giovedì 14 giugno 2018

Pearl Curran e lo “spirito” di Patience Worth


Nel XIX secolo, soprattutto nella seconda parte, molti autorevoli scienziati si giocarono almeno una parte della propria reputazione indagando seriamente, ma anche piuttosto ingenuamente, su numerosi casi di fatti “paranormali”. Lo smascheramento delle truffe e delle contraffazioni di cui furono vittime ha portato gli scienziati delle generazioni successive a essere estremamente scettici su tutto ciò che a qualunque titolo appartiene all'ambito del paranormale, in modo tale che, tranne qualche dubbio episodio di studi militari, gli studi sul paranormale sono stati completamente banditi da qualsiasi laboratorio scientifico serio.
Questa è la principale ragione per cui uno studioso molto attendibile di paranormale, benché le sue teorie siano sempre quanto meno discutibili, Colin Wilson, in polemica con Martin Gardner, ha affermato che “la Scienza ufficiale ha posto troppo indietro lo steccato di delimitazione tra cosa è degno di essere indagato e cosa no”.
Colin Wilson (1931-2013)

Martin Gardner (1914-2010)

La questione non è semplice da affrontare, anche perché la ricerca vive di finanziamenti che non sono mai abbastanza e non ha senso sprecarne per inseguire risultati incerti e difficilmente riproducibili.
Uno dei casi che, al tempo in cui il paranormale veniva studiato scientificamente, tennero banco più a lungo è quello che coinvolse quale soggetto una casalinga americana, Pearl Curran, che si diceva capace di mantenersi in contatto con lo spirito di una donna emigrata dal Regno Unito agli Usa nel XVII secolo, Patience Worth.
Pearl Curran

Pearl Leonore Pollard nacque in Illinois il 15 febbraio 1883, crebbe in Texas, lasciò presto le scuole in cui non aveva brillato ma seguì alcuni studi di musica che le permisero di guadagnare qualcosa insegnandola. Nel 1907, sposò un uomo discretamente benestante, John Howard Curran, e andò a vivere con lui a St.Louis.
Nel 1912, spinta dalla sua amica Emily Grant Hutchings, che era stata a sua volta interessata al tema da un conoscente che l'aveva convinta di potersi mettere in contatto con i suoi antenati, cominciò a dedicarsi allo spiritismo. Le due donne acquistarono una tavoletta Ouija (si legge "weegee") e cominciarono a tenere delle sedute spiritiche in casa Curran.
Una tavoletta Ouija

Nell'estate del 1913, dopo una serie di “comunicazioni” piuttosto interlocutorie, la tavoletta cominciò a “parlare” alle due donne, dichiarandosi uno spirito appartenente a una donna inglese vissuta dal 1649 al 1694, emigrata dal Dorsetshire rurale agli Stati Uniti intorno al 1680.
Alcune informazioni furono fornite dallo spirito stesso, altre dedotte dalle sue affermazioni quando la storia divenne di interesse giornalistico grazie agli articoli a essa dedicati da Casper Yost, editore dell'importante testata locale “St.Louis Globe-Democrat”.
Casper Yost (1864-1941), secondo da destra in ultima fila, con la redazione del "St.Louis Golbe-Democrat"

A quel punto, Pearl Curran non interrogava più Patience Worth attraverso la tavoletta Ouija ma veniva letteralmente posseduta da lei, visualizzando direttamente i suoi ricordi, dal paesaggio inglese in cui era cresciuta al viaggio in una goletta a tre alberi, al suolo del nuovo continente, per arrivare alla morte violenta di Patience, uccisa dagli indiani.
Non è stata trovata alcuna documentazione dell'esistenza di una Patience Worth nel Dorsetshire alla metà del XVII secolo. Risultano alcune Patience Worth tra gli abitanti delle prime colonie americane, ma in nessun caso le date coincidono con quelle indicate da Pearl Curran. Né il nome compare tra i passeggeri delle navi provenienti dal Regno Unito.
Dal 1916, Pearl Curran cominciò a scrivere e pubblicare opere letterarie (romanzi e poesie soprattutto) che affermava esserle dettate direttamente da Patience Worth. Il successo di queste opere (alcune poesie finirono anche antologizzate in raccolte di un certo rilievo insieme a opere di Amy Lowell, Edgar Lee Masters e Edna St.Vincent Millay.



