lunedì 29 maggio 2017

Kenneth Fearing, il poeta del noir

Then enter again through a strange door, into a life again strange,/ enter as a rich man, or perhaps a poor man,/enter as beggarman or thief, doctor or lawyer or merchant or chief/ enter, smiling, enter on tiptoe, enter blowing kisses, enter in tears,/ But enter, enter... 

(Quindi entra ancora attraverso una strana porta, in una vita di nuovo strana,/ entra da uomo ricco, o forse povero,/entra da mendicante o ladro, dottore o avvocato o commerciante o capotribù,/ entra sorridendo, entra in punta di piedi, entra soffiando baci, entra in lacrime,/ Ma entra, entra...)

(Da Public Life, in Afternoon of a Pawnbroker, 1943)

Kenneth Flexner Fearing nacque a Oak Park, Illinois, il 28 luglio 1902, da un avvocato e una donna ebrea benestante proveniente da una famiglia di grandi tradizioni culturali, che divorziarono quando aveva un anno, probabilmente perché la donna scoprì che il marito nutriva sentimenti antisemiti. Fearing, per tutta l'infanzia, si divise tra le case dei suoi genitori e fu allevato soprattutto da una zia, Eve Fearing Scholl, che forse aveva qualche problema psicologico (soffriva sicuramente di disturbi del comportamento alimentare). Studiò alla River Forest High School, e qui collaborò attivamente al giornale studentesco diretto da uno studente maggiore di tre anni, Ernest Hemingway. Completò la sua formazione con eccellenti studi umanistici presso le università statali dell'Illinois e del Wisconsin. Non riuscì però a conseguire la laurea per via del mancato superamento di un corso di Matematica. Tuttavia, nel 1938, quando era già un poeta famoso, l'Università del Wisconsin lo ricontattò e gli conferì la laurea, retrodatandola al 1924.
Kenneth Fearing negli anni '40

Appena lasciato il college, nel 1924, si trasferì prima a Chicago per fare il giornalista e poi a New York, dove si stabilì al Greenwich Village e lavorò presso giornali e case editrici in qualità di editor e redattore, ma occasionalmente anche autore di discorsi per uomini politici di sinistra (essendo simpatizzante socialista): anche se i suoi migliori guadagni li realizzò scrivendo opere narrative, soprattutto gialli ma anche pornografia soft, che pubblicò con lo pseudonimo Kirk Wolff. In ogni caso, per molto tempo non guadagnò abbastanza da mantenersi da solo, e dovette fare affidamento soprattutto su un assegno mensile di 15 dollari che gli inviava la madre. Tentò anche dei lavori non letterari, come quello di boscaiolo, ma con scarso successo. Nella prima parte della sua permanenza a New York, fu molto aiutato dalla sua prima compagna, la scrittrice femminista Margery Latimer, con cui visse dal 1924 al 1928. La Latimer lo lasciò in seguito a un tradimento e poi sposò uno scrittore di colore (il mulatto Jean Toomer), destando un significativo scandalo nella società WASP, ma morì prematuramente partorendo la sua unica figlia. 
Margery Latimer (1899-1932) con Jean Toomer (1894-1967)

Fearing fu, prima di ogni altra cosa, un poeta, il più importante dei poeti americani nel periodo successivo alla Grande Depressione. Un poeta impegnato politicamente e capace di mettere in versi il disagio sia di una classe proletaria e sottoproletaria priva di speranze, sia di una classe media che ha perso ogni certezza nell'avvenire. Un poeta dalla forza espressiva fatta della capacità di passare dal tono tragico a quello ironico (come si vede nei versi posti in epigrafe, che citano l'antica filastrocca inglese intitolata Tinker, tailor), in grado di elaborare versi eleganti e immagini suggestive servendosi dello stesso linguaggio dell'uomo della strada. Sebbene alcuni critici particolarmente snob lo stroncassero, quelli più influenti, come Edmund Wilson, lo adoravano e recensirono entusiasticamente sia i suoi versi apparsi in riviste letterarie, sia i volumi in cui li raccolse nel tempo.









