Tra il 1965 e il 1966 Gregory Peck,
attore ormai più che affermato, interpreta due thriller di notevole
successo, riproposti anche molte volte in televisione. Le
sceneggiature di entrambi questi thriller propongono il tema
dell'uomo comune finito per caso in un gioco pericoloso troppo più
grande di lui perché è l'unico che può raggiungere la soluzione di
un mistero apparentemente senza capo né coda. I due film hanno quasi
la stessa durata (108' e 105') ma sembrano più brevi grazie al
notevole ritmo che li caratterizza.
Gregory Peck (1916-2003) quando girò entrambi i film
Si tratta di Mirage
e di Arabesque,
entrambi tratti da romanzi di spionaggio. C'è però l'importante
differenza che Mirage,
uscito nel 1965, si basa su un romanzo omonimo uscito ben quattordici
anni prima, nel 1951; mentre Arabesque,
uscito nel 1966, si basa su un romanzo intitolato The
Cipher, uscito solo nel 1961.
Il
linguaggio filmico delle due pellicole è, in un certo senso,
opposto: un bianco e nero essenziale e talvolta cupo quello di
Mirage, un
caleidoscopio di colori rutilanti quello di Arabesque.
L'autore
del romanzo di Mirage è
Howard Fast, vissuto dal 1914 al 1991, di famiglia ebrea e origine
ucraina. Fast è stato un autore autodidatta che ha scritto un po' di
tutto, con risultati diseguali. In Italia è noto soprattutto per
aver scritto il romanzo dal quale è stato tratto il kolossal
Spartacus, per una
serie di gialli firmati E. V. Cunningham, per la saga degli Emigranti
e per alcuni interessanti
racconti fantastici, mentre è meno nota la sua produzione
saggistica, di chiara impronta politica, che comprende anche un libro
sul caso Sacco e Vanzetti. Perseguitato durante il maccarthismo, Fast
è uno dei pochi americani ad essere stati insigniti del premio
Stalin per la pace, nel 1953.
Howard Fast
La più recente delle edizioni italiane di Spartacus
Una edizione di Gli emingranti
L'unica edizione del libro su Sacco e Vanzetti
Le due edizioni italiane di Mirage: Giallo Mondadori n° 874 del 31 ottobre 1965 e I Mastini Polillo, 2010
È
quanto meno singolare il fatto che Mirage
il
film sia diretto da Edward Dmytryk, un altro perseguitato del
maccarthismo, che però è passato alla Storia soprattutto come un
delatore.
Mirage
è narrato in prima persona dal protagonista David Stillman. Questi,
mentre sta per uscire dal lavoro in una ditta di New York viene
sorpreso da un black out e incontra una misteriosa donna mentre
scende ventidue piani di scale. Per cercare di seguirla, scende anche
per cinque piani sotterranei, ma non la trova più. Intanto, da una
finestra dello stesso palazzo, un uomo è precipitato giù,
sfracellandosi.
La
sera stessa, arrivando a casa, riceve un confuso avvertimento da
parte di un uomo che caccia via senza pensarci due volte. Il giorno
dopo, però, scopre che il suo ufficio è scomparso. Non solo: il
palazzo in cui si trova ha solo due piani sotterranei.
La
donna misteriosa ricompare per avvertirlo di fuggire se ci tiene alla
vita. Stillman, sospettando di avere delle allucinazioni, si rivolge
a uno psichiatra, che però lo tratta come se fosse un simulatore. Un
suo amico cui si rivolge per chiedere cosa stia succedendo viene
ucciso. A quel punto, Stillman si rivolge a un investigatore privato,
Ted Caselle. Caselle, ovviamente, vuole sapere tutto il possibile, ma
Stillman sembra non ricordare nulla della sua vita fino agli ultimi
tre anni, quando ha cominciato il lavoro attuale. Dunque, chi è
David Stillman e perché un certo Vincent lo sta facendo seguire e
vuole per forza spedirlo in Ungheria?
Il
film riprende pari pari la vicenda, grazie all'uso dello scarno
bianco e nero che dà allo spettatore una sensazione di onirico. Per
ragioni inspiegabili, il cognome del protagonista viene cambiato in
Stillwell e il nome del detective in Ted.
