Quello che negli annali di polizia
giudiziaria dell'Indiana è considerato il più atroce crimine mai
consumato in quello Stato, prese forma all'inizio degli anni '60 in
un contesto sociale degradato e culturalmente deprivato, come molti
altri delitti, ma si distingue da questi per l'identità dei
criminali: una donna, i suoi figli (ne aveva 7, ma solo tre
parteciparono attivamente al delitto) e due amici di questi.
La vittima fu una ragazza di 16 anni,
Sylvia Likens. Una ragazza assolutamente normale, cui però era
toccata la sfortuna di nascere in una famiglia disastrata e di venire
poi affidata a una famiglia ancora peggiore di quella d'origine.
Sylvia Likens
Sylvia Likens nacque a Lebanon,
Indiana, il 3 gennaio 1949 da Lester Likens e Betty Grimes, una
coppia di giovani spiantati che campavano di espedienti e avevano già
una coppia di gemelli, Diana e Danny (nati nel 1947). Nel 1950, alla
famiglia, si sarebbero aggiunti altri due gemelli, Jenny e Benny. I
cinque bambini trascorsero l'infanzia soprattutto con la nonna,
mentre i genitori si arrangiavano a guadagnare qualcosa con lavori
occasionali. La famiglia cambiava casa spessissimo e a un certo punto
i due genitori si separarono, perché Lester trovò un lavoro più o
meno stabile come operaio in una giostra itinerante, mentre Betty
rimase a vivere con i figli a Indianapolis. Lester avrebbe dovuto
spedire continuamente soldi alla famiglia per il mantenimento dei
figli, ma spesso era in ritardo. I due figli maggiori se ne andarono
a vivere per conto proprio. Betty doveva arrangiarsi come poteva e,
in una di queste occasioni, nel gennaio 1965, fu arrestata e
incarcerata per aver rubato in un negozio.
Lester, nella sua vita di nomade, non
poteva certo portarsi dietro i tre figli rimasti, perciò decise di
affidarli a una sua amica, che aveva conosciuto quando entrambi
lavoravano in una lavanderia, Gertrude Van Fossan, più conosciuta
come Gertrude Baniszewski dal nome dell'ex marito. Questa era
veramente una spiantata: divorziata e madre di 6 figli, si era messa
per un certo periodo con un uomo molto più giovane e di chiare
inclinazioni delinquenziali, che le aveva inflitto ogni sorta di
violenze e l'aveva lasciata dopo la nascita di un altro figlio.
Gertrude Baniszewski
Nel 1965, i figli di Gertrude avevano
tra i 17 e gli 8 anni, tranne l'ultimo che aveva solo pochi mesi. Le
figlie più grandi, Paula e Stephanie, frequentavano la stessa High
School di Sylvia, Jenny e Benny, e questo dovette sembrare a Lester
una ragione sufficiente per fidarsi di Gertrude. Le promise 20
dollari a settimana per il mantenimento dei figli e le lasciò carta
bianca riguardo alla loro educazione.
Paula Baniszewski
Stephanie Baniszewski
Jenny Likens
Da quasi subito, i 20 dollari di Lester
cominciarono ad arrivare in ritardo o saltuariamente. Questo esacerbò
immediatamente l'atteggiamento di Gertrude, che era una donna
apparentemente fragile, dalla salute molto malferma, ma piena di un
sordo rancore contro tutto il mondo per la sua vita fallimentare e
frustrante. Che la situazione domestica fosse parecchio disastrata,
lo dimostra anche il fatto che la figlia maggiore di Gertrude, Paula,
a 17 anni, era incinta di un suo compagno di classe.
Il calvario di Sylvia, che Gertrude
aveva scelto quale vittima su cui sfogare tutta la sua rabbia
repressa, cominciò con la banale accusa di aver rubato delle
caramelle. Poi la ragazza fu insultata e accusata di essere una
prostituta quando ammise che le piaceva un ragazzo conosciuto a
scuola. Poi fu presa a calci nella pancia, dopo essere stata accusata
di essere rimasta incinta del primo venuto. Non contenta di
aggredirla continuamente, Gertrude cominciò ad aizzare i suoi figli
affinché la picchiassero e la spingessero giù per le scale quando
se la trovavano davanti.
Paula e Stephanie, tra i ragazzi della
loro scuola, godevano davvero della fama di ragazze particolarmente
“facili” e Gertrude si fissò sull'idea che questo dipendesse dal
fatto che Sylvia aveva sparlato pubblicamente di loro. Il ragazzo di
Stephanie, Coy Hubbard, aizzato da Gertrude, prese anche lui ad
aggredire Sylvia in ogni occasione. Gertrude, peraltro, invitava
qualunque ragazzo o bambino del quartiere a picchiare Sylvia e a
volte li invitava a casa sua perché potessero farlo indisturbati.
