Un caso da manuale di disastro dovuto
all'incuria umana diventa l'oggetto di una speculazione tra lo
pseudoscientifico e il soprannaturale.
A riferircene, sono diverse fonti, tra
cui l'ineffabile (e infaticabile) Charles Berlitz. L'episodio è
datato domenica, 8 ottobre 1871: giorno passato alla Storia per il
Grande Incendio di Chicago (“Great Chicago Fire”), che bruciò
oltre 17.000 edifici e lasciò sul campo circa 300 vittime.
Un'illustrazione d'epoca sull'incendio di Chicago
Foto d'epoca di Chicago subito dopo l'incendio
Molto meno noto è il fatto che, lo
stesso giorno, diversi altri incendi scoppiarono nelle zone vicine.
Il più importante di questi si ebbe a Peshtigo, una cittadina del
Wisconsin a breve distanza dal lago Michigan, circa 400 km a Nord di
Chicago. Fu un disastro molto più grande in termini di vite umane,
dato che il bilancio finale parla di 2500-3000 morti.
La distanza tra Chicago e Peshtigo
Berlitz (ma non solo lui) spiega la
coincidenza di questi incendi disasatrosi ricorrendo alla teoria
proposta a suo tempo dal politico del Minnesota Ignatius Donnelly
(1831-1901), già appassionato sostenitore dell'ipotesi del
continente sommerso sotto l'Oceano Atlantico con la civiltà che
ospitava, l'Atlantide. In un libro del 1887, Donnelly propose come
causa un corpo celeste, la cometa di Biela, scoperta nel 1872 e
apparsa più volte a scadenze ventennali, che nel 1846 si era
presentata spaccata in due; attesa per il 1866, non si era
ripresentata, salvo poi ricomparire in parte (la testa, si ritenne)
nel 1872, suddivisa in una pioggia di meteoriti. Secondo Donnelly,
nel 1871, la coda staccata della cometa aveva raggiunto la terra,
bombardandola sotto forma di meteoriti arroventate che avrebbero
innescato gli incendi.
Ignatius Donnelly
Le copertine di due bestseller di Donnelly ancora in commercio negli Usa, mentre non è possibile trovare quella del libro sui fatti di Peshtigo
La cometa di Biela in una rappresentazione artistica che mostra come si presentò nel 1846
La possibilità appare estremamente
remota. I meteoriti raccolti una volta caduti a terra appaiono freddi
al tatto e, se pure qualche frammento si fosse arroventato
attraversando l'atmosfera, sarebbe esploso in volo e non a terra.
Peraltro, non è neppure necessario
andare a elaborare un meccanismo così improbabile. Nel pieno
rispetto del Rasoio di Occam, ci si può tranquillamente attenere ai
fatti accertati, che ci forniscono una grande quantità di indizi
decisivi.
Innanzitutto, l'area era ricoperta da
foreste fittissime, al punto che si diceva che in certi Stati uno
scoiattolo avrebbe potuto passare da un confine all'altro senza mai
toccare terra, solo saltando da un albero all'altro.
Proprio per la ricchezza delle sue
risorse forestali, l'area stava subendo importanti trasformazioni. La
comunità dei suoi residenti era formata in gran parte da boscaioli,
ma vi erano anche agricoltori e operai intenti a costruire la linea
ferroviaria che avrebbe operato soprattutto nel settore merci per
trasportare i tronchi degli alberi tagliati. Tutte queste categorie
di manovali facevano ampio uso del fuoco per bonificare i terreni
dalle radici degli alberi tagliati. Piccoli incendi venivano accesi
ogni giorno. A questi, si devono aggiungere gli incendi accidentali,
dovuti ad esempio all'emissione di scintille da parte dei motori a
vapore dei mezzi ferroviari.
Da oltre un anno, l'area era anche
soggetta a una persistente siccità, che aveva seccato i torrenti
rendendo difficile il trasporto dei tronchi via acqua e messo in
serie difficoltà l'agricoltura di sussistenza delle tribù native
della zona.
In pratica, l'intera area era
letteralmente ricoperta di legno secco, o usato anche come materiale
per costruire tutte le strutture o destinato a essere trasportato
altrove. Praticamente, qualsiasi incendio avrebbe potuto estendersi e
rigenerarsi senza trovare ostacoli. Ce n'erano già stati alcuni,
nelle settimane precedenti, ma erano stati domati prima che si
estendessero.
L'incendio di Peshtigo ha lasciato
pochi testimoni (la percentuale di residenti morti fu altissima) e il
più importante tra essi è un sacerdote cattolico nato in Francia
nel 1825, Peter Pernin, che scrisse un libro sul fatto, pubblicato
nel 1874.
