giovedì 22 febbraio 2018

Il Robinson paranoico: "Castaway" di James Gould Cozzens


Uno strano libro, di uno strano autore.
Questa è la principale definizione che possiamo dare di “Castaway”, uno dei tre romanzi tradotti il Italiano di James Gould Cozzens, nel 1960, da Feltrinelli, con il titolo “Il naufrago”.
Cozzens è un autore strano perché abbastanza estraneo alle correnti culturali dominanti nel periodo della sua non breve vita. E' un autore moderno, ma che odia la modernità e si ispira ai classici. Scrive inizialmente libri che ottengono il plauso della critica ma un ben modesto successo; poi, la critica lo loda di meno e il pubblico lo compra di più. Lungo un paio di decenni, mette a segno qualche bestseller con cui, grazie anche alle riduzioni cinematografiche, si mette a posto economicamente. Non è che prima fosse un bohémien, beninteso, ma un po' di soldi guadagnati di mano propria fanno sempre comodo. In compenso, man mano che la sua vita va avanti, tende a vivere sempre più isolato e appartato, un po' come farà poi J. D. Salinger, ma senza lo stesso clamore perché nessun suo libro raggiungerà la fama di “Il giovane Holden”.

Cozzens da giovane e in età più matura

Cozzens nacque a Chicago, il 19 agosto 1903, da una famiglia benestante, sia dal lato paterno, sia da quello materno. Frequentò scuole esclusive e poi l'università di Harvard, ma senza laurearsi. Già negli anni '20, riuscì a pubblicare alcuni romanzi, che passarono del tutto inosservati. Intanto, per darsi da fare, andò prima a insegnare in una scuola americana a Cuba e poi a fare l'istitutore di un ragazzo poliomielitico in Inghilterra, dopo aver accompagnato la madre in un viaggio in Europa (il padre era già morto da qualche anno).
L'evento capitale della sua vita è il matrimonio con un'agente letteraria, Sylvia Beatrice Baumgarten, newyorkese, ebrea e liberal, il 27 dicembre 1927. Il matrimonio sarebbe durato oltre 50 anni, fino alla scomparsa di entrambi a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro. La coppia visse per molto tempo a Lambertville, New Jersey, frequentando solo gli abitanti del paese, tranne che nel periodo in cui Cozzens lavorò per la propaganda dell'Aeronautica Militare durante la Seconda Guerra Mondiale. Il suo compito era di stemperare o smentire le notizie negative o allarmistiche che si diffondevano a prescindere dai comunicati ufficiali, e pare che ci riuscisse benissimo.
Questa esperienza sotto le armi, gli fornì anche molto materiale per il suo romanzo di maggiore successo, “Guard of honor”, che nel 1949 vinse il Premio Pulitzer. Nel 1931, aveva già vinto un altro premio prestigioso, L'O.Henry Award, con un racconto. Aveva scritto anche diversi romanzi di modesto successo, tra cui “SS San Pedro”, del 1931, dal quale, un bel po' di anni dopo, sarebbe stato tratto un famoso film con Steve McQueen.
Alcune edizioni di "Guard of honor"

Un altro suo famoso libro

Un altro libro ancora e la sua traduzione, uscita con Rizzoli nel 1963

Nel 1957, il suo romanzo “By love possessed” ottenne un successo tale da diventare il più importante bestseller americano dell'anno (e a ispirare un film di successo), ma anche critiche così negative che da allora pubblicò solo un altro libro, che invece fu un fiasco.
A questo, contribuì anche un'intervista che il critico Patrick J. Murphy riuscì faticosamente a ottenere da Cozzens, subito dopo questo successo. Nell'occasione, Cozzens si comportò in modo molto istrionico e le sue risposte paradossali, ironiche o sarcastiche, di cui spesso si perdeva il senso durante la trascrizione, irritarono profondamente il pubblico, che lo giudicò uno snob reazionario, un bigotto fanatico, un razzista e un sessista. Non era niente di tutto questo, ma l'etichetta lo accompagnò per tutto il resto della vita, anche perché nessuno si preoccupò di smentirla, fino a quando lo scrittore Matthew Bruccoli scrisse una documentata biografia di Cozzens nel 1981.

