venerdì 1 aprile 2016

Una tomba anonima in una terra straniera

Due storie si intersecano nello stesso giorno: una è quella di un successo trionfale, l'altra quella di un mistero che nasconde sicuramente una tragedia, anche se non ne conosciamo i dettagli.
La mattina dell'8 maggio 1927, il giovane pilota americano Charles Lindbergh, abituato a percorrere in lungo e in largo gli Usa volando nei servizi postali, decollò dalla pista di San Diego, California, per portare a New York il suo aereo, un modello della Ryan Airlines chiamato Spirit of St.Louis, progettato apposta per compiere la prima trasvolata senza scalo New York-Parigi. Tra il 20 e il 21 maggio successivi, compì il volo, atterrando trionfalmente a Le Bourget, raggiungendo una fama che ancora oggi è intatta e aggiudicandosi il premio di 25.000 dollari messo in palio dal miliardario George Orteig, imprenditore del settore alberghiero, nel 1919.
Charles Lindbergh (1902-74)

L'aereo di Lindbergh, lo Spirit of St. Louis

Dettagli della progettazione dello Spirit of St. Louis

L'impresa, ai tempi, era considerata talmente rischiosa che nei primi 5 anni nessun pilota si azzardò a tentarla: eppure stiamo parlando degli anni successivi alla Grande Guerra, quando di piloti temerari e abituati a sfidare pericoli di ogni genere, era pieno il mondo.
Il primo tentativo serio era stato però quello dell'Asso degli Assi della caccia francese, quel René Fonck che, partendo come semplice meccanico e poi osservatore sui ricognitori, era riuscito ad abbattere 75 aerei nemici. Nel 1926, il celebre ingegnere Igor Sikorsky gli aveva costruito un trimotore denominato S-35; nel settembre di quell'anno, Fonck aveva tentato di partire dal Roosevelt Field di New York: il velivolo, secondo Sikorsky, era sovraccarico ed erano necessari ulteriori test, ma Fonck temeva che, con l'arrivo dell'autunno, il viaggio sarebbe diventato molto più rischioso e aveva anticipato la partenza. Aveva avuto ragione Sikorsky: l'aereo si era schiantato già al decollo, e due dei quattro uomini a bordo erano morti (non Fonck, che si era salvato).
René Fonck (1894-1953)

Il Sikorsky S-35

L'incidente del 21 settembre 1926, quando il Sikorsky S-35 di Fonck finì distrutto

In seguito, ci aveva provato Floyd Bennett, il pilota che aveva accompagnato l'ammiraglio Richard E. Byrd nei suoi due viaggi verso il Polo Nord nel 1925 e 1926. Patrocinato da Byrd, nell'aprile del 1927 Bennett si era messo a testare un pesante trimotore Fokker che sembrava il velivolo più adatto all'impresa: ma, durante il decollo per un volo di prova, questo era andato distrutto in un incidente nel quale Bennett, il copilota Noville e Byrd erano rimasti feriti. Bennett sarebbe poi morto l'anno dopo per le conseguenze delle ferite.
Floyd Bennett (1890-1928)

Il trimotore Fokker di Floyd Bennett, denominato America

I più importanti predecessori di Lindbergh, però, erano stati i francesi Charles Nungesser e Francois Coli, partiti da Parigi proprio nello stesso 8 maggio 1927 in cui Lindbergh aveva compiuto la sua ultima tappa verso New York, e scomparsi in volo senza lasciare tracce. Il loro destino è tanto più oscuro in quanto i due, per alleggerire il carico dell'aereo, avevano smontato da questo tutti i pesi ritenuti superflui, compresa la radio, per cui non comunicarono mai la loro posizione, anche se furono visti più volte da diversi osservatori.
Charles Nungesser (1892-1927)

Francois Coli (1881-1927)

L'aereo di Nungesser e Coli, l'Oiseau Blanc

Per decenni, si è creduto che il loro aereo fosse incappato in una tempesta sull'Atlantico e precipitato in mare. Sembrava anche una fine in armonia con lo spirito temerario dei personaggi: entrambi aviatori reduci della Prima Guerra Mondiale, dalla quale Nungesser era tornato con 40 vittorie aeree i segni di oltre 40 ferite e Coli pure ripetutamente ferito e privo dell'occhio destro; prima di arruolarsi nell'aviazione, avevano girato il mondo conducendo esistenze avventurose al limite della leggenda, il marsigliese Coli come marinaio e il parigino Nungesser come pilota automobilistico.
Insomma, a forza di sfidare la morte, erano andati incontro a un destino inevitabile.
Il piano di volo di Nungesser e Coli (in blu) e il tragitto ricostruito in base alle osservazioni compiute tra Europa e Atlantico (in rosso) 

