Georges Bizet, nato a Parigi il 25
ottobre 1838, è unanimemente considerato il più importante
compositore di musica francese del XIX secolo e, insieme forse al
solo Debussy, di sempre. Allo stesso tempo, è anche uno dei più
importanti autori di musica classica del mondo.
Due immagini di Georges Bizet
Eppure la sua vita e la sua carriera
furono brevi e piuttosto tormentate, al punto da impedirgli di
lasciare in eredità un'opera omnia particolarmente consistente (a
differenza, ad esempio, di un Franz Schubert, che visse ancora meno
ma fu sempre ispirato e continuo del comporre, al punto da mettere
comunque insieme un catalogo monumentale di opere).
In particolare, Bizet lasciò il
rimpianto di essere morto, più o meno improvvisamente e
inaspettatamente, proprio nel momento in cui cominciava sia ad
affermarsi sia a trovare la sua cifra espressiva ideale.
Nato in una famiglia di musicisti,
modesti ma capaci, Bizet mostrò un talento precoce e compì ottimi
studi accademici, arrivando a vincere importanti premi e borse di
studio che gli permisero di ampliare la sua cultura musicale
attraverso dei soggiorni all'estero, soprattutto in Italia, Paese che
amò particolarmente. Tuttavia, al momento di intraprendere una
carriera di artista professionista, anziché puntare su quella di
pianista in cui aveva già dato ottime prove e che prometteva grandi
successi e altrettanti guadagni, preferì concentrarsi su quella di
compositore, che riteneva più adatta al proprio talento.
Oggi sappiamo che aveva perfettamente
ragione, ma a quel tempo stentò non poco ad affermarsi. Alcune delle
sue prime opere sono andate perdute, altre sono state eseguite solo
molti anni dopo la sua morte; soprattutto, gran parte del suo sforzo
creativo si disperse tra lavori su commissione, che gli permettevano
di guadagnare rapidamente qualcosa al di là dei modesti compensi che
riceveva insegnando musica a qualche allievo, curando trascrizioni o
edizioni di opere altrui e con altre attività che lo costringevano a
lavorare anche 16 ore al giorno per sbarcare il lunario.
Sebbene composti in gran parte di
getto, e spesso condizionati dalla scarsa qualità del materiale di
partenza (è il caso dell'opera I pescatori di perle, basata su un
libretto pessimo), tutti questi lavori recano inconfondibilmente il
segno di un talento immenso. Bizet non volle mai essere (o non ebbe
mai il tempo di essere) un grande innovatore, ma riuscì comunque a
essere sempre originale e brillante, in tutto ciò che compose.
Ciò che resta delle critiche musicali
che scrisse per la Revue National et Etrangère e del suo
epistolario, restituisce anche l'idea di un ottimo scrittore.
Insomma, un talento a tutto tondo.
Solo negli ultimi anni della sua vita,
poté finalmente misurarsi con soggetti all'altezza delle
aspettative, e i risultati furono eccellenti, anche se non sempre la
risposta del pubblico fu adeguata. Da un libretto di Alphonse Daudet,
compose l'opera L'Arlesienne, che nel 1872 fu messa frettolosamente
in scena per sostituire un altro lavoro e passò quindi inosservata.
Da questa partitura, comunque, Bizet ricavò una Suite per orchestra
che ottenne un grande successo (dopo la sua morte, l'amico e curatore
della sua eredità artistica Ernest Guiraud ricavò anche una seconda
Suite dalla stessa partitura).
Frontespizio dello spartito della I Suite da L'Arlesienne
Alphonse Daudet (1840-97)
Ernest Guiraud (1837-92)
Nel 1874, partendo da un libretto
tratto da una novella di Prosper Mérimée, Bizet compose il suo
capolavoro, la Carmen.
Quest'opera originale e modernissima,
appassionata e sensuale come poche, è oggi riconosiuta come un
capolavoro assoluto del repertorio classico, ma alla sua prima
rappresentazione, nel marzo del 1875, apparve troppo esotica, quasi
scandalosa, e provocò quasi esclusivamente reazioni molto negative
da parte di pubblico e soprattutto critica.
Frontespizio dello spartito della celebre Habanera dalla Carmen
Prosper Mérimée (1803-70)
Due immagini dalla Carmen messa in scena al Festival di Taormina nell'estate del 2015, protagonista Elena Maximova
Questi eventi avrebbero avuto un ruolo
importante nel determinare la prematura scomparsa del musicista.
Bizet non aveva mai goduto di una
salute eccezionale. Le diagnosi del tempo parlano genericamente di
“angina” (dolori al petto, palpitazioni e altri disturbi
cardio-respiratori) che lo avrebbe affiltto sin dalla giovinezza. A
questo, si aggiungeva il suo umore spesso pessimo per via delle
delusioni e delle frustrazioni che era costretto ad affrontare, non
solo per gli insuccessi professionali ma anche per la sua vita
familiare. Dopo una serie di storie poco importanti, nel 1867 aveva
incontrato Geneviève Halévy, anche lei figlia di un musicista ma
benestante, e aveva dovuto affrontare l'ostilità della famiglia di
lei prima di poter celebrare le nozze nel 1869. Nonostante la nascita
del figlio Jacques nel 1871, il matrimonio non era stato felice, per
via soprattutto dell'instabilità nervosa di Geneviève, che nel
tempo sarebbe sfociata in una grave depressione (ma questo solo dopo
la morte di Bizet e un secondo matrimonio con l'avvocato Emile
Strauss), nonostante un importante ruolo nella società economica e
culturale della Parigi del tempo (ispirò il personaggio della
Duchessa di Guermantes nella Recherche di Proust).