In Italiano, fu pubblicato nella prestigiosa "Medusa" di Mondadori

La copertina dedicata a Cozzens da "Time" nel 1957

Intanto, nel 1958, i Cozzens si trasferirono in un'altra casa di campagna in Massachusetts e, più tardi ancora, se ne andarono a Rio, nella Martin County, in Florida, senza lasciare nemmeno un indirizzo per le comunicazioni e usando una casella postale per ricevere la corrispondenza.
Ai primi del 1978, Sylvia morì. Cozzens soffriva già di un cancro, l'insorgenza di una polmonite gli diede il colpo di grazie e lo portò a morte il 9 agosto 1978.
Le opere di Cozzens sono generalmente brevi e con un intreccio che si condensa nel giro di pochi giorni al massimo. Trattano, in modo abbastanza evidentemente filosofico, del rapporto dell'uomo comune con concetti quali l'amore, il senso del dovere, i valori morali e tutte le loro implicazioni. Spesso sembra imitare opere settecentesche e si serve di forme sintattiche complesse e di espressioni lessicali arcaiche: un'altra ragione per cui è stato continuamente accusato dai critici di essere un reazionario all'ennesima potenza, visto anche che non nascose mai il suo disprezzo per gli scrittori “impegnati” della sua generazione, come ad esempio John Steinbeck.
La sua scrittura è caratterizzata da un umorismo sottile, che nasce dalla sovrapposizione di più piani narrativi, che permettono di seguire la vicenda dal punto di vista dei protagonisti ma anche di osservare i protagonisti stessi dall'esterno. Questi protagonisti sono spesso figure dalla classe media che attraversano conflitti tra le proprie ambizioni e i propri principi.


L'edizione originale, una più recente e l'unica italiana di "Castaway"

“Castaway”, del 1934, è una sorta di Robinson Crusoe postmoderno. Il signor Lecky, un uomo di cui non sappiamo nulla della sua vita normale, cercando di uscire da un grande magazzino, si perde. Quando riesce a tornare in un punto che conosce, si rende conto di essere stato chiuso dentro. Dopo un iniziale attimo di panico, si rende conto che ha a disposizione tutto quanto gli occorre per sopravvivere, e viene preso dalla smania di impossessarsi liberamente di qualunque cosa possa aver desiderato. Ma, benché il grande magazzino comprenda parecchi piani, la sua pigrizia lo porta a battere solo i primi tre, mentre gli nasce dentro un istinto territoriale animalesco che in breve tempo si trasforma in vera e propria paranoia. Infatti, insieme al cibo e all'alcol (di cui fa un notevole consumo per tutto il tempo), l'esigenza che sente più forte è quella di procurarsi delle armi, che trova in un reparto di articoli sportivi, un coltello e un fucile. Sebbene non abbia mai usato armi da fuoco e non sia attirato dalla lettura, pur di padroneggiare l'uso del fucile, impara letteralmente un intero manuale trovato nello stesso negozio.
Passano un paio di giorni senza che nessuno lo tiri fuori e il signor Lecky si sente sempre più a suo agio in quel mondo lussureggiante che appartiene solo a lui. Ma improvvisamente si rende conto di non essere solo, c'è un altro uomo che si aggira per il grande magazzino. Sentendosi minacciato, il signor Lecky decide inizialmente di catturarlo e poi, quando quello scappa, di ucciderlo. Ci riuscirà, infatti, ma solo dopo un lungo inseguimento tra i piani, i reparti e le scale. Dopo aver scaricato il corpo nei sotterranei, poi, va a ubriacarsi fino a perdere conoscenza. Quando si riprende, torna a guardare il cadavere e si accorge dell'inquietante rassomiglianza del morto con se stesso: il morto è una sorta di William Wilson di Poe, un altro signor Lecky che stava vivendo la sua stessa esperienza, solo leggermente sfasata nel tempo.
Nonostante sia citato spessissimo nelle classifiche dei più inquietanti romanzi di suspense, “Il naufrago” resta semisconosciuto in Italia, dove non ha avuto altre edizioni oltre quella Feltrinelli del 1960 ed è poco ricordato anche tra i lettori di lingua inglese, come si può arguire anche dallo scarso numero di articoli sul web che ne trattano.

lunedì 5 febbraio 2018

Il delitto di Canaan: la storia di Peter Reilly

Intorno alle 22 del 28 settembre 1973, un venerdì, a Falls Village, periferia Sud di Canaan, Connecticut, lo studente diciottenne Peter Reilly, che ha trascorso la serata insieme all'amico Geoff Madow, si ritira a casa sulla sua vecchia auto e, appena entrato, poiché la madre non risponde al suo saluto, va cercarla nella stanza da letto. Qui, la trova sul pavimento, praticamente nuda e agonizzante in seguito a una serie di percosse e ferite, dalle quali ha perso molto sangue.

