giovedì 27 settembre 2018

Jeff Jacks, l'inafferrabile


Un giallo irrisolto che riguarda un autore di gialli: sembra un paradosso, ma a volte può capitare.
Un caso famoso è quello della morte “per cause apparentemente naturali” di Craig Rice (pseudonimo di Georgiana Ann Randolph Walker Craig), l'autrice del ciclo di thriller brillanti e umoristici che vede al centro le figure dell'avvocato John J. Malone, del press agent Jake Justus e della fidanzata di questo, Helene Brand, pubblicata con successo anche in Italia. La Rice fu trovata morta nel suo letto, dove si era ritirata a riposare un attimo mentre al piano di sotto gli amici facevano baldoria, la sera del 28 agosto 1957, a 49 anni. Non fu fatta alcuna autopsia, anche perché la donna era un'alcolista cronica e aveva già sviluppato dei seri problemi di salute, come la sordità da un orecchio e la cecità da un occhio, mentre anche l'altro occhio era affetto da glaucoma. Tuttavia, è possibile che la Rice, già reduce da alcuni tentativi di suicidio, ci avesse riprovato con successo.
Craig Rice (1908-57)




Alcuni romanzi e alcune traduzioni italiane di Craig Rice

Non tutti i misteri riguardanti gli autori di gialli sono però così truculenti. La maggior parte riguardano un altro tipico artificio letterario presente in molti libri del mistero, quello delle identità nascoste e difficili da svelare. Di alcuni autori, infatti, sappiamo pochissimo, e in alcuni casi proprio nulla (per esempio, di Hamish Boyd, autore di un solo libro tradotto anche in Italiano, One night of murder, del 1958).

L'originale e la traduzione italiana del libro di Boyd

Questa situazione appare particolarmente significativa quando si tratta di autori di prim'ordine, di autori che hanno tutte le carte in regola per diventare degli autori cult.
Uno dei più classici esempi di autore praticamente sconosciuto che è già un piccolo cult tra gli addetti ai lavori è Jeff Jacks.
Jacks è stato attivo per un breve periodo all'inizio degli anni '70 e ha firmato solo 2 romanzi: Murder on the wild side (1971) e Find the Don's daughter (1973). Fortunatamente, entrambi furono tradotti in Italiano tra il 1975 e il 1976, tra i “Gialli Rizzoli”.
L'identità di Jacks non è stata mai chiarita. Vista la qualità della sua scrittura, si è sempre pensato che fosse uno pseudonimo di un autore già affermato, e il più indiziato è stato a lungo Lawrence Block. Ma Block, intervistato al riguardo, ha dichiarato che Jacks non è mai stato un suo pseudonimo.
La stessa cosa è stata ipotizzata riguardo Robert J. Randisi, che tra l'altro è anche uno dei massimi estimatori di Jacks e ha scritto alcuni articoli su di lui. Ma pare che neanche Randisi sia Jacks. Anzi, Randisi era convinto che Jacks fosse uno pseudonimo di Block.
Lawrence Block (nato nel 1938)

Robert J. Randisi (nato nel 1951)

