Nel XIX secolo, soprattutto nella
seconda parte, molti autorevoli scienziati si giocarono almeno una
parte della propria reputazione indagando seriamente, ma anche
piuttosto ingenuamente, su numerosi casi di fatti “paranormali”.
Lo smascheramento delle truffe e delle contraffazioni di cui furono
vittime ha portato gli scienziati delle generazioni successive a
essere estremamente scettici su tutto ciò che a qualunque titolo
appartiene all'ambito del paranormale, in modo tale che, tranne
qualche dubbio episodio di studi militari, gli studi sul paranormale
sono stati completamente banditi da qualsiasi laboratorio scientifico
serio.
Questa è la principale ragione per cui
uno studioso molto attendibile di paranormale, benché le sue teorie
siano sempre quanto meno discutibili, Colin Wilson, in polemica con
Martin Gardner, ha affermato che “la Scienza ufficiale ha posto
troppo indietro lo steccato di delimitazione tra cosa è degno di
essere indagato e cosa no”.
Colin Wilson (1931-2013)
Martin Gardner (1914-2010)
La questione non è semplice da
affrontare, anche perché la ricerca vive di finanziamenti che non
sono mai abbastanza e non ha senso sprecarne per inseguire risultati
incerti e difficilmente riproducibili.
Uno dei casi che, al tempo in cui il
paranormale veniva studiato scientificamente, tennero banco più a
lungo è quello che coinvolse quale soggetto una casalinga americana,
Pearl Curran, che si diceva capace di mantenersi in contatto con lo
spirito di una donna emigrata dal Regno Unito agli Usa nel XVII
secolo, Patience Worth.
Pearl Curran
Pearl Leonore Pollard nacque in
Illinois il 15 febbraio 1883, crebbe in Texas, lasciò presto le
scuole in cui non aveva brillato ma seguì alcuni studi di musica che
le permisero di guadagnare qualcosa insegnandola. Nel 1907, sposò un
uomo discretamente benestante, John Howard Curran, e andò a vivere
con lui a St.Louis.
Nel 1912, spinta dalla sua amica Emily
Grant Hutchings, che era stata a sua volta interessata al tema da un
conoscente che l'aveva convinta di potersi mettere in contatto con i
suoi antenati, cominciò a dedicarsi allo spiritismo. Le due donne
acquistarono una tavoletta Ouija (si legge "weegee") e cominciarono a tenere delle sedute
spiritiche in casa Curran.
Una tavoletta Ouija
Nell'estate del 1913, dopo una serie di
“comunicazioni” piuttosto interlocutorie, la tavoletta cominciò
a “parlare” alle due donne, dichiarandosi uno spirito
appartenente a una donna inglese vissuta dal 1649 al 1694, emigrata
dal Dorsetshire rurale agli Stati Uniti intorno al 1680.
Alcune informazioni furono fornite
dallo spirito stesso, altre dedotte dalle sue affermazioni quando la
storia divenne di interesse giornalistico grazie agli articoli a essa
dedicati da Casper Yost, editore dell'importante testata locale
“St.Louis Globe-Democrat”.
Casper Yost (1864-1941), secondo da destra in ultima fila, con la redazione del "St.Louis Golbe-Democrat"
A quel punto, Pearl Curran non
interrogava più Patience Worth attraverso la tavoletta Ouija ma
veniva letteralmente posseduta da lei, visualizzando direttamente i
suoi ricordi, dal paesaggio inglese in cui era cresciuta al viaggio
in una goletta a tre alberi, al suolo del nuovo continente, per
arrivare alla morte violenta di Patience, uccisa dagli indiani.
Non è stata trovata alcuna
documentazione dell'esistenza di una Patience Worth nel Dorsetshire
alla metà del XVII secolo. Risultano alcune Patience Worth tra gli
abitanti delle prime colonie americane, ma in nessun caso le date
coincidono con quelle indicate da Pearl Curran. Né il nome compare
tra i passeggeri delle navi provenienti dal Regno Unito.
Dal 1916, Pearl Curran cominciò a
scrivere e pubblicare opere letterarie (romanzi e poesie soprattutto)
che affermava esserle dettate direttamente da Patience Worth. Il
successo di queste opere (alcune poesie finirono anche antologizzate
in raccolte di un certo rilievo insieme a opere di Amy Lowell, Edgar
Lee Masters e Edna St.Vincent Millay.
Alcuni libri firmati "Patience Worth"
La situazione ebbe un imprevisto
sviluppo nel 1922. Quell'anno, John, il marito di Pearl, morì
improvvisamente lasciandola incinta del loro primo figlio, che
sarebbe nato 6 mesi dopo. Dovendo sostenere la propria famiglia
(oltre al neonato, manteneva anche la propria madre che l'aveva
raggiunta), nonostante l'aiuto finanziario dell'ammiratore Herman
Behr, Pearl Curran cominciò a tenere conferenze, dando un importante
contributo alla rinascita del movimento spiritista negli Usa.
