lunedì 4 aprile 2016

Una trave dal cielo



"Ma è proprio questo l'aspetto della
faccenda che mi è sempre piaciuto.
Flitcraft si era adattato alla caduta
delle travi, ma da allora non ne era
caduta più nessuna, e lui si riadattò
al fatto che non cadessero."

(Dashiell Hammett, Il falcone maltese)



E' probabile che solo i più attenti e appassionati tra i giallofili italiani conoscano già Elizabeth Sanxay Holding (newyorkese, moglie di un diplomatico inglese e per questo residente a lungo alle Bermuda, vissuta dal 18 giugno 1889 al 7 febbraio 1955). A quanto risulta, infatti, solo un suo romanzo, The Blank Wall, risulta tradotto da noi, ad opera di Feltrinelli, nei lontani anni '60. Oltre venti anni dopo, è uscito un racconto in un'antologia della Fanucci: poi, più nulla.
Nel 2001, Sellerio ha ristampato lo stesso romanzo, in una nuova traduzione, ma con lo stesso titolo, Una barriera di vuoto.
Elisabeth Sanxay Holding con le sue due figlie, negli anni '10
L'edizione originale di The Blank Wall (1947)

Una celebre edizione tascabile di The Blank Wall

L'edizione Sellerio di Una barriera di vuoto

L'antologia di Hitchcock in cui il romanzo uscì per la prima volta in Italia, nel 1960

L'edizione Feltrinelli del 1966

Per rendere l'idea di quanto fosse sconosciuta la Holding in Italia, basta questo esempio: da The Blank Wall sono stati tratti almeno due film, il più noto dei quali è The Reckless Moment, 1949, regia di Max Ophuls, interpreti principali Joan Bennett e James Mason. Ma nella scheda redatta per il monumentale Dizionario dei film 1996, a proposito di Sgomento (tale è il titolo dell'edizione italiana di questa pellicola), il solitamente scrupoloso Paolo Mereghetti non fa il minimo riferimento alla Holding e al suo romanzo.
Locandina di The Reckless MomentL

Fortunatamente, il successivo The Deep End (I segreti del lago) diretto da Scott McGee e David Siegel nel 2001, interpreti principali Tilda Swinton e Goran Visnijc, ha immediatamente riconosciuto il debito con la scrittrice americana, riportando a una non breve notorietà il suo ottimo romanzo.
Edizione dvd di The Deep End

Di sicuro, la Holding è una scrittrice di prim'ordine. Nella scelta di lettere e saggi di Raymond Chandler pubblicata in Italia nel 1976 da Milano Libri, essa è nominata due volte: in occasione della prima (in una lettera al giornalista Alex Barris datata 16.04.1949), è definita il miglior creatore di personaggi e suspense; nella seconda (in una lettera all'editore Hamish Hamilton datata 13.10.1950), il giudizio non cambia: la più grossa scrittrice di suspense, che non eccede e non irrita mai, crea personaggi straordinari e possiede una specie di calma interiore che trovo affascinante.
D'altronde, chiunque abbia letto Una barriera di vuoto non può che essere d'accordo con Chandler. La storia di Lucia Holley, cacciata nei guai dalla fatuità della figlia adolescente, costretta a mettersi contro la legge per proteggere il padre assassino involontario, sola contro una banda di ricattatori e poi complice di uno di essi (con il quale ha un rapporto in cui, benché non accada mai nulla, entrambi sono sempre ad un passo dal farlo accadere) quando questo si mette contro i suoi complici per proteggerla, sarebbe abbastanza avvincente anche se fosse scritta in modo appena decoroso; ma la Holding non si accontentava di essere decorosa: evidentemente, sapeva di poter arrivare molto più lontano.


