Durante la Prima Guerra Mondiale,
raccontano le statistiche, 35 soldati dell'Esercito Statunitense sono
stati giustiziati dopo essere stati condannati dalle corti marziali,
tutti per gravi reati (stupri e soprattutto omicidi) commessi a danno
di civili o commilitoni. Durante la Seconda Guerra Mondiale, ne sono
stati giustiziati 102, per le stesse ragioni. Dal 1942 al 1948, oltre
2800 militari americani hanno disertato e 49 di questi sono stati
condannati a morte, ma in 48 casi la condanna è stata annullata da
un'autorità superiore a quella che l'aveva emessa. L'unico disertore
americano che sia finito davanti al plotone d'esecuzione, dal 1864 a
oggi, è stato un ragazzo di Detroit, di origine polacca. Si chiamava
Eddie Slovik.
Eddie Slovik nel 1944 durante l'addestramento
Slovik nacque in una modesta famiglia
di immigrati (il nome originario era Slowikowski) il 12 febbraio 1920
e si mise nei guai già dall'età di 12 anni, commettendo piccoli
reati, soprattutto furti di minimo valore e disturbo della quiete
pubblica. A 22 anni, nel 1942, si era già fatto 4 anni tra
riformatorio e galera, anche se nel tempo si era trasformato in un
detenuto modello, disciplinato e molto collaborativo con il personale
che provava a riabilitarlo. Rilasciato sulla parola, grazie anche
alle referenze del carcere, trovò un discreto lavoro come operaio in
una ditta di forniture idrauliche della sua città, alle dipendenze
dell'italo-americano James Montella.
Si rivelò un lavoratore corretto e
scrupoloso, guadagnandosi tutta la stima del suo datore di lavoro.
Alla “Montella”, conobbe una ragazza di qualche anno più grande
di lui, carina e vivace nonostante i vistosi esiti di una
poliomielite infantile, che si chiamava Antoinette Wisniewski (pure
di origine polacca) e lavorava nell'ufficio contabilità. Il 7
novembre 1942, Eddie e Antoinette si sposarono e andarono a vivere
nello stesso immobile dei genitori di lei, al piano di sopra.
Il matrimonio di Eddie e Antoinette
Chiamato per la leva militare, fu
inizialmente scartato per i suoi precedenti penali. Successivamente,
però, fu considerato idoneo, nonostante la costituzione gracile, e
arruolato a partire dal 24 gennaio 1944. Il 20 agosto dello stesso
anno, fu inviato al fronte nel Nord-Est della Francia, alle
dipendenze del 109° reggimento di fanteria.
Già durante l'ultimo tratto del
viaggio verso il fronte, trovandosi improvvisamente sotto un
bombardamento, Slovik abbandonò il convoglio e, insieme al
commilitone John Tankey, cercò di tornare indietro. I due furono
però sorpresi da una unità della polizia militare canadese che
andava alla ricerca di soldati sbandati, dato che in quel periodo la
situazione era molto caotica e i nuovi arrivati avevano molta
difficoltà a trovare le unità cui erano stati assegnati.
Slovik e Tankey rimasero presso i
canadesi per sei settimane, poi furono finalmente rispediti verso la
loro unità, che raggiunsero il 7 ottobre. Il giorno dopo, 8 ottobre,
Slovik si presentò al suo comandante di compagnia, capitano Ralph
Grotte, e chiese di essere assegnato a un'unità di retroguardia
anziché a una di prima linea. La richiesta fu respinta.
La mattina dopo, il 9 ottobre, Slovik
abbandonò di nuovo l'unità, incamminandosi verso le retrovie,
nonostante Tankey cercasse di dissuaderlo. Giunto al primo quartier
generale, scrisse una lettera che cercò di far pervenire al
comandante del reggimento, affidandola a un cuoco. Nella lettera,
confessava di essere già scappato e di non essersi perso la volta
precedente, e dichiarava che sarebbe scappato ancora se lo avessero
assegnato di nuovo a un'unità di prima linea.
Il cuoco e altri soldati cercarono di
convincere Slovik a distruggere quello scritto così compromettente,
ma lui non volle sentire ragioni. Intervenne allora il tenente
colonnello Ross Henbest, che prima cercò di convincere Slovik a
ritornare sui suoi passi, promettendogli che non ci sarebbero state
sanzioni a suo carico, e poi, davanti a un altro rifiuto, gli fece
aggiungere alla lettera una postilla in cui dichiarava di essere
pienamente consapevole delle conseguenze giuridiche delle sue
dichiarazioni.
Slovik fu imprigionato e ricevette poi
la visita di un altro tenente colonnello, Henry Sommer, che gli
propose due alternative: o tornare alla sua unità o essere assegnato
a un'altra, sempre di prima linea, senza che si facesse menzione
della sua fuga. Slovik rifiutò entrambe le possibilità.
Sicuramente, Slovik era al corrente del
fatto che tutte le condanne a morte pronunciate per diserzione fino
ad allora erano state poi annullate, e riteneva che un periodo di
carcere fosse preferibile alla morte in combattimento, che
considerava pressoché certa.
Sfortunatamente per lui, i fatti
cospirarono a suo danno. Mentre era detenuto, gli americani
lanciarono l'attacco della Foresta di Hurtgen, nelle Ardenne, ai
confini tra Germania e Belgio, e, sfavoriti dal momento climatico che
impediva l'azione dei cacciabombardieri, si impantanarono senza
riuscire ad avanzare, subendo gravi perdite ad opera delle difese
tedesche (33.000 morti americani contro meno di 16.000 tedeschi). In
quel periodo, i tassi di diserzione tra gli statunitensi furono
altissimi.
