martedì 22 agosto 2017

Il sogno americano in provincia e le sue due facce: i noir di John Miles

Dove i libri si vendono e diventano facilmente film o tv movies, il narrare storie diventa una professione a tempo pieno ed è facile che uno scrittore utilizzi diversi pseudonimi per distinguere, nella sua produzione, le opere rivolte a un segmento di mercato rispetto a un altro.
Jack M. Bickham è un classico esempio del genere. Si sa che ha usato almeno quattro firme (il suo vero nome, John Miles, Arthur Williams e Jeff Clinton) ma, essendo le sue opere non ancora censite completamente (finora ne sono note oltre 75), non si può escludere che ne abbia impiegati anche altri.
Bickham era uno scrittore dall'immaginazione fervidissima, ma non si limitava a scrivere. Nato a Columbus, Ohio, il 2 settembre 1930, si trasferì da giovanissimo in Oklahoma e, terminati brillantemente gli studi accademici, lavorò come docente presso le scuole di giornalismo e scrittura creativa dell'Università dell'Oklahoma, a Norman, dagli anni '60 agli anni '90. Dovette poi lasciare le attività dopo essersi ammalato di linfoma, malattia di cui morì il 25 luglio 1997, sempre a Norman.
Dalla sua attività didattica, ricavò alcuni testi di scrittura creativa, che sono ancora molto utilizzati, come Scene and structure (1993) e Writing the short story (1994): il secondo è stato anche tradotto in Italiano nel 2012 da Audino.



Jack Miles Bickham

Della sua opera narrativa, hanno goduto di una notevole fama i romanzi specificamente dedicati a un pubblico adolescenziale, due dei quali sono stati anche ridotti per lo schermo cinematografico dalla Disney: da The apple dumpling gang, del 1971, sono stati ricavati i due film della Banda delle frittelle di mele, del 1976 e 1979; da Baker's Hawk, del 1974, è stato ricavato il film omonimo, del 1976. 


Il romanzo Baker's Hawk è stato anche tradotto in Italiano, con il titolo Un'estate per crescere, da Selezione dal Reader's Digest, nel 1977. Sempre nei libri di Selezione, nel 1980, è uscito un altro romanzo per adolescenti di Bickham, Dinah, blow your horn (1979) con il titolo Un treno per il futuro, storia ambientata negli Usa del primo '900 in cui un ragazzo, figlio di un ferroviere, emerginato dai compagni perché il padre ha rifiutato di partecipare a una serie di scioperi, fa amicizia con un vecchio telegrafista che gli insegna il mestiere. Per questo romanzo, Bickham dichiarò di essersi ispirato alla storia vera di suo padre e di suo nonno, entrambi ferrovieri, e di aver sfruttato molte delle conoscenze acquisite allevando piccioni viaggiatori (era un appassionato animalista).



Esempi di raccolte di romanzi "condensati" di Selezione dal Libro, in cui sono usciti anche i due romanzi di Bickham

