La storia dell'opposizione anti-nazista
in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale presenta moltissime
figure eroiche e presentarle tutte sarebbe impossibile. Va tuttavia
osservato almeno quanto alla Resistenza anti-nazista abbiano
contribuito le donne, il cui ruolo è stato più importante che in
qualsiasi altro evento storico del XX secolo.
In particolare, questo grande impegno
(e, in molti casi, sacrificio) di giovani donne, si concentra in due
diverse aree, la Francia e l'ex Unione Sovietica. Con la differenza
che nell'ex Urss le donne combattevano quasi in condizioni di parità
con gli uomini (tanto che erano arruolate nelle truppe regolari e
all'occorrenza pilotavano aerei), mentre in Francia tenevano un ruolo
subalterno, anche se molte di esse, operando come spie, diedero un
contributo importante alla sconfitta finale del Terzo Reich.
Tra le figure femminili più importanti
della Resistenza in Francia, un posto di tutto rispetto tocca a Noor
Inayat Khan, sia per la peculiarità delle sue origini, sia per le
circostanze in cui maturò la sua scelta di combattere.
Immagini di Noor prima della guerra
Noor Inayat Khan aveva un'origine
cosmopolita come pochi. Il padre, Hazrat Inayat Khan (1882-1927), era
un filosofo musulmano Sufi di origini aristocratiche, imparentato con dinastie reali, noto anche come
musicista (“il Beethoven indiano”, secondo alcuni critici) ma
soprattutto come mistico, fondatore del Sufi internazionale e di un
pensiero religioso che, pur debitore di molti principi alla
tradizione islamica, è lontanissimo dal modo di pensare di sunniti e
sciiti, incentrato com'è su una visione molto universale (Hazrat è
un titolo onorifico che significa “santo”); la madre era una
ereditiera americana, Ora Ray Baker (1892-1949), sorellastra di un
importante studioso di culture orientali, Pierre Bernard. Ora Ray
Baker sposò Hazrat Inayat Khan, contro il volere della propria
famiglia, nel 1912, cambiò il suo nome in Pirani Ameena Begum e fu
una importante poetessa, autrice di testi di argomento religioso,
sempre nello spirito Sufi.
I genitori di Noor
Noor (il nome completo è
Noor-un-Nisa), la loro primogenita, nacque a Mosca, dove in quel
periodo in padre stava diffondendo la dottrina Sufi, il 2 gennaio
1914. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Hazrat Inayat Khan
preferì trasferire la famiglia nel Regno Unito, dove nacquero altri
tre figli, i maschi Vilayat (1916-2004) e Hidayat (1917-2016) e la
femmina Kahir-un-Nisa (1919-2011). Nel 1920, la famiglia si trasferì
di nuovo, stavolta in Francia. Se la sorella minore avrebbe tenuto
sempre un profilo basso, i due fratelli avrebbero continuato la
tradizione di musicisti e mistici del padre, che morì
improvvisamente a 45 anni durante un soggiorno in India.
I fratelli di Noor (Vilayat in alto e Hidayat in basso) in età avanzata
Anche Noor si formò innanzitutto come
musicista, studiando pianoforte, arpa e composizione sotto la guida
delle celebre maestra Nadia Boulanger, al conservatorio di Parigi.
Inoltre, si laureò in psicologia infantile alla Sorbona. Fino allo
scoppio della guerra, lavorò come curatrice di programmi radiofonici
per bambini, mentre scriveva libri di fiabe ispirati alla tradizione
orientale e componeva brani musicali. Per quanto non le mancassero i
corteggiatori, non si sposò mai, anche perché le mancò il tempo di
farlo.
Allo scoppio della guerra, dopo aver
assistito alle prime atrocità dei nazisti, Noor, con la madre e i
fratelli, tornò nel Regno Unito, dove arrivò il 22 giugno 1940.
Benché i genitori li avessero allevati in una tradizione di
pacifismo e fratellanza universale, lei e il fratello Vilayat
decisero di arruolarsi nelle forze armate inglesi per combattere i
nazisti. Tale scelta non fu affatto facile, e anzi fu molto criticata
dalla comunità indiana presente in Inghilterra. La maggior parte
degli indiani, a quel tempo, era piuttosto ostile agli inglesi, che
occupavano l'India da secoli e si rifiutavano di concederle
l'indipendenza. Non pensavano di allearsi con i nazisti, ma nemmeno
di combattere al fianco degli oppressori. Da un altro punto di vista,
il nazismo presentava molte figure importanti, a partire da Himmler,
molto affascinate dalle culture orientali; e mostrava una certa
simpatia verso l'Islam, cui era unito dal comune odio per gli ebrei.
