La storia della narrativa gialla è piena di autori misteriosi, dalle carriere singolari, che firmano uno o pochi libri di successo, oppure destinati a essere riscoperti e rivalutati, mentre degli autori stessi si perderà quasi ogni traccia. Ne abbiamo già incontrati diversi su queste pagine e sicuramente ne incontreremo ancora altri.
Un notevole esempio della categoria è rappresentato da Rosemary Kutak, pseudonimo di Margaret Norris, nata ad Anderson, Indiana nel 1905 e morta a Louisville, Kentucky, nel 1999. Questa autrice ha firmato solo due romanzi, usciti nel 1944 e nel 1948 e, giusto in mezzo a essi, un racconto pubblicato nel 1946. Dopodiché, per quanto se ne sa, non ha scritto più niente. Poco si sa anche della sua vita precedente, a parte un viaggio in Europa con il marito (dal quale prese il cognome Kutak) nel 1933.
Il primo romanzo fu coperto di lodi dalla critica, tra hardcover e tascabile ebbe almeno 5 edizioni e, con 42 anni di ritardo, è arrivato anche in Italia. Si tratta di Darkness of Slumber, uscito con Lippincott nel 1944 e tradotto nel Giallo Mondadori con il titolo Profondo sonno e il numero 1938 della collana il 23 marzo 1986.
In questo romanzo, troviamo già l'investigatore presente anche nelle altre due opere della Kutak, che però non è un poliziotto o un detective, bensì un giovane psichiatra, Marc Castleman.
Qui, Castleman lavora in una clinica di Oaklawn, imprecisata cittadina del Midwest. Siamo nel 1943. Eve, figlia del defunto giudice Ladbrooke, sorella del facoltoso avvocato Scott Ladbrooke ed ex moglie del socio di questi, Phil Minary, giace in uno stato di demenza soporifera da dieci anni. Un giorno, poco dopo aver partorito il figlio Jonathan, nel giro di poche ore si sentì male e da allora non riuscì più a connettersi con la realtà. Fisicamente però è sana e il suo male non fu preceduto da alcuna avvisaglia, ragione per cui gli psichiatri pensano che a determinarlo sia stato un violento trauma. In effetti, proprio nella notte in cui Eve ha partorito il figlio, il suo amico d'infanzia Hal Crane, collaboratore di Phil, è stato ucciso, ma nessuno è riuscito a trovare un collegamento tra i due fatti. Sette anni dopo, Phil ha ufficializzato il divorzio da Eve, di cui comunque resta il tutore, e si è risposato con la sua segretaria, Barbara, dalla quale ha successivamente avuto un'altra figlia.
Dopo dieci anni, il direttore della clinica, dottor Ian McKeith, ha deciso di sperimentare su Eve una terapia a base di metrazol, che potrebbe risvegliarla. A occuparsene è il giovane dottor Castleman. La terapia sembra funzionare ma, quando le viene somministrata l'ultima dose, Eve ha un collasso e muore. Anche se i familiari sembrano contrari, non avendo intenzione di rassegnarsi a un fallimento, Castleman procede a un'autopsia della donna e scopre che in realtà è morta per avvelenamento tramite una massiccia dose di nicotina, che chiunque poteva procurarsi e somministrarle in diversi modi.
Nell'ultimo giorno della sua vita, Eve ha ricevuto le visite di sei tra familiari e amici stretti, e potrebbe essere stato chiunque. Ma perché? Qualcuno, evidentemente, ha voluto tapparle la bocca prima che si risvegliasse completamente.
Le indagini della polizia sono viziate da un problema di fondo. La città è preda della più spudorata corruzione e Phil Minary aveva cominciato una impegnativa battaglia politica per estirparla, sostenuto dalla moglie, prima della malattia di questa. Il capo della polizia, Fletcher, è uno dei personaggi più compromessi e finge di collaborare con Castleman anche se il suo unico obiettivo è incastrare Phil e la moglie Barbara perché non possano più nuocere. Castleman dovrà quindi portare avanti le sue indagini di nascosto della polizia e rischiando in prima persona, fino alla sorprendente rivelazione del colpevole di entrambi i delitti, quello di Crane e quello di Eve.
Per essere un mystery e soprattutto un mystery di quel tempo, Profondo sonno presenta personaggi ben caratterizzati e comportamenti tutt'altro che cervellotici. I due psichiatri, sia McKeith sia Castleman, sono molto professionali nel ricorrere a tutto l'armamentario della loro professione per non farsi manipolare dai bugiardi. Gli sviluppi finali della trama sono tutt'altro che scontati. In sintesi, si tratta di un buon romanzo e di un eccellente giallo.
Sembra che anche l'altro libro della Kutak, I am the Cat (1948), sia costruito in modo molto simile, ma purtroppo non è mai arrivato in Italia, benchè in patria abbia avuto diverse edizioni.
Né lo è il solo racconto noto di quest'autrice, The one who didn't (1946) apparso sul settimanale canadese Mclean's in un numero del maggio 1946.
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