti, solo un suo romanzo, The Blank Wall, risulta tradotto da noi, ad opera di Feltrinelli, nei lontani anni '60. Oltre venti anni dopo, è uscito un racconto in un'antologia della Fanucci: poi, più nulla.
Nel 2001, Sellerio ha ristampato lo stesso romanzo, in una nuova traduzione, ma con lo stesso titolo, Una barriera di vuoto.
Elisabeth Sanxay Holding con le sue due figlie, negli anni '10
L'edizione originale di The Blank Wall (1947)

Una celebre edizione tascabile di The Blank Wall

L'edizione Sellerio di Una barriera di vuoto

L'antologia di Hitchcock in cui il romanzo uscì per la prima volta in Italia, nel 1960

L'edizione Feltrinelli del 1966

Per rendere l'idea di quanto fosse sconosciuta la Holding in Italia, basta questo esempio: da The Blank Wall sono stati tratti almeno due film, il più noto dei quali è The Reckless Moment, 1949, regia di Max Ophuls, interpreti principali Joan Bennett e James Mason. Ma nella scheda redatta per il monumentale Dizionario dei film 1996, a proposito di Sgomento (tale è il titolo dell'edizione italiana di questa pellicola), il solitamente scrupoloso Paolo Mereghetti non fa il minimo riferimento alla Holding e al suo romanzo.
Locandina di The Reckless MomentL

Fortunatamente, il successivo The Deep End (I segreti del lago) diretto da Scott McGee e David Siegel nel 2001, interpreti principali Tilda Swinton e Goran Visnijc, ha immediatamente riconosciuto il debito con la scrittrice americana, riportando a una non breve notorietà il suo ottimo romanzo.
Edizione dvd di The Deep End

Di sicuro, la Holding è una scrittrice di prim'ordine. Nella scelta di lettere e saggi di Raymond Chandler pubblicata in Italia nel 1976 da Milano Libri, essa è nominata due volte: in occasione della prima (in una lettera al giornalista Alex Barris datata 16.04.1949), è definita il miglior creatore di personaggi e suspense; nella seconda (in una lettera all'editore Hamish Hamilton datata 13.10.1950), il giudizio non cambia: la più grossa scrittrice di suspense, che non eccede e non irrita mai, crea personaggi straordinari e possiede una specie di calma interiore che trovo affascinante.
D'altronde, chiunque abbia letto Una barriera di vuoto non può che essere d'accordo con Chandler. La storia di Lucia Holley, cacciata nei guai dalla fatuità della figlia adolescente, costretta a mettersi contro la legge per proteggere il padre assassino involontario, sola contro una banda di ricattatori e poi complice di uno di essi (con il quale ha un rapporto in cui, benché non accada mai nulla, entrambi sono sempre ad un passo dal farlo accadere) quando questo si mette contro i suoi complici per proteggerla, sarebbe abbastanza avvincente anche se fosse scritta in modo appena decoroso; ma la Holding non si accontentava di essere decorosa: evidentemente, sapeva di poter arrivare molto più lontano.


Posto che le generalizzazioni e le categorie rigide sono utili ma non vanno prese troppo sul serio, possiamo dire che Una barriera di vuoto appartiene a quella categoria di romanzi caratterizzati da un'ambientazione borghese, in cui l'intreccio ruota intorno all'attesa di un evento che si prevede catastrofico e ineluttabile, la cui portata è amplificata dall'inanità, quanto meno apparente, del personaggio principale e dall'angoscia che ne consegue.
In questo tipo di romanzo, nel quale le psicologie e le atmosfere sono importanti almeno quanto la trama, le scrittrici hanno sempre raggiunto, per opinione pressoché unanime, risultati più importanti di quelli degli scrittori. Il genere, tra l'altro, inizia proprio grazie a una donna, Mary Roberts Rinehart, e continua, nel tempo, attraverso firme come Ethel Lina White, Margaret Millar, Ursula Curtiss, Mildred Davis, Margaret Yorke e ancora altre, fino ad arrivare a quella grande scrittrice, a prescindere dai generi, che è Ruth Rendell.
Mary Roberts Rinehart (1876-1958)

Ethel Lina White (1876-1944)

Margaret Millar (1915-94)

Ruth Rendell (1930-2015)

Margaret Yorke (1924-2012)