La natura più o meno edificante delle vicende che narrano questi libri e il marchio delle produzioni Disney sembrano intruppare definitivamente Bickham nella categoria degli scrittori commerciali che si rivolgono a un pubblico pigro e acritico, un pubblico che vuole sentirsi raccontare solo che vive nel migliore dei mondi possibili e che, anche quando sembra che le cose stiano andando male, tutto prima o poi si aggiusterà. E' la solita solfa del sogno americano, adattata ai lenti ritmi e alla scarse ambizioni della provincia.
Ma Bickham aveva anche un lato nascosto, che è di gran lunga il migliore dal punto di vista letterario. Firmandosi John Miles, pubblica alcuni noir ambientati nella stessa provincia americana che fa da scenario ai romanzi per ragazzi e ne svelano il volto nascosto. Dettaglio inquietante e rivelatore di un certo pessimismo dell'autore, è il fatto che le storie edificanti si svolgano sempre in un passato più o meno idealizzato (il Vecchio West, la Grande Depressione, ecc) mentre i noir siano tutti di ambientazione contemporanea.
In Italia, di questi suoi noir, ne sono arrivati due, entrambi ad opera del Giallo Mondadori durante la fantastica stagione degli anni '70. Il fatto che entrami i testi siano piuttosto brevi (120 e 170 pagine) fa però pensare che, com'era abitudine a quel tempo, abbiano subito qualche taglio in fase di traduzione.
The night hunters (1973) esce come Cacciatori nella notte il 16 febbraio 1975, con il numero 1359 della collana. E' ambientato nella zona dei monto Ozarks, in Oklahoma, tra la fine degki anni '60 e l'inizio degli anni '70. Comincia, con l'arrivo nella tranquilla cittadina di Noble, di un reduce della seconda guerra mondiale, Larry Concannon, che va a trovare un ex commilitone, Jerry Spandecker, originario di lì. Quando chiede in giro, tutti gli dicono che a Noble non c'è mai stato nessuno Spandecker. Concannon però ha un indirizzo e va a verificare di persona, con la conseguenza che ci lascia la pelle. Qualche anno più tardi, a Noble si presenta una donna, che si chiama Ruth Baxter e di professione fa la genealogista, e cerca anche lei notizie della famiglia Spandecker per ragioni di lavoro. Trova lo stesso impenetrabile muro di gomma ma stavolta c'è anche qualcuno disposto ad aiutarla, Doug Bennett, un reduce del Vietnam che tornato a casa si è messo a fare il bibliotecario. Un po' consultando i contatti trovati da Bennett e un po' andando a ficcanasare, la Baxter apprende abbastanza dettagli da farsi l'idea che a Spandecker sia successo qualcosa di grave, che tutti in città sappiano e che nessuno voglia parlare, per proteggere chissà chi. Ma, dato che la sua presenza in giro non è passata inosservata, anche gli abitanti di Noble si sono fatti la loro idea e hanno deciso di tapparle definitivamente la bocca, come fecero già con Concannon. Le autorità della contea interverranno solo dopo che la situazione è precipitata.


The silver bullett gang (1974) esce come Una rapina non tutta da ridere il 19 marzo 1978, numero 1520 della collana. Siamo sempre in provincia, nella piccola cittadina di Blairwood, e alcuni amici dalle esistenze banali (due impiegati, un maestro di ballo, un rappresentante di gioielli, un piccolo avvocato, uno scrittore in crisi) se la passano piuttosto male, sia perché oppressi dalla noia, sia perché le loro situazioni familiari appaiono vicine allo sfascio. Tutti sono convinti che una maggiore disponibilità economica sarebbe la panacea per risolvere ogni problema e, tra una chiacchiera e un'altra, cominciano a considerare, prima per gioco e poi seriamente, di rapinare la First Security Bank, principale istituto di credito cittadino. Il colpo non sembra particolarmente difficile e il maggiore impegno è quello di continuare la vita di tutti i giorni intanto che arriva il momento giusto. La rapina, in effetti, va piuttosto bene, nel senso che la refurtiva è consistente e non ci sono complicazioni, salvo il fatto che la banda lascia ogni sorta di tracce lungo il suo cammino e queste metteranno la polizia sulle tracce dei responsabili, anche se la loro posizione in società renderà le indagini molto difficili.
Se il primo romanzo è cupissimo e angoscioso, nel secondo prevale una componente ironica che sembra ricordare certe opere di Donald E. Westlake, anche se la vicenda non assume mai i contorni di una parodia e gli aspetti comici nascono più che altro dal contrasto tra le intenzioni criminali dei protagonisti e le loro debolezze tipicamente piccolo-borghesi. Molto significativa è la descrizione dell'ambiente sociale in cui si muovono, caratterizzato da gente come uomini d'affari il cui massimo divertimento è trattare i sottoposti come pezze da piedi e casalinghe che passano le giornate o guardando programmi trash in televisione o spettegolando tra loro.

Due delle tre edizioni americane del libro







giovedì 10 agosto 2017

La scomparsa di un uomo-rana: Lionel Crabb

La storia, che tenne con il fiato sospeso tutto il mondo durante la Guerra Fredda, è incredibilmente scomparsa dalla memoria italiana, tant'è che neppure un documento nella nostra lingua la ricorda sul web.
Avvenne il 19 aprile 1956, a Portsmouth, uno dei principali porti della Gran Bretagna meridionale.
Era in corso un'importante evento ufficiale. I due maggiori leader dell'Urss, Nikolaj Bulganin e Nikita Chruscev, facevano tappa nel Regno Unito dopo aver visitato molti Paesi occidentali, denunciando i crimini dello stalinismo e rassicurando l'intero Occidente sul fatto che, per quanto li riguardava, la guerra nucleare non sarebbe scoppiata tanto facilmente.
Quella sera, i due erano ospiti di un ricevimento a Greenwich, mentre la nave militare che li aveva portati fin lì, l'incrociatore Ordzonikidze, era ormeggiato a Portsmouth.

