giovedì 14 aprile 2016

Al di là dei confini

Un tema che finisce, in un modo o in un altro, per appassionare o coinvolgere chiunque, è quello del paranormale. Si può dire che, per l'uomo moderno, tale argomento abbia preso il posto che, qualche secolo fa, era occupato dalle discussioni di natura teologica (ma, se non altro, discutendo di paranormale non si rischia di finire sul rogo): alcuni lo affrontano con fede cieca, altri con totale scetticismo, altri ancora (purtroppo una minoranza) con una lucidità che non concede nulla alle posizioni estremiste.
E' ovvio, quindi, che i cataloghi delle case editrici siano zeppi di titoli che trattano, dai diversi punti di vista, del paranormale. La moda della New Age, il "bisogno di spiritualità di fine millennio" e, più semplicemente, il fatto che molta gente, almeno in Occidente, non sia afflitta da assillanti preoccupazioni quotidiane e quindi sia libera di passare il tempo pensando a ciò che vuole, fanno il resto.

Se si ha la pazienza di osservare accuratamente i lettori che si incontrano (per esempio su un treno o su una panchina dei giardini pubblici) si può notare facilmente quanto siano apprezzati i volumi che parlano di civiltà scomparse, misteri irrisolti, tradizioni perdute, e qualsiasi altro argomento "esoterico".
Il lettore dotato di una certa esperienza è in grado di distinguere subito il grano dal loglio, per dirla in termini biblici.

Chi scrive ricorda benissimo che, durante la sua infanzia negli anni '70, si potevano trovare dappertutto volumi come quelli pubblicati soprattutto dalla Sugar, ad esempio quelli scritti da Leo Talamonti o Peter Kolosimo, dai titoli molto suggestivi come Universo proibito o Terra senza tempo, che narravano, senza essere apparentemente sfiorati dal minimo dubbio, di imperi scomparsi, civiltà aliene e luoghi in cui poteva accadere di tutto. Tali racconti mancavano sempre della minima base razionale, e nemmeno venivano citate fonti attendibili, ma se non altro erano scritti piacevolmente e, se li si leggeva come un tipo particolare di fantascienza, non facevano rimpiangere il tempo e i soldi spesi.


Nello stesso periodo, alcuni intraprendenti scrittori americani fecero fortuna scrivendo best-sellers su questioni "irrisolte", anche perché letteralmente inventate di sana pianta: un esempio autorevole è quello di Charles Berlitz, che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo rivelando le "Verità nascoste" dietro il Triangolo Maledetto delle Bermude o l'Area 51 di Roswell; ma anche Jay Anson, con il suo Orrore di Amityville, non se l'è cavata male. Contemporaneamente, in Italia, arrivarono anche i libri più vecchi firmati da Vincent Gaddis. Anche in questi casi, restiamo al livello di Talamonti e Kolosimo: in pratica, simpatici da leggere ma inattendibili a qualsiasi livello.





Durante gli anni '80, invece, la gente era più che altro impegnata a fare soldi e, quindi, esoterismo e spiritualità venivano considerati, più o meno, roba da minorati. Potrebbe sembrare che sia stato un progresso, ma non è così: si trattava, infatti, di un atteggiamento dettato non dalla razionalità, ma dal cinismo. Inoltre,il fatto che la maggior parte delle storie si siano rivelate inventate e la maggior parte delle prove false, non significa che si debba fare di tutta l'erba un fascio.

Alcune questioni, non molte, meriterebbero ben altra attenzione: e il rifiutarle in blocco perché ritenute non foriere di immediati guadagni (ogni forma di ricerca, com'è noto, ha bisogno di finanziamenti, e chi finanzia lo fa sempre con un preciso tornaconto), non è affatto scientifico, ma anti-scientifico.
Un aspetto positivo della faccenda è stato, però, il poter ritornare su quanto si sapeva senza rischiare di scatenare discussioni interminabili o fantasie di emuli privi di freni inibitori. Questa occasione è stata colta da pochi, lucidi studiosi della materia, tra i quali spicca il nome di Mike Dash, ricercatore di Storia a Cambridge e divulgatore piuttosto noto nei paesi anglofoni. Il suo più importante libro sul paranormale, Borderlands, uscito nel 1988, ha impiegato più di un decennio ad arrivare nel nostro paese; la traduzione italiana, Al di là dei confini, è uscita infatti nel 1999, grazie a Corbaccio.