E' probabile che questa prevalenza al femminile abbia una spiegazione semplice, dovuta al modo in cui prendono forma le storie. Infatti, negli ambienti in cui si svolgono queste vicende, è improbabile che si trovino figure maschili così passive come è richiesto, mentre quelle femminili sono tutt'altro che rare: zitelle che vivono di sogni e dipendono materialmente da familiari oppressivi, ex spose felici relegate nel ruolo simbolico di angelo del focolare, signorine che si apprestano a fare il salto di qualità con un ricco matrimonio, ma solo a condizione che si omologhino, in tutto e per tutto, alle idee dell'ambiente che le aspetta. Stiamo parlando di una passività soprattutto interiore, consistente soprattutto nell'adesione incondizionata e acritica a precetti provenienti dall'esterno (dovuti, quindi, ad altre persone e non alle proprie esigenze) e nella definizione della propria identità in rapporto al ruolo rigido che questi comportano. In questi casi, se i segnali esterni non sono favorevoli, ogni forma di autostima può andare a farsi benedire e la personalità rischia di disintegrarsi.
Intendiamoci, non è che gli uomini non possano essere così anche loro. Ciò che fa la differenza è l'ambientazione. In una realtà medio-alto borghese, come quella di queste storie, un uomo così passivo sarebbe un emarginato, non avrebbe nulla da perdere e questo toglierebbe alla vicenda gran parte della sua tensione. Va detto, però, che il tema dell'emarginazione, cioé della decadenza dalla condizione borghese (la controparte al maschile del genere che stiamo descrivendo) esiste, e ha dato anche opere di alto livello, come, tra gli altri, i romanzi di David Goodis o alcuni dei migliori tra quelli firmati da Jim Thompson e da James Hadley Chase. Un vero capolavoro, Joy House (in Italiano, Crepi il migliore!), è saltato fuori, inopinatamente, dalla penna di un mestierante che scriveva solo per la pagnotta (ma lo faceva in modo spesso geniale), Day Keene. Ci sono, poi, autori che si sono mossi a cavallo tra i due generi, come Shelley Smith e Cornell Woolrich.
David Goodis (1917-67)

James Hadley Chase, pseudonimo di René Brabazon Raymond (1906-85)

Jim Thompson (1904-77)

Day Keene, pseudonimo di Gunnar Hjerstedt (1904-69)
Cornell Woolrich, che scriveva anche come George Hopley e William Irish (1903-68)

Proprio Woolrich ci dà l'opportunità di mostrare la differenza tra l'approccio al maschile e al femminile nei riguardi dello stesso tema. Woolrich era gay e, come non può sfuggire a nessun lettore attento, lo era al punto da scrivere come una donna. C'è un suo memorabile racconto, For the Rest of Her Life, tradotto in italiano con il titolo La prigioniera, in cui raggiunge, senza bisogno di trucchi a effetto, un livello di angoscia veramente ineguagliabile. Compariamolo a una storia simile (cioè di una mosca finita tra le grinfie di un ragno, dove il ragno è un uomo e la mosca una donna) come Before the Fact - Il sospetto, proprio quello che ispirò l'omonimo film di Hitchcock, scritto da Francis Iles. Woolrich soffre con la sua protagonista, nella quale si identifica, e riesce a destare la partecipazione del lettore; Iles, invece, sembra quasi che provi un compiacimento sadico nel descrivere quanto è stupida e autolesionista la sua. Chiariamolo subito: anche il romanzo di Iles è un'opera eccellente: ma, in certi punti, davvero crudele.
Anthony Berkeley, che scriveva anche con lo pseudonimo di Francis Iles (1893-1971)

Locandina di Il sospetto di Hitchcock

Anche da For the Rest of Her Life è stato tratto un film d'autore, Martha, di R.W. Fassbinder


Torniamo alla Holding. Una volta inquadrato il romanzo, vediamo di capire perché è così speciale.
La cornice: siamo intorno al 1942, c'è la guerra, che è lontana, ma non troppo: infatti, il marito di Lucia è al fronte. La tranquillità della East Coast, in cui si svolge la vicenda, è appena turbata da questa situazione: è come se della guerra arrivasse solo l'eco, ma costantemente, come negli ultimi capitoli di quel romanzo delicato e struggente che è La signora Miniver di Jan Struther, uscito solo pochi anni prima di The Blank Wall.
Joyce Maxtone Graham, che scriveva anche con lo pseudonimo di Jan Struther (1901-53)

