In realtà si chiamava Harlean
Carpenter, ma si fece conoscere con il nome d'arte di Jean Harlow,
che era il nome di sua madre. Sua madre che era nata nel 1891 in una
ricca famiglia di immobiliaristi di Kansas City ed era stata data in
sposa a 17 anni, senza tenere molto da conto la sua volontà, a un
non meno facoltoso dentista, Mont Carpenter, che aveva 14 anni più
di lei. Il matrimonio era fallito presto e il suo unico risultato era
stato la nascita di Harlean, il 2 marzo 1911.
Jean Harlow al culmine del suo successo
Jean Harlow madre, che ottenne la
tutela esclusiva della bambina, la fece crescere come una piccola
principessa, anche se ne trascurò non poco l'educazione,
trasportandola fino all'Illinois per seguire il nuovo compagno, un
certo Marino Bello. Harlean lasciò e riprese la scuola ma poi non la
finì, perché già nel 1927 sposò un certo Chuck Fremont McGrew,
rampollo diciannovenne di una ricca famiglia locale.
Harlean Carpenter da adolescente
Fu proprio Chuck a portarla a Los
Angeles, l'anno dopo, per sottrarla alla fastidiosa influenza della
madre. La giovane coppia viveva di rendita passando da una festa
all'altra. Finché Harlean accompagnò un'amica, Rosalie Roy, che
ambiva a diventare attrice, ai casting di un film. La Roy non superò
le selezioni, mentre Harlean fu notata subito. Incoraggiata dalla
madre, che nel frattempo l'aveva raggiunta, si presentò anche lei a
un provino e, dopo essere stata impiegata in alcune piccole
produzioni, fu ingaggiata dagli Hal Roach Studios con un contratto
quinquennale e l'eccellente paga di 100 dollari a settimana. Assunse
allora il nome della madre, Jean Harlow. Il contratto fu rescisso
dopo solo 3 mesi, durante i quali però riuscì a partecipare a 3
comiche con Stanlio e Ollio che la fecero conoscere al grande
pubblico.
A quel punto divorziò da Chuck e tornò
a vivere insieme alla madre, che le faceva da agente. L'avvento del
cinema sonoro la favorì, perché mise in difficoltà molte dive di
origine straniera che parlavano l'Inglese con forte accento.
L'attrice insieme alla madre
Si impose abbastanza rapidamente come
star, soprattutto dopo il successo di “La donna di platino” in
cui fu diretta dal grande Frank Capra ed esibì per la prima volta
quel colore di capelli che sarebbe stato il suo marchio
caratteristico, insieme al tipico disegno delle sopracciglia. Sembra
che il colore fosse il risultato dell'applicazione settimanale di una
mistura di sapone Lux, acqua ossigenata, ammoniaca e candeggina
Clorox. Questa pratica finì comunque per indebolire i capelli al
punto che l'attrice a un certo punto prese a perderli e dovette
sostituirli in scena con delle parrucche. Le sopracciglia, invece,
venivano rasate e ridisegnate a matita.
Locandina di "La donna di platino"
La carriera di Jean Harlow come diva di
Hollywood è durata giusto 6 anni, costellati anche da singolari
scandali: l'inspiegabile suicidio del suo secondo marito, il regista,
sceneggiatore e produttore Paul Bern (che si sparò per ragioni mai
appurate il 5 settembre 1932; due giorni dopo, l'ex compagna di Bern,
l'ex attrice Dorothy Millette, che gli aveva fatto visita la notte
del suicidio, si uccise a sua volta gettandosi nel fiume Sacramento
mentre lo attraversava in battello); la frequentazione di alcuni
importanti rappresentanti della malavita organizzata, come Abner
Zwillman e Bugsy Siegel, che aveva conosciuto tramite il patrigno
Marino Bello; una storia con il pugile Max Baer nonostante questo
fosse a sua volta sposato; un matrimonio forse bianco, di sola
apparenza per tacitare proprio la fama di sfasciafamiglie conseguente
alla storia con Baer, con uno dei suoi migliori amici, il direttore
della fotografia Harold Rosson.
Abner Zwillmam (1904-59): morì per un suicidio molto dubbio
Benjamin "Bugsy" Siegel (1906-47): morì ucciso da un killer
La Harlow con Paul Bern (1889-1932)
La Harlow con Max Baer (1909-59)
La Harlow con Harold Rosson (1895-1988)
Ma fu caratterizzata soprattutto
dall'interpretazione di diversi film dal successo planetario, come
“Pranzo alle otto”, “Argento vivo” o “La donna del giorno”,
in cui lavorò accanto ai più famosi divi del periodo, soprattutto
Clark Gable, insieme al quale formò un'accoppiata pressoché irresistibile sullo schermo.
