In Italia, la notizia arrivò una volta
sola, e fu rapidamente dimenticata. Peccato, perché, a proporla, fu
un piccolo capolavoro di un grande scrittore, Dino Buzzati. Il quale,
sul Corriere della Sera dell'11 dicembre 1951, pubblicò un
pezzo intitolato La tragedia della Sao Paulo, che oggi si può
leggere nel volume La “Nera” di Dino Buzzati, curato da
Lorenzo Viganò per la Mondadori.
Dino Buzzati
La corazzata dreadnought Sao Paulo,
un tempo, era stata l'orgoglio della Marina militare brasiliana e,
sia pure per un breve periodo, la nave da guerra più moderna a
solcare i mari del mondo. Questo, però, era accaduto nel 1910, al
tempo della sua entrata in servizio, dopo essere stata costruita nei
cantieri navali inglesi Vickers. Forse era una nave nata sfortunata,
perché quasi subito il suo equipaggio si era ritrovato coinvolto in
un grave episodio di ammutinamento, passato alla storia sotto il nome
di Rivolta dei Lash; poi, quando il Brasile era entrato nella
Prima Guerra Mondiale, era stata rifiutata dalla Marina inglese cui
il governo brasiliano l'aveva offerta, in quanto già obsoleta. A
quel punto, si era reso necessario mandarla a rimodernare negli Stati
Uniti. Dopo di allora, si era trovata di nuovo coinvolta in due
ammutinamenti: uno che aveva contribuito a reprimere bombardando un
forte in cui i ribelli si erano asserragliati; l'altro in cui era
stata utilizzata da altri ribelli per raggiungere l'Uruguay e
richiedervi asilo.
La Sao Paulo mentre era in servizio
Nel 1930, un altro tentativo di
modernizzazione era stato abbandonato perché la nave risultava ormai
lentissima rispetto alle nuove corazzate. Buona solo per la difesa
costiera, la Sao Paulo aveva passato tutta la Seconda Guerra
Mondiale davanti al porto di Recife, poi era stata impiegata come
nave scuola per alcuni anni. Nel 1950 era stata radiata e venduta
come rottame ai cantieri scozzesi di Greenock, dove sarebbe stata
demolita. Per alcuni mesi, era rimasta nel porto di Rio de Janeiro,
man mano che veniva preparata al lungo viaggio atlantico in cui
sarebbe stata trainata da due rimorchiatori, il Bustler e il
Dexterous.
Il rimorchiatore Dexterous
Il rimorchiatore Bustler
Finalmente, il 20 settembre 1951, era
partita per Greenock.
Il viaggio fu lento, ma inizialmente
tranquillo. Sulla Sao Paulo c'erano otto uomini, comandati dal
tecnico William Painter, funzionario della ditta che aveva acquistato
il rottame, che comunicavano via walkie talkie con gli equipaggi dei
due rimorchiatori.
A partire dal 19 ottobre, il tempo
cominciò a diventare molto ventoso. Giunti al largo delle Azzorre,
la sera del 3 novembre 1951, i due rimorchiatori e la nave che
trainavano, si trovarono in mezzo a una tempesta con vento forza 12,
che presto sollevò onde altissime. Sebbene i rimorchiatori
cercassero di tenersi sempre a distanza di sicurezza, i moti del mare
li spinsero ripetutamente uno contro l'altro e anche contro la nave.
Gli equipaggi dovettero manovrare con tutta la loro abilità per
evitare collisioni. La situazione era chiaramente complicata dalla
presenza dei cavi di traino con cui i rimorchiatori erano attaccati
alla nave, che limitavano la possibilità di usare a dovere il
timone. A un certo punto, non essendoci alternative, i capitani dei
due rimorchiatori decisero di staccare i cavi e abbandonare
momentaneamente la Sao Paulo. Comunicarono via walkie talkie la
decisione agli otto uomini a bordo di questa, che erano d'accordo con
loro. Restava inteso che, appena placata la tempesta, il Bustler e il
Dexterous sarebbero tornati presso la nave, per riattaccare i cavi e
riprendere il traino.