The thrilling detective web site contiene una pagina dedicata al detective protagonista dei romanzi di Jacks, Shep Stone. Anche qui si parla molto dell'identità di Jacks, e si citano testimonianze apparse su forum di altre pagine dedicate al thriller.
Una testimone afferma di aver conosciuto il vero Jeff Jacks al Greenwich Village di New York, dove viveva negli anni '70. Jacks sarebbe stato un barista con l'hobby della scrittura, sposato a una donna di nome Phyllis che faceva la cameriera. Negli anni '80, Phyllis avrebbe trovato un lavoro migliore a San José in California e Jacks l'avrebbe seguita. I suoi amici newyorkesi ne avrebbero così perso le tracce.
Un altro testimone, nel 2012, scrive di aver conosciuto personalmente Jacks e di ricordarlo come un brav'uomo. Jacks sarebbe morto intorno al 2010.
Questo è tutto quanto si riesce a mettere insieme finora.
Però ci sono anche i due libri, che non ci raccontano direttamente nulla della sua vita, ma ci parlano di uno scrittore davvero bravo che conosceva alla perfezione i bassifondi di new York.
Al centro di entrambi c'è la figura di Stephen Stone, detto Shep, un detective senza licenza. Era un poliziotto corrotto e, in seguito a un'inchiesta interna, è finito sbattuto fuori dalla polizia di New York dopo aver ammesso le sue responsabilità, mentre altri colleghi più corrotti di lui non le hanno ammesse e l'hanno fatta franca. Questo è successo all'inizio degli anni '60, mentre le due vicende dei romanzi si svolgono circa alla fine di quel decennio.
Shep è un gran bevitore ma non un alcolizzato e vive letteralmente di espedienti, facendo ogni genere di lavoro anche sporco per chiunque lo paghi.
In Murder on the wild side (Quartiere selvaggio in Italiano), si trova in mezzo a un delitto commesso nello stabile fatiscente in cui abita insieme a un campionario quanto mai variegato di umanità perdente e senza speranze. La vittima è un'anziana venditrice ambulante di fazzoletti, di origine tedesca. Stone è chiamato a occuparsene direttamente da un suo ex collega, Bowen, che in cambio gli promette di interessarsi alla sua causa della sua licenza di detective (ma non lo farà, visto che nel romanzo successivo Stone è ancora senza licenza). Stone se ne interessa soprattutto perché teme che sia coinvolta una ragazza che abita nello stesso immobile e che gli piace molto, Cynthia. La sua intenzione sarebbe di proteggerla intanto che emerge l'identità del vero assassino, ma le cose non sono così semplici, perché Cynthia frequenta ambienti artistici pieni di drogati e pervertiti. Dal momento in cui ci mette piede, Stone intuisce che battendo questi ambienti potrebbe imbattersi nell'assassino, anche se il movente non gli pare chiaro. Dei dettagli, infatti, sembrano collegare uno dei figli della vittima all'ambiente dello spettacolo. Il lavoro non è facile perché gran parte dei testimoni con cui si mette in contatto muore prima di riuscire a dirgli qualcosa di importante. Ma la verità emergerà comunque.
Questo romanzo è spezzettato in tanti capitoletti a volte brevissimi, ognuno introdotto da un titolo spesso enigmatico.

Originale e edizione italiana di Murder on the wild side

L'altro, Find the Don's daughter (Con l'aiuto della CIA in Italiano) è invece composto da 4 lunghissimi capitoli, ovviamente suddivisi in paragrafi. In questa storia, Stone viene ingaggiato da un boss mafioso per ritrovare la nipote (che poi è sua figlia illegittima) scomparsa misteriosamente dopo aver rubato una notevole somma alla banca in cui lavorava. La situazione si presenta subito complicata, perché la ragazza aveva una doppia vita, di giorno impiegata e di notte cantante in gruppo che si esibisce in un club, capeggiato da un chitarrista tossicodipendente. Come Stone comincia a ficcare il naso, riprende la sarabanda dei testimoni ammazzati uno dietro l'altro e lui stesso a un certo punto viene gravemente ferito. Nelle indagini, però, è affiancato da un agente della CIA, un certo Zara, convinto che i soldi rubati dalla ragazza servano ad acquistare armi per dei gruppi radicali di attivisti di colore che vogliono darsi al terrorismo. Zara è arrivato a lei proprio seguendo un membro di questi gruppi, un ufficiale congedato dopo aver combattuto in Vietnam che è sospettato di essere un corriere della droga tra l'Oriente e gli States.
Stone ha un amico di colore che è diventato un pezzo importante di questi gruppi: ma, contattandolo, si rende conto che perseguono interessi diversi e che devono per forza fregarsi a vicenda. Lo stesso atteggiamento deve averlo con il suo collaboratore Zara, sempre molto ambiguo.
In questa vicenda, Stone si trova a ricontattare una sua ex, Joan, commediografa di un certo successo e a fumare un bel po' di erba con Gene, l'amico attivista dei gruppi radicali di colore.
Anche se l'intreccio a un certo punto si fa molto ingarbugliato, come nel romanzo precedente, alla fine tutti i tasselli del puzzle andranno a posto.

Originale e edizione italiana di Find the Don's daughter

Murder on the wild side piacque abbastanza da ricavarne un film, che uscì nel 1974 con il titolo Black eye e arrivò anche in Italia chiamandosi, secondo lo sciagurato costume del tempo, Con tanti cari...cadaveri, detective Stone. A dirigerlo, il veterano Jack Arnold. Significativamente, visti gli ambienti sordidi e il tipo particolare di protagonista, la produzione decise di apportare qualche significativo cambiamento, tra i quali il principale appare oggi quasi incredibile: Shep Stone diventò un detective di colore, interpretato da Fred Williamson. Diventò, in pratica, un film del genere Blaxploitation.
Manifesto originale del film
Locandina italiana






