mercoledì 17 maggio 2017

La morte improvvisa di un genio: Georges Bizet

Georges Bizet, nato a Parigi il 25 ottobre 1838, è unanimemente considerato il più importante compositore di musica francese del XIX secolo e, insieme forse al solo Debussy, di sempre. Allo stesso tempo, è anche uno dei più importanti autori di musica classica del mondo.

Due immagini di Georges Bizet

Eppure la sua vita e la sua carriera furono brevi e piuttosto tormentate, al punto da impedirgli di lasciare in eredità un'opera omnia particolarmente consistente (a differenza, ad esempio, di un Franz Schubert, che visse ancora meno ma fu sempre ispirato e continuo del comporre, al punto da mettere comunque insieme un catalogo monumentale di opere).
In particolare, Bizet lasciò il rimpianto di essere morto, più o meno improvvisamente e inaspettatamente, proprio nel momento in cui cominciava sia ad affermarsi sia a trovare la sua cifra espressiva ideale.
Nato in una famiglia di musicisti, modesti ma capaci, Bizet mostrò un talento precoce e compì ottimi studi accademici, arrivando a vincere importanti premi e borse di studio che gli permisero di ampliare la sua cultura musicale attraverso dei soggiorni all'estero, soprattutto in Italia, Paese che amò particolarmente. Tuttavia, al momento di intraprendere una carriera di artista professionista, anziché puntare su quella di pianista in cui aveva già dato ottime prove e che prometteva grandi successi e altrettanti guadagni, preferì concentrarsi su quella di compositore, che riteneva più adatta al proprio talento.
Oggi sappiamo che aveva perfettamente ragione, ma a quel tempo stentò non poco ad affermarsi. Alcune delle sue prime opere sono andate perdute, altre sono state eseguite solo molti anni dopo la sua morte; soprattutto, gran parte del suo sforzo creativo si disperse tra lavori su commissione, che gli permettevano di guadagnare rapidamente qualcosa al di là dei modesti compensi che riceveva insegnando musica a qualche allievo, curando trascrizioni o edizioni di opere altrui e con altre attività che lo costringevano a lavorare anche 16 ore al giorno per sbarcare il lunario.
Sebbene composti in gran parte di getto, e spesso condizionati dalla scarsa qualità del materiale di partenza (è il caso dell'opera I pescatori di perle, basata su un libretto pessimo), tutti questi lavori recano inconfondibilmente il segno di un talento immenso. Bizet non volle mai essere (o non ebbe mai il tempo di essere) un grande innovatore, ma riuscì comunque a essere sempre originale e brillante, in tutto ciò che compose.
Ciò che resta delle critiche musicali che scrisse per la Revue National et Etrangère e del suo epistolario, restituisce anche l'idea di un ottimo scrittore. Insomma, un talento a tutto tondo.
Solo negli ultimi anni della sua vita, poté finalmente misurarsi con soggetti all'altezza delle aspettative, e i risultati furono eccellenti, anche se non sempre la risposta del pubblico fu adeguata. Da un libretto di Alphonse Daudet, compose l'opera L'Arlesienne, che nel 1872 fu messa frettolosamente in scena per sostituire un altro lavoro e passò quindi inosservata. Da questa partitura, comunque, Bizet ricavò una Suite per orchestra che ottenne un grande successo (dopo la sua morte, l'amico e curatore della sua eredità artistica Ernest Guiraud ricavò anche una seconda Suite dalla stessa partitura).
Frontespizio dello spartito della I Suite da L'Arlesienne

Alphonse Daudet (1840-97)

Ernest Guiraud (1837-92)

Nel 1874, partendo da un libretto tratto da una novella di Prosper Mérimée, Bizet compose il suo capolavoro, la Carmen.
Quest'opera originale e modernissima, appassionata e sensuale come poche, è oggi riconosiuta come un capolavoro assoluto del repertorio classico, ma alla sua prima rappresentazione, nel marzo del 1875, apparve troppo esotica, quasi scandalosa, e provocò quasi esclusivamente reazioni molto negative da parte di pubblico e soprattutto critica.
Frontespizio dello spartito della celebre Habanera dalla Carmen

Prosper Mérimée (1803-70)


Due immagini dalla Carmen messa in scena al Festival di Taormina nell'estate del 2015, protagonista Elena Maximova

Questi eventi avrebbero avuto un ruolo importante nel determinare la prematura scomparsa del musicista.
Bizet non aveva mai goduto di una salute eccezionale. Le diagnosi del tempo parlano genericamente di “angina” (dolori al petto, palpitazioni e altri disturbi cardio-respiratori) che lo avrebbe affiltto sin dalla giovinezza. A questo, si aggiungeva il suo umore spesso pessimo per via delle delusioni e delle frustrazioni che era costretto ad affrontare, non solo per gli insuccessi professionali ma anche per la sua vita familiare. Dopo una serie di storie poco importanti, nel 1867 aveva incontrato Geneviève Halévy, anche lei figlia di un musicista ma benestante, e aveva dovuto affrontare l'ostilità della famiglia di lei prima di poter celebrare le nozze nel 1869. Nonostante la nascita del figlio Jacques nel 1871, il matrimonio non era stato felice, per via soprattutto dell'instabilità nervosa di Geneviève, che nel tempo sarebbe sfociata in una grave depressione (ma questo solo dopo la morte di Bizet e un secondo matrimonio con l'avvocato Emile Strauss), nonostante un importante ruolo nella società economica e culturale della Parigi del tempo (ispirò il personaggio della Duchessa di Guermantes nella Recherche di Proust).
Geneviève Halevy (1849-1926) alcuni anni dopo la morte di Bizet

Jacques Bizet (1871-1922) fu medico e scrittore, morì suicida
Emile Strauss (1844-1929)

Marcel Proust (1871-1922) fu compagno di scuola e amico intimo di Jacques Bizet, benché questo rifiutasse espressamente le sue avances

La moglie era accanto a Bizet quando questi morì, in circostanze che ai contemporanei e a diversi biografi sembrarono quanto meno sospette. Bizet aveva avuto un crollo emotivo dopo l'insuccesso della Carmen e questo aveva aggravato i suoi problemi respiratori fino a ridurlo sulla sedia a rotelle. Appena cominciò a sentirsi meglio, alla fine di maggio del 1875, decise di prendersi una vacanza e si trasferì nella località di campagna di Bougival, non distante da Parigi, dove possedeva una casa.
Bougival oggi

Bougival dipinta da Claude Monet al tempo di Bizet

La casa di Bizet a Bougival
La lapide che ricorda la scomparsa dell'artista

La posizione di Bougival rispetto a Parigi


A Bougival, stette subito meglio, al punto da riprendere a uscire a piedi, e, forse per via dell'arrivo della stagione estiva, commise una grave imprudenza, facendo un bagno nel fiume (la Senna). Al ritorno a casa, ebbe un attacco di quella che è stata definita “febbre reumatica” e una crisi cardiaca. Benché le sue condizioni sembrassero tornare alla normalità nella giornata del 2 giugno, la notte successiva Bizet morì improvvisamente per quello che si ritiene sia stato un attacco cardiaco.
Le circostanze di questa repentina scomparsa e le tante incertezze nelle versioni ufficiali fornite di volta in volta dai familiari fecero pensare a non pochi che Bizet si fosse suicidato in seguito al peggioramento delle sue condizioni psicologiche dopo l'insuccesso della Carmen.
Nonostante questa teoria abbia avuto sempre un certo seguito, però, appare un po' sforzata. Innanzitutto la Carmen si stava affermando nonostante le iniziali critiche negative (mentre il suo autore moriva, a Parigi andava in scena la trentatreesima replica; e il funerale dell'artista, celebrato il 5 giugno, vide la partecipazione di ben 4.000 persone). Poi, la storia clinica di Bizet, illustrata soprattutto dal suo epistolario, mostra un rischio cardiovascolare piuttosto elevato, anche per un uomo così giovane (37 anni). Bizet, pur soffrendo di disturbi respiratori e circolatori, era un fortissimo fumatore; si era sottoposto per molto tempo a degli orari di lavoro massacranti; era in sovrappeso, anche se non di molto (si vede, con una certa facilità, anche dai ritratti).
Ma l'elemento che appare più significativo è la presenza di infezioni respiratorie mal curate o non curate proprio (la medicina del tempo non disponeva degli antibiotici che sarebbero stati necessari per farlo), in particolare alla gola, dove già alla fine degli anni '60 Bizet aveva sofferto addirittura di dolorosi ascessi. E' verosimile che tali infezioni fossero sostenute da batteri come stafilococchi o streptococchi, che nel tempo avrebbero raggiunto altri distretti del corpo, provocando lesioni e fiaccando ogni resistenza. E' possibile che perfino la “depressione” che è stata attribuita al musicista fosse dovuta, prima che ad ogni altra causa, alla sofferenza per questa situazione.
In ogni caso, soprattutto gli streptococchi, hanno sempre rivestito un ruolo fondamentale nella genesi delle malattie reumatiche. Al tempo di Bizet (ma anche successivamente), la scarlattina e le altre infezioni streptococciche lasciavano spesso gravi esiti a carico delle articolazioni (artrite) o di organi come il cuore o i reni. Oggi sappiamo che queste affezioni sono dovute a reazioni auto-immuni del sistema immunitario in seguito all'infezione. All'epoca, non si sapeva nulla delle cause e la definizione di “malattia reumatica” rappresentava un calderone in cui venivano infilate anche delle malattie molto diverse tra loro.

L'assassino che fermò prematuramente il talento di Bizet è quindi, probabilmente, lo streptococco e la causa di morte più probabile dovrebbe essere una crisi cardiaca dovuta all'aggravamento delle condizioni di un cuore già indebolito da una miocardite reumatica. Un tipo di morte, tra l'altro, diffusissimo a quel tempo, soprattutto nei soggetti giovani.   

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