Sylvia, che ormai non andava più a
scuola ed era confinata in casa, subì violenze di ogni genere.
Mentre era tenuta nuda e legata, Gertrude, i suoi figli e altri
ragazzi le spegnevano delle sigarette sulla pelle, la scottavano con
l'acqua bollente, le sfregavano del sale sulle ferite, la
costringevano a mangiare delle feci e le inserivano delle
bottigliette di Coca-Cola nella vagina. Anche sua sorella minore
Jenny, invalida per via della poliomielite patita nell'infanzia, a
forza di percosse e minacce, fu costretta a colpirla. Paula, una
volta, la colpì con tale inaudita violenza da fratturarsi il proprio
stesso polso.
Jenny riuscì comunque a contattare la
sorella maggiore, Diana, che era sposata e viveva poco lontano da
loro, ma non sapeva nulla di cosa stava accadendo. Diana, nonostante
il racconto delle angherie subite da Sylvia sembrasse inverosimile,
decise di andare a vedere cosa stesse succedendo ma Gertrude non la
fece entrare e la accusò di voler entrare in casa per rubare. Poco
dopo, un vicino di casa segnalò ai servizi sociali che in casa
Baniszewski avvenivano cose strane e un'infermiera fu inviata a
verificare la situazione. Gertrude la fece entrare in casa e le
raccontò che Sylvia era scappata via da tempo, e lei non sapeva dove
fosse. Purtroppo, l'infermiera le credette. In realtà, Sylvia era
chiusa, legata e imbavagliata, in una stanza del seminterrato.
Gertrude permetteva a Sylvia di
mangiare pochissimo e non le dava quasi mai acqua, costringendola a
bere le sue stesse urine. Secondo Jenny, la sorella era talmente
disidratata da non riuscire nemmeno a produrre lacrime quando
piangeva e negli ultimi tempi divenne anche incontinente.
Il 22 ottobre 1965, insieme a un amico
delle figlie, Richard Hobbs, Gertrude cominciò a incidere sulla
pelle dell'addome di Sylvia la frase “Sono una puttana” con un
ago arroventato. Con un bullone, sempre arroventato, le fecero un
marchio a forma di “3” sul petto. Poi, minacciandola con una
spranga di ferro, la costrinse a scrivere una lettera in cui
annunciava la propria fuga e raccontava le angherie subite
attribuendole a una banda di ragazzi con cui si prostituiva. La vera
intenzione di Gertrude era quella di trasportare nottetempo Sylvia in
mezzo a una zona boschiva nelle vicinanze e di abbandonarla lì,
legata, finché non fosse morta di stenti.
Il 25 ottobre, Sylvia, nell'udire i
discorsi di Gertrude ai figli, si rese conto del pericolo che correva
e, poiché era ancora libera dopo aver scritto la lettera, tentò di
fuggire. Riuscì ad arrivare fino alla porta prima di essere ripresa.
Fu picchiata come mai prima, legata di nuovo e trascinata ancora nel
seminterrato, dove Coy Hubbard continuò a picchiarla brutalmente con
un manico di scopa.
Le ultime botte, però, le furono
fatali. La sera del 26 ottobre 1965, dopo aver provato a lavarla
mettendola vestita dentro una vasca, Stephanie e Richard Hobbs la
trovarono morta sul materasso dove l'avevano lasciata la sera prima.
L'autopsia avrebbe poi accertato che era deceduta in seguito a
un'emorragia cerebrale.
Come fu ritrovato il corpo di Sylvia
La scena del delitto
Durante un sopralluogo
Alla vista del cadavere, Gertrude
ordinò a Richard Hobbs di chiamare la polizia da una cabina
telefonica. I poliziotti arrivarono rapidamente e Gertrude, chiuse a
chiave il seminterrato, consegnò loro la lettera che aveva fatto
scrivere a Sylvia. Aggiunse che i fantomatici “ragazzi” cui
faceva riferimento la lettera, avevano trascinato Sylvia fino a
un'auto, proprio davanti a lei. Non si sa fino a che punto i
poliziotti credettero a questa storia, ma sta di fatto che, mentre
Gertrude parlava, Jenny si rivolse a loro e disse che, se l'avessero
portata via di lì, avrebbe raccontato tutta la verità.
I poliziotti la ascoltarono,
perquisirono la casa e trovarono il corpo di Sylvia. Subito dopo,
arrestarono Gertrude, i suoi tre figli più grandi, Coy Hubbard,
Richard Hobbs e cinque ragazzini (tra i quali tre femmine) che si
trovavano in casa in quel momento.