Foto tratte da alcune scene del film



mercoledì 5 settembre 2018

L'"affaire de Saint-Exupéry" a Montréal nel 1942


Una figura tanto affascinante quanto sfuggente, confusa nelle mille mitologie che la circondano, alcune delle quali create da essa stessa in vita, ma la maggior parte postume. Romanziere? Filosofo? Moralista? Utopista? Sicuramente tutto questo, ma anche tanto altro.
I piccoli misteri che coinvolgono in varia misura Antonie de Saint-Exupéry sono tanti, a partire da quello più noto, riguardante la sua fine. Dato per disperso al termine di una missione di ricognizione aerea tra la Francia meridionale e il Tirreno settentrionale (era partito da Borgo, vicino Bastia, in Corsica), il 31 luglio 1944, dato ufficialmente per morto in azione bellica il 12 ottobre 1945, de Saint-Exupéry è stato “ritrovato” nel 1998 da un pescatore di Marsiglia, Jean-Claude Bianco, che ha riportato accidentalmente in superficie il cinturino dell'orologio d'argento dello scrittore-aviatore, contrassegnato dalla inconfondibile dedica della moglie Consuelo. Poi, tra il 2000 e il 2003, sono stati estratti dallo stesso tratto di mare molti rottami appartenenti a un Lockheed P-38 Lightning identico a quello su cui era partito de Saint-Exupéry il giorno della sua scomparsa. Ma non si sa, e forse non si saprà mai, come e perché l'aereo cadde. Un anziano pilota tedesco ha rivendicato dopo molti anni l'abbattimento, un addetto alla contraerea ha fatto lo stesso, ma nessuno dei due ha mai portato le prove delle proprie affermazioni. Rimangono possibili le eventualità che il velivolo abbia avuto un gusto o il pilota un malore: entrambe si erano già verificate in precedenza.

Antoine de Saint-Exupéry (1900-44)


Due immagini di de Saint-Exupéry con la moglie Consuelo Suncin (1901-79)

Un Lockheeed p-38 Lightning

Jean-Claude Perrier, scrittore, editore, bibliofilo e appassionato di de Saint-Exupéry ne ha indagati diversi altri di cui ha trattato in un interessantissimo libro intitolato appunto “I misteri di Saint-Exupéry” (2009), uscito anche in Italiano


Jean-Claude Perrier (nato nel 1957) e il suo libro

Uno di questi misteri, molto poco indagato a parte questa occasione, risale a due anni prima e si riferisce alla visita in Canada di de Saint-Exupéry, all'epoca residente negli Usa dopo aver lasciato la Francia in seguito alla sconfitta militare del 1940 e all'instaurazione del regime filonazista di Vichy. Tale regime aveva provato a portare lo scrittore dalla sua parte attraverso una nomina accademica importante, ma de Saint-Exupéry, oltre a ricusare prontamente tale nomina, aveva subito dopo pubblicato due libri, “Pilote de guerre” e “Lettre à un otage”, duramente critici contro l'antisemitismo, che era un elemento importante dell'ideologia di Vichy, e addirittura il secondo apertamente dedicato all'amico ebreo Léon Werth (lo stesso cui è dedicato anche “Le petit prince”). Il testo, anzi, era originariamente nato come prefazione a un libro di Werth.



Léon Werth (1878-1955)

De Saint-Exupéry, dagli Usa, si impegna molto per promuovere la causa del patriottismo francese e della liberazione della madrepatria, ma non appartiene al gruppo più importante dei francesi in esilio, la “France libre” che tiene come principale riferimento il generale Charles De Gaulle. I due non si amano e non vanno d'accordo quasi su nulla. Conservatore, tradizionalista e militarista De Gaulle, progressista, cripto-comunista e alieno da ogni xenofobia de Saint-Exupéry. I gaullisti provano spesso a convertirlo, ma con scarsi risultati, per cui de Saint-Exupéry si fa un bel po' di nemici tra loro. E questo, forse, porta a un increscioso “caso” diplomatico durante un breve viaggio.
Charles De Gaulle (1890-1970)

I libri francesi che non possono uscire in patria (il nuovo regime ha messo all'indice Malraux, Radiguet e diversi altri, compreso de Saint-Exupéry dopo la sua presa di posizione filo-ebraica), escono in Canada (dove vive da secoli una cospicua minoranza francofona) grazie all'attività di una casa editrice fondata ad hoc dal redattore editoriale Bernard Valiquette.
Bernard Valiquette (1913-74)

