Due storie si intersecano nello stesso
giorno: una è quella di un successo trionfale, l'altra quella di un
mistero che nasconde sicuramente una tragedia, anche se non ne
conosciamo i dettagli.
La mattina dell'8 maggio 1927, il
giovane pilota americano Charles Lindbergh, abituato a percorrere in
lungo e in largo gli Usa volando nei servizi postali, decollò dalla
pista di San Diego, California, per portare a New York il suo aereo, un modello della Ryan Airlines chiamato Spirit of St.Louis, progettato apposta per compiere la prima
trasvolata senza scalo New York-Parigi. Tra il 20 e il 21 maggio
successivi, compì il volo, atterrando trionfalmente a Le Bourget,
raggiungendo una fama che ancora oggi è intatta e aggiudicandosi il
premio di 25.000 dollari messo in palio dal miliardario George
Orteig, imprenditore del settore alberghiero, nel 1919.
Charles Lindbergh (1902-74)
L'aereo di Lindbergh, lo Spirit of St. Louis
Dettagli della progettazione dello Spirit of St. Louis
L'impresa, ai tempi, era considerata
talmente rischiosa che nei primi 5 anni nessun pilota si azzardò a
tentarla: eppure stiamo parlando degli anni successivi alla Grande
Guerra, quando di piloti temerari e abituati a sfidare pericoli di
ogni genere, era pieno il mondo.
Il primo tentativo serio era stato
però quello dell'Asso degli Assi della caccia francese, quel René
Fonck che, partendo come semplice meccanico e poi osservatore sui
ricognitori, era riuscito ad abbattere 75 aerei nemici. Nel 1926, il
celebre ingegnere Igor Sikorsky gli aveva costruito un trimotore
denominato S-35; nel settembre di quell'anno, Fonck aveva tentato di
partire dal Roosevelt Field di New York: il velivolo, secondo
Sikorsky, era sovraccarico ed erano necessari ulteriori test, ma
Fonck temeva che, con l'arrivo dell'autunno, il viaggio sarebbe
diventato molto più rischioso e aveva anticipato la partenza. Aveva
avuto ragione Sikorsky: l'aereo si era schiantato già al decollo, e
due dei quattro uomini a bordo erano morti (non Fonck, che si era
salvato).
René Fonck (1894-1953)
Il Sikorsky S-35
L'incidente del 21 settembre 1926, quando il Sikorsky S-35 di Fonck finì distrutto
In seguito, ci aveva provato Floyd
Bennett, il pilota che aveva accompagnato l'ammiraglio Richard E.
Byrd nei suoi due viaggi verso il Polo Nord nel 1925 e 1926.
Patrocinato da Byrd, nell'aprile del 1927 Bennett si era messo a
testare un pesante trimotore Fokker che sembrava il velivolo più
adatto all'impresa: ma, durante il decollo per un volo di prova,
questo era andato distrutto in un incidente nel quale Bennett, il
copilota Noville e Byrd erano rimasti feriti. Bennett sarebbe poi
morto l'anno dopo per le conseguenze delle ferite.
Floyd Bennett (1890-1928)
Il trimotore Fokker di Floyd Bennett, denominato America
I più importanti predecessori di
Lindbergh, però, erano stati i francesi Charles Nungesser e Francois
Coli, partiti da Parigi proprio nello stesso 8 maggio 1927 in cui
Lindbergh aveva compiuto la sua ultima tappa verso New York, e
scomparsi in volo senza lasciare tracce. Il loro destino è tanto più
oscuro in quanto i due, per alleggerire il carico dell'aereo, avevano
smontato da questo tutti i pesi ritenuti superflui, compresa la
radio, per cui non comunicarono mai la loro posizione, anche se
furono visti più volte da diversi osservatori.
Charles Nungesser (1892-1927)
Francois Coli (1881-1927)
L'aereo di Nungesser e Coli, l'Oiseau Blanc
Per decenni, si è creduto che il loro
aereo fosse incappato in una tempesta sull'Atlantico e precipitato in
mare. Sembrava anche una fine in armonia con lo spirito temerario dei
personaggi: entrambi aviatori reduci della Prima Guerra Mondiale,
dalla quale Nungesser era tornato con 40 vittorie aeree i segni di
oltre 40 ferite e Coli pure ripetutamente ferito e privo dell'occhio
destro; prima di arruolarsi nell'aviazione, avevano girato il mondo
conducendo esistenze avventurose al limite della leggenda, il
marsigliese Coli come marinaio e il parigino Nungesser come pilota
automobilistico.
