venerdì 24 febbraio 2023

Francis Ryck: prima di Manchette, meglio di Le Carré?

 Francis Ryck, presudonimo di Yves Delville, che ha pubblicato anche come Yves Dierick e con altri pseudonimi ancora, è probabilmente il più irregolare autore in mezzo a quell'universo già parecchio fuori delle regole che è il polar francese.

Ryck negli anni '80

Jean-Patrick Manchette gli attribuiva il merito di essere stato il precursore di tutti gli autori determinati a dare alle loro opere una prospettiva anarchica. Guy Debord, che pure non lo apprezzava molto come persona, lo trovava molto più credibile di Le Carré. Anche nel resto del mondo culturale francese Ryck era molto più apprezzato come autore che come uomo.

J.-P. Manchette (1942-95)

Guy Debord (1931-94)

John Le Carré (1931-2020)

Indubbiamente, Ryck ha scritto tantissimo, ma senza mai farsi incaprettare da un format e soprattutto scrivendo sempre libri sorprendenti e originali.

La sua storia personale assomiglia di più a quella di un autore americano. Nato a Parigi il 4 marzo 1920 da un “incidente” tra la madre concertista fallita e il padre ludopatico, dovette imparare presto a cavarsela da solo. Esperienze di collegio esacerbate dal suo carattere ribelle, studi irregolari e incompiuti, già da adolescente menava vita di vagabondo arrangiandosi a svolgere i lavori che capitano. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, si arruolò nella Marina Militare e finisce imbarcato sul cacciatorpediniere Maillé-Brézé, che affondò al lago di Greenock il 30 aprile 1940, in seguito a un'avaria di un tubo lanciasiluri e alla conseguente esplosione, che uccise 37 uomini dell'equipaggio e ne ferì altri 47. Ryck fu tra i sopravvissuti e tornò in patria in tempo per essere preso prigioniero dai tedeschi quando la Francia venne invasa. Prima di essere deportato in Germania, però, simulando disturbi psichiatrici, riuscì a distrarre le guardie del campo in cui si trovava e a scappare e a tornare a Parigi.

Il Maillé-Brézé poco prima di affondare

Nel 1943 si sposò. Il nome della moglie non è riportato in nessun articolo su di lui, ma sembra che il matrimonio non durasse a lungo. Ne nacquero comunque due figlie, Michèle e Dominique, e almeno una delle due seguì il padre quando questo si trasferì a Lione in cerca di fortuna, che però non dovette trovare, dato che visse sempre di lavori occasionali.

A tempo perso, Ryck scriveva romanzi. Incassò alcuni rifiuti prima di riuscirne a piazzarne uno presso l'editore Albin Michel. Era il 1957 e il titolo dell'opera, una narrazione psicologica sulla grettezza piccolo-borghese della Francia del dopoguerra, era Au pied du mur. La firma, Yves Dierick.


Negli otto anni successivi ne pubblicò altri quattro, sempre dello stesso genere, con buon successo.

Poi, mentre era convalescente per un incidente d'auto, capì che scrivendo polizieschi avrebbe guadagnato di più e provò come riusciva in quel campo. Il primo tentativo, Les heures ouvrables (1963), andò bene e lo convinse a continuare. Fu anche il suo primo libro a essere adattato per il cinema, con Un souris chez les hommes, uscito l'anno seguente.


Il grosso della sua opera di giallista, Ryck l'ha firmata per Gallimard: 18 titoli tra il 1966 e il 1978.

Oltre che come scrittore, lavorò molto come sceneggiatore, guadagnando parecchio. Visse soprattutto tra Parigi e la Provenza, viaggiando comunque molto, specie in Oriente, dato che era appassionato di culture orientali. Questo interesse, e l'abitudine a vivere e viaggiare in modo molto frugale, lo fece avvicinare al movimento hippy, anche se secondo Guy Debord era tutta una posa.

Negli anni '90 scrisse i suoi ultimi romanzi a quattro mani con un'autrice che non ha lasciato molte altre tracce, Marina Edo.