L'edizione originale di La signora Miniver

La protagonista, Lucia Holley, è il centro e il motore della storia. Anche se il romanzo è scritto in terza persona, la prospettiva dei fatti è sempre la sua: un' ottima scelta stilistica, che permette di evitare quelle stucchevolezze tipiche della prima persona, purtroppo abbondanti, invece, nei romanzi della Rinehart e in quelli di altre scrittrici. La figura di Lucia è evidenziata, tra l'altro, dal contrasto con le altre donne presenti nella storia: quella che le assomiglia di più (nonché l'unica con cui ha un vero dialogo) è la domestica di colore, Sybil; la garrula signora Lloyd, ossia la vicina di casa che sembra uscita da un film edificante girato in piena era del Codice Hays, e la figlia adolescente di Lucia, Beatrice, non hanno nulla da spartire con lei.
In particolare, Beatrice è una sciacquetta viziata e superficiale che si atteggia ad anticonformista e disprezza in toto tutto ciò che rappresenta la madre, anche se, in mancanza di questa, non saprebbe provvedere neanche ai propri bisogni elementari; nel momento in cui viene confrontata con Lucia, rivela in pieno tutta la sua inconsistenza. Viene il sospetto che la Holding, che scrisse il romanzo dopo aver passato la mezza età, si sia divertita parecchio a sottolineare come tutte le attrattive di Beatrice consistano solo nella sua freschezza e giovinezza; mentre viceversa Lucia (che ha trentotto anni, ai tempi significavano un passo prima della vecchiaia) ha fascino da vendere. Ma, attenzione, Lucia non è una fatalona: nei momenti in cui tira fuori la sua stupefacente carica di sensualità (ad esempio, quando sceglie quali abiti indossare immaginando come apparirà agli altri o quando le preoccupazioni le impediscono di prendere sonno e si aggira nottetempo per la casa come un animale in gabbia) è sempre sola, libera dal giudizio di coloro che la circondano. Forse è esagerato avvicinarla, per questo aspetto, a tematiche femministe: ma, certo, in queste occasioni ricorda molto certi personaggi di Kate Chopin. In ogni caso, Martin Donnelly, il ricattatore che ne è attratto al punto da rovinarsi per lei, merita, sul piano emotivo, tutta la comprensione dei lettori.
Kate Chopin (1851-1904)

L'edizione originale di Il risveglio, il capolavoro di Kate Chopin (1899)


Il personaggio di Martin Donnelly merita un discorso a parte. Si tratta, infatti, di una figura che raramente si ritrova in romanzi, anche dello stesso genere, di autrici coetanee della Holding: nei quali, di solito, i maschi sono o irrecuperabilmente debosciati o tetragoni e impermeabili a qualsiasi dubbio. Piuttosto, sembra anticipare i complessi personaggi di autrici molto più giovani, specialmente Margaret Millar (1915-94) e Ruth Rendell (nata nel 1930). Ma, al tempo stesso, appartiene a una già solida tradizione letteraria. Vediamo perché.
C'è un racconto di Raymond Chandler, I'll Be Waiting (in italiano Aspetterò) che fu pubblicato per la prima volta sul Saturday Evening nel 1939: è difficile, perciò, che la Holding non lo conoscesse. In questa storia, un guardiano d'albergo, Tony Reseck, copre la fuga di un delinquente di mezza tacca, che invece avrebbe dovuto tenere d'occhio per conto di una banda che deve fargli la festa, solo perché affascinato dalla ragazza, Eve Cressy, che accompagna il tipo. Durante la fuga, però, il tipo viene sorpreso ugualmente dalla banda e ne segue uno scontro a fuoco in cui il capo della banda resta ucciso: così, anche la sorte di Tony Reseck è segnata.
Una copertina del Saturday Evening del 1939

Raymond Chandler (1888-1959)

Un'antologia pulp di racconti di Chandler

Tony Reseck (come Martin Donnelly, in tutto e per tutto) decide e agisce in totale autonomia: di fronte a una donna che lo colpisce profondamente, si mette in luce non attraverso un gesto superficiale, di pura apparenza, da pavone che fa la ruota, bensì facendo ciò di cui la donna in questione ha bisogno; questo, senza che lei abbia chiesto nulla e senza chiedere nulla in cambio. Perché?
Innanzitutto, si potrebbe rispondere, perché Eve Cressy e Lucia Holley non sono donne banali. Se, al posto di Lucia, ci fosse la signora Lloyd, si può immaginare che Martin Donnelly non si farebbe tanti scrupoli (ma figuriamoci se si può trovare un appiglio per ricattare una come la perfettissima signora Lloyd). Va bene, ma non è tutto. E' mai possibile che un duro che ha spadroneggiato in mezzo mondo ed è capace di strozzare il suo migliore amico come un cappone, davanti a un po' di gnocca, si trasformi in un sentimentale?
Naturalmente, tipi come Martin Donnelly o Tony Reseck non rischierebbero la vita per così poco. No, la realtà è un'altra. A colpirli è soprattutto il fatto che, di fronte a Lucy Holley e a Eve Cressy, si trovano come davanti a uno specchio. Il mondo pullula di signore attraenti e rispettabili e di ragazze perdute dietro un fallito; di avventurieri che fanno i soldi in ogni modo e di tirapiedi che vedono solo ciò che gli viene ordinato di vedere. Ma le signore attraenti e rispettabili come Lucia Holley sono molto rare; così come le ragazze perdute dietro un fallito come Eve Cressy, gli avventurieri che fanno i soldi in ogni modo come Martin Donnelly e i tirapiedi che vedono solo ciò che gli viene ordinato di vedere come Tony Reseck. Nulla può rendere consapevoli della propria diversità, quanto la percezione di quella di un altro.
Per entrambi gli uomini, la rivelazione è una sorpresa: come una trave che ti sfiora piombandoti addosso da un palazzo in costruzione.


