Le storie di fantasmi non sono certo
nate nel Regno Unito, ma di sicuro questo è la patria delle storie
di fantasmi più celebri e dei più importanti cliché che le
accompagnano, a partire da quello delle case infestate, grazie alle
sue lunghe notti invernali, alla sua alta concentrazione di castelli
e dimore antiche, spesso edifici passati per diverse proprietà e in
modo non sempre trasparente, ma anche alla presenza di boschi e
grotte che sono a loro volta scenari perfetti per altri tipi di
leggende soprannaturali. Per non parlare dell'influenza del folklore
celtico, del quale molti elementi (pensiamo alla “banshee”, lo
spirito che si lamenta nelle vicinanze di una casa quando questa sta
per essere visitata dalla Morte) sono stati importati nei racconti
soprattutto ottocenteschi.
La più importante “enciclopedia”
dei fantasmi inglesi è sicuramente quella realizzata, con un lungo e
incessante lavoro, da parte di un illustre collezionista di storie,
Charles Lindley Wood, secondo visconte di Halifax, vissuto dal 7
giugno 1839 al 19 gennaio 1934, Master of Art in Legge a Oxford nel
1865, cattolico, per lungo tempo presidente della English Church
Union, una società che aveva l'obiettivo di mediare il dialogo tra
cattolici e anglicani onde evitare gli eccessi dei secoli precedenti.
Tuttavia, in questa veste, ottenne veramente pochissimi risultati,
perché è vero che non ci furono discriminazioni di minoranze
religiose, ma le due Chiese restarono sempre ostili l'una all'altra.
Dal suo matrimonio con Lady Elizabeth
Fortescue nacquero 6 figli, 4 maschi e 2 femmine. Con gran dolore dei
genitori, 3 dei figli maschi morirono all'età di 7, 15 e 20 anni. Il
figlio superstite, Edward (1881-1959), fu ambasciatore negli Usa e
viceré dell'India, diventando il primo Conte di Halifax nel 1944. Le
due figlie fecero ottimi matrimoni, una con un barone e l'altra con
un generale.
Lord Halifax
Non si è mai capito esattamente se
Lord Halifax credesse veramente alle storie che raccoglieva o facesse
finta di crederci per puro divertimento. Secondo le persone che gli
stavano accanto, dichiarava di crederci fermamente. Aveva contatti in
tutto il Paese con gente che era incaricata di spedirgli resoconti
dettagliati, se possibile accompagnati da “prove” quali ritagli
di giornale o testimonianze giurate, su ogni avvenimento
“paranormale” che si verificava. A volte riceveva anche alcuni di
questi collaboratori come ospiti in casa propria, per farsi
raccontare i fatti a voce: e, negli ultimi anni, quando l'età
avanzata lo aveva reso quasi sordo, gli ospiti dovevano letteralmente
gridare per farsi comprendere.
Perfino sul letto di morte, lucidissimo
benché avesse oltre 94 anni, volle che i suoi cari gli facessero
compagnia leggendogli storie di fantasmi. Morì proprio mentre
l'amico J. G. Lockwood, che in seguito sarebbe stato il suo primo
biografo, gli stava leggendo “L'uomo nella gabbia di ferro”, una
storia di casa aristocratica infestata ambientata tra il 1785 e il
1786, con una ulteriore coda nel 1887, già oggetto di un racconto da
parte di un celebre intellettuale del tempo, il reverendo anglicano
Sabine Baring-Gould (1834-1924) che, tra una pubblicazione di
carattere religioso e un saggio sulle tradizioni popolari (pare che
abbia firmato oltre 1200 opere) trovò il modo di redigere diverse
famose storie di fantasmi.
Il rev. Sabine Baring-Gould
Lord Halifax raccolse le sue storie di
fantasmi per scopo personale, senza pensare alla loro pubblicazione.
Anche se in vita pubblicò diversi articoli su case infestate e
fenomeni simili, l'edizione in volume delle sue storie si ebbe solo
nel 1936, quando era già morto.
Alcune edizioni classiche del libro
Spessissimo, i suoi corrispondenti
erano ecclesiastici, sia cattolici sia anglicani, dato che
evidentemente li considerava delle fonti particolarmente attendibili.
Non tutte le storie sono di
ambientazione britannica, dato che tra le amicizie di Lord Halifax
c'erano anche ufficiali di Marina con contatti oltre oceano. Ce n'è
ad esempio una ambientata nel Canada settentrionale nel 1853 e
relativa al trasporto della salma di un commerciante di pelli
deceduto durante un viaggio (Lord Halifax annota diligentemente che
si chiamava Augustus Richard Peers, che era un anglo-irlandese nato
nel 1820 e che morì dopo una breve malattia a Fort McPherson):
durante il viaggio, mentre la slitta era bloccata da una tempesta di
neve, i cani da slitta affamati si avvicinavano al cadavere
richiamati dal suo odore e questo li allontanava con il comando a
mettersi in riga (“Marche!”, che è anche il titolo della
storia), come raccontato nel 1885 dal testimone diretto Roderick
Mcfarlane.
Il tema del morto la cui anima non avrà
pace finché il corpo non avrà degna sepoltura (oggetto della prima
storia nota di fantasmi, che si trova in una lettera di Plinio il
Giovane redatta nel II sec. d. C.) si ritrova in storie come “La
bara di Renishaw” in cui mostra anche dei sottintesi vagamente
erotici, dato che lo spirito si manifesta baciando con le sue labbra
gelate le giovani donne che dormono occasionalmente in una stanza di
un castello; poi, durante dei successivi lavori di ristrutturazione,
salta fuori che sotto il pavimento della stanza è seppellita una
bara vecchia di almeno 2 o 3 secoli, contenente ossa umane.
Nella maggior parte, le storie raccolte
da Lord Halifax sono piuttosto brevi, poche pagine al massimo. Alcune
sono tanto brevi che l'autore le raccoglie in paragrafi di un'unica
storia a tema.
Le storie contenute nell'edizione del
1936 sono una settantina. In Italiano, il libro ha avuto almeno 3
versioni, ma tutte solo parziali. Ci sono 26 storie nell'edizione
cartonata Sugar del 1968, poi ripubblicata in tascabile da Longanesi
nel 1974. Diventano 50 nell'edizione Odoya del 2016, che oltre a
essere la più completa è anche la meglio curata. Ma per vedere
un'edizione integrale, evidentemente, il lettore italiano deve ancora
pazientare.
Le tre edizioni italiane del libro
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