Valiquette invita con insistenza de Saint-Exupéry a visitare la comunità francofona canadese e a tenere delle conferenze per questa, e nella primavera del 1942, finalmente, lo scrittore accetta. Il 28 aprile parte da New York, dove risiede insieme alla moglie Consuelo (da cui però si sta separando, tant'è vero che lei non parteciperà al viaggio). La partenza, forse, gli viene imposta dai suoi editori americani, Eugene Raynal e Curtice Hitchcock, decisi ad aprirsi anche al mercato canadese, e dal suo agente letterario Maximilian Becker, che si occupa dei preparativi. Non c'è il tempo di fargli vistare il passaporto, ma sia il Dipartimento di Stato americano sia la Legazione canadese degli Usa assicurano che non ci sarà il minimo problema a spostarsi. Il soggiorno deve durare solo 48 ore.
Eugene Raynal (a sinistra di chi legge) insieme a Walt Disney

Curtice Hitchcock (1892-1946)

De Saint-Exupéry arriva a Montréal in treno o in aereo (i biografi non sono concordi) e va ad alloggiare all'hotel Windsor. Qui ha i primi incontri con i giornalisti, che lasceranno qualche resoconto delle sue conferenze, dal contenuto politico piuttosto prudente. Sembra incline all'unione di tutti i francesi contro l'oppressione di un regime fantoccio, come scriverà poi in una lettera aperta ai giornali americani e canadesi nel novembre dello stesso anno. Lettera che sarà peraltro molto criticata dai gaullisti perché troppo tenera contro il regime di Vichy e non abbastanza elogiativa di De Gaulle, ovviamente secondo il loro punto di vista.


Immagini di Montréal nel 1942: quell'anno, la città festeggiava i 300 anni dalla sua fondazione

Tenute le conferenze, rilasciate le interviste, la sera del 29 aprile de Saint-Exupéry dovrebbe ripartire. Ma è solo allora che le autorità canadesi lo avvisano che, senza visto sul passaporto, non essendo in regola con la legge sulla regolarità dei soggiorni, non può espatriare fino a quando la situazione non sarà messa a posto.
De Saint-Exupéry si ritrova dunque sequestrato in albergo, mentre Valiquette si impegna in tutti i modi a tirarlo fuori da questa situazione kafkiana. Anche se sta continuando a scrivere quello che sarà il suo più importante libro postumo, “Citadelle”, de Saint-Exupéry patisce questa immobilità assurda e forzata e si ammala per lo stress: a un certo punto finisce addirittura ricoverato in ospedale per una colecistite.

Finalmente, dopo 5 interminabili settimane, la situazione si chiarisce e de Saint-Exupéry può finalmente tornare a New York. Ma cosa è successo, esattamente? Perché c'è stato questo incredibile voltafaccia delle autorità canadesi nei suoi confronti?
Il Canada, in quel periodo, è pieno di francesi in esilio, e sono in gran parte gaullisti. Di conseguenza, amano molto poco de Saint-Exupéry, che la stampa gaullista attacca in continuazione.
Anche se non tutti propendono per questa interpretazione, alcune voci indicano come regista occulto del “sequestro” di de Saint-Exupéry l'ambasciatore francese in Usa, Henri Hoppenot, gaullista di ferro con importantissimi agganci nel governo canadese, che si sarebbe tradito facendo alcuni strani riferimenti al caso in una serie di conversazioni con il docente universitario Pierre Baudet, del Vassar College.
Henri Hoppenot (1891-1977), a destra, con De Gaulle e due due signore

Gruppo di docenti del Vassar, anni '40: Pierre Baudet è il primo a sinistra di chi legge

In ogni caso, pur continuamente attaccato dai gaullisti, de Saint-Exupéry espresse ad André Gide delle parole di apprezzamento per De Gaulle dopo averlo ascoltato in una manifestazione ad Algeri, ai primi del 1944, benché De Gaulle avesse rifiutato di riceverlo personalmente. I due però non poterono mai incontrarsi e riconciliarsi, per via della morte di de Saint-Exupéry pochi mesi dopo. De Gaulle comunque volle celebrare de Saint-Exupéry con una messa solenne nella cattedrale di Strasburgo il 31 luglio 1945, nel primo anniversario della scomparsa. Tuttavia sembra che non partecipò personalmente all'evento. Nel 1959, poi, parlando con un amico, De Gaulle avrebbe detto che il non aver acconsentito a incontrare de Saint-Exupéry ad Algeri nel 1944 era un suo grande rimpianto.