Due immagini di Falls Village, teatro della vicenda

Nonostante lo choc, il ragazzo si rende conto che la donna non può essere spostata e telefona a casa dell'amico: parla con la madre di questo, che gli raccomanda di aspettare intanto che arrivano e di chiamare un medico. L'unico medico che Peter conosce, il dottor Bornemann, è fuori casa, ma comunque Peter riesce a parlare con la moglie del dottore e con una centralinista del servizio informazioni locale, che gli assicurano che manderanno sul posto un'ambulanza e la polizia.
Geoff Madow, sua madre Marion e suo padre Mickey arrivano dopo pochi minuti, poi arrivano anche l'ambulanza e un'auto della polizia, con due agenti cui Peter rilascia la sua prima dichiarazione.
La madre di Peter, la cinquantunenne Barbara Gibbons, muore prima di poter essere trasportata in ospedale. All'autopsia risultaranno varie ferite da arma da taglio, di cui una gravissima alla gola, e fratture alle costole e alle gambe.


Peter Reilly (nato nel 1955) all'epoca dei fatti

La madre di Peter, Barbara Gibbons (1921-73)

Intanto, una squadra della polizia locale, al comando del tenente James Shay, compie tutti i rilevamenti di routine sulla scena del crimine. Mentre gli agenti scattano fotografie e inventariano tutti gli oggetti ritrovati e il medico legale, dottor Ernest Izumi, compie un primo esame del cadavere, Shay decide di far perquisire sia Peter sia Geoff, poi dispone che il primo sia portato alla stazione di polizia per interrogarlo, benché dalle perquisizioni non sia emerso nulla di compromettente.
Da questo momento in poi, per oltre due giorni, Peter resta chiuso nella stazione della polizia, senza vedere altro che poliziotti e senza alcuna assistenza legale. Durante questo periodo, viene ripetutamente interrogato da diversi agenti e sottoposto al test del poligrafo dal sergente Tim Kelly. Non ha la possibilità di consultarsi con nessuno e, praticamente, neanche di riposare. Dalle registrazioni dei colloqui emergerà poi che i poliziotti hanno tenuto con lui un atteggiamento insistente ma non violento, in taluni casi quasi amichevole, fortemente manipolatorio. Peter è un ragazzo solo e fragile e, alla fine, cede, confessando di essere stato lui a uccidere la madre, anche se la sua spiegazione di come l'ha fatto è molto confusa: praticamente, sonoi poliziotti a mettergli le parole in bocca.
Il 1° ottobre, in conseguenza di questa confessione, viene portato in carcere e poi, da qui, al Tribunale di Torrington, dove viene ufficialmente incriminato del delitto.
I membri della piccola comunità di Falls Village (575 persone, su un totale di 4.000 abitanti di Canaan, un ex centro minerario che sta attraversando una fase di accentuata depressione economica), non credono affatto alla colpevolezza del ragazzo, che è conosciuto per il suo buon carattere e per l'abnegazione con cui si è sempre occupato della madre (non ha mai saputo chi fosse suo padre), una donna geniale e bizzarra di origine tedesca che coltivava ambizioni da scrittrice ma non era capace di tenersi a lungo un lavoro, tanto è vero che le condizioni economiche dei due erano sempre precarie, e in più mostrava una pericolosa inclinazione per l'alcool. Oltre a darsi da fare per assisterlo in carcere, si impegnano a trovargli un legale che lo assista nel miglior modo possibile. Fondano un comitato che si occupa di raccogliere fondi e promuovere iniziative a suo favore.
Nonostante tutto questo impegno, Peter Reilly viene condannato a 16 anni di reclusione nel 1974, in seguito a un processo talmente frettoloso e approssimativo da scatenare l'interesse di una giornalista del “New York Times”, Joan Barthel, che prende spunto dagli articoli scritti sulla vicenda per presentare quest'ultima in un libro molto dettagliato, “A death in Canaan”, che è una vigorosa denuncia dell'ingiustizia commessa ed esce nel 1976. L'impegno della Barthel smuove qualche coscienza più altolocata di quelle dei modesti paesani di Falls River, e presto la schiera dei sostenitori dell'innocenza di Peter si arricchisce di nomi come quelli degli scrittori Arthur Miller e William Styron e del regista Mike Nichols, che non si limitano a sollevare la questione a livello nazionale ma danno anche un importante contributo economico alle spese legali ormai molto pesanti.
Joan Barthel (1934)