Raccolte delle poesie di Fearing e antologie in cui apparvero per la prima volta

Purtroppo, Fearing, fin da giovane, oltre a fumare come un turco, aveva sviluppato una certa inclinazione all'alcolismo, e questo vizio avrebbe pesato su tutto il resto della sua vita. Ciò nonostante, nel 1931, un'assistente sociale ebrea, Rachel Meltzer, si innamorò di lui e, sebbene ricambiata in modo piuttosto tiepido, finì per sposarlo nell'aprile del 1933, contro il volere della propria famiglia. Il lavoro di Rachel servì a mantenere la famiglia, soprattutto quando la madre di Fearing sospese l'assegno mensile, dopo la nascita dell'unico figlio della coppia, Bruce, nel luglio del 1935. Fearing non era capace di tenersi un lavoro, ma alla fine degli anni '30 riuscì a farsi assegnare due cospicue borse di lavoro (2.500 dollari) per artisti dalla Guggenheim Foundation, grazie alle quali riuscì anche a viaggiare con moglie e figlio fino al Regno Unito, e vinse anche dei premi letterari che gli garantirono introiti non trascurabili (come quello da 1.000 dollari ottenuto nel 1944 dalla American Academy of Art and Letters). 

La sede della comunità artistica di Yaddo ai primi del '900 e oggi

L'alcolismo fece naufragare il suo matrimonio intorno al 1942, nonostante i disperati tentativi di Rachel per tirarlo fuori dal vizio. Una volta superata la prima fase della separazione, i due sarebbero rimasti in buoni rapporti. Intanto, però, Fearing, durante uno dei suoi soggiorni presso la comunità per artisti di Yaddo, a Saratoga Springs vicino New York, fondata dal mecenate Spencer Trask, aveva conosciuto un'artista figurativa, Nan Lurie, con la quale era scoccato un colpo di fulmine. Nan Lurie divenne la sua seconda moglie, nel giugno 1945.  


Opere di Nan Lurie (1910-85)

Subito dopo il matrimonio, Fearing, prendendo spunto da un fatto di cronaca (l'uccisione, nel 1943, della signora Lonergan, ricca ereditiera newyorkese) e da un romanzo oggi sconosciuto (The dark page, di Samuel Michael Fuller), scrisse il romanzo che lo avrebbe reso famoso e temporaneamente ricco, The big clock, che sarebbe stato tradotto anche in Italiano con il titolo L'enorme ingranaggio. Tra i diritti d'autore e quelli cinematografici, in poco tempo, guadagnò somme enormi, circa 100.00 dollari. A quel tempo, era così intossicato dall'alcol che rischiò anche di morire per aver esagerato con una combinazione di scotch e fenobarbital, un sonnifero. Con molta fatica, facendogli notare il livello già raggiunto dei suoi danni epatici, il suo medico lo convinse a provare a smettere di bere. E, in effetti, Fearing smise. Ma, liberatosi dall'alcol, cominciò a soffrire di depressione, e anche Nan finì per lasciarlo.Quasi del tutto privo di senso pratico, nel 1951 aveva già speso quasi tutti i guadagni ottenuti con The big clock. I suoi libri successivi ottennero buone recensioni (specie quelli di poesia) ma vendettero poco. Nè la sua fama fu aiutata dal modo istrionico in cui si comportò durante l'audizione presso il Comitato per le Attività Antiamericane cui fu sottoposto in pieno maccarthismo, nel 1950, quando gli fu chiesto se fosse comunista e rispose “Non ancora”.