Che cosa può fare, un uomo che viene sfiorato da una trave caduta dal cielo? Ringraziare il proprio santo patrono di essersi trovato un centimetro più dietro, per esempio; oppure svenire per lo spavento; o fregarsene e tirare dritto: non è mica impossibile.
Oppure, può fare come un certo Charles Flitcraft, un tipo che spunta fuori, di colpo, nei discorsi tra il detective Sam Spade e la sua cliente Brigid O'Shaughnessy, nel settimo capitolo di Il Falcone Maltese di Dashiell Hammett. Flitcraft, agente immobiliare, fa una vita tranquilla in una piccola città dalle parti della West Coast fino al giorno in cui, appunto, viene sfiorato da una trave che gli cade addosso da un cantiere. Per uno come lui, abituato alla vita ordinata (la casa e l'ufficio, gli stessi ristoranti e gli stessi amici, il golf sempre nello stesso giorno della settimana), questa intrusione del Fato rappresenta uno choc: è come se qualcuno avesse tolto il coperchio alla vita, permettendogli di osservare il meccanismo. In pratica, tutti i principi in base ai quali si era sempre regolato con una metodicità che ha qualcosa di superstizioso, si sono rivelati un'illusione. Flitcraft ne è sconvolto al punto che, anziché tornare a casa, abbandona tutto e vive per più di un anno come un vagabondo; poi si stabilisce in una città non lontana da quella in cui abitava, assume il nome di Charles Pierce, sposa una donna simile a quella che aveva lasciato, riprende la sua professione e la stessa vita di prima. Quando Spade lo ritrova, per conto della prima moglie, Flitcraft non riesce a spiegare il perché si sia comportato in questo modo: ma il detective capisce come l'uomo, con il passare del tempo, dopo la sorpresa iniziale, abbia compreso che non importa che l'illusione non sia la realtà, se si può continuare a vivere come se l'illusione fosse vera. Soprattutto (Hammett non lo dice chiaramente, ma è implicito) se poi la realtà non è altro che un racconto narrato da un idiota, pieno di suono e di furia, che non significa nulla, come dice il Macbeth in una frase che, non a caso, ispirò nello stesso periodo un memorabile romanzo di William Faulkner.
Dashiell Hammett (1894-1961)

L'edizione originale di Il falcone maltese

La locandina del film tratto dal romanzo, nel quale però la storia di Flitcraft-Pierce è assente

Alla stessa conclusione arriverebbero Martin Donnelly e Tony Reseck, se non fossero destinati a finire il primo nella camera a gas e il secondo imbottito di piombo dai suoi ex amici. Ci arriverà sicuramente Lucia Holley: che, invece, dopo aver violato tutti quelli che riteneva essere i suoi principi aiutando Martin Donnelly a far sparire il cadavere del complice che questi ha strangolato, ha la possibilità di riprendere la sua vita come se non fosse accaduto nulla.

In un acuto saggio del 1974, il critico Steven Marcus sostenne che la storia di Flitcraft-Pierce, oltre a rivelare la qualità del talento narrativo di Hammett, costituiva anche il nocciolo della sua opera. Aspetterò dimostra che Chandler la pensava nello stesso modo. Inoltre, ognuno può rendersi conto che, per concepire storie come queste, non basta la buona volontà: occorre essere dei grandi scrittori. Hammett e Chandler non saranno Faulkner o Tolstoj (il Tolstoj dell'Ivan Il'ic) ma non sono nemmeno così distanti da loro, come invece potrebbero far credere certi critici che quasi sembrano scusarsi se li apprezzano.
E la Holding, per concludere? La Holding che scriveva Una barriera di vuoto era una rispettabile signora di mezza età: un personaggio, secondo la mitologia trasmessa da tanti romanzi e tanti film noir, davvero privo di importanza. Eppure, curiosamente, oggi possiamo affermare (dopo decenni in cui abbiamo visto accostare in modo scellerato i nomi di Chandler e Hammett a una miriade de scribacchini che avevano in comune con loro solo la paccottiglia dei pulps: i doppi whisky e le sigarette tra le labbra, i gangster dai nomi improbabili come Darcy Glinto e gli sbirri dal cazzotto facile, le bionde dalle lunghe gambe inguainate nella seta e le dark ladies che baciano e uccidono con la stessa espressione) che è stato proprio un personaggio così a raccogliere nel modo migliore l'eredità dei maestri.