Il successivo processo ebbe una enorme
rinomanza mediatica negli Usa. Gli imputati apparvero tutti persone
come se ne potevano incontrare tutti i giorni, lontanissimi da ogni
clichè di delinquenti, eppure erano responsabili di un crimine
mostruoso. Gli avvocati della difesa puntarono per Gertrude
all'infermità mentale e per gli altri imputati al plagio da parte di
Gertrude.
Gli imputati al processo
Jenny durante il processo
John Baniszewski
Shirley Baniszewski, un'altra figlia di Gertrude, depone al processo
Marie Baniszewski al processo
L'autopsia accertò, oltre alle prove
delle inenarrabili sofferenze che erano state inflitte a Sylvia,
anche che la ragazza era ancora vergine, sbugiardando definitivamente
Gertrude che, anche in fase di interrogatorio, aveva sostenuto che
Sylvia si prostituiva e frequentava delinquenti.
Il 19 maggio 1966, Gertrude fu
condannata al carcere a vita per omicidio di primo grado. Fino a poco
prima, avrebbe rischiato il patibolo, ma in quel periodo negli Usa si
stava ripensando il sistema della giustizia in modo da superare la
pena capitale (questa fase sarebbe durata ancora per una decina di
anni, poi le esecuzioni sarebbero riprese) e se la cavò.
Sua figlia Paula pure ebbe la condanna
a vita, e la figlia che partorì durante il processo le fu tolta e
data in adozione.
Stephanie fu prosciolta, per aver
testimoniato contro la madre, insieme a una delle sorelle più
piccole, Marie, fornendo elementi decisivi all'accusa.
Richard Hobbs, Coy Hubbard e il terzo
figlio di Gertrude, John, furono condannati al riformatorio per un
periodo da 2 a 21 anni.
Le accuse contro gli altri ragazzini
coinvolti furono ritirate.
Hobbs, Hubbard e John non trascorsero
troppo tempo dietro le sbarre. Uscirono già nel 1968. Hobbs
sopravvisse solo fino al 1972, quando morì di cancro all'età di 21
anni. Hubbard passò il resto della sua vita entrando e uscendo dalle
prigioni e fu assolto in un altro processo per duplice omicidio,
prima di morire a 56 anni, nel 2007. John Baniszewski rigò sempre
dritto, dopo aver cambiato il suo nome in John Blake, e morì a 52
anni nel 2005. Anche un altro dei ragazzini coinvolti nel caso e poi
prosciolti durante il processo, Randy Lepper, è deceduto
prematuramente, a 56 anni, nel 2010.
Stephanie cambiò nome anche lei, si
trasferì, diventò una maestra elementare e non ebbe più rapporti
con i suoi parenti.
Paula, che aveva anche tentato di
evadere, ottenne la libertà vigilata nel 1972. Con il nome di Paula
Pace si sposò e trovò lavoro come consulente scolastica in Iowa.
Ma, alla scoperta della sua vera identità, venne licenziata.
Gertrude restò in carcere fino al
1985, tenendo sempre una condotta esemplare. In audizione davanti
alla commissione che doveva giudicarla meritevole di accedere a
benefici o pene alternative, dichiarò che si assumeva tutta la colpa
di quanto era accaduto, anche se il suo stato mentale era alterato
dal continuo consumo di farmaci e di droghe, che era pentita delle
sue azioni e che chiedeva solo perdono e pietà. Quando ottenne la
libertà condizionata, l'intero Stato dell'Indiana fu attraversato da
manifestazioni contro la sua liberazione, cui parteciparono anche i
parenti di Sylvia. I giudici la fecero uscire lo stesso, per via
delle pessime condizioni di salute. Si fece chiamare Nadine Van
Fossan e si trasferì in Iowa, dove morì di cancro a 60 anni, il 16
giugno 1990.
Jenny Likens, che si era rifatta una
vita e creato una propria famiglia, è morta improvvisamente
nell'estate del 2004, a soli 54 anni.
I genitori di Sylvia, Lester e Betty,
sono morti rispettivamente nel 2013 e nel 1998.
Un piccolo monumento in un parco
pubblico di Indianapolis, inaugurato nel 2001, ricorda la tragica
storia di Sylvia. La sua vicenda ha ispirato diverse opere letterarie
e almeno due film.
Copertine e locandine
La casa in cui avvenne il delitto,
abbandonata dai Baniszewski, non fu più occupata da nessuno. E'
stata demolita nel 2009 e al suo posto, ora, c'è un parcheggio.
La casa dei Baniszewski
La tomba di Sylvia
Il monumento
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