Posto che le generalizzazioni e le categorie rigide sono utili ma non vanno prese troppo sul serio, possiamo dire che Una barriera di vuoto appartiene a quella categoria di romanzi caratterizzati da un'ambientazione borghese, in cui l'intreccio ruota intorno all'attesa di un evento che si prevede catastrofico e ineluttabile, la cui portata è amplificata dall'inanità, quanto meno apparente, del personaggio principale e dall'angoscia che ne consegue.
In questo tipo di romanzo, nel quale le psicologie e le atmosfere sono importanti almeno quanto la trama, le scrittrici hanno sempre raggiunto, per opinione pressoché unanime, risultati più importanti di quelli degli scrittori. Il genere, tra l'altro, inizia proprio grazie a una donna, Mary Roberts Rinehart, e continua, nel tempo, attraverso firme come Ethel Lina White, Margaret Millar, Ursula Curtiss, Mildred Davis, Margaret Yorke e ancora altre, fino ad arrivare a quella grande scrittrice, a prescindere dai generi, che è Ruth Rendell.
Mary Roberts Rinehart (1876-1958)

Ethel Lina White (1876-1944)

Margaret Millar (1915-94)

Ruth Rendell (1930-2015)

Margaret Yorke (1924-2012)

E' probabile che questa prevalenza al femminile abbia una spiegazione semplice, dovuta al modo in cui prendono forma le storie. Infatti, negli ambienti in cui si svolgono queste vicende, è improbabile che si trovino figure maschili così passive come è richiesto, mentre quelle femminili sono tutt'altro che rare: zitelle che vivono di sogni e dipendono materialmente da familiari oppressivi, ex spose felici relegate nel ruolo simbolico di angelo del focolare, signorine che si apprestano a fare il salto di qualità con un ricco matrimonio, ma solo a condizione che si omologhino, in tutto e per tutto, alle idee dell'ambiente che le aspetta. Stiamo parlando di una passività soprattutto interiore, consistente soprattutto nell'adesione incondizionata e acritica a precetti provenienti dall'esterno (dovuti, quindi, ad altre persone e non alle proprie esigenze) e nella definizione della propria identità in rapporto al ruolo rigido che questi comportano. In questi casi, se i segnali esterni non sono favorevoli, ogni forma di autostima può andare a farsi benedire e la personalità rischia di disintegrarsi.
Intendiamoci, non è che gli uomini non possano essere così anche loro. Ciò che fa la differenza è l'ambientazione. In una realtà medio-alto borghese, come quella di queste storie, un uomo così passivo sarebbe un emarginato, non avrebbe nulla da perdere e questo toglierebbe alla vicenda gran parte della sua tensione. Va detto, però, che il tema dell'emarginazione, cioé della decadenza dalla condizione borghese (la controparte al maschile del genere che stiamo descrivendo) esiste, e ha dato anche opere di alto livello, come, tra gli altri, i romanzi di David Goodis o alcuni dei migliori tra quelli firmati da Jim Thompson e da James Hadley Chase. Un vero capolavoro, Joy House (in Italiano, Crepi il migliore!), è saltato fuori, inopinatamente, dalla penna di un mestierante che scriveva solo per la pagnotta (ma lo faceva in modo spesso geniale), Day Keene. Ci sono, poi, autori che si sono mossi a cavallo tra i due generi, come Shelley Smith e Cornell Woolrich.
David Goodis (1917-67)

James Hadley Chase, pseudonimo di René Brabazon Raymond (1906-85)

Jim Thompson (1904-77)

Day Keene, pseudonimo di Gunnar Hjerstedt (1904-69)
Cornell Woolrich, che scriveva anche come George Hopley e William Irish (1903-68)