Il carattere sgradevole (“degno di un maiale”, secondo Patrick Raynal, autore famoso ma anche uno dei suoi editor nonché grande ammiratore dei suoi libri) lo portò a trascorrere la vecchiaia da solo, fino alla morte, sopraggiunta a Parigi il 19 agosto 2007.

Patrick Raynal (1946)

Nei suoi romanzi, Ryck mette in scena soprattutto disadattati, criminali per forza di cose, gente che ha rinunciato al proprio passato, ragazzi ribelli senza causa o per ragioni molto confuse. Durante la sua vita ne aveva incontrati molti e sapeva raffigurarli in modo quanto mai realistico. In particolare, Ryck offre il meglio di sé quando ambienta le sue storie nel mondo cinico e disincantato dello spionaggio. Il fatto che i suoi personaggi siano inevitabilmente degli emarginati non significa che siano anche degli inetti: anzi, nel loro campo, più o meno illecito, se la cavano benissimo. Questo rende le sue trame particolarmente affascinanti e piene di suspense. Pochi autori sanno trattare altrettanto bene il tema dell'uomo in fuga, che sa solo di doversi nascondere ma ignora completamente quale sarà il suo destino. In un'intervista, Ryck parla di questi outsider come degli ultimi uomini liberi, ai quali non interessa nulla della considerazione sociale, perché la loro unica speranza di sopravvivenza risiede nel far credere di essere scomparsi.

Gli ambienti urbani in cui si dipanano le sue trame hanno solo la facciata della civiltà, ma in realtà sono più pericolosi della giungla più infida. Lo stesso vale per le campagne e gli altri luoghi isolati, dove i personaggi in fuga si nascondono spessissimo, nella speranza quasi sempre delusa di non essere più trovati.

Un critico, Alexander Lous, da un lato, sottolinea come non esista un tipico “format Ryck”, nel senso che le trame dei suoi romanzi, oltre che molto elaborate, sono sempre molto diverse tra loro e quindi sorprendenti per chiunque le legga; da un altro punto di vista, nota come la disperazione in cui cadono gradualmente i personaggi incapaci di tirarsi fuori dalle situazioni difficili in cui si sono cacciati li porti a scegliere la via della violenza, con effetti devastanti su di loro e su chiunque venga in contatto con loro, anche quando ci sarebbero le migliori intenzioni da parte di entrambi.

La storia editoriale di Ryck in Italia è breve e intensa: nel giro di cinque anni, dal 1969 al 1974, sono tradotti sette dei suoi romanzi più noti. Poi uno solo nel 1977. Per ragioni ignote, dopo di allora, Ryck non viene più riproposto nel nostro Paese.

Il primo titolo presentato è La “mattanza” comincia all'alba, che esce in Segretissimo con il numero 308 della collana nel 1969. Il titolo originale è Feu vert pour poissono rouges.




                                                            

Si tratta di una vicenda molto complessa, nella quale agiscono diversi personaggi. Uno scienziato sovietico in vacanza sul Mar Nero con la famiglia, la sua scorta, due squadre di agenti segreti, una francese e una inglese, decise a rapirlo, alcuni personaggi del luogo che fanno il doppio gioco e gli agenti del controspionaggio sovietico che intervengono appena lo scienziato sparisce durante un bagno in mare. In poco tempo, l'area della sparizione è sigillata e nessuno può venirne più fuori. Nonostante le loro eccellenti coperture e gli ingegnosi modi con cui riescono a nascondere l'ostaggio, a un certo punto, gli agenti rapitori devono solo tentare il tutto per tutto per avere una minima speranza di venirne fuori, prima che il cerchio si stringa intorno a loro.

Il 1970 è in un certo senso l'annus mirabilis di Ryck in Italia, perché sono tradotti addirittura tre suoi titoli.

Il più vecchio lo presenta Longanesi, che forse è anche l'unico a proporre il romanzo in edizione integrale. L'aria impazzita esce con il numero 23 della collana Spia contro spia e, nell'originale del 1966, si intitola Opération Millibar.



