Ormai dovremmo averci fatto l'abitudine sia agli autori dimenticati sia alla realtà per cui, una volta riscoperti, i loro libri possono rivelarsi dei piccoli capolavori.
Ma, anche quando la riscoperta avviene con tutti i crismi (un editore importante che riesce a portare il libro direttamente dove ci sono i lettori, senza che questi siano costretti ad andarselo a cercare in una caccia al tesoro, un'edizione curata e una promozione adeguata che coinvolga quanti più soggetti possibile) può capitare che l'autore/autrice rimanga un perfetto sconosciuto, del quale si sa pochissimo, anche tra chi ha letto e amato le sue opere. E questo è tanto più vero se ci riferiamo agli autori di oneshot, di un solo libro.
È il caso, sicuramente, di Joan Samson, che l'Italia ha scoperto in tempi recentissimi con quasi mezzo secolo di ritardo. Il lettore che voglia approfondire la sua figura dovrà battere a lungo il web senza concludere molto, prima di capitare sull'unica fonte che fornisce un minimo di dettagli su di lei. Si tratta del blog Lesser-Known Writers, che le dedicò un post nel novembre del 2018.
Joan Samson, nata a Eire, Pennsylvania, il 9 settembre 1937, era figlia di un fisico nucleare e di una insegnante. Studiò prima al Wellesley College e poi a Chicago, dove ottenne il BA nel 1959. Il motivo del trasferimento fu un precoce matrimonio, che non durò a lungo. Dal 1959, la Samson lavorò come insegnante a Chicago, a Newton nel Massachusetts, a Londra e a Brookline, sempre in Massachusetts, fino al 1969. Nel frattempo si risposò (1965) con Warren Carberg, Jr., bibliotecario e insegnante, da cui ebbe due figli; e prese un MA presso la Tuft University (1968). Il suo ultimo lavoro fu quello di editor presso la rivista Daedalus, fino al 1975.
Nel 1974 ottenne un buon successo con Watching the New Baby, un libro di testo accompagnato da fotografie di Gary Gladstone, un fotografo ancora attivo oggi e autore di altri libri. Questo libro, ispirato dall'esperienza delle seconda maternità, piacque molto al pubblico delle donne in attesa di un figlio.
Nel 1975 fu lanciata la sua prima opera narrativa, un romanzo ispirato in pari misura da un sogno, dal ricordo del Saskatchewan di cui era originaria la madre e dai weekend trascorsi con la famiglia nel New Hampshire. Si tratta di The Auctioneer: Il Banditore, che ebbe poi edizioni spagnole e olandesi ed è arrivato in Italia solo nel 2021, come titolo di apertura della collana Macabre di Sperling & Kupfer.
Per una serie di disguidi, il libro fu in vendita solo dalla metà di gennaio del 1976. Purtroppo, a quel punto, la sua autrice aveva scoperto di essere affetta da un tumore al cervello. Il male fece rapidamente il suo corso e Joan Samson morì a Cambridge, Massachusetts, il 27 febbraio 1976.
The Auctioneer è stato definito un romanzo suspense senza soprannaturale. Anche se la particolare realtà che descrive è molto più vicina a quella di un horror che a quella di un suspense.
È ambientato in una comunità rurale del New Hampshire, una piccola popolazione di agricoltori che guardano con diffidenza alle novità anche se sfruttano le comodità della tecnologia quando pensano che siano utili.
La famiglia Moore, composta da John, sua madre, la moglie Mim e la piccola Hildie, all'inizio guarda con una certa indifferenza alle trasformazioni che si susseguono nella struttura sociale della comunità dopo l'arrivo di un facoltoso banditore d'aste, Perly Dunsmore, che ha adattato una fattoria abbandonata a propria residenza.
Perly ha l'idea di organizzare una serie di aste di roba vecchia e inutilizzata dei contadini per finanziare un miglioramento dei servizi pubblici della comunità. Quasi tutti, felici di disfarsi di ogni sorta di cianfrusaglie, collaborano con lui, che riconosce agli ex proprietari anche una piccola percentuale sul venduto.
I notevoli guadagni che Perly riesce a ottenere tramite le sue aste rivolte soprattutto a turisti cittadini affascinati dal mito della vecchia America rurale servono soprattutto a rafforzare il corpo di polizia locale e quello dei pompieri.
Ma, una volta concretizzatosi questo, tutto comincia a cambiare gradualmente. Perly appare sempre generoso e benevolo ma, via via che le aste si susseguono, smette di chiedere semplicemente gli oggetti ai contadini, adesso li pretende, spalleggiato da un esercito di vicesceriffi, che obbediscono solo a lui.
Finisce per sottrarre alle famiglie della comunità anche l'indispensabile per andare avanti lavorando la terra, e chi gli si oppone apertamente, in breve tempo, si ritrova vittima di qualche incidente.
Molti sono costretti a sloggiare e Perly concepisce un ambizioso progetto di lottizazione per fare delle fattorie un complesso turistico.
I Moore, che non si sono mai ribellati apertamente ma non nascondono la loro ostilità al banditore, una volta privati di tutto, pensano di andarsene anche loro, ma rinviano la loro partenza in continuazione.
La cornice del romanzo ricorda chiaramente quella di La festa del raccolto di Thomas Tryon, ma è meno idilliaca all'inizio e meno truculenta nel finale. Per molto tempo sembra non accadere nulla, ma con un senso di angoscia incombente per la sicurezza che qualcosa accadrà comunque, e non sarà per niente piacevole. In questo senso, la scrittura della Samson fa spesso pensare a certe opere di Shirley Jackson.
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