Proprio Woolrich ci dà l'opportunità di mostrare la differenza tra l'approccio al maschile e al femminile nei riguardi dello stesso tema. Woolrich era gay e, come non può sfuggire a nessun lettore attento, lo era al punto da scrivere come una donna. C'è un suo memorabile racconto, For the Rest of Her Life, tradotto in italiano con il titolo La prigioniera, in cui raggiunge, senza bisogno di trucchi a effetto, un livello di angoscia veramente ineguagliabile. Compariamolo a una storia simile (cioè di una mosca finita tra le grinfie di un ragno, dove il ragno è un uomo e la mosca una donna) come Before the Fact - Il sospetto, proprio quello che ispirò l'omonimo film di Hitchcock, scritto da Francis Iles. Woolrich soffre con la sua protagonista, nella quale si identifica, e riesce a destare la partecipazione del lettore; Iles, invece, sembra quasi che provi un compiacimento sadico nel descrivere quanto è stupida e autolesionista la sua. Chiariamolo subito: anche il romanzo di Iles è un'opera eccellente: ma, in certi punti, davvero crudele.
Anthony Berkeley, che scriveva anche con lo pseudonimo di Francis Iles (1893-1971)

Locandina di Il sospetto di Hitchcock

Anche da For the Rest of Her Life è stato tratto un film d'autore, Martha, di R.W. Fassbinder


Torniamo alla Holding. Una volta inquadrato il romanzo, vediamo di capire perché è così speciale.
La cornice: siamo intorno al 1942, c'è la guerra, che è lontana, ma non troppo: infatti, il marito di Lucia è al fronte. La tranquillità della East Coast, in cui si svolge la vicenda, è appena turbata da questa situazione: è come se della guerra arrivasse solo l'eco, ma costantemente, come negli ultimi capitoli di quel romanzo delicato e struggente che è La signora Miniver di Jan Struther, uscito solo pochi anni prima di The Blank Wall.
Joyce Maxtone Graham, che scriveva anche con lo pseudonimo di Jan Struther (1901-53)

L'edizione originale di La signora Miniver

La protagonista, Lucia Holley, è il centro e il motore della storia. Anche se il romanzo è scritto in terza persona, la prospettiva dei fatti è sempre la sua: un' ottima scelta stilistica, che permette di evitare quelle stucchevolezze tipiche della prima persona, purtroppo abbondanti, invece, nei romanzi della Rinehart e in quelli di altre scrittrici. La figura di Lucia è evidenziata, tra l'altro, dal contrasto con le altre donne presenti nella storia: quella che le assomiglia di più (nonché l'unica con cui ha un vero dialogo) è la domestica di colore, Sybil; la garrula signora Lloyd, ossia la vicina di casa che sembra uscita da un film edificante girato in piena era del Codice Hays, e la figlia adolescente di Lucia, Beatrice, non hanno nulla da spartire con lei.
In particolare, Beatrice è una sciacquetta viziata e superficiale che si atteggia ad anticonformista e disprezza in toto tutto ciò che rappresenta la madre, anche se, in mancanza di questa, non saprebbe provvedere neanche ai propri bisogni elementari; nel momento in cui viene confrontata con Lucia, rivela in pieno tutta la sua inconsistenza. Viene il sospetto che la Holding, che scrisse il romanzo dopo aver passato la mezza età, si sia divertita parecchio a sottolineare come tutte le attrattive di Beatrice consistano solo nella sua freschezza e giovinezza; mentre viceversa Lucia (che ha trentotto anni, ai tempi significavano un passo prima della vecchiaia) ha fascino da vendere. Ma, attenzione, Lucia non è una fatalona: nei momenti in cui tira fuori la sua stupefacente carica di sensualità (ad esempio, quando sceglie quali abiti indossare immaginando come apparirà agli altri o quando le preoccupazioni le impediscono di prendere sonno e si aggira nottetempo per la casa come un animale in gabbia) è sempre sola, libera dal giudizio di coloro che la circondano. Forse è esagerato avvicinarla, per questo aspetto, a tematiche femministe: ma, certo, in queste occasioni ricorda molto certi personaggi di Kate Chopin. In ogni caso, Martin Donnelly, il ricattatore che ne è attratto al punto da rovinarsi per lei, merita, sul piano emotivo, tutta la comprensione dei lettori.
Kate Chopin (1851-1904)

L'edizione originale di Il risveglio, il capolavoro di Kate Chopin (1899)


