giovedì 25 gennaio 2018

Berton Roueché e i misteri della Medicina

L'interesse per i temi e i casi medici, che oggi ispira una quantità incalcolabile di fiction televisive, non è certo cosa degli ultimi anni.
In passato, prima ancora che la televisione cominciasse a monopolizzare la materia con le prime fiction poco specialistiche ma ottimamente raccontate (dall'umanissimo “Dottor Kildare” all'infallibile medico legale “Quincy”), la pratica della medicina e la sua irrinunciabile componente di “detection” sono state presentate con grande successo da narratori e giornalisti.
Richard Chamberlain nei panni del Dottor Kildare

Jack Klugman nei panni del Dottor Quincy

Tra i bestseller del XX secolo incentrati sulla medicina, oltre a tantissimi romanzi firmati da autori di cassetta come Henry Denker e Frank Slaughter, troviamo opere che mostrano anche un notevole valore letterario, come “Nessuno resta solo” e “Tu partorirai con dolore” di Morton Thompson e “Corpi e anime” di Maxence van der Meersch.


Henry Denker (1912-2012) e uno dei suoi romanzi più famosi, in edizione originale e italiana




Frank G. Slaughter (1908-2001) e uno dei suoi romanzi più famosi, in edizione originale e italiana



Maxence Van der Meersch (1907-51) e due edizioni del suo "Corpi e anime"






Morton Thompson (1907-53), due edizioni di "Tu partorirai con dolore" (biografia romanzata di Ignaz Semmelweiss) e due edizioni del suo "Nessuno resta solo", da cui fu tratto anche un film con Robert Mitchum

Ma il vero protagonista della medicina narrata al grande pubblico è stato un giornalista americano, Berton Roueché.
Roueché nacque a Kansas City, Missouri, il 16 aprile 1910 e compì i suoi studi laureandosi in Giornalismo presso l'Università statale della sua città. Già abbastanza famoso come cronista in Kansas, nel 1936 sposò una nipote del generale Eisenhower, dalla quale ebbe un unico figlio nel 1942. Nel 1944 fu assunto come redattore dalla prestigiosa rivista “New Yorker” che, visto il suo interesse per i temi medici e la sua capacità di trattarli attirando l'attenzione del pubblico, nel 1946 creò apposta per lui la sezione “Annali di medicina”, dandogli la possibilità di scegliere tra tutti casi medici che gli interessavano per ricavarne storie avvincenti e vere al tempo stesso.
Berton Roueché

Roueché fu, allo stesso tempo, un giornalista scientifico e un autore di thriller, capace di essere premiato anche dalla Mystery Writers of America nel 1954 con un Raven Award per un suo testo che è una raccolta di sorprendenti casi clinici.
Dalle sue opere sono stati tratti alcuni film, di cui il più noto è “Dietro lo specchio” (1956) di Nicolas Ray, con James Mason, sugli effetti collaterali di una cura dell'artrite a base di massicce somministrazioni di cortisone.

Locandine originale e italiana del film

Ma la maggiore influenza, Roueché l'ha avuta sulla televisione: moltissimi episodi della celeberrima serie del Dottor House, portato alla celebrità dall'interpretazione di Hugh Laurie, sono ispirati appunto a casi trattati da Roueché.
Hugh Laurie (al centro) con il cast della serie

Roueché scrisse almeno 20 libri. Molti sono raccolte di articoli già usciti nella sua rubrica del “New Yorker”, ma alcuni sono romanzi di suspense, 4 dei quali ottennero un discreto successo non solo di critica ma anche di pubblico.
Invecchiando, diradò la sua attività. L'ultimo suo libro uscì nel 1987. Il 28 aprile 1994, appena tornato a casa ad Amanagnsett, Long Island, da un ricovero ospedaliero per un enfisema polmonare le cui cure non avevano portato ad alcun miglioramento, si uccise con un colpo di fucile alla testa.
Nel 1996, i suoi ultimi sette articoli, mai usciti prima in un libro, apparvero in un volume postumo.
Roueché è uno scrittore molto preciso e attento, apperentemente freddo e lucido, ma capace di illustrare benissimo, senza fronzoli, le reazioni e gli stati d'animo sia delle vittime di casi clinici apparentemente inspiegabili, sia dei medici che affrontano e risolvono questi misteri.
In Italiano, sono apparse due sue antologie di casi medici:
“Annals of Medical detection” (1954) è uscito nei da Longanesi nel 1955 con il titolo “Il medico è anche poliziotto” è stato ristampato in edizione Pocket nel 1974;


“The Orange Man and other narrative of Medical detection” (1971) è invece uscito da Bompiani nel 1974 con il titolo “L'uomo arancione”.


