La variegata parabola artistica dell'eclettico Michel Grisolia si consuma nell'arco di poco più tre decenni: ripercorrerla è anche l'occasione per affrontare una piccola panoramica della cultura popolare francese nello stesso periodo, dato che Grisolia si mosse con successo in più ambiti diversi: la musica leggera, il giornalismo, la narrativa e il cinema.
I buoni risultati ottenuti lavorando con la Belle gli aprirono le porte alla collaborazione con altri cantanti: ad esempio, la franco-canadese Fabienne Thibeault, la cantante-imprenditrice belga Régine Zylberberg e il famosissimo greco Demis Roussos.
Una scrittrice che collaborava anch'essa con Marie-Paule Belle in veste di paroliera, Françoise Mallet-Joris, lo cooptò nella stesura di una biografia di Juliette Gréco, che uscì nel 1975 in una prestigiosa collana diretta dall'intellettuale Lucien Rioux.
Questo lavoro gli permise di essere notato da Jean-Louis Bory, scrittore e giornalista del Nouvel Observateur, che lo volle con sé al giornale come aiuto nella cura delle pagine di cinema e di musica. Presto Grisolia si impose come critico cinematografico, lavorando anche per diversi altri giornali.
Nel 1977 provò a scrivere un romanzo di genere polar, e il risultato fu L'inspecteur de la mer, che vinse il Prix Mystère de la critique e fu successivamente adattato per il cinema con il titolo Flic ou voyou.
Infatti, per il cinema e la televisione, a partire dai primi anni '80, lavorò moltissimo.
Trovò anche il tempo di tenere una rubrica di critica letteraria su L'Express.
Colto da un improvviso ictus, Michel Grisolia morì a Parigi il 29 marzo 2005.
In Italia, sulla scorta del film Flic ou voyou, interpretato da Jean-Paul Belmondo e Marie Laforêt, arrivò anche il romanzo che lo aveva ispirato, che a tutt'oggi è l'unico titolo di Grisolia tradotto da noi. Entrambe le opere si intitolarono Poliziotto o canaglia.
I due sceneggiatori, su preciso incarico della produzione (Cerito e Gaumont), si presero un po' di libertà nel rendere l'intreccio quanto più adatto alla recitazione scanzonata e acrobatica del protagonista Jean-Paul Belmondo. Ne risultò un personaggio principale meno complesso e tormentato, che fu “promosso” da ispettore a commissario e vide il suo nome cambiato da David Géant a Stan Borowitz.
Ma le differenze non si fermano qui. Nel romanzo, una serie di omicidi inspiegabili commessi tra gli ambienti vip della città con le modalità più fantasiose finisce per coinvolgere direttamente Géant perché tra le vittime c'è la migliore amica della figlia adolescente; nel film, Borowitz non è neanche nizzardo ma viene mandato lì per fermare una guerra tra bande rivali di piccoli mafiosi. Nel libro, la figlia ribelle del poliziotto rimasto vedovo giovanissimo, Lauren, è una presenza costante accanto al padre e si caccia nei guai cercando di aiutarlo quando diventa evidente che dietro ai delitti ci sono persone talmente ben ammanigliate che sarà difficile incastrarle. Nel film, anche la ragazza cambia nome in Charlotte ed è semplicemente scappata dal collegio inglese in cui studiava e viene rapita dagli esponenti di una delle due bande. Nel libro, l'inevitabile femme fatale si chiama Florinda ed è essenzialmente una testimone reticente, una donna del jet-set dal passato torbido che sa più di quello che è disposta a dire, ma non ha nessuna particolare responsabilità. Nel film il nome viene cambiato in Edmonde e si tratta di una figura tutto sommato secondaria, una scrittrice con cui Borowitz ha una relazione.
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