Il personaggio di Martin Donnelly merita un discorso a parte. Si tratta, infatti, di una figura che raramente si ritrova in romanzi, anche dello stesso genere, di autrici coetanee della Holding: nei quali, di solito, i maschi sono o irrecuperabilmente debosciati o tetragoni e impermeabili a qualsiasi dubbio. Piuttosto, sembra anticipare i complessi personaggi di autrici molto più giovani, specialmente Margaret Millar (1915-94) e Ruth Rendell (nata nel 1930). Ma, al tempo stesso, appartiene a una già solida tradizione letteraria. Vediamo perché.
C'è un racconto di Raymond Chandler, I'll Be Waiting (in italiano Aspetterò) che fu pubblicato per la prima volta sul Saturday Evening nel 1939: è difficile, perciò, che la Holding non lo conoscesse. In questa storia, un guardiano d'albergo, Tony Reseck, copre la fuga di un delinquente di mezza tacca, che invece avrebbe dovuto tenere d'occhio per conto di una banda che deve fargli la festa, solo perché affascinato dalla ragazza, Eve Cressy, che accompagna il tipo. Durante la fuga, però, il tipo viene sorpreso ugualmente dalla banda e ne segue uno scontro a fuoco in cui il capo della banda resta ucciso: così, anche la sorte di Tony Reseck è segnata.
Una copertina del Saturday Evening del 1939

Raymond Chandler (1888-1959)

Un'antologia pulp di racconti di Chandler

Tony Reseck (come Martin Donnelly, in tutto e per tutto) decide e agisce in totale autonomia: di fronte a una donna che lo colpisce profondamente, si mette in luce non attraverso un gesto superficiale, di pura apparenza, da pavone che fa la ruota, bensì facendo ciò di cui la donna in questione ha bisogno; questo, senza che lei abbia chiesto nulla e senza chiedere nulla in cambio. Perché?
Innanzitutto, si potrebbe rispondere, perché Eve Cressy e Lucia Holley non sono donne banali. Se, al posto di Lucia, ci fosse la signora Lloyd, si può immaginare che Martin Donnelly non si farebbe tanti scrupoli (ma figuriamoci se si può trovare un appiglio per ricattare una come la perfettissima signora Lloyd). Va bene, ma non è tutto. E' mai possibile che un duro che ha spadroneggiato in mezzo mondo ed è capace di strozzare il suo migliore amico come un cappone, davanti a un po' di gnocca, si trasformi in un sentimentale?
Naturalmente, tipi come Martin Donnelly o Tony Reseck non rischierebbero la vita per così poco. No, la realtà è un'altra. A colpirli è soprattutto il fatto che, di fronte a Lucy Holley e a Eve Cressy, si trovano come davanti a uno specchio. Il mondo pullula di signore attraenti e rispettabili e di ragazze perdute dietro un fallito; di avventurieri che fanno i soldi in ogni modo e di tirapiedi che vedono solo ciò che gli viene ordinato di vedere. Ma le signore attraenti e rispettabili come Lucia Holley sono molto rare; così come le ragazze perdute dietro un fallito come Eve Cressy, gli avventurieri che fanno i soldi in ogni modo come Martin Donnelly e i tirapiedi che vedono solo ciò che gli viene ordinato di vedere come Tony Reseck. Nulla può rendere consapevoli della propria diversità, quanto la percezione di quella di un altro.
Per entrambi gli uomini, la rivelazione è una sorpresa: come una trave che ti sfiora piombandoti addosso da un palazzo in costruzione.