Le locandine dei tre film tratti da The big clock

Negli anni '50 riprese a scrivere racconti pulp per le riviste, come aveva già fatto negli anni '30, ma neanche questo fu sufficiente e, dal 1955 al 1958, dovette lavorare nell'ufficio pubblicità della Muscular Dystrophy Association of America. Scrisse anche molti articoli giornalistici, che però ebbero pochissima diffusione, dato che attaccava con un certa veemenza gli anticomunisti che in quel periodo dominavano la scena politica americana.
Dopo la separazione da Nan, con la quale non conservò nessun rapporto, nel 1953 riprese a bere, sia pure senza gli eccessi di prima. Non aveva mai smesso di fumare e la sua salute, con l'andare del tempo, andava sempre peggio. Verso la fine degli anni '50, mentre le sue condizioni economiche peggioravano al punto da indurre la madre, ancora vivente, a destinargli un assegno mensile di 150 dollari, anche gli altri parenti, come il fratellastro Ralph che andò a stare con lui per qualche tempo e restò impressionato dalla tosse che lo tormentava specie di notte, cominciarono a preoccuparsi della sua salute. All'inizio del 1961, il figlio Bruce si traferì nel suo appartamento dell'Undicesima strada per poterlo assistere, e il 21 giugno lo convinse a farsi ricoverare al Lenox Hill Hospital per degli accertamenti. I primi esami accertarono che Fearing soffriva di un tumore polmonare a uno stadio molto avanzato ma, prima di poter iniziare qualunque terapia o programmare un intervento, lo scrittore morì improvvisamente nel sonno, il 26 giugno 1961. 
Una caricatura di Fearing

Solo 6 giorni dopo, il 2 luglio, a Ketchum, Idaho, il suo ex compagno di scuola Hemingway, con cui Fearing non aveva più rapporti da molto tempo, si uccise sparandosi un colpo di fucile al volto. 
L'opera omnia di Fearing non è molto consistente, composta appena da 7 raccolte di poesie (uscite tra il 1929 e il 1956) e 8 romanzi (usciti tra il 1939 e il 1960), mentre i suoi racconti non sono mai stati antologizzati. In Italiano, sono stati tradotti solo 3 romanzi: oltre a The big clock, che ha avuto più di un'edizione, sono usciti Dagger of the mind (1941) con il titolo Il pugnale del destino (nel 1953, nella prima serie dei Gialli Garzanti) e The generous heart (1954) con il titolo Cosmetici e veleni (nel 1955, sempre nei Gialli Garzanti). Tutti i romanzi di Fearing sono costruiti alla maniera di Rashomon di Akutagawa e di Dracula il vampiro di Stoker, ossia sono fatti di capitoli in cui i personaggi principali parlano in prima persona esprimendo il proprio punto di vista sui vari avvenimenti man mano che l'intreccio si sviluppa. 
The big clock, che ha ispirato tre famosi film (Il tempo si è fermato, del 1948, di John Farrow, protagonista Ray Milland; Police Python 357, di Alain Corneau, protagonista Yves Montand; e Senza via di scampo, del 1987, di Roger Donaldson, protagonista Kevin Costner), vede al centro della storia un giornalista, George Stroud, che fa il caporedattore in un giornale che si occupa di cronaca nera. Il suo editore, Earl Janoth, ha una relazione con una bellissima donna, Pauline Delos. George incontra casualmente Pauline in un bar, senza sapere chi sia, tra i due scoppia un colpo di fulmine e a questo seguono alcuni intensi giorni d'amore. Una sera, però, mentre la riaccompagna a casa, George nota sotto il palazzo la presenza di un uomo che identifica in Earl Janoth, il quale però non lo riconosce. Ma, dopo che George è andato via, Janoth sale da Pauline, pazzo di gelosia, e durante la successiva discussione, la uccide. Il mattino dopo, Janoth convoca George in ufficio e gli ordina di cercare dappertutto quell'uomo sconosciuto, al quale intende addossare la colpa del delitto. Naturalmente, George capisce subito che Janoth è il vero assassino ed elabora una strategia per smascherarlo




The big clock e le sue due edizioni italiane

Dagger of mind, invece, si svolge in una comunità di artisti come quella di Yaddo, che Fearing conosceva fin troppo bene. L'ambiente sembra sereno e stimolante, ma in realtà i rapporti sono improntati all'invidia e alla competizione esasperata. Un critico letterario dal carattere odioso e prepotente, Walter Nichols, viene ucciso da una pugnalata che gli viene inferta di notte, mentre quasi tutti dormono. Delle indagini, viene incaricato il tranquillo capitano di polizia Wessex, che però va a sbattere contro un muro di omertà. Più tardi, allo stesso modo del marito, viene uccisa la moglie di Nichols, Lucille. Gli indizi finiscono per convergere verso l'uomo più facilmente sospettabile, che finisce anche per confessare, ma forse le cose non sono andate come sembra. 