Poster del film
Alcune scene di Mirage
La
critica, nel giudicare la pellicola, cita Hitchcock e loda
l'interpretazione del detective, il primo ruolo importante nella
carriera di Walter Matthau, mentre non appare molto entusiasta della
prova della protagonista femminile, la giovane e discreta Diane
Baker.
Walter Matthau (1920-2000) nel film
Diane Baker (1938) al tempo del film
L'autore
di The Cipher, il
romanzo da cui è tratto Arabesque,
è invece un tipo di tutt'altro genere. Gordon Cotler (1923-2012) ha
prestato servizio nel controspionaggio durante la Seconda Guerra
Mondiale, è stato giornalista del New Yorker
per sei anni e poi ha lavorato a lungo come sceneggiatore e
produttore televisivo. Sembra che, a parte questo, in Italia sia
arrivato solo un altro suo romanzo, ma in un “condensato” di
Selezione. Firmò questo libro con lo pseudonimo Alex Gordon.
L'unico modo di reperire un'immagine di Gordon Cotler è tramite la quarta di copertina di un suo libro
The Cipher
comincia con un egittologo newyorkese, Hoag, che è appena stato
lasciato dalla moglie e rischia pure di perdere il posto presso la
piccola università in cui insegna da precario. Un suo studente di
origine mediorientale gli chiede se può fare un lavoro per la sua
famiglia, decifrando un'iscrizione in geroglifico. Poiché il
compenso è buono, sia pur malvolentieri, Hoag accetta il compito. Si
reca quindi nella sontuosa residenza dei Beshraavi, in un attico del
centro, dove gli vengono offerti tutti i comfort per lavorare bene.
Tuttavia, al di là della oggettiva difficoltà del lavoro, il clima
che si respira in casa non è dei migliori. La moglie del padrone di
casa lo prega, in un biglietto passatogli furtivamente, di non
portare a termine il lavoro. Il signor Beshraavi ha alle sue
dipendenze dei tipi dall'aria non molto raccomandabile che portano
armi e si mettono alle calcagna di Hoag quando questo esce. La figlia
di Beshraavi, Jane, tiene un atteggiamento molto ambiguo: da un lato,
sembra che voglia avvisare Hoag di qualcosa, da un altro si direbbe
che voglia manipolarlo. Hoag è sempre più preoccupato non solo per
sé stesso, ma anche per la moglie, che è sembra essere anche lei
tenuta sotto controllo, e soprattutto per la loro bambina, che la
donna ha portato con sé. Cosa significa, quella maledetta
iscrizione? E perché alcuni la vogliono decifrata a tutti i costi e
altri no? E perché proprio da lui?
L'edizione originale, un'altra d'epoca e l'unica italiana (I Rapidi Mondadori, 1966) di The Cipher
Il
film è stato girato in Inghilterra in piena swinging
London da un regista moderno e
innovativo come Stanley Donen ed è pieno di elementi pop e
psichedelici.
Immagine giovanile di Stanley Donen (1924-2019)
Nel
film, resta il filo conduttore della trama, ma nient'altro. L'azione
è spostata da New York a Londra, il nome del protagonista diventa
David Pollock (è un caso che ricordi quello del film dell'anno
precedente?) e a chiedergli di decifrare il geroglifico non è
Besharavi (che anche qui è un personaggio ambiguo e losco) ma il
primo ministro di un Paese arabo, che è un suo fiero avversario. Il
personaggio di Jane è sostituito dall'amante di Beshraavi, la
spregiudicata e sensuale Yasmin Azir, palesemente doppiogiochista. La
sua interpretazione da parte di Sophia Loren catalizza l'attenzione
degli spettatori quasi più della vicenda stessa, anche grazie
all'abbondante guardaroba che le mette a disposizione la maison Dior,
creato espressamente per la circostanza.
Alcune scene del film
Sophia Loren al tempo del film
La
critica ha molto apprezzato la messa in scena e la capacità di
utilizzare elementi di costume caratteristici del periodo in un
solido intreccio di impianto tradizionale.
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