La copertina originale del libro e la locandina del tv movie che ne fu tratto

Una edizione recente del libro

L'edizione italiana, pubblicata da Sonzogno

Arthur Miller (1915-2005)

William Styron (1925-2006)

Mike Nichols (1941-20014)

Alla luce delle non poche irregolarità emerse dall'esame dell'inchiesta giudiziaria (come quella relativa alla mancanza del rilevamento delle impronte digitali sulla scena del crimine), il verdetto viene annullato e, nel settembre del 1976, il giudice John Speziale della Corte Suprema della Contea di Litchfield, in cui si trova Canaan, decide di sottoporre Peter a un nuovo processo. Che però si apre già con un clamoroso colpo di scena: nell'agosto dello stesso anno, stroncato da un infarto mentre giocava a golf, è morto il procuratore distrettuale John Bianchi, che aveva rappresentato lo Stato del Connecticut nella causa. Il nuovo procuratore, Dennis Santore, analizzando i suoi documenti in vista del nuovo processo, scopre che Bianchi ha tenuto nascosta una prova che avrebbe scagionato definitivamente Peter, la testimonianza di un soldato e di sua moglie che lo hanno visto chiaramente ad almeno 5 miglia da casa nell'orario in cui l'autopsia ha datato l'aggressione. Tale deposizione non è stata mai presentata in tribunale, perché la difesa ne ignorava l'esistenza.
Santore scagiona quindi Peter da ogni responsabilità e ne dispone l'immediata liberazione, avallata dalla Corte Suprema nella persona del giudice Maurice Sponzo, che per sicurezza ascolta direttamente oltre 90 testimoni prima di decidere; poi mette sotto accusa la polizia di Canaan, che per legge era tenuta a fornire alla difesa ogni prova a discarico e che, in vista del rifacimento del processo, su ordine del governatore Ella Grasso, aveva riesaminato le prove sotto la guida del capitano Thomas McDonnell e messo insieme un nuovo dossier che affermava di nuovo la colpevolezza di Peter, sostenendo che aveva ucciso la madre al ritorno a casa, investendola deliberatamente con l'auto.
La polizia di Canaan, a questo punto, dovendo spiegare come è arrivata a questa bizzarra teoria, comincia a comportarsi in modo omertoso, prima affermando di non poter consegnare alla Corte Suprema l'incartamento relatico al caso Reilly perché è stato smarrito e poi sostenendo di non poterlo consegnare perché il caso è ancora aperto e ci sono ancora indagini in corso.
Finalmente, il dossier finisce in mano alla Corte e l'avvocato Paul McQuillan, che rappresenta il governatore, è il primo a restare orripilato dagli errori e dalle forzature che contiene. Il procuratore Santore minaccia di far arrestare il capo della polizia di Stato, Edward Leonard, che l'ha avallato come se niente fosse. Il governatore Grasso, prima che la situazione precipiti, impone a Leonard di dimettersi.
Negli anni successivi, emergono testimonianze confuse che però sembrano indicare in due fratelli, Mike e Tim Parmalee, che abitavano non distante dalla casa di Peter e di sua madre, i due assassini della donna. I testimoni, Wallace Wilcox e Vanessa Olesheyetz, lo avrebbero saputo dagli assassini stessi (che sarebbero entrati in casa per derubare e stuprare la donna) e lo avrebbero anche riferito ai poliziotti durante la prima parte delle indagini, senza trovare alcun ascolto. Non avrebbero insistito oltre perché ripetutamente minacciati dai due assassini.
Su questi ultimi, non è stata mai condotta alcuna inchiesta ufficiale.
Peter Reilly, rilasciato dal carcere, è andato a vivere dai Madow, che lo hanno sempre assistito e sostenuto e, dopo aver terminato gli studi, si è messo a lavorare come venditore di ricambi d'auto. Nel 2013 è stato visto tra i manifestanti che sostenevano, durante l'udienza alla Corte Suprema di Stato del Connecticut, le ragioni di Richard LaPointe, un altro uomo che è stato incarcerato con l'accusa di un omicidio sulla base di false testimonianze e false prove.