In scena con Clark Gable
Altre immagini in scena
Durante la lavorazione del musical
“Tentazione bionda” (1933), in cui fu doppiata nelle parti
musicali dalla cantante Virginia Verrill, incontrò l'attore William
Powell, che si era da poco separato da un'altra diva emergente,
Carole Lombard. Powell, considerato il più raffinato gentiluomo
dell'ambiente di Hollywood, la fece innamorare sul serio e, anche se
i due non si sposarono mai, questa fu la storia più importante della
sua vita.
La locandina di "Tentazione bionda"
Insieme a William Powell
L'epilogo della sua vita arrivò,
apparentemente, all'improvviso.
Fino al 1937, sembrava che la giovane
diva (26 anni) scoppiasse di salute e vitalità. Ma, nel gennaio di
quell'anno, durante un viaggio a Washington per partecipare a delle
raccolte di fondi di beneficenza, si ammalò di una influenza che la
tenne a letto fino alla notte degli Oscar. Dopo la cerimonia,
sembrava che stesse meglio: doveva lavorare alle riprese di un nuovo
film, “Saratoga”, ma queste dovettero essere rinviate per il
sopraggiungere di una infezione del sangue che la colpì, per la
quale fu ricoverata in ospedale e le furono estratti i denti del
giudizio.
Locandina di "Saratoga"
Le riprese del film cominciarono il 22
aprile di quell'anno. Jean Harlow vi partecipò sentendosi sempre
peggio, fino al 20 maggio, quando cominciò a lamentarsi di
spossatezza, nausea, ritenzione di liquidi e dolori addominali. Il
medico che la seguiva, Ernest Fishbaugh, conoscendo la sua anamnesi,
attribuì i disturbi a patologie di cui la Harlow soffriva
periodicamente, come la colecistite, e a una nuova infezione virale.
Purtroppo, il medico ignorava che, da qualche tempo, la Harlow
contraeva infezioni in continuazione e si scottava molto facilmente
appena si esponeva per poco tempo al sole.
Dopo aver girato l'ultima scena il 29
maggio, la Harlow dovette essere trasportata in camerino dal suo
partner Gable, che chiamò subito Powell perché la portasse a casa.
Il giorno dopo, visto che la Harlw non migliorava, Powell contattò
la madre della stessa, che era in viaggio, chiedendole di tornare per
assisterla stabilmente.
L'ultima foto della Harlow, scattata proprio il 29 maggio 1937 pochi minuti prima che si sentisse male, con il regista Jack Conway e Clark Gable
Powell e la madre ebbero cura di
allestire una piccola camera di degenza dotata di tutti i requisiti
necessari per l'assistenza sanitaria e di ingaggiare delle infermiere
che la seguissero 24 ore su 24. Jean Harlow fu curata così, a casa,
per la colecistite, mostrando qualche piccolo miglioramento. Ma il 6
giugno, un giorno prima del suo previsto rientro sul set, Clark Gable
osservò che appariva molto gonfia e che il suo alito sapeva di
urina. Richiamato il dottor Fishbaugh, questo si portò dietro un
collega, Leland Chapman, che diagnosticò una grave insufficienza
renale e dispose l'immediato trasferimento della donna al Good
Samaritan Hospital di Los Angeles, la sera stessa. A quel punto, la
Harlow aveva anche problemi di vista e non riconosceva le persone che
la circondavano.
Jean Harlow, scivolata nel come poco
dopo il ricovero, morì alle 11,37 del 7 giugno 1937. Come causa di
morte, il certificato ufficiale riporta un edema cerebrale
conseguente a un'insufficienza renale irreversibile.
Powell e la madre dell'attrice durante il funerale della Harlow
La diffusissima leggenda per cui la
Harlow non sarebbe stata curata fino al 6 giugno, per colpa della
madre che, fanatica seguace di una setta religiosa, l'avrebbe
segregata in casa limitandosi a interminabili sedute di preghiera,
finché Powell e Gable, forzando la porta, avrebbero finalmente
scoperto le reali condizioni dell'attrice, facendola ricoverare
troppo tardi in ospedale, è destituita di ogni fondamento.
Resta però il fatto che la gravità
delle condizioni della Harlow fu molto sottovalutata finché queste
non precipitarono. Nemmeno era completamente nota la sua storia
clinica. Da ragazza, nel 1926, aveva sofferto di una grave
scarlattina, malattia che lascia spesso strascichi a livello renale,
come la glomerulonefrite. Alcuni segni, come la carnagione sempre più
grigiastra, il gonfiore da ritenzione idrica e la facilità a
scottarsi, dovevano chiaramente orientare da subito la diagnosi verso
un grave problema renale.
Il suo ultimo film, “Saratoga”, fu
completato riscrivendo alcune scene senza il suo personaggio e
utilizzando delle controfigure, ed ottenne un notevole successo.
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