Ogni vicenda narrata in questi volumi si esaurisce nel giro di 15-20 pagine e comincia in un clima di perfetta normalità: “Nella città X, il giorno tot, un uomo fu ricoverato in ospedale con questi sintomi...” o “Per il dottor Y, medico condotto della città di X, il giorno tot avrebbe dovuto essere uno come tanti, ma...” sono solo due modelli di incipit tipici di Roueché.
Dalla normalità apparente, nelle sue storie, ci si ritrova proiettati, in men che non si dica, nella realtà di un incubo su cui aleggia costantemente l'ombra della morte o addirittura quella della strage. Focolai di epidemie di malattie che si credevano dimenticate, tossinfezioni alimentari che si nascondono nei piatti preparati per normali riunioni festive di famiglia, conseguenze di comportamenti pericolosi messi inconsapevolmente in atto per lunghi periodi e altri terrificanti pericoli che si nascondono nelle pieghe della vita quotidiana di normali abitanti di città e paesi, esplodono improvvisamente come dal nulla, mentre degli specialisti quasi anonimi, armati solo della loro preparazione e del loro buonsenso, li combattono senza farsi prendere mai dal panico. Anche se non sono rari i casi mortali, la regola nelle vicende di Roueché è l'happy end: il pericolo per ora è debellato, la medicina ha vinto di nuovo, ma non si deve mai abbassare la guardia.
Gli scritti di Roueché non sono istruttivi solo per le nozioni di igiene e medicina che trasmettono in modo semplice e chiaro, ma anche perché sottolineano con esemplare chiarezza che il principale rischio per la salute di qualcuno sta nella sua ignoranza o superficialità. Nelle storie di Roueché, le malattie, specie quelle mortali, non arrivano mai per caso.
Dei romanzi suspense di Roueché, in Italiano, ne è stato tradotto solo uno, “Fago” del 1977, tradotto da Sonzogno nel 1979 con il titolo “Un sosia per morire”.


E' incentrato sulla vicenda, piuttosto inquietante, di una coppia borghese che sta affrontando un periodo di decadenza seguito al trauma della morte dell'unico figlio ucciso in Vietnam. I due mettono a punto un piano per incassare l'assicurazione sulla vita del marito, un dirigente editoriale in pensione, uccidendo uno spiantato che gli assomiglia molto in modo da renderlo irriconoscibile. E' soprattutto la moglie a insistere: e il marito, che narra la storia in prima persona, sembra dipendere in tutto dalla volontà di lei. Tanto è vero che, quando dovrà momentaneamente sparire per darle modo di incassare i soldi e poi raggiungerlo, perderà la testa e finirà per far saltare tutto il piano.
Come opera non è delle più originali, ma si legge con piacere sia perché è breve e essenziale e sia per quel clima di tragedia che aleggia sui personaggi dal primo rigo fino alla sorprendente rivelazione che imprime alla vicenda quella che sarà poi la svolta determinante.


venerdì 5 gennaio 2018

La scomparsa della Iron Mountain nel Mississippi

Una delle più celebri leggende di misteriose sparizioni, negli Usa, è quella relativa alla imponente nave fluviale multitrasporto “Iron Mountain”.
La "Iron Mountain" in un'immagine del tempo

Nella versione più classica, ripresa da autori come Frank Edwards (“Strangest of All”, 1956), Paul Begg (“Into thin air”, 1979), Louis L'Amour (“The haunted mesa”, 1987), Charles Berlitz (“World of strange phenomena”, 1988) e perfino il Reader's Digest (”Mystery unexplained”, 1982), nel giugno del 1872, la nave sarebbe partita da Vicksburg per risalire il Mississippi in direzione di Pittsburgh, con 55 persone a bordo e un carico di cotone e barili di melassa, trainando anche cinque chiatte. Lo stesso giorno, un'altra nave fluviale, la “Iroquois Chef”, avrebbe trovato le chiatte che galleggiavano a valle, senza nessuno a bordo, con i cavi di traino tagliati. L'equipaggio della “Iroquois Chef” avrebbe aspettato l'arrivo della “Iron Mountain” per il recupero delle chiatte, ma questa non si sarebbe mai presentata. E, da allora, non si sarebbe più vista, né se sarebbero avute più notizie del suo equipaggio e dei suoi passeggeri. Non sarebbe stato ritrovato neanche il minimo reperto.
Alcune delle versioni aggiungono pure che, nei dintorni dell'area, sulle rive del fiume, si potrebbero ascoltare delle voci provenienti dal Nulla che chiamano aiuto.
La “Iron Mountain” era una nave fluviale con molte parti in acciaio, piuttosto grande, lunga 181 m e larga 11. Tuttavia, il Mississippi, specie nella stagione delle inondazioni e in quel punto, è molto più grande. Attualmente, la distanza media tra le due rive è di circa 1200 m: ma, considerando che nel corso di oltre un secolo si sono accumulati diversi detriti su di esse, è verosimile che nel 1872 lo spazio potesse essere ancora più ampio, sufficiente, anche come profondità, per inghiottire una nave di quelle dimensioni.
Teoricamente, la “scomparsa” sarebbe stata possibile ma già i primi dubbi sorgono quando si va a considerare la reale situazione del tempo. Il corso del Mississippi era punteggiato di città, paesi, fattorie sulle rive e il fiume stesso funzionava come una specie di autostrada, attraversato in lungo e in largo da ogni sorta di natanti che spesso viaggiavano con orari regolari lungo tratte predefinite. E' decisamente improbabile che, in una realtà così affollata, una grossa imbarcazione potesse sparire nel Nulla.