Dagger of the mind e la sua edizione italiana

The generous heart è ambientato in un'altra realtà che Fearing conosceva direttamente, quella delle organizzazioni di beneficenza. Un'agenzia che organizza campagne pubblicitarie in cui sono raccolti milioni di dollari di finanziamenti è teatro di una lotta intestina tra chi vorrebbe mantenerla autonoma e chi vorrebbe farla acquistare da un network più grande. Un singolare incidente automobilistico, che costa la vita a un pedone, fa precipitare la situazione in un gioco di ricatti reciproci, dove presto ci scappa il morto. 

The generous heart e la sua edizione italiana

Purtroppo, a parte quello più famoso, i libri tradotti di Fearing sono reperibili solo sulle bancarelle o su siti come eBay. Alcuni siti americani trattano degli altri romanzi e, da come li descrivono, danno l'idea che siano molto originali e interessanti. Purtroppo, l'editoria italiana tende a rincorrere soprattutto il facile successo e un poeta del secolo scorso, per quanto importante, con il vizio di scrivere noir, non sembra essere una scelta tanto redditizia da meritare un minimo di investimento. 



Altri libri di Fearing

Aggiornamento: negli ultimi tempi, i Classici del Giallo Mondadori hanno riproposto i due romanzi di Fearing usciti tanto tempo fa nei Gailli Garzanti.






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mercoledì 17 maggio 2017

La morte improvvisa di un genio: Georges Bizet

Georges Bizet, nato a Parigi il 25 ottobre 1838, è unanimemente considerato il più importante compositore di musica francese del XIX secolo e, insieme forse al solo Debussy, di sempre. Allo stesso tempo, è anche uno dei più importanti autori di musica classica del mondo.

Due immagini di Georges Bizet

Eppure la sua vita e la sua carriera furono brevi e piuttosto tormentate, al punto da impedirgli di lasciare in eredità un'opera omnia particolarmente consistente (a differenza, ad esempio, di un Franz Schubert, che visse ancora meno ma fu sempre ispirato e continuo del comporre, al punto da mettere comunque insieme un catalogo monumentale di opere).
In particolare, Bizet lasciò il rimpianto di essere morto, più o meno improvvisamente e inaspettatamente, proprio nel momento in cui cominciava sia ad affermarsi sia a trovare la sua cifra espressiva ideale.
Nato in una famiglia di musicisti, modesti ma capaci, Bizet mostrò un talento precoce e compì ottimi studi accademici, arrivando a vincere importanti premi e borse di studio che gli permisero di ampliare la sua cultura musicale attraverso dei soggiorni all'estero, soprattutto in Italia, Paese che amò particolarmente. Tuttavia, al momento di intraprendere una carriera di artista professionista, anziché puntare su quella di pianista in cui aveva già dato ottime prove e che prometteva grandi successi e altrettanti guadagni, preferì concentrarsi su quella di compositore, che riteneva più adatta al proprio talento.
Oggi sappiamo che aveva perfettamente ragione, ma a quel tempo stentò non poco ad affermarsi. Alcune delle sue prime opere sono andate perdute, altre sono state eseguite solo molti anni dopo la sua morte; soprattutto, gran parte del suo sforzo creativo si disperse tra lavori su commissione, che gli permettevano di guadagnare rapidamente qualcosa al di là dei modesti compensi che riceveva insegnando musica a qualche allievo, curando trascrizioni o edizioni di opere altrui e con altre attività che lo costringevano a lavorare anche 16 ore al giorno per sbarcare il lunario.
Sebbene composti in gran parte di getto, e spesso condizionati dalla scarsa qualità del materiale di partenza (è il caso dell'opera I pescatori di perle, basata su un libretto pessimo), tutti questi lavori recano inconfondibilmente il segno di un talento immenso. Bizet non volle mai essere (o non ebbe mai il tempo di essere) un grande innovatore, ma riuscì comunque a essere sempre originale e brillante, in tutto ciò che compose.
Ciò che resta delle critiche musicali che scrisse per la Revue National et Etrangère e del suo epistolario, restituisce anche l'idea di un ottimo scrittore. Insomma, un talento a tutto tondo.
Solo negli ultimi anni della sua vita, poté finalmente misurarsi con soggetti all'altezza delle aspettative, e i risultati furono eccellenti, anche se non sempre la risposta del pubblico fu adeguata. Da un libretto di Alphonse Daudet, compose l'opera L'Arlesienne, che nel 1872 fu messa frettolosamente in scena per sostituire un altro lavoro e passò quindi inosservata. Da questa partitura, comunque, Bizet ricavò una Suite per orchestra che ottenne un grande successo (dopo la sua morte, l'amico e curatore della sua eredità artistica Ernest Guiraud ricavò anche una seconda Suite dalla stessa partitura).
Frontespizio dello spartito della I Suite da L'Arlesienne

