Per uno scrittore, essere tradotto in
più lingue e vendere milioni di copie significa ottenere successo,
ma questo successo può non essere garanzia di fama imperitura. Molti
autori di bestseller sono finiti dimenticati in un tempo
relativamente breve e, anche tra quelli che hanno firmato diversi
libri conosciuti più o meno in tutto il mondo, ce ne sono alcuni la
cui notorietà si è esaurita rapidamente dopo la loro scomparsa,
perfino quando i loro libri hanno continuato a essere ristampati.
Questo destino è particolarmente
comune tra gli autori di narrativa popolare, che raramente incontrano
biografi, saggisti e studiosi accademici che si impegnano a tenerne
viva la memoria.
Un caso esemplare è quello
dell'americano Day Keene, nato a Chicago il 28 marzo 1904 e morto di
cancro a Los Angeles il 9 gennaio 1969. Il suo vero nome era Gunnar
Hjerstedt, di chiare origini scandinave, ma non era un nome molto
adatto a figurare sulle copertine dei tascabili, quindi, dopo i primi
sei racconti pubblicati tra il 1931 e il 1935, lo cambiò in Day
Keene, pseudonimo ricavato dal nome di sua madre, Daisy Keeney.
Sembra che da giovane sia stato attore teatrale in compagnie
itineranti.
Day Keene nella mezza età
Come Day Keene, tra il 1940 e il 1970,
pubblicò qualcosa come 214 racconti (l'ultimo nel 1964, ma la gran
parte tra il 1940 e il 1952) e 56 romanzi (il primo dei quali nel
1949), tra cui 49 thriller (gli altri dovrebbero essere tutti dei
western).
Copertine originali di alcuni romanzi di Keene
Si sa che visse a lungo in Florida, che ebbe diversi amici
scrittori come Harry Whittington, Gil Brewer, Robert Turner, Talmage
Powell, Bill Cox e John D. Macdonald. Con alcuni di essi, divise lo
stesso agente letterario, Donald McCampbell, molto ben ammanigliato
nelle case editrici che pubblicavano tascabili.
Gil Brewer (1922-83)
Harry Whittington (1915-89)
John D. Macdonald (1916-86)
Talmage Powell (1920-2000)
Keene scrisse
molto anche per la radio, in particolare un programma di gialli
intitolato The First Nighter, per il quale firmò
almeno 8 sceneggiature tra il 1935 e il 1937. Almeno una
sceneggiatura la scrisse anche per un altro programma di gialli,
Behind the Camera Lines, nel 1936. Collaborò poi ad almeno
410 sceneggiature della soap opera, sempre radiofonica, Kitty
Keene, Incorporated (trasmessa dal 1937 al 1941), che aveva al
centro la figura di una donna detective. Infine, fu tra gli
sceneggiatori della celebre serie Little Orphan Annie.
Anche suo figlio Albert James Hjerstedt
fu un autore di thriller pubblicato dai suoi stessi editori già alla
fine degli anni '50, con lo pseudonimo di Al James. Al James non è
stato però mai famoso quanto il padre ed è morto nel 2001.
Copertine di alcuni romanzi di Al James
Vista la sua copiosissima produzione,
non ci si può aspettare che Keene sia un autore di grande continuità
quanto a valore letterario. In effetti, alcuni suoi romanzi appaiono
piuttosto stereotipati anche per gli standard del tempo. Il suo
schema narrativo più ricorrente è quello in cui un uomo dal passato
perbene si ritrova improvvisamente in grossi guai e, mentre cerca di
tirarsene fuori, incontra una donna molto affascinante e di solito
completamente priva di scrupoli, che a volte lo aiuta e a volte
finisce per rappresentare la sua definitiva rovina. Su questo tema
abbastanza prevedibile, tuttavia, Keene riesce a elaborare trame che
nonostante tutto sono davvero avvincenti, sia per lo spessore dei
personaggi, sia per la straordinaria tensione che riesce a mantenere
dalla prima all'ultima pagina del romanzo. La violenza e il sesso non
mancano mai, ma non c'è nessun fastidioso autocompiacimento nel
descriverli. Anzi, spesso anche i più duri tra i personaggi di Keene
mostrano sorprendenti aspetti umani davanti allo spettacolo di un
cadavere o di fronte a donne sottoposte a violenza da parte di
qualche delinquente.
In particolare, nella sua produzione,
ci sono due romanzi notevolmente riusciti, in cui lo “schema Keene”
sembra sovrapporsi a tematiche tipiche di autori più noti,
soprattutto Wade Miller e Cornell Woolrich. Stiamo parlando di Home
is the sailor, uscito nel 1952, e di Joy House, uscito nel
1954. Entrambi questi romanzi hanno avuto più edizioni italiane:
Home is the sailor è uscito come Il marinaio la cerca
con Longanesi nel 1957 e come Bionda cerca killer con
Mondadori nel 1968; Joy House è uscito in due edizioni
Mondadori nel 1964 e nel 1972, con il titolo Crepi il migliore,
e come La casa buia nel 2005 con Hobby & Work.