Due immagini dell'Ordzonikidze

Due immagini del porto di Portsmouth

L'Ordzonikidze era una nave moderna, rapidissima e manovrabilissima, come era stato subito evidente ai servizi di spionaggio. La sua struttura doveva contenere qualche tipo di innovazione, a livello di scafo e di timone, cui gli occidentali non erano ancora arrivati. Perciò, l'Ammiragliato Britannico decise di mandare qualcuno a curiosare sotto di essa, approfittando della sua sosta, e scelse un esperto sommozzatore di nome Lionel Crabb, che nel 1950 aveva già condotto analoghe ricerche su un'altra nave sovietica che sostava in un porto inglese, l'incrociatore Sverdlov.
Crabb era nato nel 1910 e fino alla Seconda Guerra Mondiale aveva condotto una vita piuttosto anonima. In guerra, arruolato nella Marina, si era occupato di organizzare il primo servizio nazionale militare inglese di sommozzatori, svolgendo lavori pericolosissimi con risultati eccellenti che gli erano valsi una serie di promozioni e delle importanti decorazioni al valore.
Dopo la guerra aveva lavorato ancora saltuariamente per l'Ammiragliato, ad esempio organizzando i soccorsi a un sommergibile affondato durante un'esercitazione, ma la smobilitazione aveva avuto in generale un pessimo effetto sulla sua vita, dato che non era riuscito a trovare nessun lavoro decente da civile e si era messo a bere pesantemente.
Lionel Crabb (a sinistra di chi legge) insieme a un collega