Alphonse Daudet (1840-97)

Ernest Guiraud (1837-92)

Nel 1874, partendo da un libretto tratto da una novella di Prosper Mérimée, Bizet compose il suo capolavoro, la Carmen.
Quest'opera originale e modernissima, appassionata e sensuale come poche, è oggi riconosiuta come un capolavoro assoluto del repertorio classico, ma alla sua prima rappresentazione, nel marzo del 1875, apparve troppo esotica, quasi scandalosa, e provocò quasi esclusivamente reazioni molto negative da parte di pubblico e soprattutto critica.
Frontespizio dello spartito della celebre Habanera dalla Carmen

Prosper Mérimée (1803-70)


Due immagini dalla Carmen messa in scena al Festival di Taormina nell'estate del 2015, protagonista Elena Maximova

Questi eventi avrebbero avuto un ruolo importante nel determinare la prematura scomparsa del musicista.
Bizet non aveva mai goduto di una salute eccezionale. Le diagnosi del tempo parlano genericamente di “angina” (dolori al petto, palpitazioni e altri disturbi cardio-respiratori) che lo avrebbe affiltto sin dalla giovinezza. A questo, si aggiungeva il suo umore spesso pessimo per via delle delusioni e delle frustrazioni che era costretto ad affrontare, non solo per gli insuccessi professionali ma anche per la sua vita familiare. Dopo una serie di storie poco importanti, nel 1867 aveva incontrato Geneviève Halévy, anche lei figlia di un musicista ma benestante, e aveva dovuto affrontare l'ostilità della famiglia di lei prima di poter celebrare le nozze nel 1869. Nonostante la nascita del figlio Jacques nel 1871, il matrimonio non era stato felice, per via soprattutto dell'instabilità nervosa di Geneviève, che nel tempo sarebbe sfociata in una grave depressione (ma questo solo dopo la morte di Bizet e un secondo matrimonio con l'avvocato Emile Strauss), nonostante un importante ruolo nella società economica e culturale della Parigi del tempo (ispirò il personaggio della Duchessa di Guermantes nella Recherche di Proust).
Geneviève Halevy (1849-1926) alcuni anni dopo la morte di Bizet

Jacques Bizet (1871-1922) fu medico e scrittore, morì suicida
Emile Strauss (1844-1929)

Marcel Proust (1871-1922) fu compagno di scuola e amico intimo di Jacques Bizet, benché questo rifiutasse espressamente le sue avances

