Una figura tanto affascinante quanto
sfuggente, confusa nelle mille mitologie che la circondano, alcune
delle quali create da essa stessa in vita, ma la maggior parte
postume. Romanziere? Filosofo? Moralista? Utopista? Sicuramente tutto
questo, ma anche tanto altro.
I piccoli misteri che coinvolgono in
varia misura Antonie de Saint-Exupéry sono tanti, a partire da
quello più noto, riguardante la sua fine. Dato per disperso al
termine di una missione di ricognizione aerea tra la Francia
meridionale e il Tirreno settentrionale (era partito da Borgo, vicino
Bastia, in Corsica), il 31 luglio 1944, dato ufficialmente per morto
in azione bellica il 12 ottobre 1945, de Saint-Exupéry è stato
“ritrovato” nel 1998 da un pescatore di Marsiglia, Jean-Claude
Bianco, che ha riportato accidentalmente in superficie il cinturino
dell'orologio d'argento dello scrittore-aviatore, contrassegnato
dalla inconfondibile dedica della moglie Consuelo. Poi, tra il 2000 e
il 2003, sono stati estratti dallo stesso tratto di mare molti
rottami appartenenti a un Lockheed P-38 Lightning identico a quello
su cui era partito de Saint-Exupéry il giorno della sua scomparsa.
Ma non si sa, e forse non si saprà mai, come e perché l'aereo
cadde. Un anziano pilota tedesco ha rivendicato dopo molti anni
l'abbattimento, un addetto alla contraerea ha fatto lo stesso, ma
nessuno dei due ha mai portato le prove delle proprie affermazioni.
Rimangono possibili le eventualità che il velivolo abbia avuto un
gusto o il pilota un malore: entrambe si erano già verificate in
precedenza.
Antoine de Saint-Exupéry (1900-44)
Due immagini di de Saint-Exupéry con la moglie Consuelo Suncin (1901-79)
Un Lockheeed p-38 Lightning
Jean-Claude Perrier, scrittore,
editore, bibliofilo e appassionato di de Saint-Exupéry ne ha
indagati diversi altri di cui ha trattato in un interessantissimo
libro intitolato appunto “I misteri di Saint-Exupéry” (2009),
uscito anche in Italiano
Jean-Claude Perrier (nato nel 1957) e il suo libro
Uno di questi misteri, molto poco
indagato a parte questa occasione, risale a due anni prima e si
riferisce alla visita in Canada di de Saint-Exupéry, all'epoca
residente negli Usa dopo aver lasciato la Francia in seguito alla
sconfitta militare del 1940 e all'instaurazione del regime
filonazista di Vichy. Tale regime aveva provato a portare lo
scrittore dalla sua parte attraverso una nomina accademica
importante, ma de Saint-Exupéry, oltre a ricusare prontamente tale
nomina, aveva subito dopo pubblicato due libri, “Pilote de guerre”
e “Lettre à un otage”, duramente critici contro l'antisemitismo,
che era un elemento importante dell'ideologia di Vichy, e addirittura
il secondo apertamente dedicato all'amico ebreo Léon Werth (lo stesso
cui è dedicato anche “Le petit prince”). Il testo, anzi, era
originariamente nato come prefazione a un libro di Werth.
Léon Werth (1878-1955)
De Saint-Exupéry, dagli Usa, si
impegna molto per promuovere la causa del patriottismo francese e
della liberazione della madrepatria, ma non appartiene al gruppo più
importante dei francesi in esilio, la “France libre” che tiene
come principale riferimento il generale Charles De Gaulle. I due non
si amano e non vanno d'accordo quasi su nulla. Conservatore,
tradizionalista e militarista De Gaulle, progressista,
cripto-comunista e alieno da ogni xenofobia de Saint-Exupéry. I
gaullisti provano spesso a convertirlo, ma con scarsi risultati, per
cui de Saint-Exupéry si fa un bel po' di nemici tra loro. E questo,
forse, porta a un increscioso “caso” diplomatico durante un breve
viaggio.
Charles De Gaulle (1890-1970)
I libri francesi che non possono uscire
in patria (il nuovo regime ha messo all'indice Malraux, Radiguet e
diversi altri, compreso de Saint-Exupéry dopo la sua presa di
posizione filo-ebraica), escono in Canada (dove vive da secoli una
cospicua minoranza francofona) grazie all'attività di una casa
editrice fondata ad hoc dal redattore editoriale Bernard Valiquette.