Lionel Crabb in servizio

Ufficialmente, in quell'aprile del 1956, Crabb faceva il rappresentante di macchine da caffè espresso per i bar. Non sembra che avesse molto successo in questa veste, ma la vita piuttosto dispendiosa che conduceva fa pensare che l'impiego gli servisse soprattutto quale copertura, visto che ogni tanto l'Ammiragliato lo richiamava per missioni segrete e rischiose.
Crabb e un certo Matthew Smith, che poi fece perdere le sua tracce, arrivarono a Portsmouth il 17 aprile 1956 e presero alloggio al Sallyport Hotel. Il 19 Crabb uscì dall'albergo e da allora non fu più rivisto da nessuno, mentre Matthew Smith pagò anche il suo conto e portò via anche i suoi bagagli prima di andare via, quel giorno stesso.
Tre giorni dopo, il capo del CID di Portsmouth si presentò all'albergo chiedendo di vedere le pagine del registro degli ospiti, strappò via le pagine relative al mese in corso e intimò a tutto il personale di non fare parola con nessuno della presenza di Crabb e Smith.
La voce della scomparsa di Crabb si diffuse però ugualmente. Il suo datore di lavoro, non sentendolo da alcuni giorni, lo cercò dappertutto, interessando anche amici militari, fin quando l'Ammiragliato gli rispose seccamente che Crabb era morto.
Con i colloqui diplomatici anglo-russi in corso, la notizia che l'Ammiragliato faceva spiare l'Ordzonikidze avrebbe prodotto un disastro.
Il 28 aprile la delegazione russa ripartì. I colloqui erano stati un successo, a giudicare dai comunicati congiunti emessi. Intanto, all'Ammiragliato e ai Servizi Segreti, tutti si chiedevano che fine avesse fatto Crabb e non sapevano più che pesci pigliare. Ci furono diverse interrogazioni parlamentari al riguardo da parte dell'opposizione ma il premier Anthony Eden si rifiutò sempre di fornire qualsiasi dettaglio sul fatto. Poiché la notizia era arrivata alla stampa, che le dava un grande risalto, l'Ammiragliato emise un comunicato ufficiale in cui dichiarò che Crabb era morto accidentalmente mentre testava delle attrezzature da immersione nel porto di Stokes Bay, a circa 5 km da Portsmouth.
La versione sembrò confermata dal ritrovamento di uno scheletro, in agosto, su una spiaggia vicino Portsmouth, ma gli accertamenti successivi dimostrarono che apparteneva a qualcuno morto parecchio prima del mese di aprile.
Altre voci sospette arrivavano dall'estero. Dalla Danimarca, dove l'Ordzonikidze si era fermato dopo aver lasciato il Regno Unito, si diceva che un membro del suo equipaggio aveva raccontato che una parte dell'infermeria era sigillata e nessuno non autorizzato poteva avervi accesso. Forse Crabb era stato catturato e trasportato in Urss?
Nel giugno del 1957 il mare restituì un secondo corpo, depositandolo a Chichester Harbour, a circa 20 km da Portsmouth. Questo corpo vestiva una muta da sub identica a quella di Crabb ma era privo della testa e delle mani. Fu esaminato da un esercito di patologi che si trovarono in disaccordo su parecchi punti, come una malformazione delle dita dei piedi e la presenza di una cicatrice a forma di Y dietro un ginocchio, ma alla fine ammisero che il corpo poteva essere di Crabb. I magistrato che condusse l'inchiesta accettò questa conclusione e dichiarò Crabb ufficialmente morto. Il corpo fu poi sepolto in forma privata a Portsmouth.
I servizi segreti segnalarono però che, immediatamente prima del ritrovamento del corpo, ben 3 sommergibili sovietici avevano attraversato la Manica. Il corpo stesso, agli occhi dei patologi, aveva mostrato degli strani segni di ruggine sulle gambe, come se fosse stato trascinato attaccato a una catena.
Nel 1960, un giornalista inglese di origine ceca, J. Bernard Hutton, che aveva molti contatti oltrecortina, pubblicò un libro sull'argomento, Frogman extraordinary, in cui sosteneva che Crabb era stato riconosciuto già al suo arrivo a Portsmouth da un agente sovietico in incognito e che, sulla base dell'allarme dato da quest'ultimo, Crabb era stato preso in trappola appena si era avvicinato all'Ordzonikidze, catturato e trasportato in Urss, per essere interrogato nella prigione militare di Lefortovo a Mosca. Qui, la durezza del trattamento avrebbe indotto Crabb a collaborare, e a quel punto sarebbe diventato impossibile riportarlo in patria. Allora i sovietici avrebbero attuato la messinscena del cadavere portato a Portsmouth e avrebbero fornito a Crabb una nuova identità, sotto il nome di L. L. Korablov, arruolandolo nella loro Marina militare.
Hutton scrisse, su questa storia,  anche un secondo libro, Commander Crabb is alive, uscito nel 1968, e un terzo, The fake defector, pubblicato nel 1970.
Secondo i sostenitori della teoria Korablov, Crabb sarebbe morto di cancro in Russia, diversi anni dopo la sua scomparsa da Portsmouth.


I tre libri di Hutton e la traduzione italiana del secondo

Vi sono comunque moltissime altre teorie sulla scomparsa di Crabb, incluse quelle che lo vogliono vittima di un malore accidentale in acqua, dato che non era più tanto giovane, era in cattive condizioni di salute e durante il giorno aveva sicuramente bevuto parecchi alcolici.
Tuttavia, resta il fatto che l'Ammiragliato ha secretato tutti i dossier relativi alla sua scomparsa fino addirittura al 2057, come se ci fosse qualcosa di molto importante da nascondere.
In tempi recenti, un giornalista israeliano, Ygal Serna, ha raccontato di aver parlato con un ex agente segreto sovietico, definitivamente trasferitosi in Israele in quanto ebreo, Joseph Zverkin, domiciliato ad Haifa durante gli anni '90. Zverkin gli avrebbe esposto la propria versione dei fatti, appresa di prima mano quando era a capo dell'intelligence navale sovietica: Crabb, che stava tentando un'immersione molto difficile (l'Ordzonikidze era affiancato da ambo i lati dai due cacciatorpediniere che lo scortavano), emerse all'improvviso, forse per un difetto delle bombole. Un ufficiale e un soldato che erano di guardia sul ponte lo videro e, poiché avevano l'ordine di sparare a vista a chiunque si avvicinasse, aprirono il fuoco su di lui, colpendolo alla testa e facendolo secco. Il corpo, successivamente recuperato, sarebbe stato poi “restituito” a Chichester Harbour oltre un anno dopo.