Slovik fu processato dalla corte
marziale l'11 novembre. L'accusa, rappresentata dal capitano John
Green, ebbe facile gioco, anche perché, come fu annunciato dal suo
difensore, capitano Edward Woods, Slovik si rifiutò di testimoniare.
In poche ore, i nove ufficiali della corte, emisero la scontata
sentenza di morte. Questa fu confermata e appoggiata dal comandante
di Divisione, Maggior Generale Norman Cota, convinto che la notizia
di una fucilazione avrebbe scoraggiato i potenziali disertori nelle
Ardenne.
Il generale Norman Cota (1893-1971)
Il 9 dicembre, Slovik inoltrò la
domanda di grazia al comandante supremo delle Forze Armate
statunitensi, Dwight David Eisenhower, futuro presidente degli Usa
dal 1953 al 1961. Non avrebbe potuto scegliere un momento meno
adatto. La settimana successiva, i tedeschi contrattaccarono nelle
Ardenne, gli americani furono costretti a ritirarsi e le diserzioni
aumentarono. Il 23 dicembre, Eisenhower confermò la condanna di
Slovik.
D.D, Eisenhower (1890-1969) quando era comandante supremo dell'Esercito americano
L'esecuzione fu fissata per il 31
gennaio 1945.
Alle 10,04 di quel giorno, Slovik fu
condotto all'interno di un cortile nel villaggio alsaziano di
Sainte-Marie-aux-Mines, dove lo aspettava il plotone di esecuzione,
composto da soldati del reggimento che aveva abbandonato.
Moltissimi anni dopo, un soldato di
quel plotone, Nick Gozik, pure lui di origine polacca e della stessa
età di Slovik, raccontò che i soldati si aspettavano di veder
trascinare lì a fatica un uomo urlante che si dibatteva in preda a
una paura incontrollabile, mentre furono molto sorpresi nel vedere
arrivare Slovik apparentemente calmissimo, nella sua divisa spogliata
delle insegne e con una coperta sulle spalle per proteggersi dal
gelo. Gozik, che aveva passato diversi mesi in prima linea, lo
giudicò l'uomo più coraggioso che avesse mai visto.
Nick Gozik nel 2014
Prima di essere legato al palo e
bendato, Slovik gridò ai soldati che stavano per fucilarlo che
l'Esercito non lo uccideva per la diserzione, una cosa che avevano
già fatto tanti altri senza conseguenze, ma per sacrificare un capro
espiatorio, e che lui come capro espiatorio era perfetto, essendo già
un pregiudicato. Si comportò però molto gentilmente con il
cappellano militare che lo assisteva.
I soldati del plotone rimasero scossi
sia dalle parole di Slovik sia dall'annuncio che il condannato era un
disertore. Al momento di sparare, i 12 uomini (uno dei fucili, come
da tradizione, era stato caricato a salve), nonostante distassero da
lui poco più di 10 metri, spararono quasi tutti fuori bersaglio.
Slovik fu centrato da soli 4 colpi, fatto che mandò in bestia il
comandante e il medico che doveva accertare il decesso. Tuttavia,
sebbene dopo la prima scarica respirasse ancora, Slovik cessò di
vivere circa 15 secondi dopo, mentre i soldati del plotone
ricaricavano le armi.
Gozik, dopo la guerra, tornò a casa
dalla moglie e dal figlio, ebbe altri 5 figli e andò a lavorare in
una farmacia. Si dimenticò di Slovik fino a quando vide nella
vetrina di una libreria un volume dedidato alla sua vicenda, opera
del giornalista William Bradford Huie. A 94 anni, nel 2014, Gozik
raccontò la sua versione dei fatti, che coincide generalmente con
quella di Huie.
Il libro di Huie, pubblicato nel 1954,
è scrupoloso e coraggioso. L'autore, sebbene fosse un esperto di
cose militari e con molte amicizie tra i generali, non si fece
scrupolo di sostenere apertamente che Eisenhower, a quel tempo
presidente degli Usa, aveva calcato esageratamente la mano e commesso
un'ingiustizia ostinandosi a volere a tutti i costi la morte di quel
povero soldato.
Diverse edizioni del libro di W.B. Huie
L'edizione italiana, pubblicata nel 1955 da Rizzoli
Nonostante fosse un soggetto
interessantissimo e avesse subito destato l'attenzione di produttori
cinematografici e divi del calibro di Frank Sinatra, il libro di Huie
diventò un film solo 20 anni dopo, nel 1974, per la regia di Lamont
Johnson, con Martin Sheen nella parte di Slovik.
La locandina del film
Martin Sheen (Slovik) e Mariclare Costello (Antoinette) nel film
La vedova di Slovik, Antoinette, inviò
a ben sette presidenti americani, da Truman a Carter, l'istanza per
la riabilitazione del marito, ma nessuno le rispose mai. Morì a 64
anni, nel 1979.
Antoinette Wisniewski Slovik (1915-79) poco prima di morire
Il corpo di Slovik, inizialmente
sepolto in un cimitero militare americano francese di
Fère-en-Tardenois, insieme ad altri 95 soldati giustiziati per reati
comuni, è stato riportato negli Usa solo nel 1987, in seguito agli
sforzi di un altro veterano americano di origini polacche, Bernard
Calka, che convinse il presidente Reagan a ordinare il trasferimento
e raccolse con una colletta gli 8000 dollari necessari a pagare le
spese.
Oggi Slovik riposa nel cimitero
Woodmere di Detroit, accanto a sua moglie.
Le tombe di Slovk e di sua moglie
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