Solo negli anni '80, Gunnar Hansen, uno scrittore americano di origine islandese che era anche un famoso attore (interpretò Leatherface nell'horror Non aprite quella porta), svolgendo alcune ricerche, giunse a una conclusione inquietante. Tra il pomeriggio e la sera dell'8 maggio 1927, nell'area costiera orientale nordamericana, tra Canada e Usa, almeno 17 testimoni diversi videro passare sulle loro teste un aereo dipinto di bianco (l'aereo dei due, un biplano Levasseur dal motore Lorraine-Dietrich potente e avveniristico, denominato l'Oiseau Blanc, l'Uccello Bianco) o ne sentirono il rumore oltre le nuvole.
Gunnar Hansen (1947-2015)

Tutti questi avvistamenti, messi in fila sulla carta geografica, descrivono una linea retta identica alla rotta in direzione Sud-Sud-Ovest che i due piloti avevano dichiarato di voler seguire in quel tratto. Le segnalazioni, tutte provenienti da zone poco abitate, si interrompono bruscamente dopo la palude Great Heath, nel Maine, proprio prima di entrare in un'area più densamente popolata.
Tutto, dunque, lascia pensare che L'Oiseau Blanc precipitò proprio in quella palude o in uno dei piccoli laghetti che si trovano a Nord-Est di questa. L'ipotesi è suffragata dal fatto che, per alleggerire il carico e consumare meno carburante, l'aereo montava un carrello sganciabile (che infatti fu sganciato subito dopo il decollo) ed era attrezzato solo per ammarare come un idrovolante: pertanto, se fosse stato costretto a un atterraggio di emergenza, il pilota Nungesser (Coli svolgeva il ruolo di navigatore) avrebbe puntato dritto su uno specchio d'acqua.
La posizione della palude Great Heath all'interno del Maine

Un panorama che mostra un angolo della palude Great Heath

L'ipotesi più considerata attualmente, è che Nungesser, incappato in una tempesta (che effettivamente ci fu), tentò di portarsi al di sopra di questa, forse nella speranza di cambiare rotta e dirigersi verso la più vicina Québec, in modo da atterrare velocemente e mettersi almeno in salvo; ma il ghiaccio che si era formato nel motore, in seguito al brusco abbassamento di temperatura, tipico dell'interno delle nubi temporalesche, glielo fece spegnere durante la salita; quindi, l'aereo precipitò rapidamente da una quota talmente alta da farlo arrivare al suolo a una velocità tale da distruggerlo, uccidendo sul colpo i piloti.
A parte la difficoltà di localizzare esattamente il relitto, c'è da aggiungere che il Maine (lo stato Usa in cui vive Stephen King, la cui casa si trova a Bangor, a soli 100 km dalla palude in questione) è un territorio ancora in gran parte selvaggio, pieno di impenetrabili foreste e vaste paludi, tutte aree coperte da una nebbia fittissima in inverno e infestate da miliardi di insetti come zanzare e tafani in estate. Anche il semplice trasporto delle attrezzature che servirebbero per la ricerca del relitto, in queste condizioni, appare difficilissimo. Questo, però, non sembra aver fermato gli ammiratori dei due aviatori francesi, decisi a riportarli a casa perché siano seppelliti con i dovuti onori, anziché lasciarli in “una tomba anonima in una terra straniera” (Clive Cussler, che ha organizzato alcune ricerche senza esito nella zona).
Tuttavia, benché le ricerche compiute nella zona dal 1984 a oggi siano state tante, forse perché improvvisate e mai realizzate secondo un piano sistematico, non hanno ancora dato esito. Ogni tanto è saltato fuori qualche ritrovamento di parti metalliche (quelle più facilmente identificabili come appartenenti a un particolare modello di aereo), ma finora ancora nulla di decisivo.


1 commento: