Lo star system di Hollywood è famoso,
tra le tante ragioni, per la facilità con cui riesce a riciclare,
per fini pubblicitari, anche le figure dei personaggi morti
prematuramente, sulle quali vengono imbastite leggende più o meno
posticce in modo da farle aderine a un qualche schema di notevole
gradimento per il pubblico poco esigente, alimentando un
merchandising pressoché inarrestabile.
Di esempi, ce ne sono a iosa: i più
noti sono sicuramente quelli di Marilyn Monroe e di James Dean, la
cui dimensione umana sembra completamente dissolta nel calderone di
due “personaggi” in cui chiunque può proiettare qualunque tipo
di fantasia relativa a qualcuno che era “bello e dannato” ed è
morto giovane.
Marilyn Monroe (1926-62) durante la lavorazione di "River of no return" (1953)
In particolare, il personaggio di James
Dean sembra costruito apposta per incarnare una certa mentalità
giovanilistica ribelle ma superficiale, eternamente adolescenziale e
del tutto inconcludente, un “dannato” a misura di giovani
faciloni e di adulti che disprezzano i giovani. L'operazione è resa
particolarmente facile dall'identificazione di Dean con i suoi pochi
personaggi, dal ragazzo tormentato di “La valle dell'Eden” al
teddy boy di “Gioventù bruciata”, fino all'improbabile self made
man di “Il gigante”: tutti film che all'epoca destarono una
notevole impressione nel pubblico ma che oggi appaiono parecchio
datati e sempre piuttosto conformi alla mentalità del Codice Hays,
del quale superarono tranquillamente il visto di censura.
Tutto questo, indipendentemente da
qualunque cosa sia stato realmente Dean nella vita, di cui non
importa nulla a nessuno.
Due immagini di James Dean (1931-55)
Hollywood, tuttavia, non ha potuto
appropriarsi di una figura che, pur avendo lasciato una piccola ma
indelebile traccia nella storia del cinema, si è sempre tenuta
lontana dai suoi riflettori. Anche Mark Frechette ha girato solo 3
film, uno negli States diretto da un regista italiano (Michelangelo
Antonioni) in una produzione indipendente e due in Italia; anche
Frechette è morto prematuramente, in circostanze quanto meno
sospette, dopo una vita ben più esagerata di quella di Dean. Se
fosse passato per Hollywood, oggi, sicuramente lo vedremmo
dappertutto.
Mark Frechette
Frechette era di famiglia
franco-canadese e cattolica, nato a Boston il 4 dicembre 1947. Si
dice che, da bambino, frequentando la locale parrocchia, fu abusato
da un sacerdote (Laurence Francis Xavier Brett, della diocesi di
Bridgeport). Comunque, la sua famiglia non lo seguì molto e, dopo
aver lasciato la High School di Fairfield, connecticut, dove era
cresciuto, senza terminarla, nel 1966, a soli 18 anni, si trovò a
dover mantenere una moglie e una figlia, intanto che vagabondava tra
Boston e New York. Trovò lavoro come operaio presso una falegnameria
di Roxbury, una periferia di Boston abitata soprattutto da neri.
Nella zona, a Fort Hill, c'era una comune guidata da un ex musicista
che alla fine degli anni '50 aveva goduto di grande notorietà, Mel
Lyman. Era una strana comune, che nasceva come esperienza analoga a
quella degli hippies ma seguiva delle regole nettamente anti-hippie:
tutt'altro che pacifista, tendeva a incoraggiare la violenza e l'uso
delle armi, non permetteva il libero amore ed era costantemente sotto
il controllo della polizia locale. Questa comune pubblicava una
bollettino, intitolato “Avatar”, del quale Frechette divenne
accanito lettore. Dopo qualche tempo, chiese di essere ammesso alla
comune insieme alla moglie e alla figlia, ma con scarsi risultati,
perché Lyman lo giudicò un poveraccio buono a nulla.
Mel Lyman (1938-78)
Tuttavia, la sua vita era destinata a
cambiare in seguito a un singolare episodio. Nell'estate del 1969,
Michelangelo Antonioni era disperato perché non riusciva a trovare
un protagonista adatto al film che aveva in mente, “Zabriskie
Point”, nonostante stesse battendo tutti gli States con i casting.
Una delle assistenti di Antonioni, Sally Dennison, mentre era in
strada, si imbatté in Frechette mentre questo stava litigando con
una donna, forse affacciata a una finestra, contro la quale gettò un
vaso di fiori. La carica di aggressività del giovane impressionò la
Dennison, che chiamò subito Antonioni, proponendo di ingaggiare
Frechette. Questi si dimostrò interessato a lavorare in un film ma
non particolarmente entusiasta della sceneggiatura.
Michelangelo Antonioni (1912-2007)
“Zabriskie Point” è un film
controverso sulla contestazione giovanile degli anni '60, incentrato
sulla fuga nel deserto di una giovane coppia incontratasi per caso
(uno studente ricercato dalla polizia per aver ucciso un agente
durante una manifestazione e una ragazza in cerca di lavoro) fino ad
arrivare alla villa di un ricco e cinico pubblicitario, presso il
quale la ragazza dovrebbe sostenere un colloquio. Lui vi arriva su un
piccolo aereo rubato, lei in macchina. I due hanno una breve storia,
poi lei convince lui a riportare l'aereo dove lo aveva preso: ma, nel
farlo, lui viene sorpreso e ucciso dai poliziotti. Sconvolta dalla
notizia, appresa per radio, la ragazza vorrebbe far esplodere la
villa del pubblicitario, ma può solo immaginarlo.
La locandina di "Zabriskie Point"
Frechette insieme a Daria Halprin (nata nel 1948)
Critica e pubblico furono molto divisi
e gli incassi furono modesti (2 milioni di dollari dopo che ne erano
stati spesi 7 per la produzione). Frechette fu comunque pagato 60.000
dollari così come pattuito, cercò di nuovo di entrare nella comune
di Lyman e, stavolta, fu ammesso. Donò interamente il suo compenso
alla comune e convinse anche l'altra protagonista del film, Daria
Halprin, con cui aveva una storia, a seguirlo. La Halprin restò
pochissimo tempo nella comune, perché i metodi di Lyman non le
piacevano affatto. Innamoratasi di un altro attore, l'autore e
protagonista di “Easy rider”, Dennis Hopper, se ne andò per
sposarlo.
Dennis Hopper (1936-2010) a sinistra, insieme a Peter Fonda (1939) in "Easy Rider"
La prestanza e l'avvenenza fisica di
Frechette gli garantirono comunque una certa notorietà a prescindere
dal successo del film. Tra il 1969 e il 1970, sia “Look Magazine”
sia “Rolling Stone” dedicarono servizi e copertine a lui e alla
Halprin, così come altre pubblicazioni meno note. Lavorò anche come
modello per un servizio uscito su “Vogue”, sempre nel 1969.
Copertine con Frechette e la Halprin
Frechette modello per "Vogue" nel novembre 1969
Si fece notare in una serie di
apparizioni televisive controverse ma di grande impatto mediatico,
sia comparendo al fianco dell'attivista anarchico Abbie Hoffman in
“The Merv Griffin Show”, sia litigando con un altro ospite mentre
si trovava nel celebre “Dick Cavett Show” insieme a Daria
Halprin.
Tra il 1970 e il 1971, Frechette
soggiornò a lungo in Europa, tra Italia e Jugoslavia, dove girò
altri due film: il capolavoro del cinema pacifista “Uomini contro”
di Francesco Rosi, tratto dal libro “Un anno sull'altipiano” di
Emilio Lussu, in cui recitò accanto a un altro ribelle (ma
soprattutto un grandissimo attore), Gian Maria Volontè; e “La
grande scrofa nera”, un confuso film contestatario ambientato in
una famiglia tradizionale e autoritaria, in cui ritrovò Alain Cuny,
il grande attore francese che aveva già avuto accanto in “Uomini
contro”.
Locandina di "Uomini contro"
Frechette in "Uomini contro"
Alain Cuny (1908-94) e Gian Maria Volontè (1933-94) in "Uomini contro"
Locandina di "La grande scrofa nera"
Frechette con Rada Rassimov in "La grande scrofa nera"
Anche i compensi di questi film furono
devoluti alla comune di Lyman, presso la quale Frechette riprese a
vivere una volta tornato negli Usa.
A quel punto, mentre la comune
cominciava a dare segni di imminente sfascio (Lyman sarebbe poi morto
per cause naturali nel 1978, a 40 anni), Frechette prese a coltivare
un proprio personale progetto artistico, quello di girare un film
come protagonista, tratto da “Delitto e castigo” di Dostoevskij,
ma non trovò nessun produttore disposto a finanziarlo. Ciò
nonostante, assicurò l'amico regista Deszo Magyar, ungherese, che
divideva con lui la paternità del soggetto, che i soldi si sarebbero
trovati. Magyar sarebbe rimasto sbalordito dalla folle idea venuta in
mente a Frechette.
Il 29 agosto 1973, Frechette e altri
due membri della comune di Lyman tentarono di rapinare la filiale di
Roxbury della New England Merchant's Bank. Intervenne la polizia e
uno dei complici di Frechette, Christopher Thein, fu ucciso.
Frechette e l'altro complice, Sheldon Bernhard, furono catturati,
processati per direttissima e condannati a una pena compresa tra i 6
e i 15 anni.
Frechette, che non era considerato
socialmente pericoloso, fu così rinchiuso nella prigione statale di
minima sicurezza di Norfolk, nel Massachusetts, dove era libero di
svolgere diverse attività e fraternizzò facilmente con gli altri
detenuti.
Malgrado le buone condizioni in cui era
tenuto, tuttavia, dopo qualche tempo cadde in depressione e cominciò
a dimagrire. Il suo avvocato tentò di farlo accedere a qualche
programma di pene alternative, ma la relativa commissione perse molto
tempo prima di occuparsi del caso. Sembra che Frechette non si desse
pace per aver coinvolto nella rapina il giovane Thein, di cui era
molto amico, e si considerasse responsabile della sua morte.
Tuttavia, le circostanze della morte di
Frechette, avvenuta in carcere il carcere la notte tra il 27 e il 28
settembre 1975, non sono state mai ben chiarite. La sera prima, un
compagno di detenzione lo aveva lasciato in palestra. La mattina
dopo, Frechette fu trovato morto su una panca bassa, ucciso dal peso
di un bilanciere di 70 kg che gli sarebbe sfuggito di mano e caduto
sul collo, facendogli perdere conoscenza e poi soffocandolo, durante
un esercizio.
La ricostruzione non è stata mai
considerata molto convincente e da più parti si è sostenuto che in
realtà Frechette fu “eliminato”, anche se non sono state mai
fornite né prove né ricostruzioni alternative al riguardo.
Il film “Death Valley Superstar” di
Michael Yaroshevsky, uscito nel 2008, ha riportato a una certa fama
la figura di Frechette, sulla quale il tempo aveva steso un velo di
oblio.
Locandina di "Death Valley Superstar", un film mai doppiato in Italiano
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