Tuttavia, in assenza del marito, si rivelò incapace di gestire le
sue finanze, specie dopo la morte della madre. La sua situazione
economica rimase sempre precaria, così come quella familiare, dato
che si sposò altre due volte ma in ambo i casi le unioni
naufragarono rapidamente.
Nel 1930, si spostò in California,
invitata dall'amica Dotsie Smith che era disposta ad ospitarla. Qui,
continuò a “tenersi in contatto” con Patience Worth fino al 25
novembre 1937 in cui, secondo la testimonianza della Smith, lo
spirito la avvertì di tenersi pronta a morire. Benché fosse sana al
momento della “rivelazione”, Pearl Curran si ammalò di polmonite
dopo pochi giorni e morì il 3 dicembre dello stesso anno.
Il primo a scrivere di Patience Worth
fu, come detto, nel 1916, il giornalista Casper Yost, che però non
arrivò a nessuna conclusione definitiva pur essendo un credente
dello spiritismo. Nel 1927, un altro studioso, Walter Franklin
Prince, scrisse un grosso volume analizzando anche tutte le opere
scritte da Pearl Curran arrivando alla conclusione che questa storia
provava come il subconscio fosse o molto più complesso di quanto
immaginato o sottoposto a influenze a noi sconosciute. Tuttavia, in
tempi più recenti, il filosofo Robert Todd Carroll, dopo aver
studiato l'opera di Prince, criticò duramente la superficialità con
cui lo studio era stato condotto.
Un'edizione moderna del libro di Yost
Walter Franklin Prince (1863-1934)
Robert Todd Carroll (1945-2016)
Per lo studioso di parapsicologia
Stephen E. Braude, Patience Worth non era mai esistita, ma era solo
una creazione del subconscio con cui Pearl Curran faceva emergere una
parte repressa della propria personalità.
Stephen E. Braude (1945)
Già nel 1914, lo piscologo Morton
Prince, visitando la Curran, era giunto alle stesse conclusioni, poi
ribadite da altri psicologi ancora, come Charles E. Cory, che la vide
del 1919.
Morton Prince (1854-1929)
Recentemente (1989) gli psicologi
Leonard Zusne e Warren H. Jones, in un saggio sul Pensiero Magico,
evidenziato come la formazione culturale della Curran si rifletta
ampiamente nel lessico che usa nella redazione delle opere di
Patience Worth e che esiste una sospetta coincidenza tra il trauma
della morte del padre di Pearl (maggio 1913) e l'inizio di queste
rivelazioni (luglio 1913).
Il libro di Zusne (1924-2003) e di Jones (m. 2016)
Un altro psicologo, Richard Wiseman,
nel 2011, ha ribadito che il lessico delle opere della Curran non è
compatibile con quello del XVII secolo, a parte che tra le opere
stesse c'è anche un romanzo ambientato in età vittoriana, ossia due
secoli dopo la morte di Patience. Nel 2012, analoghi concetti sono
stati espressi da Joe Nickell, un altro ricercatore.
Richard Wiseman (1966)
Joe Nickell (1944)
Fin qui si parlerebbe di problemi
psicologici della Curran emersi in questo singolare modo. Ma esistono
anche delle teorie per le quali la Curran mise in atto una frode, del
tutto consapevolmente.
Il primo a parlarne fu il filosofo
James Hyslop che, in un articolo del 1916 sul “Journal of American
Society for Psychical Research”, dichiarò che il marito di Pearl,
John Curran, aveva architettato tutto dopo essersi fatto un po' di
cultura sull'Inglese antico leggendo Chaucer e inventando il
linguaggio di Patience Worth con una mistura di Inglese antico e
dialetto dei Monti Ozarks. Hyslop accusò anche Yost di essere al
corrente di tutto e di coprire tutta la macchinazione perché la
pubblicità faceva vendere bene il suo libro sull'argomento. Da qui
nacque una polemica che coinvolse Curran e la Hutchings, che si
affrettarono a smentire scrivendo al “Mirror”, ma Hyslop ribadì
le sue accuse citando anche dei testimoni. Ancora nel 1938, un
articolo anonimo sulla rivista “ASPR” contestò le accuse di
Hyslop, che ormai era morto da tempo e non poteva ribattere. Ma,
recentemente, uno studioso di Letteratura, Daniel Shea, ha affermato
che probabilmente Hyslop aveva ragione.
James Hyslop (1854-1920)
Daniel Shea
Locandine di recenti spettacoli ispirati al caso di Patience Worth
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