Nella sua breve introduzione al volume, Dash chiarisce subito il suo punto di vista: sulla maggior parte degli argomenti trattati non si dispone di nessuna prova concreta; ma non esistono prove concrete neppure del contrario: dunque, non si può rifiutare tutto in blocco. E' opportuno, tuttavia, affrontare la lettura con una certa dose di scetticismo; poi, per comodità di esposizione (è facilmente intuibile) non si può infarcire il racconto di termini come "supposto", "presunto", "apparente", "sedicente", etc.: ma il lettore deve essere pronto a inserirli, mentalmente, un po' dappertutto.
Il fatto che Dash sia inglese lo mette, in un certo senso, in una posizione particolare. Il Regno Unito è, infatti, il paese in cui, nel XIX secolo, si sono tentati gli studi scientifici più seri sul paranormale. Non pochi scienziati (basta ricordare William Crookes, inventore del primo tubo catodico e premio Nobel per la Chimica nel 1907 in seguito alla scoperta del Tallio; Alfred Russell Wallace, coautore della teoria dell'evoluzione dei viventi tramite variazioni casuali e selezione naturale di Darwin); e Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes, che di professione era medico, ci hanno rimesso un po' della loro credibilità postuma; 
William Crookes

Alfred Russell Wallace

Arthur Conan Doyle

A quel tempo, com'è facile immaginare, i mezzi di indagine erano alquanto rudimentali e qualsiasi truffatore abbastanza esperto e furbo poteva farla franca senza troppi problemi (l'esperienza moderna insegna anche che i trucchi possono essere talmente sofisticati che, per evitare inganni, non basta la presenza degli scienziati, tra i testimoni: occorrono anche i prestigiatori). Bisogna poi aggiungere che gli scienziati sono uomini come gli altri, soggetti alle loro stesse debolezze e quindi, a modo loro, facilmente influenzabili (Crookes è stato il più autorevole testimone delle capacità della medium Florence Cook, ma c'è il sospetto che ne sia stato anche l'amante, e questo getta qualche ombra sulla sua attendibilità).
Florence Cook

Una foto di Katie King, lo "spirito" evocato da Florence Cook 

Una stampa d'epoca che ritrae Florence Cook smascherata come impostora durante una seduta spiritica

Per farla breve, dopo un paio di decenni di illusioni e imbrogli smascherati, gli scienziati inglesi misero al bando gli esperimenti sul paranormale e non vollero più saperne niente (chi voglia approfondire la storia può leggere Detective dell'impossibile di Colin Wilson, uscito nel 1984 e tradotto in italiano da Sugar nel 1987: fermo restando che Wilson non possiede lo stesso rigore di Dash e che le sue conclusioni sono condivisibili solo fino a un certo punto).


Chiariamolo subito: il libro di Mike Dash non è una lettura agevolissima. E' scritto bene, scorrevolmente, ma è pur sempre lungo circa 450 pagine, con continui richiami alle note (che occupano altre 60 pagine circa, dopo il testo). Insomma, è un bel mattone. L'enorme numero di argomenti che affronta può disorientare: è praticamente impossibile riassumerlo in poche righe.
Tuttavia, chi abbia la determinazione di leggerlo da cima a fondo, non si pentirà della fatica. Il metodo di esposizione di Dash è semplice ed efficace: si parla dei casi citati a sostegno dell'evento paranormale, ma cercando di spiegarli alla luce delle conoscenze scientifiche attuali; poi, si sottolinea quali casi o quali dettagli non possono essere spiegati in questo modo e quindi potrebbero meritare maggiori indagini. Nella migliore tradizione del pensiero scientifico, Dash adopera il "rasoio di Occam", cioè provvede prima a vagliare il probabile, poi passa al possibile: solo se questi non danno risultati si rivolge all'improbabile e, se proprio non c'è altro, all'ipotesi dell'impossibile.
Vediamo un esempio significativo (anche in virtù di una impressionante fotografia posta nel repertorio iconografico): l'autocombustione umana. Nei casi portati a sostegno della teoria per cui alcune persone potrebbero incendiarsi da sole (che, come sanno i lettori di fantascienza, ha ispirato anche un interessante romanzo di Bob Shaw), le "stranezze" dei fenomeni osservati (i corpi carbonizzati quasi completamente, soprattutto a livello del tronco, ma senza che il fuoco abbia danneggiato ciò che stava intorno ad essi) vengono spiegati grazie al contributo di vigili del fuoco e specialisti nel soccorso degli ustionati: in effetti, sembra che, se una persona prende fuoco all'altezza del tronco (ad esempio rovesciandosi addosso della brace mentre indossa un capo di vestiario di tessuto infiammabile), le fiamme si sviluppano verso l'alto e sono alimentate dal grasso corporeo, quindi tendono a distruggere le parti in cui il grasso si concentra e ad estinguersi senza altri danni se, al di sopra della persona in fiamme, non trovano nulla cui propagarsi.