Bernard Valiquette (1913-74)
Valiquette invita con insistenza de
Saint-Exupéry a visitare la comunità francofona canadese e a tenere
delle conferenze per questa, e nella primavera del 1942, finalmente,
lo scrittore accetta. Il 28 aprile parte da New York, dove risiede
insieme alla moglie Consuelo (da cui però si sta separando, tant'è
vero che lei non parteciperà al viaggio). La partenza, forse, gli
viene imposta dai suoi editori americani, Eugene Raynal e Curtice
Hitchcock, decisi ad aprirsi anche al mercato canadese, e dal suo
agente letterario Maximilian Becker, che si occupa dei preparativi.
Non c'è il tempo di fargli vistare il passaporto, ma sia il
Dipartimento di Stato americano sia la Legazione canadese degli Usa
assicurano che non ci sarà il minimo problema a spostarsi. Il
soggiorno deve durare solo 48 ore.
Eugene Raynal (a sinistra di chi legge) insieme a Walt Disney
Curtice Hitchcock (1892-1946)
De Saint-Exupéry arriva a Montréal in
treno o in aereo (i biografi non sono concordi) e va ad alloggiare
all'hotel Windsor. Qui ha i primi incontri con i giornalisti, che
lasceranno qualche resoconto delle sue conferenze, dal contenuto
politico piuttosto prudente. Sembra incline all'unione di tutti i
francesi contro l'oppressione di un regime fantoccio, come scriverà
poi in una lettera aperta ai giornali americani e canadesi nel
novembre dello stesso anno. Lettera che sarà peraltro molto
criticata dai gaullisti perché troppo tenera contro il regime di
Vichy e non abbastanza elogiativa di De Gaulle, ovviamente secondo il
loro punto di vista.
Immagini di Montréal nel 1942: quell'anno, la città festeggiava i 300 anni dalla sua fondazione
Tenute le conferenze, rilasciate le
interviste, la sera del 29 aprile de Saint-Exupéry dovrebbe
ripartire. Ma è solo allora che le autorità canadesi lo avvisano
che, senza visto sul passaporto, non essendo in regola con la legge
sulla regolarità dei soggiorni, non può espatriare fino a quando la
situazione non sarà messa a posto.
De Saint-Exupéry si ritrova dunque
sequestrato in albergo, mentre Valiquette si impegna in tutti i modi
a tirarlo fuori da questa situazione kafkiana. Anche se sta
continuando a scrivere quello che sarà il suo più importante libro
postumo, “Citadelle”, de Saint-Exupéry patisce questa immobilità
assurda e forzata e si ammala per lo stress: a un certo punto finisce
addirittura ricoverato in ospedale per una colecistite.
Finalmente, dopo 5 interminabili
settimane, la situazione si chiarisce e de Saint-Exupéry può
finalmente tornare a New York. Ma cosa è successo, esattamente?
Perché c'è stato questo incredibile voltafaccia delle autorità
canadesi nei suoi confronti?
Il Canada, in quel periodo, è pieno di
francesi in esilio, e sono in gran parte gaullisti. Di conseguenza,
amano molto poco de Saint-Exupéry, che la stampa gaullista attacca
in continuazione.
Anche se non tutti propendono per
questa interpretazione, alcune voci indicano come regista occulto del
“sequestro” di de Saint-Exupéry l'ambasciatore francese in Usa,
Henri Hoppenot, gaullista di ferro con importantissimi agganci nel
governo canadese, che si sarebbe tradito facendo alcuni strani
riferimenti al caso in una serie di conversazioni con il docente
universitario Pierre Baudet, del Vassar College.
Henri Hoppenot (1891-1977), a destra, con De Gaulle e due due signore
Gruppo di docenti del Vassar, anni '40: Pierre Baudet è il primo a sinistra di chi legge
In ogni caso, pur continuamente
attaccato dai gaullisti, de Saint-Exupéry espresse ad André Gide
delle parole di apprezzamento per De Gaulle dopo averlo ascoltato in
una manifestazione ad Algeri, ai primi del 1944, benché De Gaulle
avesse rifiutato di riceverlo personalmente. I due però non poterono
mai incontrarsi e riconciliarsi, per via della morte di de
Saint-Exupéry pochi mesi dopo. De Gaulle comunque volle celebrare de
Saint-Exupéry con una messa solenne nella cattedrale di Strasburgo
il 31 luglio 1945, nel primo anniversario della scomparsa. Tuttavia
sembra che non partecipò personalmente all'evento. Nel 1959, poi,
parlando con un amico, De Gaulle avrebbe detto che il non aver
acconsentito a incontrare de Saint-Exupéry ad Algeri nel 1944 era un
suo grande rimpianto.
Un grande aviatore ma in quel tempo ci voleva un grande coraggio è lui l"ha avuto. Ma è il destino che comanda.
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