venerdì 4 agosto 2017

I fantasmi del volo 401

Una delle più celebri storie di fantasmi del XX secolo è quella che nasce dalla vicenda di un disatro aereo americano, avvenuto la sera del 29 dicembre 1972, quando un Lockheed L-1011 Tristar della Eastern Airlines, proveniente da New York, volo 401, cadde nelle paludi delle Everglades in Florida, a pochi km dall'aeroporto di Miami.
L'aereo, chiamato Aircraft 310, poteva imbarcare fino a 229 passeggeri ma aveva a bordo complessivamente 173 persone, compresi 13 membri dell'equipaggio. In conseguenza dell'impatto, avvenuto alla velocità di oltre 400 km/h, morirono 101 persone, 99 delle quali istantaneamente o nei minuti immediatamente successivi, nonostante il tempestivo arrivo dei soccorsi. Il bilancio avrebbe potuto essere molto più grave se il suolo paludoso non avesse assorbito gran parte dell'energia dell'urto.
Un Tristar come quello coinvolto nell'incidente
Un'immagine del disastro

La successiva inchiesta della National Transportation Safety Board (NTSB) dimostrò che il disastro si era verificato per una incredibile fatalità. Mentre stava cominciando la discesa verso l'aeroporto di Miami, l'equipaggio si era reso conto di un malfunzionamento di una spia, la mancata accensione della luce di posizione che avrebbe dovuto indicare la corretta discesa nella posizione giusta del carrello anteriore del carrello. Dalle conversazioni radio con la torre di controllo di Miami, risultò che secondo il comandante e l'ingegnere di volo la spia non si era accesa solo perché la lampadina era fulminata, mentre il carrello sarebbe sceso regolarmente al suo posto. Il comandante inviò l'ingegnere nel vano sotto la cabina di pilotaggio (il “buco infernale” in gergo) a controllare lo stato delle lampadine ma, poiché l'ingegnere non riusciva a venire a capo della situazione, a un certo punto decise di scendere anche lui a dargli una mano. Così facendo, urtò accidentalmente la cloche, spostandola dalla modalità “mantenimento di quota” alla modalità “beccheggio” (“Pitch”) ossia discesa graduale. Poiché in quel momento l'aereo procedeva guidato dal pilota automatico, nessuno se ne accorse. Quando il velivolo scese dalla quota iniziale di circa 600 metri a quella di meno di 100 metri, suonò un breve allarme acustico ma anche questo passò inosservato per via del trambusto provocato in cabina dalla faccenda della spia difettosa, anche perché a occuparsene avrebbe dovuto essere l'ingegnere di volo, in quel momento impegnato nel vano inferiore.
L'analisi dei rottami mostrò che il comandante e l'ingegnere non si erano sbagliati, riguardo al problema: il carrello anteriore era regolarmente sceso in posizione e la lampadina della relativa spia non si era accesa in quanto fulminata. La sostituzione tempestiva di un pezzo da pochi dollari avrebbe salvato la vita di 101 persone.
L'inchiesta non poté giovarsi molto del contributo dei diretti interessati, perché il comandante Robert Loft (un 55enne che volava dagli anni '30 ed era classificato al 50° posto tra gli oltre 4000 piloti delle principali compagnie aeree americane) morì tra i rottami della cabina di pilotaggio mentre i primi soccorsi cercavano di estrarlo; mentre l'ingegnere di volo Donald Repo (un 51enne con 25 anni di servizio immacolato nella Eastern Airlines) raggiunse ancora vivo un ospedale di Miami ma morì dopo 2 giorni senza riprendere conoscenza; il primo ufficiale Albert Stockstill (un 39enne che costruiva piccoli velivoli per hobby) era già deceduto sul colpo nell'impatto.
Le autopsie accertarono che Repo era affetto da un fastidioso raffreddore e che Loft aveva un tumore cerebrale non diagnosticato nell'area della vista, ma nessuna delle due situazioni era tale da condizionare significativamente l'operato dei due.
Robert Loft e Donald Repo
Foto di gruppo delle hostess del volo 401, dalla fotocamera di una di esse: tre moriranno nel disastro