                                                        

Un agente francese, Laurent, viene smascherato e arrestato durante una missione in Germania Est. Tenuto prigioniero in compagnia di una strana ragazza, si convince che questa possieda poteri telepatici, perché i suoi carcerieri conoscono in dettaglio i contenuti della sua missione anche se lui non ha mai detto nulla. Gli viene proposto di fingere di continuarla ma sabotandola in modo da non farla riuscire: c'è in gioco un meccanismo che dovrebbe essere in grado di influenzare il clima e che deve essere testato sulle coste della Danimarca. Altrimenti, ai servizi francesi arriverà la notizia che Laurent fa il doppio gioco. Laurent è dunque costretto ad accettare e, una volta liberato, raggiunge i suoi compagni con una squadra di agenti tedesco-orientali che lo tiene d'occhio. Per via di un inconveniente, però, la composizione della squadra francese è cambiata e Laurent coglie l'occasione per far credere ai tedesco-orientali che un innocuo turista sia uno dei suoi agenti, lasciando libero dalla sorveglianza l'agente subentrato, una donna. La sua intenzione è di sabotare comunque l'esperimento, sperando che il successo della missione lo metta al riparo dalle false voci. Tuttavia, a un certo punto, si rende conto che in mezzo ai suoi c'è davvero qualcuno che fa il doppio gioco.

Il secondo romanzo tradotto in Italiano nel 1970 esce invece in Segretissimo con il numero 319 della collana e il titolo Tradire è un po' morire: l'originale, del 1969, si intitola Drôle de pistolet.


                                                        


                                                                                                   Un agente sovietico, Yako, scoperto e arrestato durante una missione nel Regno Unito, tradisce e spiffera tutto quello che sa. Gli viene fornita una nuova identità come Henry Forstal e la possibilità di rifarsi una vita lontano, ma quasi subito si rende conto che il KGB lo ha immediatamente identificato e lo sta braccando per eliminarlo. Yako cerca di nascondersi prima in Francia, vivendo come un vagabondo, e poi in Spagna, ma senza riuscire a scrollarsi di dosso gli inseguitori. Stringe un forte legame affettivo con un cane, Tom, e una sincera amicizia con un artista americano disincantato, David Barney, ma entrambi pagheranno cara la sua vicinanza. L'ultima persona cui si lega è una psicologa francese, Costanza, che è l'unica ad apprendere la sua storia ed è decisa a condividerla con lui. Ma la presenza della donna finirà per rivelarsi il suo punto debole.

Questo libro, oltre a vincere un importante premio internazionale del genere, ispirò anche un famoso film, peraltro molto strapazzato dalla critica e totalmente disconosciuto dallo stesso Ryck, del quale parleremo più avanti.

Il 1970 di Ryck in Italia si chiude con il romanzo La lunga spirale di violenza, uscito in Segretissimo con il numero 326: il titolo originale, sempre del 1970, è Paris va mourir.


                                                            

L'agente francese Roc viene infiltrato in una cellula di terroristi che sta progettando una serie di devastanti attentati dinamitardi a Parigi, con l'dentità di un esperto di esplosivi tedesco che è stato arrestato appena ha messo piede sul suolo francese. Roc scopre con sgomento che i pericolosi terroristi sono solo degli adolescenti incoscienti e del tutto inconsapevoli di essere manipolati da qualcuno che non avrà nessuno scrupolo a sacrificarli in attacchi kamikaze, a loro insaputa. Roc cerca di scoprire chi c'è dietro di loro prima che possano entrare in azione, ma riesce nel suo intento solo dopo un attentato fallito e la morte di una giovanissima terrorista. Con la scusa di aiutare gli altri a mettersi in salvo, seguendo la pista che ha fiutato, non aspetta che i suoi colleghi lo raggiungano e quindi se la vedrà da solo con gli insospettabili mandanti.

Anche nel 1971 Ryck è presentato due volte da Segretissimo.

Il primo romanzo che esce è Vita da spia, numero 393 della collana. L'originale, del 1970, si intitola L'incroyant.