Insomma, a forza di sfidare la morte,
erano andati incontro a un destino inevitabile.
Il piano di volo di Nungesser e Coli (in blu) e il tragitto ricostruito in base alle osservazioni compiute tra Europa e Atlantico (in rosso)
Solo negli anni '80, Gunnar Hansen, uno scrittore americano di origine islandese che era anche un famoso attore
(interpretò Leatherface nell'horror Non aprite quella porta),
svolgendo alcune ricerche, giunse a una conclusione inquietante. Tra
il pomeriggio e la sera dell'8 maggio 1927, nell'area costiera
orientale nordamericana, tra Canada e Usa, almeno 17 testimoni
diversi videro passare sulle loro teste un aereo dipinto di bianco
(l'aereo dei due, un biplano Levasseur dal motore Lorraine-Dietrich
potente e avveniristico, denominato l'Oiseau Blanc, l'Uccello
Bianco) o ne sentirono il rumore oltre le nuvole.
Gunnar Hansen (1947-2015)
Tutti questi avvistamenti, messi in
fila sulla carta geografica, descrivono una linea retta identica alla
rotta in direzione Sud-Sud-Ovest che i due piloti avevano dichiarato
di voler seguire in quel tratto. Le segnalazioni, tutte provenienti
da zone poco abitate, si interrompono bruscamente dopo la palude
Great Heath, nel Maine, proprio prima di entrare in un'area più
densamente popolata.
Tutto, dunque, lascia pensare che
L'Oiseau Blanc precipitò proprio in quella palude o in uno dei
piccoli laghetti che si trovano a Nord-Est di questa. L'ipotesi è
suffragata dal fatto che, per alleggerire il carico e consumare meno
carburante, l'aereo montava un carrello sganciabile (che infatti fu
sganciato subito dopo il decollo) ed era attrezzato solo per ammarare
come un idrovolante: pertanto, se fosse stato costretto a un
atterraggio di emergenza, il pilota Nungesser (Coli svolgeva il ruolo
di navigatore) avrebbe puntato dritto su uno specchio d'acqua.
La posizione della palude Great Heath all'interno del Maine
Un panorama che mostra un angolo della palude Great Heath
L'ipotesi più considerata
attualmente, è che Nungesser, incappato in una tempesta (che
effettivamente ci fu), tentò di portarsi al di sopra di questa,
forse nella speranza di cambiare rotta e dirigersi verso la più
vicina Québec, in modo da atterrare velocemente e mettersi almeno in
salvo; ma il ghiaccio che si era formato nel motore, in seguito al
brusco abbassamento di temperatura, tipico dell'interno delle nubi
temporalesche, glielo fece spegnere durante la salita; quindi,
l'aereo precipitò rapidamente da una quota talmente alta da farlo
arrivare al suolo a una velocità tale da distruggerlo, uccidendo sul
colpo i piloti.
A parte la difficoltà di localizzare
esattamente il relitto, c'è da aggiungere che il Maine (lo stato Usa
in cui vive Stephen King, la cui casa si trova a Bangor, a soli 100
km dalla palude in questione) è un territorio ancora in gran parte
selvaggio, pieno di impenetrabili foreste e vaste paludi, tutte aree
coperte da una nebbia fittissima in inverno e infestate da miliardi
di insetti come zanzare e tafani in estate. Anche il semplice
trasporto delle attrezzature che servirebbero per la ricerca del
relitto, in queste condizioni, appare difficilissimo. Questo, però,
non sembra aver fermato gli ammiratori dei due aviatori francesi,
decisi a riportarli a casa perché siano seppelliti con i dovuti
onori, anziché lasciarli in “una tomba anonima in una terra
straniera” (Clive Cussler, che ha organizzato alcune ricerche senza
esito nella zona).
Tuttavia, benché le ricerche
compiute nella zona dal 1984 a oggi siano state tante, forse perché
improvvisate e mai realizzate secondo un piano sistematico, non hanno
ancora dato esito. Ogni tanto è saltato fuori qualche ritrovamento
di parti metalliche (quelle più facilmente identificabili come
appartenenti a un particolare modello di aereo), ma finora ancora
nulla di decisivo.
Che storia affascinante!
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