Quasi tutti i casi più noti si spiegano in questo modo, tenendo conto del fatto che le vittime sono state rinvenute dopo qualche ora, e dunque il fuoco aveva avuto tutto il tempo di divorarle. L'unico caso dubbio è quello cui si riferisce la fotografia di cui si è detto: una donna di 51 anni, residente a Drexel Hill, Pennsylvania, che fu vista bruciare in appena sei minuti da una nipote che era nella stessa stanza. L'inizio dell'incendio viene correlato al fatto che la donna stesse fumando: ma non si spiega in alcun modo la rapidità dell'evento.


Nella sezione relativa agli avvistamenti di "alieni", Dash sottolinea come, nella stragrande maggioranza dei casi, l'aspetto delle "creature" osservate sia simile o identico a quelle oggetto di precedenti osservazioni, oppure a "mostri" inventati dal cinema o dagli autori di fumetti, oppure ancora a figure della mitologia locale.
Un ufologo di fede assoluta potrebbe spiegare il primo caso sostenendo che si tratta di "alieni" provenienti dalla stessa civiltà, ma è molto più realistico parlare di autosuggestione (sono un tipo impressionabile, vedo l'identikit del "marziano" su un giornale o in TV, ci penso sopra a lungo e, di notte, con poca luce, credo di riconoscerlo in un bagliore troppo lontano per essere identificato o in una figura in movimento che magari è la mia vicina che porta a spasso il cane) o di burla.
Allo stesso modo, i casi di "reincarnazione" (una persona che, sotto ipnosi, manifesta i ricordi di un'altra persona vissuta secoli prima) potrebbero spiegarsi con il fenomeno della criptoamnesia, cioè il fatto che, con l'accumularsi dei ricordi nella mente, alcuni di essi potrebbero restare seppelliti in un angolo della mente in modo tale che questa non li riconosca più come propri; al normale livello di coscienza, non verrebbero mai fuori, mentre l'ipnosi potrebbe farli riemergere in forma di ricordi attribuiti ad altri. Dash cita a sostegno di questa teoria il caso di una donna inglese in cui si riteneva si fosse reincarnata una strega arsa sul rogo durante il XVI secolo. In effetti, ciò che la donna manifestava sotto ipnosi come "ricordi di una precedente vita" conteneva alcuni dati precisi, ad esempio il nome della strega e il fatto che il suo processo si fosse tenuto nel 1556: ma un ricercatore accertò che, in realtà, una strega con quel nome era stata processata nel 1566, dieci anni dopo. La spiegazione della discrepanza, come fu poi accertato, stava nel fatto che, nelle fonti successive della storia (risalenti al XIX secolo), un errore di stampa aveva trasformato il 1566 in 1556. Dunque, la supposta "medium" doveva essere venuta a conoscenza della storia in modo indiretto, attraverso un documento che conteneva l'errore. A quanto pare, comunque, la donna era in perfetta buona fede.

In questo caso, non occorre possedere la fantasia di un Philip K.Dick per comprendere come, tutto sommato, nel mentre sembra che si chiuda una porta, in realtà se ne apre un'altra. Il fenomeno della criptoamnesia sotto ipnosi, meriterebbe indagini molto approfondite, se non altro in virtù delle applicazioni che potrebbe trovare, ad esempio, nelle testimonianze giudiziarie. Un aspetto su cui anche Dash sembra d'accordo è che la possibile spiegazione di certi fenomeni potrebbe portare alla loro ridefinizione in termini diversi (da "paranormale" a "normale"), attraverso nuove e imprevedibili scoperte scientifiche o nuove e imprevedibili applicazioni di ciò che già sappiamo.
In sintesi, il fascino del paranormale sulle menti razionali è soprattutto questo: il dubbio che, in realtà, grattata via la crosta delle truffe e degli equivoci, si aprano all'improvviso vie di ricerca e di esplorazione mai battute prima, simili a foreste vergini e impervie che possono nascondere chissà quali tesori. E un altro dubbio, non meno importante del primo, è che (per mancanza di preparazione, di attenzione, di determinazione) finora si siano trascurati tutti quei segni che potevano mostrare la strada giusta, abbandonandoli ad altri che (ancora meno preparati, meno attenti, meno determinati) si sono cacciati in una serie di vicoli ciechi.



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