giovedì 18 maggio 2023

La morte di Baruch Spinoza: leggende e punti oscuri

Com'è facile immaginarsi, le circostanze della morte di un uomo famoso, specie quando la morte è prematura, possono destare un notevole interesse, talvolta addirittura eccessivo. Peraltro, quando tali circostanze sono anche dubbie, possono rappresentare anche l'origine di una serie di leggende più o meno diffuse.

L'importanza di Baruch Spinoza nella storia della filosofia è troppo grande perché si possa anche solo provare a riassumerla in una semplice pagina divulgativa sui misteri. Può essere sufficiente limitarsi a riportare che Spinoza fu uno dei più importanti razionalisti del periodo in cui il Razionalismo prendeva forma e un antesignano dell'Illuminismo.

Si sa che la sua vita non fu facile. Nato ad Amsterdam il 24 novembre 1632 da una famiglia di mercanti ebrei sefarditi di origine portoghese, studiò nelle scuole ebraiche fino all'età di 17 anni, quando il padre lo chiamò a lavorare al posto di un fratello morto. Continuò comunque a istruirsi per proprio conto, frequentando la scuola di latino aperta ad Amsterdam da Franciscus van Enden (1602-74) per preparare i giovani che intendessero frequentare l'università. Sembra che Spinoza si innamorasse senza successo della figlia maggiore di van Enden, Clara Maria. Van Enden, in seguito, sarebbe morto impiccato dai francesi nel 1674, per aver partecipato a una congiura contro Luigi XIV.

Barucj Spinoza

La scelta di quella scuola già denotava da parte di Spinoza la volontà di istruirsi in modo moderno e cosmopolita, perché solo un'approfondita conoscenza del latino gli avrebbe permesso di leggere tutte le opere scientifiche pubblicate, perché a quel tempo il latino era la lingua internazionale della comunità scientifica. Alla sua morte, avrebbe lasciato una piccola biblioteca (circa 150 volumi) comprendente più testi scientifici che filosofici.

Prima ancora di pubblicare nulla, il 27 luglio 1656, Spinoza venne scomunicato dalla sinagoga di Amsterdam per le sue opinioni religiose (aveva una visione panteista e non personale della divinità, non credeva né all'immortalità dell'anima né alla verità delle Sacre scritture) e dovette lasciare la casa paterna. Per il resto dei suoi anni, visse in modo frugale esercitando con perizia l'attività artigiana di molare lenti. Subì un tentativo di omicidio e venne rifiutato dalla sua stessa famiglia. Gli amici gli fecero ottenere una modesta pensione statale e uno di essi gli lasciò in eredità una piccola rendita. Dopo aver cambiato qualche abitazione, si stabilì a L'Aja nel 1670. Fu in corrispondenza con diversi scienziati e filosofi contemporanei, in particolare con Leibniz che andò a trovarlo nel 1676.

Gottfried Wilhelm von Leibniz (1646-1716)

Spinoza morì nella casa di Paviljoensgracht, a L'Aja, in cui risiedeva dal 1771. Lì, aveva affittato una camera confortevole nell'abitazione del pittore Hendrick Van der Spyck, con cui era in ottimi rapporti. Sulle circostanze di questa scomparsa sono state diffuse molte dicerie, riferite e contemporaneamente smentite dal suo primo biografo Johannes Colerus.

La casa in cui Spinoza visse gli ultimi anni e morì

Johannes Colerus (1647-1707)

Una di queste vuole che Spinoza si fosse recato in Francia attirato dalla possibilità di incontrare persone molto illustri, ma qui sia stato arrestato e rinchiuso nella Bastiglia. Sarebbe però fuggito vestito da frate francescano, ma l'avventura lo avrebbe fatto morire di spavento. In un'altra versione, Spinoza sarebbe morto per cause naturali ma gridando più volte: “O Dio, abbi pietà di me, miserabile peccatore!”. Per una versione alternativa, Spinoza si sarebbe barricato nella sua stanza per morire senza essere disturbato da preti o rabbini che intendessero assisterlo spiritualmente. Infine, non manca la versione per cui Spinoza si sarebbe suicidato ingerendo del succo di mandragora.

Tutte queste fantasie avevano l'unico obiettivo di screditare la figura del grande filosofo, ritenuto (a ragione) troppo rivoluzionario.

Invece, le cose andarono diversamente, anche se Colerus, per una volta, potrebbe essere stato poco preciso.

Spinoza era tisico, come molti altri suoi familiari, dall'età di 20 anni. Il regime alimentare morigerato suggeritogli dai medici per contrastare la progressione della malattia potrebbe averlo ulteriormente indebolito. Né il freddo inverno 1676-77 avrà giovato alla salute.