La moglie era accanto a Bizet quando questi morì, in circostanze che ai contemporanei e a diversi biografi sembrarono quanto meno sospette. Bizet aveva avuto un crollo emotivo dopo l'insuccesso della Carmen e questo aveva aggravato i suoi problemi respiratori fino a ridurlo sulla sedia a rotelle. Appena cominciò a sentirsi meglio, alla fine di maggio del 1875, decise di prendersi una vacanza e si trasferì nella località di campagna di Bougival, non distante da Parigi, dove possedeva una casa.
Bougival oggi

Bougival dipinta da Claude Monet al tempo di Bizet

La casa di Bizet a Bougival
La lapide che ricorda la scomparsa dell'artista

La posizione di Bougival rispetto a Parigi


A Bougival, stette subito meglio, al punto da riprendere a uscire a piedi, e, forse per via dell'arrivo della stagione estiva, commise una grave imprudenza, facendo un bagno nel fiume (la Senna). Al ritorno a casa, ebbe un attacco di quella che è stata definita “febbre reumatica” e una crisi cardiaca. Benché le sue condizioni sembrassero tornare alla normalità nella giornata del 2 giugno, la notte successiva Bizet morì improvvisamente per quello che si ritiene sia stato un attacco cardiaco.
Le circostanze di questa repentina scomparsa e le tante incertezze nelle versioni ufficiali fornite di volta in volta dai familiari fecero pensare a non pochi che Bizet si fosse suicidato in seguito al peggioramento delle sue condizioni psicologiche dopo l'insuccesso della Carmen.
Nonostante questa teoria abbia avuto sempre un certo seguito, però, appare un po' sforzata. Innanzitutto la Carmen si stava affermando nonostante le iniziali critiche negative (mentre il suo autore moriva, a Parigi andava in scena la trentatreesima replica; e il funerale dell'artista, celebrato il 5 giugno, vide la partecipazione di ben 4.000 persone). Poi, la storia clinica di Bizet, illustrata soprattutto dal suo epistolario, mostra un rischio cardiovascolare piuttosto elevato, anche per un uomo così giovane (37 anni). Bizet, pur soffrendo di disturbi respiratori e circolatori, era un fortissimo fumatore; si era sottoposto per molto tempo a degli orari di lavoro massacranti; era in sovrappeso, anche se non di molto (si vede, con una certa facilità, anche dai ritratti).
Ma l'elemento che appare più significativo è la presenza di infezioni respiratorie mal curate o non curate proprio (la medicina del tempo non disponeva degli antibiotici che sarebbero stati necessari per farlo), in particolare alla gola, dove già alla fine degli anni '60 Bizet aveva sofferto addirittura di dolorosi ascessi. E' verosimile che tali infezioni fossero sostenute da batteri come stafilococchi o streptococchi, che nel tempo avrebbero raggiunto altri distretti del corpo, provocando lesioni e fiaccando ogni resistenza. E' possibile che perfino la “depressione” che è stata attribuita al musicista fosse dovuta, prima che ad ogni altra causa, alla sofferenza per questa situazione.
In ogni caso, soprattutto gli streptococchi, hanno sempre rivestito un ruolo fondamentale nella genesi delle malattie reumatiche. Al tempo di Bizet (ma anche successivamente), la scarlattina e le altre infezioni streptococciche lasciavano spesso gravi esiti a carico delle articolazioni (artrite) o di organi come il cuore o i reni. Oggi sappiamo che queste affezioni sono dovute a reazioni auto-immuni del sistema immunitario in seguito all'infezione. All'epoca, non si sapeva nulla delle cause e la definizione di “malattia reumatica” rappresentava un calderone in cui venivano infilate anche delle malattie molto diverse tra loro.

L'assassino che fermò prematuramente il talento di Bizet è quindi, probabilmente, lo streptococco e la causa di morte più probabile dovrebbe essere una crisi cardiaca dovuta all'aggravamento delle condizioni di un cuore già indebolito da una miocardite reumatica. Un tipo di morte, tra l'altro, diffusissimo a quel tempo, soprattutto nei soggetti giovani.