Padre Peter Pernin
Il libro di Padre Pernin
Padre Pernin stava tornando da una
breve battuta di caccia nei boschi insieme a un ragazzo che gli aveva
fatto da guida, al crepuscolo, quando entrambi si ritrovarono, senza
alcun preavviso, circondati dalle fiamme. Fortunatamente, erano
presenti altri uomini che, battendo sugli arbusti fino a spegnerli,
rallentarono la progressione del fuoco, permettendo ai due di uscire
dal bosco e correre con loro verso l'abitato.
Qui, però, la situazione non era
migliore. C'era fumo dappertutto e la gente non sapeva cosa fare.
Alcuni, ottimisticamente, se ne andarono a cena, mentre altri
rimasero in strada a discutere. Man mano che scendeva la notte, si
rendeva sempre più evidente come all'orizzonte si stesse alzando un
bagliore rosso, sempre più vistoso, accompagnato da un suono simile
a un ruggito, che si faceva sempre più forte.
Infatti, quasi improvvisamente, la
cittadina fu investita da una densa nuvola di fumo, che appiccò il
fuoco dappertutto. Perfino quelli che avevano collegato le pompe ai
pozzi capirono che ogni resistenza sarebbe stata inutile e tentarono
la fuga. Molte persone presero fuoco mentre correvano. Altre
riuscirono a raggiungere il fiume che attraversava la città e aveva
lo stesso nome di questa, ma anche quelli che non si tuffarono
prontamente bruciarono vivi.
Illustrazione d'epoca raffigurante l'incendio
Foto colorizzata che mostra l'area dopo l'incendio
Giornale locale con articoli sull'incendio
Altra immagine scattata subito dopo l'incendio
Altra pubblicazione d'epoca
Le particolari condizioni di pressione
atmosferica fecero sì che le fiamme e il fumo passassero
ripetutamente sulla superficie dell'acqua, costringendo quelli che si
erano tuffati a tenere a lungo la testa sotto, con il risultato che
diversi tra essi annegarono; poiché l'incendio durò a lungo (Padre
Pernin restò nel fiume per oltre 5 ore), altri sopravvissuti
morirono per ipotermia e forza di rimanere immersi nell'acqua fredda.
Bruciò anche una goletta che si trovava all'ancora sul fiume, la
George L. Newman, ma l'equipagio sopravvisse.
Al di fuori del fiume, sopravvissero
solo quei pochi che erano riusciti a trovare rifugio dentro qualche
caverna di roccia, dove l'incendio non arrivò. Una circostanza che
si ritenne miracolosa fu che alcune religiose, guidate da suor Adele
Brise (di origine belga, vissuta dal 1831 al 1896, e destinata a
diventare una veggente, per la quale è in corso un processo di
beatificazione), insieme ad alcuni profughi, si rifugiarono in una
cappella nella località di Robinsonville, poco distante, e
sopravvissero benché l'area circostante fosse bruciata
completamente.
Suor Adele Brise
La moria di persone fu nulla in
confronto a quella di animali. Nemmeno gli uccelli del bosco
riuscirono a salvarsi, perché le fiamme furono talmente alte da
raggiungerli e risucchiarli nel vortice.
Altri incendi, nelle stesse ore,
colpivano altre località del Midwest, come Holland, Manistee e Port
Huron. Alla fine, risultò distrutta un'area di foresta
complessivamente più grande dell'intero stato del Rhode Island.
Molti dei sopravvissuti erano
gravemente ustionati o feriti. Nel pomeriggio del giorno seguente,
arrivarono i primi soccorsi dalla cittadina di Marinette, distante
una dozzina di km e toccata solo marginalmente dalle fiamme. Gli
infermi che non morirono prima furono trasportati in questa città.
Soccorsi meglio organizzati dovettero
attendere, perché anche le linee telegrafiche erano andate
distrutte. Qualche volontario dovette raggiungere Green Bay, a circa
80 km, prima di trovare un ufficio telegrafico funzionante. Il
governatore del Wisconsin, Lucius Fairchild (1831-96), un eroe della
Guerra di Secessione e convinto abolizonista della schiavitù,
ricevette la notizia il 10 ottobre, mentre era già in viaggio con un
convoglio di soccorsi per la città di Chicago: sua moglie Frances
Bull (1846-1925), nota filantropa, fece staccare una parte del
convoglio e lo dirottò a Peshtigo. Successivamente arrivarono altri
soccorsi dal resto degli Stati Uniti.
Lucius Fairchild militare, con il braccio sinistra appena amputato
Fairchild con la moglie Frances Bull
Oggi, un museo cittadino e un santuario
mariano (nella cappella in cui sopravvissero suor Adele e gli altri)
ricordano il fatto.
Il cimitero di Peshtigo
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