Alcuni libri firmati "Patience Worth"

La situazione ebbe un imprevisto sviluppo nel 1922. Quell'anno, John, il marito di Pearl, morì improvvisamente lasciandola incinta del loro primo figlio, che sarebbe nato 6 mesi dopo. Dovendo sostenere la propria famiglia (oltre al neonato, manteneva anche la propria madre che l'aveva raggiunta), nonostante l'aiuto finanziario dell'ammiratore Herman Behr, Pearl Curran cominciò a tenere conferenze, dando un importante contributo alla rinascita del movimento spiritista negli Usa. Tuttavia, in assenza del marito, si rivelò incapace di gestire le sue finanze, specie dopo la morte della madre. La sua situazione economica rimase sempre precaria, così come quella familiare, dato che si sposò altre due volte ma in ambo i casi le unioni naufragarono rapidamente.
Nel 1930, si spostò in California, invitata dall'amica Dotsie Smith che era disposta ad ospitarla. Qui, continuò a “tenersi in contatto” con Patience Worth fino al 25 novembre 1937 in cui, secondo la testimonianza della Smith, lo spirito la avvertì di tenersi pronta a morire. Benché fosse sana al momento della “rivelazione”, Pearl Curran si ammalò di polmonite dopo pochi giorni e morì il 3 dicembre dello stesso anno.
Il primo a scrivere di Patience Worth fu, come detto, nel 1916, il giornalista Casper Yost, che però non arrivò a nessuna conclusione definitiva pur essendo un credente dello spiritismo. Nel 1927, un altro studioso, Walter Franklin Prince, scrisse un grosso volume analizzando anche tutte le opere scritte da Pearl Curran arrivando alla conclusione che questa storia provava come il subconscio fosse o molto più complesso di quanto immaginato o sottoposto a influenze a noi sconosciute. Tuttavia, in tempi più recenti, il filosofo Robert Todd Carroll, dopo aver studiato l'opera di Prince, criticò duramente la superficialità con cui lo studio era stato condotto.
Un'edizione moderna del libro di Yost
Walter Franklin Prince (1863-1934)

Robert Todd Carroll (1945-2016)

Per lo studioso di parapsicologia Stephen E. Braude, Patience Worth non era mai esistita, ma era solo una creazione del subconscio con cui Pearl Curran faceva emergere una parte repressa della propria personalità.
Stephen E. Braude (1945)

Già nel 1914, lo piscologo Morton Prince, visitando la Curran, era giunto alle stesse conclusioni, poi ribadite da altri psicologi ancora, come Charles E. Cory, che la vide del 1919.
Morton Prince (1854-1929)

Recentemente (1989) gli psicologi Leonard Zusne e Warren H. Jones, in un saggio sul Pensiero Magico, evidenziato come la formazione culturale della Curran si rifletta ampiamente nel lessico che usa nella redazione delle opere di Patience Worth e che esiste una sospetta coincidenza tra il trauma della morte del padre di Pearl (maggio 1913) e l'inizio di queste rivelazioni (luglio 1913).
Il libro di Zusne (1924-2003) e di Jones (m. 2016)

Un altro psicologo, Richard Wiseman, nel 2011, ha ribadito che il lessico delle opere della Curran non è compatibile con quello del XVII secolo, a parte che tra le opere stesse c'è anche un romanzo ambientato in età vittoriana, ossia due secoli dopo la morte di Patience. Nel 2012, analoghi concetti sono stati espressi da Joe Nickell, un altro ricercatore.
Richard Wiseman (1966)

Joe Nickell (1944)

Fin qui si parlerebbe di problemi psicologici della Curran emersi in questo singolare modo. Ma esistono anche delle teorie per le quali la Curran mise in atto una frode, del tutto consapevolmente.
Il primo a parlarne fu il filosofo James Hyslop che, in un articolo del 1916 sul “Journal of American Society for Psychical Research”, dichiarò che il marito di Pearl, John Curran, aveva architettato tutto dopo essersi fatto un po' di cultura sull'Inglese antico leggendo Chaucer e inventando il linguaggio di Patience Worth con una mistura di Inglese antico e dialetto dei Monti Ozarks. Hyslop accusò anche Yost di essere al corrente di tutto e di coprire tutta la macchinazione perché la pubblicità faceva vendere bene il suo libro sull'argomento. Da qui nacque una polemica che coinvolse Curran e la Hutchings, che si affrettarono a smentire scrivendo al “Mirror”, ma Hyslop ribadì le sue accuse citando anche dei testimoni. Ancora nel 1938, un articolo anonimo sulla rivista “ASPR” contestò le accuse di Hyslop, che ormai era morto da tempo e non poteva ribattere. Ma, recentemente, uno studioso di Letteratura, Daniel Shea, ha affermato che probabilmente Hyslop aveva ragione.
James Hyslop (1854-1920)

Daniel Shea 


Locandine di recenti spettacoli ispirati al caso di Patience Worth







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