                                                            

Sern è un agente francese che ormai non ce la fa più. Incaricato di una missione facilissima, quella di eliminare un agente sovietico nel sonno, non la porta a termine e permette all'uomo di salvarsi. Riesce però a scaricare la responsabilità del fatto sulla mancata sorveglianza della vittima da parte di una sua collega e la fa franca. Subito dopo, inviato a Copenhagen per prelevare un agente doppio, non riesce a impedire che questo, preso dal panico, si suicidi, dopo aver distrutto degli importanti documenti trafugati. Quando si rende conto che i suoi superiori sospettano di lui, Sern cerca una via d'uscita affrontando una difficile missione in Germania Est, nella quale fa credere ai sovietici di avere ancora i documenti trafugati e di poterli restituire se lo aiuteranno a espatriare e a nascondersi. In questo piano viene coadiuvato da una agente del KGB di origine finlandese, Britt, che dovrebbe sorvegliarlo ma vuole tirarsi fuori dal gioco anche lei e gli chiede di aiutarla a presentarsi in Occidente e tradire a sua volta. Sern pensa che presentandosi con Britt e le sue rivelazioni, entrambi avranno la possibilità di cavarsela, ma ignora che i suoi superiori hanno già deciso di disfarsi di lui in ogni caso.

Il secondo Ryck italiano del 1971 è Un bersaglio per due “siluri”, numero 413 della collana. L'originale, del 1968, si intitola La peau de torpedo.


                                                        

Kola, agente del KGB attivo in Francia sotto l'identità di un raffinato antiquario, è uno specialista dello spionaggio industriale. Portata a termine una importante missione a Lione, ritorna a Parigi in condizioni di salute non buone per un attacco influenzale e si nasconde presso l'appartamento di una svedese reclutata dal KGB. Casualmente, però, viene visto con lei e questa voce arriva alle orecchie della sua moglie francese, Dominique, che ignora la sua reale identità. Dominique va a cercarlo a casa della svedese e, quando trova i due a letto, non immaginando che siano ammalati, colta da un attacco di gelosia, spara a entrambi e poi fugge. Kola muore sul colpo, la svedese dopo poco senza aver ripreso conoscenza. Una volta scoperto il duplice delitto, la polizia si mette in cerca di Dominique che è la principale sospetta. La donna è in fuga verso il Sud del Paese e sulle sue tracce c'è anche il KGB, deciso a vendicare i due agenti uccisi. Dominique non sa niente di questo e pensa solo a come sfuggire alla polizia. Intanto però la polizia scava nel passato di Kola e si fa venire parecchi sospetti sulla sua identità, per cui avverte il controspionaggio, che pure si mette alla ricerca di Dominique, intuendo che la donna sia in grave pericolo.

Dopo aver saltato il 1972 e il 1973, Ryck ricompare in Segretissimo nel 1974, con Il compagno indesiderabile, numero 572 della collana. L'originale del 1973 si intitola Le compagnon indésirable.



                                                            

Un uomo, Thomas, è in fuga da un ospedale psichiatrico dopo aver ucciso un guardiano. Cercando un nascondiglio in montagna, si imbatte nella casetta di una singolare coppia che ha deciso di vivere isolata dal mondo, lo scrittore David e l'artigiana Julia. I due, appassionati ecologisti, preferiscono fare a meno di tutte le comodità tecnologiche per vivere a modo loro. Accolgono Thomas offrendogli cibo e riparo e tra l'uomo e la coppia si stabilisce un'amicizia che sembra sincera. Thomas non nasconde di essere un fuggiasco e dichiara di essere a conoscenza di segreti che è meglio non rivelare per non mettere in pericolo chi li ascolta, ma i due si dimostrano molto comprensivi. Quando è chiaro che la polizia sta battendo la zona alla ricerca di qualcuno che deve essere per forza Thomas, David e Julia decidono di fuggire insieme a lui sul loro furgone. I tre raggiungono una zona isolata sull'oceano Atlantico e si accampano su una spiaggia resa invisibile da una pineta, sperando di vivere soprattutto di pesca. Thomas è sempre in allarme e un giorno uccide un uomo che secondo lui li stava sorvegliando nascosto nel bosco, ma a un esame più approfondito sembra essere solo un gitante che andava per funghi. Anche se David è ancora sotto la fascinazione di Thomas, Julia è ormai completamente disillusa nei suoi riguardi e, quando si rende conto che qualcuno li sta effettivamente sorvegliando, pensa solo a mettere in salvo sé stessa e il suo compagno, senza essere sfiorata dall'idea che l'apparente paranoia di Thomas possa avere una base reale.