Tuttavia, Noor non si lasciò smuovere da nessuna considerazione di
questo tipo, perché aveva intuito quanto fossero barbari e spietati
i nazisti, che ora rappresentavano il problema principale per tutti i
popoli europei e forse del mondo. Tutti gli altri problemi, potevano
aspettare.
Inizialmente, Noor si arruolò come
ausiliaria nella RAF. Tuttavia, dopo poco tempo, fu cooptata dai
servizi di spionaggio perché, conoscendo benissimo la Francia e il
Francese, era perfetta per essere inviata sul continente come agente
segreto. Nonostante ci fossero dubbi sul suo approssimativo
addestramento in tal senso, fu trasportata nella Francia del Nord con
un piccolo aereo nella notte tra il 16 e il 17 giugno 1943.
Immagini di Noor dopo l'arruolamento
Indicata con il nome in codice di
Madeleine/ Infermiera, Noor operò nel gruppo guidato dal maggiore
Francis Suttil (nome in codice Prosper/ Medico) e visse a Parigi
insieme ad altre due agenti inglesi, Diana Rowden (nome in codice
Paulette/ Cappellano) e Cecily Lefort (nome in codice Alice/
Maestro), assistita da un agente francese, Henri Déricourt, che dopo
la guerra fu accusato di doppio gioco e processato nel 1948 per aver
tradito diversi altri agenti suoi colleghi consegnandoli ai tedeschi.
Tuttavia, fu assolto dopo che il suo superiore Nicholas Bodington
testimoniò che Déricourt aveva tenuto contatti con i tedeschi su
esplicito incarico del comando. Nella stessa occasione, Déricourt
dichiarò che gli agenti “traditi” (tra i quali diverse donne)
erano stati sacrificati per distogliere l'attenzione del
controspionaggio tedesco da altri, impegnati nella preparazione dello
sbarco in Normandia.
Francis Suttil (1910-45) con la moglie
Diana Rowden (1915-44)
Cecily Lefort (1900-45) il giorno del suo matrimonio
Henri Déricourt (1909-62): pilota civile, morì in un incidente aereo in Laos
Il gruppo guidato da Suttil raccoglieva
informazioni ottenute da diversi agenti sparsi in tutta la Francia e
le trasmetteva via radio in Inghilterra. Il lavoro era difficile e
pericoloso, perché le trasmittenti potevano essere identificate e
raggiunte, quindi era necessario muoversi continuamente e cercare
sempre nuovi nascondigli, passare inosservati mentre si andava in
giro con tutte le attrezzature, predisporre rapidamente le
trasmissioni e spostarsi altrove subito dopo aver comunicato. I
tedeschi avevano predisposto dei furgoni, sempre in movimento per la
città, dotati di attrezzature per captare i segnali radio e
identificarne la provenienza, e il tempo disponibile per una
trasmissione era di venti minuti al massimo. Noor, che era stata
addestrata come radiotelegrafista durante il periodo trascorso alla
RAF, era particolarmente abile nel lavoro e, nel corso della sua
missione, riuscì a inviare moltissimi messaggi, alcuni dei quali
giudicati importantissimi dai comandi.
Poiché i suoi tanti spostamenti non
potevano passare inosservati, finì per essere identificata anche
personalmente e divenne la spia più ricercata in tutta la Francia.
Manifesti con il suo identikit furono affissi dappertutto e la
metropolitana di Parigi, il mezzo che preferiva per gli spostamenti,
fu presidiata da decine di soldati tedeschi. Tuttavia, Noor riuscì
sempre a sfuggire a quelli che le davano la caccia.
Alla fine, però, nell'ottobre del
1943, Noor fu tradita, non si sa se da Déricourt o da un'altra
donna, Renée Garry, e catturata. Nonostante fosse conosciuta come
una persona dal carattere dolce e gentile, oppose una tale resistenza
all'arresto da mettere paura ai tedeschi che lo effettuarono. Fu
interrogata, e forse torturata, nella centrale del controspionaggio
tedesco di Avenue Foch a Parigi, per circa un mese. Intanto, giunti
in possesso della sua radio e dei suoi codici segreti, i tedeschi
trasmisero una serie di falsi messaggi in Inghilterra, dal contenuto
in contraddizione con quelli che aveva recentemente inviato, facendo
sorgere nei superiori di Noor il sospetto che non fosse più lei a
trasmettere.