Tuttavia, nella notte, la Sao Paulo
scomparve del tutto alla vista degli equipaggi dei rimorchiatori.
Di per sé, non sembrava una
situazione irreparabile. La visibilità durante la tempesta si era
ridotta ai minimi termini e la nave poteva accendere solo poche luci
per segnalare la sua presenza. Il mattino seguente, 4 novembre, i due
rimorchiatori si misero in cerca della nave, sicuri di
ritrovarla entro poche ore al massimo.
Mappa della rotta del viaggio. La croce indica il punto del disastro
Ma non la trovarono e, anzi, il 5
novembre, il Dexterous ebbe un'avaria che lo costrinse a fare rotta
verso Lisbona per evitare di affondare. Fu dunque dato l'allarme. Tra
il 7 e il 10 novembre, tre flotte aeree (una inglese, una
statunitense e una portoghese) perlustrarono tutta la zona, senza
però trovare nulla, nemmeno le due grandi e solide scialuppe di cui
la Sao Paulo era dotata. Altri tentativi, sia con navi sia con aerei,
furono compiuti fino al 5 dicembre, quando la ricerca fu
definitivamente sospesa e la nave dichiarata dispersa. Degli otto
uomini a bordo, ovviamente, non si seppe più nulla.
L'Ammiragliato Britannico condusse
un'approfondita inchiesta sul fatto, i cui risultati furono resi noti
in una serie di udienze pubbliche tenute in Tribunale a Londra dal 4
all'8 ottobre 1954, durante le quali la Corte presieduta dal giudice
Hayward interrogò parecchi testimoni e periti.
Anche se il verdetto finale fu che la
scomparsa della Sao Paulo, con ogni probabilità affondata durante la
tempesta, era da ascriversi soprattutto all'imprevista e insolita
violenza della tempesta stessa, emersero anche delle non trascurabili
responsabilità sia da parte delle autorità brasiliane che da parte
delle ditte inglesi che avevano organizzato il trasporto.
In particolare, le autorità
brasiliane avevano giudicato la nave in grado di tenere il mare
basandosi esclusivamente sui prove e calcoli della sua stabilità
risalenti a quando era ancora in servizio: mentre la sua statica, una
volta alleggerita dell'armamento, dei motori, dei serbatoi di
carburante e di tutto quanto era stato rimosso prima della partenza,
non poteva più essere la stessa. Anzi, così ridotta, la nave
avrebbe potuto ribaltarsi con molta più facilità di una
imbarcazione simile stabilizzata dal peso, ma questo non era stato
minimamente considerato.
Le ditte inglesi, Ensign Rigging
Company e Salvage Company, avevano cercato di risparmiare il più
possibile sul costo dei lavori di preparazione della nave al viaggio.
La rimozione degli armamenti aveva lasciato la Sao Paulo piena di
feritoie aperte da cui sarebbe potuta entrare facilmente l'acqua, e
queste erano state chiuse saldandovi sopra delle piastre metalliche,
ma diverse di queste saldature non erano risultate a tenuta stagna.
Inoltre, nell'interno della nave, non era stata predisposta alcuna
barriera che la dividesse in compartimenti per il caso in cui si
fosse allagata da un lato. Anzi, tutte le porte stagne risultavano
rimosse e non sostituite da nulla.
Ancora oggi, la storia della Sao Paulo
ispira teorie fantascientifiche secondo le quali la corazzata sarebbe
stata rapita da qualche civiltà aliena, un tema ripreso fino alla
noia dai fanatici dei “triangoli maledetti”. Con molta più
fantasia e originalità, nel 1951, Buzzati aveva immaginato che la
nave si fosse infilata in un corridoio spazio-temporale e che gli
otto uomini a bordo si fossero ritrovati a percorrere i ponti della
corazzata che solcava i mari 40 anni prima, invisibili ai marinai in
servizio a quel tempo.
Schema del progetto della Sao Paulo
Un'altra immagine della Sao Paulo
Passo a mia figlia. Grazie. Interessantissimo
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