Edizioni americane e italiane di Home is the sailor
Edizioni americane e italiane di Joy House
Il protagonista di Home is the
sailor è Swede Nelson, un ufficiale della marina mercantile che
sbarca il California con l'intenzione di investire tutti i suoi
risparmi nell'acquisto di una fattoria nel natio Minnesota.
Fisicamente possente, troppo facile alle bevute e alle scazzottate,
Swede finisce completamente ubriaco già dalla prima sera a terra, e
viene salvato da una rapina dalla giovane Corliss Mason, una ragazza
proprietaria di un motel, “Il pappagallo verde”, che lo ospita
finché Swede si riprende. Tra i due nasce del tenero, anche perché
Corliss lo assiste quando Swede finisce arrestato in seguito a una
rissa in cui, per difendersi, ammazza accidentalmente un uomo. A
scagionarlo definitivamente dovrebbe essere il barista del locale in
cui si è svolta la rissa, Jerry Wolkowsyk, ma questo è un tipo
piuttosto viscido e sfuggente. Corliss si occupa di convincerlo ma,
durante una ennesima sbronza di Swede, Jerry aggredisce e stupra la
donna. Appena lo viene a sapere, Swede piomba sull'uomo e lo ammazza
a cazzotti.
La situazione di Swede è complicata,
ma Corliss gli suggerisce di far sparire il corpo di Jerry e la
macchina dello stesso, facendoli volare in mare da una scogliera. Nè
lo stupro né il successivo omicidio hanno avuto testimoni e, benché
Swede rischi di cadere di sotto anche lui, la manovra riesce.
Swede si stabilisce nel motel di
Corliss, i due progettano di sposarsi, ma qualcosa non va. Il
comportamento del personale del motel, in particolare di una
cameriera di nome Mamie, che avvisa più volte Swede di stare
attento, mettono l'uomo in tensione. Swede comincia a sospettare che
Corliss e Jerry se la intendessero da prima e che la donna si sia
servita di lui per eliminare un complice sempre più scomodo. Corliss
è molto elusiva al riguardo, la tensione tra i due aumenta e, una
sera, dopo una ulteriore sbronza, Swede la aggredisce, davanti a
diversi testimoni. Tuttavia, dopo poco, l'alcol ingurgitato gli fa
perdere conoscenza.
Qunado Swede rinviene, Corliss è
scomparsa e ci sono in giro parecchie tracce che sembrano indicare
che è stata uccisa, da Swede stesso. La polizia lo arresta e lo
interroga, sulla scomparsa sia di Jerry sia di Corliss, mettendolo al
corrente del fatto che i due erano probabilmente i rapitori e gli
assassini di un giovane debosciato erede di una grande fortuna,
raggirato e convinto a partire per un viaggio da cui non è più
tornato, da una spogliarellista di nome Sophia Palanka. Dopo il
ritrovamento del cadavere del giovane in una palude, tutte le polizie
del Paese stanno cercando la Palanka e il suo complice Lippy Salz.
Swede non si compromette più di tanto,
riesce a fuggire mentre lo stanno trasferendo in prigione e,
interrogando a forza di botte i dipendenti del motel “Il pappagallo
verde”, riesce a sapere dove si è nascosta Corliss, che ha solo
inscenato la propria morte. La raggiunge nell'albergo di San Diego in
cui si trova ma, quando se la trova di nuovo davanti, si sente in
colpa sia per l'aggressione cui l'ha sottoposta, sia per non aver
saputo difenderla da Jerry la notte dello stupro e la perdona per
averlo messo nei guai. I due decidono di fuggire insieme ma, prima di
poter mettere in atto il proposito, si rendono conto che la polizia
ha solo finto di lasciar scappare Swede, mentre in realtà lo ha
seguito per arrivare al nascondiglio di Corliss. La donna, convinta
che Swede l'abbia tradita, tenta di scappare dalla scala di
emergenza, ma perde l'equilibrio e cade di sotto, sfracellandosi al
suolo.
Swede, scagionato da tutte le accuse ma
disperato per averla persa, regala tutti i soldi che gli sono rimasti
alla cameriera Mame, l'unica che lo abbia sempre aiutato, che ora è
ferita in ospedale dopo averlo coperto nella sua fuga, e si imbarca
di nuovo.
Meno movimentato ma sicuramente più
originale, e sorretto da un'atmosfera claustrofobica dall'inizio alla
fine, è Joy House. Qui troviamo un giovane avvocato
californiano, Mark Harris, in fuga dalla polizia che vuole arrestarlo
per il suo coinvolgimento nelle attività di una banda di mafiosi
italoamericani e dai mafiosi stessi, che vogliono fargli la pelle
dopo che lui ha ammazzato accidentalmente la sorella del boss, con
cui era sposato.