Due immagini dell'area del porto fluviale di Vicksburg

La posizione di Vicksburg lungo il Mississippi

E, infatti, quando si vanno a verificare i documenti disponibili, ci si rende conto che la storia della sparizione è una pura invenzione, anche se prende spunto da un fatto reale, un naufragio.
Una nave fluviale di nome “Iron Mountain” naufragò, effettivamente, nella zona del Mississippi nei dintorni di Vicksburg, ma il 26 marzo 1882 e non nel giugno del 1872.
E' vero che il primo allarme fu dato da un'altra nave denominata “Iroquois Chef” che aveva recuperato le 5 chiatte vuote alla deriva sul fiume e le aveva trainate fino al primo porto disponibile, ma il resto no.
A dare la notizia per primi furono il “Vicksbug Daily Commercial” del 27 marzo e il “Daily Memphis Avalanche” del 28, senza però fornire molti dettagli.
Il giornale “The Weekly Louisianan”, nel numero del 1° aprile 1882, dava la notizia in termini particolarmente precisi:
“Alle ore 22,30 di sabato notte, 25 miglia a Nord di Vicksburg, il rimorchiatore 'Iron Mountain' urtò contro un ostacolo e affondò in tre minuti. Tutti i presenti furono salvati, tranne una cameriera di colore, la signora Ellen Auderman.”
L'incidente fu provocato innanzitutto dal maltempo e dalla scarsa visibilità, che nascose alla vista del pilota l'ostacolo (probabilmente un tronco d'albero), sicuramente almeno in parte sommerso. In alcune versioni, il nome dell'unica vittima è riportato come “Anderson”. Sembra che la poveretta restò intrappolata, non si sa come, sottocoperta. Il suo corpo fu rinvenuto il giorno dopo il disastro, in mezzo a dei rottami.
Ma, in realtà, i rottami ritrovati dalle squadre di ricerca, nei primi tempi, furono davvero pochi, e questo può aver dato origine a qualche leggenda, anche se le dimensioni del fiume rendevano il fatto insolito ma non impossibile.
Il relitto della “Iron Mountain”, sorprendentemente, ricomparve solo dopo tre mesi, e non nel fiume, bensì a terra, nell'area di una ex piantagione abbandonata, denominata “Omega Landing”, vicino Tallulah, Louisiana, diversi km a Sud del punto di affondamento. Nei giorni immediatamente precedenti al ritrovamento, il fiume in piena aveva rotto gli argini proprio in quella zona, allagandone ampie parti e trascinando con sé anche il relitto che in precedenza doveva trovarsi sul fondo.
La notizia del ritrovamento si può ancora leggere su un altro giornale, il “Public Ledger” di Memphis, il 24 giugno. A ritrovare il relitto fu l'equipaggio della nave “Gold Dust” che lo vide dal fiume circa 3 km a Sud di Stumpy Point, la località in cui si era rotto l'argine. Il relitto era asciutto e comprendeva tutte le parti metalliche, compresi i motori, mentre quelle in legno erano in gran parte consumate.
L'affondamento su sicuramente accidentale, non provocato in alcun modo dalla volontà di qualcuno. Sul “Merchants' Exchange” di St. Louis è riportato che nave e carico erano valutati 65.000 dollari ma assicurati per soli 20.000. La stessa fonte, con un errore molto singolare, indica Omega Landing (il luogo del ritrovamento del relitto: che, come detto, è molto distante) come luogo dell'affondamento. L'annotazione è datata 25 marzo 1882, ossia il giorno prima del disastro: ma evidentemente è stata riportata solo dopo il ritrovamento di giugno, come dimostra anche la confusione tra il 25 e il 26 marzo.
Un annuncio pubblicitario apparso su un quotidiano del tempo riguardo i viaggi della "Iron Mountain" 

Altri relitti furono ritrovati entro la fine dello stesso mese, anche se di molte parti lignee non restava più niente.
I creatori di leggende si sono scatenati dopo, approfittando della facile credulità popolare. Eppure la storia vera sembra molto più originale e interessante della loro.