Anche da questo romanzo è stato tratto un film di successo, stavolta apprezzato anche dai critici.

L'ultimo Ryck italiano esce nel 1977 ma stavolta nel Giallo Mondadori: Il testamento americano, numero 1465 della collana. Il titolo originale, Le testament d'Amérique, risalente al 1974, è in realtà molto ironico.



Per difendere un'amica dalle violenze del marito, Marc, proprietario di un agriturismo, ammazza quest'ultimo ed è costretto a fuggire per nascondersi. Avendo un passato criminale, non ha molta speranza di cavarsela. Cerca un suo vecchio socio di malavita, André, sul quale ha sempre potuto contare ma non lo trova: al suo posto trova la moglie, Lea, una donna attraente e indipendente. Lea nasconde Marc nel proprio appartamento e, mentre è nascosto, Marc scopre che la figlia di André, figliastra di Lea, è una tossicomane, mentre Lea subisce continuamente intimidazioni e violenze da parte di alcuni delinquenti. Messa alle strette, Lea confessa che André è morto ma lei ha bisogno di un uomo accanto per essere aiutata a venire fuori da una situazione difficilissima. Infatti la donna, in precedenza, è stata sposata a un mafioso italoamericano ed è fuggita da questo matrimonio per andare a vivere con André: la famiglia del mafioso, morto poco dopo per cause naturali, non gliel'ha mai perdonata e le fa vivere un'esistenza d'inferno. La tengono per la gola attraverso la figliastra Anne, soggiogata grazie alla tossicodipendenza. Marc e Lea concepiscono un piano per derubare Da Costa, il mafioso che si occupa di Anne fornendole la droga e tenendola praticamente in schiavitù, ma si tratta di un piano molto complicato e rischioso in cui tutto può andare storto, anche se nella loro situazione disperata non hanno alcuna scelta se vogliono trovare i mezzi per fuggire.

Come già si è accennato, Ryck è stato letteralmente saccheggiato dal cinema. È difficile identificare tutti i film tratti da suoi romanzi, ma almeno i principali dovrebbero essere i seguenti.

Un drôle de Caid (1964), o Un souris chez les hommes da Les heures ouvrables (non tradotto in Italiano), diretto da Jacques Poitrenaud, sceneggiato da Albert Simonin (lo scrittore di Rififi) e interpretato da Louis de Funès, Dany Saval e Maurice Biraud. Una commedia a tinte gialle dal buon ritmo ma niente di più. In Italia: Due uomini in fuga... per un colpo maldestro.


Dany Saval (1942)


Louis de Funès (1914-83)

La peau de torpedo (1969), tratto dal romanzo omonimo, diretto da Jean Delannoy e interpretato da Klaus Kinski, Stephane Audran e Lilli Palmer. In Italia: Dossier 212 – destinazione morte. Secondo le critiche che si possono leggere oggi, un film discreto.






Klaus Kinski (1926-91)

Lilli Palmer (1914-86)

Stephane Aurdran (1932-2018)


Le silencieux
(1973), tratto da Drôle de pistolet, diretto da Claude Pinoteau, con Lino Ventura e Lea Massari. In Italia, L'uomo che non seppe tacere. Massacrato dalla critica per la scarsa aderenza al testo originale, la regia approssimativa e gli attori fuori parte.

Lino Ventura (1919-87)




Lea Massari (1933)

Le secret (1974), tratto da Le compagnon indésirable, diretto da Robert Enrico, con Jean-Louis Trintignant, Philippe Noiret e Marlène Jobert. In Italia: Il segreto. Molto apprezzato dalla critica ai tempi, oggi considerato un po' datato.






Marlène Jobert (1940)

Philippe Noiret (1930-2006)

Jean-Louis Trintignant (1930-2022)

La questione dei rapporti di Ryck con il filosofo Guy Debord e con l'editore-agente cinematografico Gérard Lebovici, l'uno destinato a suicidarsi ma sospetto di essere un possibile mandante dell'omicidio del secondo, è davvero troppo complessa per poter essere trattata adeguatamente in questa sede.

Gérard Lebovici (1932-84) accanto a Catherine Deneuve