Mark approda in una Chicago invernale
spazzata dal vento gelido, dove si fa passare per un vagabondo, un
suo ex cliente di nome Philip Thomas, un poveraccio morto in un
incidente ferroviario senza lasciare parenti o amici. Viene ospitato
nel ricovero di un filantropo, tale Neilson, e qui conosce una
benefattrice, una volontaria che si reca lì due volte alla settimana
per preparare da mangiare ai senzatetto. Si chiama May Hill ed è una
ricca, giovane vedova. Ad accompagnarla c'è sempre la cameriera
Alice.
La Hill gli dedica parecchie
attenzioni, ha notato che non è il solito relitto umano, e dopo poco
gli offre un impiego come autista. Per prendere servizio, Mark deve
trasferirsi a casa della donna, una magione enorme e lugubre, che
scricchiola in continuazione e ha tutte le finestre sigillate da assi
di legno inchiodate. Tra i due, si stabilisce una certa intimità,
anche se devono passare un po' di giorni prima che la situazione si
concretizzi. A unirli è soprattutto uno strano incidente: un balordo
riesce a entrare da una finestra e si presenta come se volesse
rapinare la donna, ma Mark lo affronta e lo uccide. Dato che nessuno
dei due intende chiamare la polizia, Mark e May escono di notte per
gettare il cadavere nel fiume che sta per gelare e farlo sparire.
May propone a Mark di sposarlo e di
fuggire all'estero con lei. Racconta di essere la vedova di un ricco
commerciante, molto più anziano di lei, che fu ucciso in casa tre
anni prima durante una rapina, ad opera di una banda capeggiata
dall'ex amante di May stessa, Link Morgan, che dopo averle ucciso il
marito la stuprò. Poi sparì, forse fuggito chissà dove, forse
ucciso dai suoi complici che però, una volta arrestati, non hanno
saputo dire dove si trovano né lui né la refurtiva.
Questo ricordo e il senso di colpa per
i suoi precedenti rapporti con il bandito hanno indotto poi May a
chiudersi in casa con la sola compagnia di Alice, senza avere più
rapporti con nessuno tranne che con Neilson, che l'ha aiutata a
sostenere un difficile periodo di recupero attraverso la fede
religiosa.
Mark ci crede poco, ma sta al gioco
perché a sua volta non vede l'ora di andarsene. Una volta giunto in
Sudamerica, nessuno di quelli che lo cercano potrà più trovarlo.
Perciò accetta il matrimonio e accompagna May in giro per i
preparativi, finendo anche immortalato da una fotografia della stampa
mentre, all'aeroporto per procurarsi i biglietti del viaggio, si
trova accidentalmente dietro una coppia di Vip appena sbarcata.
Finalmente arriva il momento del
matrimonio, celebrato da Neilson. Tornati a casa, quando la partenza
sembra imminente, Mark si ritrova davanti a un improvviso
cambiamento. May gli punta la pistola addosso e gli chiede scusa per
averlo coinvolto in quella situazione, ma non aveva alternative.
Alice è stata sempre sua complice, faceva già parte della banda che
compì la rapina e l'omicidio. Dall'ombra spunta fuori Link Morgan,
che è stato nascosto nella casa per tre anni e assomiglia moltissimo
a Mark, tant'è vero che ognuno dei due potrebbe passare per l'altro.
Ma, un attimo prima che i due procedano
all'eliminazione del terzo incomodo, qualcuno bussa alla porta e
Alice, dopo aver aperto, riferisce che qualcuno vuole parlare con il
signor Philip Thomas. Ormai preso nella parte, Link Morgan va a
vedere di chi si tratta: sono i sicari della mafia italoamericana che
cercano Mark, e lo fanno fuori senza pensarci due volte.
In conclusione, Mark resta prigioniero
di quella casa, alla mercé di May e Alice, soprattutto della prima
che continua a usarlo come trastullo notturno. L'unica sua speranza è
che non si stanchi di lui prima che il disgelo faccia emergere dal
fiume il corpo del balordo ucciso, che è avvolto in un lenzuolo con
il monogramma di May.
Da questo romanzo è stato tratto, nel
1964, il film di René Clement Les Félins, giunto in Italia
con il titolo Crisantemi per un delitto. Si tratta di un
discreto noir interpretato da Alain Delon, Jane Fonda, Lola Albright
e André Oumansky, tuttavia notevolmente inferiore al romanzo perché
lascia troppo spazio agli interpreti di cartello e non rende per
nulla l'idea di cupezza e claustrofobia che è un elemento
fondamentale della vicenda. Addirittura, l'azione viene spostata da
Chicago alla Costa Azzurra. Alice (ribattezzata Melinda), da
cameriera, diventa la nipote di May (ribattezzata Barbara) ed è il
personaggio femminile più importante della storia. La presenza di
Link (ribattezzato Vincent) nascosto nel palazzo (che diventa un
castello) viene già svelata a metà film e Mark lo sa benissimo,
tant'è vero che è lui a organizzare l'eliminazione di Vincent da
parte dei sicari che lo braccano. I due colpi di scena finali sono
utili a concludere bene il racconto, ma il confronto con il libro
vede il film soccombere.
Locandine francese, americana e italiana di Crisantemi per un delitto
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