Che cosa può fare, un uomo che viene sfiorato da una trave caduta dal cielo? Ringraziare il proprio santo patrono di essersi trovato un centimetro più dietro, per esempio; oppure svenire per lo spavento; o fregarsene e tirare dritto: non è mica impossibile.
Oppure, può fare come un certo Charles Flitcraft, un tipo che spunta fuori, di colpo, nei discorsi tra il detective Sam Spade e la sua cliente Brigid O'Shaughnessy, nel settimo capitolo di Il Falcone Maltese di Dashiell Hammett. Flitcraft, agente immobiliare, fa una vita tranquilla in una piccola città dalle parti della West Coast fino al giorno in cui, appunto, viene sfiorato da una trave che gli cade addosso da un cantiere. Per uno come lui, abituato alla vita ordinata (la casa e l'ufficio, gli stessi ristoranti e gli stessi amici, il golf sempre nello stesso giorno della settimana), questa intrusione del Fato rappresenta uno choc: è come se qualcuno avesse tolto il coperchio alla vita, permettendogli di osservare il meccanismo. In pratica, tutti i principi in base ai quali si era sempre regolato con una metodicità che ha qualcosa di superstizioso, si sono rivelati un'illusione. Flitcraft ne è sconvolto al punto che, anziché tornare a casa, abbandona tutto e vive per più di un anno come un vagabondo; poi si stabilisce in una città non lontana da quella in cui abitava, assume il nome di Charles Pierce, sposa una donna simile a quella che aveva lasciato, riprende la sua professione e la stessa vita di prima. Quando Spade lo ritrova, per conto della prima moglie, Flitcraft non riesce a spiegare il perché si sia comportato in questo modo: ma il detective capisce come l'uomo, con il passare del tempo, dopo la sorpresa iniziale, abbia compreso che non importa che l'illusione non sia la realtà, se si può continuare a vivere come se l'illusione fosse vera. Soprattutto (Hammett non lo dice chiaramente, ma è implicito) se poi la realtà non è altro che un racconto narrato da un idiota, pieno di suono e di furia, che non significa nulla, come dice il Macbeth in una frase che, non a caso, ispirò nello stesso periodo un memorabile romanzo di William Faulkner.
Dashiell Hammett (1894-1961)

L'edizione originale di Il falcone maltese

La locandina del film tratto dal romanzo, nel quale però la storia di Flitcraft-Pierce è assente

Alla stessa conclusione arriverebbero Martin Donnelly e Tony Reseck, se non fossero destinati a finire il primo nella camera a gas e il secondo imbottito di piombo dai suoi ex amici. Ci arriverà sicuramente Lucia Holley: che, invece, dopo aver violato tutti quelli che riteneva essere i suoi principi aiutando Martin Donnelly a far sparire il cadavere del complice che questi ha strangolato, ha la possibilità di riprendere la sua vita come se non fosse accaduto nulla.

In un acuto saggio del 1974, il critico Steven Marcus sostenne che la storia di Flitcraft-Pierce, oltre a rivelare la qualità del talento narrativo di Hammett, costituiva anche il nocciolo della sua opera. Aspetterò dimostra che Chandler la pensava nello stesso modo. Inoltre, ognuno può rendersi conto che, per concepire storie come queste, non basta la buona volontà: occorre essere dei grandi scrittori. Hammett e Chandler non saranno Faulkner o Tolstoj (il Tolstoj dell'Ivan Il'ic) ma non sono nemmeno così distanti da loro, come invece potrebbero far credere certi critici che quasi sembrano scusarsi se li apprezzano.
E la Holding, per concludere? La Holding che scriveva Una barriera di vuoto era una rispettabile signora di mezza età: un personaggio, secondo la mitologia trasmessa da tanti romanzi e tanti film noir, davvero privo di importanza. Eppure, curiosamente, oggi possiamo affermare (dopo decenni in cui abbiamo visto accostare in modo scellerato i nomi di Chandler e Hammett a una miriade de scribacchini che avevano in comune con loro solo la paccottiglia dei pulps: i doppi whisky e le sigarette tra le labbra, i gangster dai nomi improbabili come Darcy Glinto e gli sbirri dal cazzotto facile, le bionde dalle lunghe gambe inguainate nella seta e le dark ladies che baciano e uccidono con la stessa espressione) che è stato proprio un personaggio così a raccogliere nel modo migliore l'eredità dei maestri.
           





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