In mezzo ai tanti hibakusha, i
sopravvissuti alle bombe atomiche esplose su Hiroshima e Nagasaki, ce
n'è qualcuno cui è toccato il destino di essere presente a entrambe
le esplosioni. Ma il numero di queste persone non è affatto certo.
Una versione sostiene che siano otto e
che, sopravvivendo alle bombe, siano state perciò chiamate “gli
otto fortunati”. Tuttavia, di almeno sei di queste persone, ogni
articolo che li cita (pochi, per la verità) non specifica nulla,
nemmeno il nome, e nessuno di questi articoli proviene da fonti
ufficiali. Ci sono dunque buone ragioni per credere che si tratti
solo di una suggestiva leggenda.
Le altre versioni si concentrano sugli
unici due nomi disponibili: Enemon Kawaguchi e Tsutomu Yamaguchi:
tuttavia, non li citano mai insieme, ma solo o l'uno o l'altro.
Kawaguchi sarebbe nato nel 1909 e morto
nel 1957 per una leucemia contratta in seguito all'esposizione alle
radiazioni, dopo aver trascorso gli anni successivi alla guerra in un
ospedale psichiatrico perché troppo sconvolto dall'esperienza delle
bombe: non esistono, almeno sul web, sue fotografie; Yamaguchi,
invece, è sicuramente vissuto dal 1916 al 2010 ed è morto di cancro
allo stomaco (malattia quasi certamente non correlata all'esposizione
alle radiazioni, vista l'età avanzata del paziente e la notevole
incidenza della patologia nella popolazione giapponese in generale),
dopo essere stato a lungo un attivista pacifista ed essere stato
incontrato dal regista James Cameron che voleva farne il consulente
di un film sulle bombe atomiche (progetto accantonato in seguito alla
morte di Yamaguchi). Sono reperibili sue foto sia da giovane sia da
vecchio.
Tsutomu Yamaguchi
Molti elementi fanno credere che la
storia di Kawaguchi sia in realtà un'invenzione realizzata
aggiungendo elementi romanzeschi alla storia reale di Yamaguchi. Si
dice che l'uomo era un ingegnere (come Yamaguchi) e che lavorava allo
stabilimento della Mistubishi di Hirosima. In realtà, a Hiroshima,
non c'è mai stato uno stabilimento della Mistubishi, mentre ce n'è
uno molto importante a Nagasaki (e ci lavorava Yamaguchi). Kawaguchi
sarebbe sopravvissuto all'esplosione che avrebbe distrutto il suo
ufficio a 5 km dallo scoppio e poi avrebbe vagabondato per la città
fino alla periferia, sarebbe salito su un vagone ferroviario
abbandonato, addormentandosi per lo sfinimento e si sarebbe poi
risvegliato su un treno diretto a Nagasaki. Qui, appena arrivato,
avrebbe assistito alla seconda esplosione atomica. Alla sua morte,
sarebbe stato registrato come caso numero 163641 tra quelli studiati
dalla Commissione istituita dagli americani. Ma nei documenti redatti
dalla Commissione stessa non c'è nulla di relativo a questo caso,
che pure dovrebbe essere uno dei più importanti. Né viene mai
nominato nelle biografie di Yamaguchi, benché a tutti gli effetti il
fatto che due colleghi della stessa azienda si trovino a vivere
casualmente la stessa esperienza, in un Paese di milioni di persone,
rappresenta una coincidenza che non può passare inosservata.
La storia di Kawaguchi è stata
raccontata per la prima volta dal giornalista e scrittore svizzero
Fernand Gigon (1908-86), esperto di cose orientali e autore di
diversi libri, alcuni dei quali tradotti anche in Italiano.
Due immagini di Fernand Gigon
I due libri di Gigon più conosciuti dal pubblico italiano
Gigon
dedicò a questa storia un articolo pubblicato sulla rivista Le
patriote illustré, nel numero del 12 gennaio 1958.
La copertina del numero di Le patriote illustré in cui uscì la storia di Kawaguchi
La inserì
poi nel suo libro Apocalypse de l'atome, pubblicato nello
stesso anno e divenuto per breve tempo un bestseller internazionale.
Il libro e le sue principali traduzioni, compresa quella italiana
In Italia, oltre che con la traduzione
del libro di Gigon, fu ripresa da Arrigo Petacco, nella sua
enciclopedia a fascicoli La seconda guerra mondiale, edita da
Curcio nella seconda metà degli anni '70.
Arrigo Petacco (1929-2018)
La seconda guerra mondiale (manca il nono e ultimo volume)
La fonte di Gigon dovette sembrare
abbastanza autorevole da non necessitare di ulteriori verifiche. Del
resto è probabile che, se c'è stata invenzione, questa non si debba
ascrivere all'autore svizzero ma a chi gli fornì la storia senza
verificarla, dato che questo episodio appare isolato nell'ambito
della sua produzione.
Molto più precisa oltre che certa,
poiché narrata dallo stesso protagonista, la storia di Yamaguchi.
Questo si trovava a Hiroshima per un viaggio di lavoro e che, al
momento dell'esplosione, si trovava a 3 km da questa ed era appena
sceso da un tram. Riportò danni ai timpani e una cecità momentanea,
oltre ad alcune ustioni e alla perdita dei capelli. Raggiunse un
ospedale rimasto in piedi (non si sa se sia quello di Hachiya, che
non ne parla: peraltro, rispetto alla media dei pazienti, Yamaguchi
era un caso lieve) e ricevette i primi soccorsi, poi riuscì a
prendere un treno per Nagasaki. La mattina del 9 agosto, da vero
stakanovista, nonostante le ferite, era in un ufficio, e stava
spiegando ai suoi dirigenti cos'era accaduto a Hiroshima, quando a 3
km di distanza esplose la seconda bomba atomica.
Il tema non si è ancora esaurito,
nonostante tutto il tempo trascorso dai fatti.
Un documentario americano intitolato
Twice survived, realizzato nel 2006, parla addirittura di 165
persone che sarebbero sopravvissute a entrambe le bombe, ma finora il
riconoscimento ufficiale in tal senso è stato concesso al solo
Yamaguchi.
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