Un giovane medico suo amico, Georg Hermann Schuller (1651-79), lo controllava per conto di Leibniz, che temeva la scomparsa delle opere in corso di redazione di Spinoza in caso di morte improvvisa. Schuller scriveva regolarmente a Leibniz per aggiornarlo sulle condizioni di Spinoza e il 6 febbraio 1677 gli scrisse di essere molto preoccupato per la salute di Spinoza.

Il 20 febbraio, sabato, Spinoza stava abbastanza bene da passare il pomeriggio a fumare la pipa e a chiacchierare con il padrone di casa Van der Spyck. Il giorno dopo, domenica 21 febbraio, Spinoza stava ancora bene, al punto da mangiare con gusto il brodo di pollo che la moglie di Van der Spyck aveva preparato per pranzo dopo la messa e da ricevere la visita di un medico che aveva mandato a chiamare da Amsterdam. Colerus identifica questo medico con Ludowijk Meyer, amico di Spinoza, e infatti lo indica con le iniziali L. M.. Nel pomeriggio, i Van der Spyck uscirono per partecipare a un'altra funzione religiosa, lasciando soli in casa il filosofo e il medico.

Al loro rientro, trovarono solo il medico, che si stava preparando ad andarsene. L'uomo disse loro che Spinoza, ora disteso esanime nel suo letto, era morto improvvisamente intorno alle 15. Poi se ne andò, per tornare ad Amsterdam con il battello notturno, non senza prendere con sé un coltello dal manico d'argento e delle monete che il defunto aveva lasciato su un tavolo. Del funerale, dovettero occuparsi i Van der Spyck.

Autori successivi (a partire da V. Meijer, che scrisse nel 1897) sottolinearono però che, da qualche tempo, i rapporti tra Spinoza e Ludowijk Meyer si erano un po' raffreddati, anche perché i due ormai coltivavano interessi diversi. Meyer sarebbe poi stato uno dei curatori delle opere postume di Spinoza, ma solo dopo essere stato coinvolto da Schuller, che lo contattò apposta.

Sembra invece che a essere presente al fatto fosse proprio Schuller, che scrisse a Leibniz di aver verificato l'esistenza e lo stato delle opere in corso di redazione di Spinoza sia poco prima sia subito dopo la morte del filosofo. Sembra che Schuller fosse stato espressamente autorizzato da Spinoza a custodire i suoi manoscritti, una volta che fosse morto. C'è poi da aggiungere che i familiari di Spinoza, con i quali il filosofo aveva sostenuto una dura battaglia legale per non essere escluso dall'eredità paterna, favoleggiavano che possedesse chissà quali ricchezze e non vedevano l'ora che crepasse per potersene appropriare (invece l'eredità fu così modesta che finirono per trovare più conveniente rinunciare a essa).

Schuller sarebbe stato anche inizialmente uno dei testimoni dell'inventario redatto subito dopo la morte di Spinoza, per poi far cancellare il suo nome dall'atto prima dell'autenticazione, per non esporsi troppo.

Le circostanze esatte della morte di Spinoza non sono così chiare da non lasciare adito a nessun dubbio. Se Spinoza fosse morto per un'improvvisa emottisi, la cosa non sarebbe passata inosservata. Certamente, il racconto dei suoi ultimi giorni non fa pensare a un marasma dovuto a un'infezione tubercolare generalizzata. Resta in piedi l'ipotesi di un collasso: giustificato, oltre che dalla malattia, anche dalla debolezza e dal freddo.

Ma il comportamento successivo del medico, che ruba quel che è in vista e scappa via, appare almeno un minimo sospetto. Qualcuno ha adombrato la possibilità che il personaggio in questione non fosse né Meyer né Schuller, ma un sicario ingaggiato per eliminare il filosofo e far sparire le sue nuove opere. Sarebbe stato però interrotto dal ritorno dei Van der Spyck e costretto a lasciare i manoscritti in casa, accontentandosi di ciò che era a portata di mano. Di sicuro, uccidere un uomo debole e malato come Spinoza doveva essere facilissimo. Non ci sono prove dirette di questa teoria ma, considerando i tanti nemici che Spinoza si era fatto (solo per le sue idee e nonostante fosse stato sempre prudente nell'esporle), non si può nemmeno scartare a priori.


L'unico testo disponibile in Italiano (ed. originale 1999, traduzione 2002) in cui si narra di come morì Spinoza

L'autore del libro, il francese Alain Minc (1949)