Nel dubbio, gli inglesi spedirono altri
agenti in Francia per scoprire cosa fosse successo, e almeno tre di
essi furono scoperti e catturati: il capitano France Antelme e due
donne, Madeleine Demarment e Sonya Olshanezky. Quest'ultima, riuscì
però a scoprire la verità sul destino di Noor e fece in tempo a
comunicarla in Inghilterra. Sfortunatamente non fu creduta, perché
non si riuscì a identificare la provenienza del suo messaggio. Per
alcuni mesi, lo spionaggio inglese continuò a prendere per buoni i
falsi messaggi di “Madeleine”.
France Antelme (1900-44)
Madeleine Demarment (1917-44)
Sonya Olshanezky (1923-44)
Nonostante gli interrogatori, la
sorveglianza e le probabili torture, Noor cercò di scappare due
volte dalla sede del controspionaggio tedesco, la prima salendo sul
tetto e cercando di saltare su un palazzo vicino, e la seconda nel
caos dovuto a un'incursione aerea in corso. Fu ripresa entrambe le
volte e sottoposta a misure ancora più restrittive.
Nel novembre del 1943, i tedeschi
decisero di trasferirla in Germania, e il 27 dello stesso mese fu
chiusa in isolamento nel carcere di Pforzheim, a Karlsruhe. Per tutta
la durata della sua detenzione, sarebbe rimasta legata, tramite una
catena attaccata al muro che le stringeva i polsi e le caviglie,
impossibilitata anche a occuparsi di se stessa, al punto che un'altra
detenuta era incaricata di ripulirla e di imboccarla. Ogni tanto
veniva prelevata e portata nella stanza degli interrogatori, dove era
sistematicamente torturata. Una donna detenuta in una cella vicina
avrebbe poi testimoniato che i pianti e i gemiti di Noor non la
lasciavano dormire di notte. Tuttavia, nonostante la sofferenza, si
rifiutò sempre di fornire qualsiasi tipo di informazioni e di
tradire i suoi compagni rimasti in libertà.
Benché fosse praticamente
immobilizzata, conoscendo l'alfabeto del carcere, ossia il codice con
cui i detenuti comunicavano tra loro battendo colpi sul muro, riuscì
a farsi riconoscere dalla sua vicina di cella, alla quale si presentò
come “Nora Baker” un altro nome in codice che le aveva dato il
Servizio Segreto inglese. Questo sarebbe stato molto utile per la sua
identificazione nel dopoguerra, dato che i tedeschi distrussero gran
parte delle prove della sua cattura e detenzione e, per qualche
tempo, i suoi superiori la confusero con Sonya Olshanetzky.
Il carcere di Pforzheim a Karlsruhe
L'11 settembre, insieme ad altre tre
detenute (Madeleine Demarment che era stata catturata mentre cercava
di scoprire che fine avesse fatto Noor, Yolande Beekman e Eliane
Plewman) fu trasferita nel campo di concentramento di Dachau. Qui, la
mattina del 13 settembre, un commando di SS guidato dall'ufficiale
Wilhelm Ruppert le prelevò, le portò in un cortile e, dopo averle
picchiate e stuprate, le uccise con un colpo di pistola alla nuca.
Noor fu l'ultima a essere uccisa. I corpi furono poi cremati.
Il lager di Dachau visto dall'alto
Yolande Beekman (1911-44) con il marito
Eliane Plewman (1917-44)
Wilhelm Friedrich Ruppert, uno dei boia di Dachau: nato nel 1902, fu giustiziato il 29 maggio 1946
Quasi tutti gli agenti del suo gruppo o
legati in qualche modo a lei, avevano già fatto la stessa fine o
l'avrebbero fatta di lì a poco. Diana Rowden e Sonya Olshanezky
erano state uccise nel campo di concentramento di Natzweiler il 6
luglio 1944. France Antelme era stato ucciso nel campo di Gross-Rosen
tra il luglio e l'agosto del 1944. Cecily Lefort sarebbe stata
gasata a Ravensbruck nel febbraio del 1945 e Francis Suttil sarebbe
stato ucciso a Sachsenhausen nel marzo del 1945.
Nel dopoguerra, Noor fu insignita della
George Cross (GC), la seconda più importante onorificenza militare
britannica dopo la Victoria Cross, e della Croix de Guerre aver
étoile de vermeil, un'onorificenza militare francese. E' il primo
caduto in guerra britannico di religione musulmana cui sia stato
concesso lo status di “eroe di guerra”. Nel 2012 le è stato
dedicato un busto in bronzo a Gordon Square Gardens, Londra, e nel
2014 è stato emesso anche un francobollo in suo onore.
Il busto di Noor a Gordon Square Gardens
Il francobollo dedicato a Noor
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