La vicenda, oltre a occupare per lungo tempo le pagine di cronaca dei giornali, ebbe ovviamente moltissimi strascichi giudiziari, amministrativi e assicurativi.
Ciò che invece non è altrettanto ovvio è che, già nei mesi successivi al fatto, cominciarono a circolare storie di apparizioni dei membri dell'equipaggio deceduti in altri aerei e voli della Eastern Airlines.
Una di queste racconta che, nel 1973, addirittura il vice-presidente degli Usa, che stava partendo dall'aeroporto JFK per recarsi il Florida su un altro Tristar, sarebbe stato accompagnato alla sua cabina di lusso da un ufficiale alto ed elegante, che poi sarebbe scomparso all'improvviso, la cui descrizione corrisponde a quella di Robert Loft. Le pagine che la riportano, non precisano quale sia stato il vice-presidente coinvolto, dato che nel 1973 la carica fu occupata fino a ottobre da Spiro Agnew, che poi si dimise dopo un'accusa di evasione fiscale, e successivamente da Gerald Ford, che sarebbe diventato presidente nel 1974.
In un altro racconto, a un ingegnere di volo di un Tristar, intento a svolgere un controllo pre-volo appare Donald Repo, seduto al posto del primo ufficiale, che gli dice di aver già svolto i controlli e che tutto va bene, prima di scomparire.
Un altro racconto ancora narra dell'apparizione del volto di Repo sul quadro degli strumenti che il comandante di un altro Tristar stacontrollando e della sua voce che dice “Non ci sarà mai più un altro incidente su un Tristar. Non lo permetteremo.”
Un'altra storia è quella in cui in un Tristar che sta volando a 13.000 metri di quota si sente un colpo proveniente dal “buco infernale”, i membri dell'equipaggio aprono il portello per vedere di cosa si tratta e si trovano davanti, per un istante, Repo, che subito dopo scompare.
Repo sarebbe poi apparso altre volte soprattutto in cambusa o addirittura in mezzo ai passeggeri.
Ma l'apparizione considerata più importante e clamorosa è quella in cui, in un fantomatico volo 903 da New York a Città del Messico, la hostess Fay Merryweather, intenta a preparare i pasti in cambusa, si trova davanti la faccia di Repo aprendo un forno elettrico, e gli sente dire “Attenzione al fuoco durante questo volo.” Il volo finisce bene, ma al ritorno c'è un piccolo incendio a bordo che costringe il velivolo a tornare precipitosamente a Città del Messico. Indagini successive scoprono che il forno in cui è apparso Repo era stato inizialmente montato sul Tristar del volo 401 e, una volta recuperato intatto nella zona del disastro, era stato rimontato sul nuovo aereo.
Anche se lo scrittore John G. Fuller, nel suo libro The Ghost of Flight 401 (che ha ispirato un celebre tv movie) cita oltre 20 apparizioni di Loft e Repo solo tra il 1973 e il 1976, sembra che le storie abbiano preso origine dalla dichiarazione di un pilota intervistato da una importante rivista americana di sicurezza aeronautica, la Flight Safety Foudation. Questo pilota, mentre conduceva un Tristar, aveva avuto un'avaria a un motore ed era stato costretto a un atterraggio d'emergenza. Nel descrivere le sue sensazioni in quel momento, aveva detto, ironicamente, “Ho visto il fantasma di Don Repo accanto a me.” Questo episodio fu riportato da Fuller come verità inconfutabile.
In seguito alla pubblicazione del libro di Fuller, alcuni ex dipendenti della Eastern Airlines aggiunsero altri dettagli più o meno fantasiosi alla vicenda. Uno arrivò a dichiarare che Frank Borman, il maggiore azionista della compagnia, avrebbe assunto un santone per praticare un esorcismo sui suoi aerei. Queste illazioni sono cessate quando Borman, dopo aver liquidato tutta la faccenda come “merda” ha cominciato a minacciare azioni legali contro i responsabili.
Il dettaglio di Donald Repo che appare in un forno recuperato dal Tristar caduto è ai limiti dell'umorismo involontario. E' stato accertato, infatti, che modello e marca dei forni montati su quel Tristar non sono gli stessi dei forni montati su altri Tristar, particolarmente proprio su quello del volo 903.
Don Repo appare nel forno, in un fotogramma del tv movie tratto dal libro di Fuller

I familiari di Robert Loft hanno denunciato John G. Fuller per violazione della privacy, poiché Fuller avrebbe impiegato il nome del loro congiunto deceduto per imporre all'attenzione del pubblico come vera una storia che è a tutti gli effetti inventata. Il tribunale ha dato loro torto, affermando che il nome di Loft era ormai così famoso da appartenere di fatto al pubblico dominio.