Le manifestazioni antirazziste cui
stiamo assistendo in questo periodo in seguito all'uccisione di
George Floyd non sono certo una novità per gli Stati Uniti. In una
nazione che rappresenta un enorme crogiolo di etnie e sempre
soggetta a importanti flussi migratori, la convivenza civile non è
stata sempre pacifica, anzi non lo è stata quasi mai.
Un episodio meno noto, ma tutt'altro
che marginale, di questa lunga storia di sangue, violenze e
ingiustizie, è quello che vide contrapposti i Nisei
(discendenti di seconda generazione degli immigrati giapponesi) agli
Haole (bianchi e di origine anglosassone) nelle Hawaii della
fine anni '20, in seguito al delitto di Myles Yutaka Fukunaga.
Myles Yutaka Fukunaga
Il conflitto era stato latente a lungo.
I lavoratori Nisei sfruttati nelle piantagioni di canna da zucchero
avevano già affrontato scioperi di massa nel 1909 e nel 1920. Questo
delitto e il processo che ne seguì evidenziarono in modo palese le
discriminazioni razziali.
Lavoratori Nisei hawaiiani della canna da zucchero, primo '900
Fukunaga era nato il 4 febbraio 1909 a
Waialua. Nel 1928 lavorava come inserviente nella dispensa di un
hotel di Honolulu. Era un ragazzo solitario e infelice, che una volta
aveva già tentato il suicidio. Benché fosse letteralmente spremuto
come un limone (il suo orario di lavoro ammontava a 80 ore
settimanali), guadagnava pochissimo e viveva in una famiglia oppressa
dai problemi economici. In particolare, i suoi genitori erano stati
appena sfrattati da casa ad opera della Hawaiian Trust Bank, forse
per iniziativa di Frederick Jamieson, un dirigente della banca
stessa.
Come vendetta verso questo atto, e
forse anche suggestionato dal delito di Leopold e Loeb, Fukunaga
decise di rapire e uccidere il figlio decenne di Jamieson, George,
detto Gill.
Gill Jamieson
Il 18 settembre 1928, Fukunaga si
travestì da infermiere e si recò alla scuola di Punahou frequantata
dal piccolo Gill, fece uscire il bambino dalla classe e lo convinse a
seguirlo con la scusa di portarlo in ospedale dalla madre ferita in
un incidente. I due fecero almeno una parte del viaggio in taxi. Una
volta scesi, Fukunaga portò il bambino in un nascondiglio
predisposto ad hoc e lo uccise colpendolo alla testa con uno
scalpello d'acciaio. Poi inviò una richiesta di riscatto alla
famiglia Jamieson, firmandola “I Re Magi” e chiedendo 10.000
dollari. La sera stessa, telefonò anche alla famiglia Jamieson,
chiedendo 4.000 dollari. Il padre del bambino glieli portò subito
nel luogo designato, Fukunaga si presentò mascherato e li prese, poi
andò via annunciando la prossima liberazione del bambino.
Ovviamente, non fu liberato nessuno.
Appena si diffuse la notizia, la
polizia dichiarò che il messaggio e l'eloquio del rapitore
sembravano richiamarsi alla parlata Nisei, scatenando le prime
ostilità della popolazione Haole contro i giapponesi. Peraltro, in
un primo tempo, fu fermato l'ex autista degli Jamieson, Harry Kaisan,
che si riteneva potesse avere forti motivi di rancore verso di loro.
Nonostante le pressioni dei poliziotti, che arrivarono fino a
drogarlo, Kaisan si rifiutò di confessare qualsiasi addebito.
Il 20 settembre, Fukunaga scrisse una
lettera al giornale Honolulu Star-Bulletin, di fatto
annunciando che Gill Jamieson era morto. Infatti, il corpo del
bambino fu ritrovato quella sera stessa, in una radura vicino al
canale Ala Wai, quasi di fronte al Royal Hawaiian Hotel.
Copie delle lettere di Fukunaga
Il 21
settembre, poiché la comunità Nisei si sentiva molto toccata dai
fatti e, oltre a esprimere il proprio cordoglio alla famiglia
Jamieson, aveva messo una taglia sul responsabile e organizzato
squadre di ricerca, Fukunaga tentò di arruolarsi in una di queste
squadre, ma non fu accettato in quanto troppo giovane e gracile.
Scuola Nisei hawaiiana, circa 1920
Il 22 settembre, Fukunaga commise
l'imprudenza di acquistare un biglietto ferroviario per la sua città
natale usando una delle banconote del riscatto. I numeri di serie di
queste, infatti, erano stati segnati e, dopo la segnalazione della
biglietteria, la polizia lo identificò immediatamente. La polizia
perquisì la sua casa, trovando alcuni indizi della sua
partecipazione al delitto, e lo arrestò al ritorno da Waialua, la
sera del 23.
Foto segnaletiche di Fukunaga
Fukunaga confessò immediatamente e fu
mandato a processo nel giro di soli dieci giorni. Il dibattimento si
svolse in un clima caratterizzato da manifestazioni degli Haole che
chiedevano la pena capitale. Il giudice Alva E. Steadman condusse il
processo in modo frettoloso e approssimativo, impedendo di fatto al
legale di Fukunaga di citare testimoni a discarico e ignorando le
richieste di perizia psichiatrica avanzate dall'insigne psichiatra
Lockwood Myrick, per il quale Fukunaga era palesemente infermo di
mente. Anche alcuni membri della giuria la pensavano allo stesso modo
e rimasero molto perplessi quando Steadman, l'8 ottobre, condannò
Fukunaga a morte per impiccagione.
I Nisei protestarono in massa, in
particolare dal loro quotidiano Hawaii Hochi, sul quale il
direttore Fred Makino denunciò non solo l'abuso costituito dalla
condanna di una persona incapace di intendere e volere, ma anche la
difformità di trattamento rispetto a delinquenti Haole che avevano
ucciso vittime Nisei. Le loro insistenze portarono a petizioni e
richieste ufficiali per la revisione del processo. La Corte Suprema
delle Hawaii rigettò il ricorso con un provvedimento che conteneva
degli errori formali ma che, nonostante questo, fu confermato anche
dalla Corte Suprema degli Stati Uniti.
Fukunaga fu impiccato a Honolulu il 19
novembre 1929.
La posizione dei Nisei non è stata
sempre compatta. Jasutaro Soga, direttore del giornale Nippu Jiji,
accusò Fred Makino di travisare i fatti. Tuttavia, dopo che nel 1932
cinque ragazzi non Haole, tra i quali c'era anche il Nisei Horace
Ida, furono ingiustamente accusati dello stupro di una ragazza Haole,
le voci di denuncia delle discriminazioni si moltiplicarono. Studiosi
più recenti come Dennis Ogawa e Jonathan Okamura hanno ripreso le
posizioni di Fred Makino riguardo la condanna di un infermo di mente
con lo scopo palesemente intimidatorio di affermare l'intoccabilità
della popolazione bianca. Le Hawaii non sono mai state il paradiso di
felice convivenza razziale che alcuni hanno descritto.
soldati Nisei Hawaiiani nella Seconda Guerra Mondiale
Stella Nakadate, Miss Nisei Hawaii, 1955
Ragazze Nisei Hawaiiane in costume tradizionale, 1966
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