Geneviève Halevy (1849-1926) alcuni anni dopo la morte di Bizet
Jacques Bizet (1871-1922) fu medico e scrittore, morì suicida
Emile Strauss (1844-1929)
Marcel Proust (1871-1922) fu compagno di scuola e amico intimo di Jacques Bizet, benché questo rifiutasse espressamente le sue avances
La moglie era accanto a Bizet quando
questi morì, in circostanze che ai contemporanei e a diversi
biografi sembrarono quanto meno sospette. Bizet aveva avuto un crollo
emotivo dopo l'insuccesso della Carmen e questo aveva aggravato i
suoi problemi respiratori fino a ridurlo sulla sedia a rotelle.
Appena cominciò a sentirsi meglio, alla fine di maggio del 1875,
decise di prendersi una vacanza e si trasferì nella località di
campagna di Bougival, non distante da Parigi, dove possedeva una
casa.
Bougival oggi
Bougival dipinta da Claude Monet al tempo di Bizet
La casa di Bizet a Bougival
La lapide che ricorda la scomparsa dell'artista
La posizione di Bougival rispetto a Parigi
A Bougival, stette subito meglio, al
punto da riprendere a uscire a piedi, e, forse per via dell'arrivo
della stagione estiva, commise una grave imprudenza, facendo un
bagno nel fiume (la Senna). Al ritorno a casa, ebbe un attacco di
quella che è stata definita “febbre reumatica” e una crisi
cardiaca. Benché le sue condizioni sembrassero tornare alla
normalità nella giornata del 2 giugno, la notte successiva Bizet
morì improvvisamente per quello che si ritiene sia stato un attacco
cardiaco.
Le circostanze di questa repentina
scomparsa e le tante incertezze nelle versioni ufficiali fornite di
volta in volta dai familiari fecero pensare a non pochi che Bizet si
fosse suicidato in seguito al peggioramento delle sue condizioni
psicologiche dopo l'insuccesso della Carmen.
Nonostante questa teoria abbia avuto
sempre un certo seguito, però, appare un po' sforzata. Innanzitutto
la Carmen si stava affermando nonostante le iniziali critiche
negative (mentre il suo autore moriva, a Parigi andava in scena la
trentatreesima replica; e il funerale dell'artista, celebrato il 5
giugno, vide la partecipazione di ben 4.000 persone). Poi, la storia
clinica di Bizet, illustrata soprattutto dal suo epistolario, mostra
un rischio cardiovascolare piuttosto elevato, anche per un uomo così
giovane (37 anni). Bizet, pur soffrendo di disturbi respiratori e
circolatori, era un fortissimo fumatore; si era sottoposto per molto
tempo a degli orari di lavoro massacranti; era in sovrappeso, anche
se non di molto (si vede, con una certa facilità, anche dai
ritratti).
Ma l'elemento che appare più
significativo è la presenza di infezioni respiratorie mal curate o
non curate proprio (la medicina del tempo non disponeva degli
antibiotici che sarebbero stati necessari per farlo), in particolare
alla gola, dove già alla fine degli anni '60 Bizet aveva sofferto
addirittura di dolorosi ascessi. E' verosimile che tali infezioni
fossero sostenute da batteri come stafilococchi o streptococchi, che
nel tempo avrebbero raggiunto altri distretti del corpo, provocando
lesioni e fiaccando ogni resistenza. E' possibile che perfino la
“depressione” che è stata attribuita al musicista fosse dovuta,
prima che ad ogni altra causa, alla sofferenza per questa situazione.
In ogni caso, soprattutto gli
streptococchi, hanno sempre rivestito un ruolo fondamentale nella
genesi delle malattie reumatiche. Al tempo di Bizet (ma anche
successivamente), la scarlattina e le altre infezioni streptococciche
lasciavano spesso gravi esiti a carico delle articolazioni (artrite)
o di organi come il cuore o i reni. Oggi sappiamo che queste
affezioni sono dovute a reazioni auto-immuni del sistema immunitario
in seguito all'infezione. All'epoca, non si sapeva nulla delle cause
e la definizione di “malattia reumatica” rappresentava un
calderone in cui venivano infilate anche delle malattie molto diverse
tra loro.
L'assassino che fermò prematuramente
il talento di Bizet è quindi, probabilmente, lo streptococco e la
causa di morte più probabile dovrebbe essere una crisi cardiaca
dovuta all'aggravamento delle condizioni di un cuore già indebolito
da una miocardite reumatica. Un tipo di morte, tra l'altro,
diffusissimo a quel tempo, soprattutto nei soggetti giovani.
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