domenica 20 novembre 2016

The lady vanishes: una scrittrice scomparsa (Barbara Newhall Follett) e una ritrovata (Gertrude Barrows Bennett)

Tra le tante persone di cui viene prima o poi denunciata la scomparsa negli Usa del 1939, ci sono due scrittrici dalle origini diversissime, che però finiscono per convergere in alcuni punti importanti. Entrambe hanno avuto un non trascurabile ma breve successo negli anni precedenti, e saranno riscoperte a diversi anni di distanza.
Di una delle due, dopo molto tempo, si saprà il destino finale. Dell'altra, ancora no.
Gertrude Barrows, nata a Minneapolis nel 1883, aveva sognato una carriera di artista ma aveva abbandonato presto gli studi per lavorare come stenografa. Nel 1909 aveva sposato il giornalista inglese Stewart Bennett, da cui aveva avuto una figlia, Connie, trasferendosi a Philadelphia. Tuttavia, il marito era morto dopo poco tempo, durante un viaggio di lavoro. Poco dopo era morto anche il padre e la Bennett aveva dovuto farsi carico della madre invalida e priva di altro sostentamento.
Fu sicuramente per racimolare qualche guadagno in più che, nel 1917, si mise a scrivere racconti per le pulp magazines di Science Fiction, di cui era un'accanita lettrice. Il primo che inviò, The Nightmare, fu subito pubblicato su All-Story Weekly sotto lo pseudonimo di Francis Stevens (con cui avrebbe firmato anche le opere successive), e accolto con grande favore dal pubblico. Nei tre anni successivi scrisse e pubblicò sei romanzi e altri tre racconti, mentre almeno altri tre titoli sono rimasti inediti o sono usciti sotto altri pseudonimi.
Gertrude Barrows Bennett

Le sue opere più note sono due romanzi, The citadel of fear (una storia fantasy che tratta di una città azteca che sopravvive nella foresta messicana e viene casualmente riscoperta durante la Prima Guerra Mondiale) e The heads of Cerberus (una storia di fantascienza in cui chi inala una misteriosa polvere viene trasportato nella Philadelphia del 2118, dominata da un regime totalitario): quest'ultimo libro è stato anche tradotto in Italiano (Le teste del Cerbero) dall'Editrice Nord. Tutte le sue opere ottennero un buon successo di pubblico e favorevoli giudizi critici: per la critica moderna (Sam Moskowitz in particolare), la Bennett è una delle maggiori autrici di fantasy di tutti i tempi.


Opere di "Francis Stevens" in edizioni dì'epoca
L'edizione italiana di Le teste del Cerbero

Nel 1920 morì la madre, e Gertrude dovette affrontare molte meno spese rispetto a prima. Fu probabilmente questa la ragione che la indusse a prendersi una pausa dal lavoro di scrittrice, mentre continuava a fare la segretaria per mantenersi. Purtroppo, questa pausa sarebbe durata per tutto il resto della sua vita: infatti, non avrebbe scritto più nulla.
Quando Connie divenne autonoma, la Bennett si trasferì in California. Madre e figlia mantennero per lo più contatti epistolari, sempre molto cordiali, fino al settembre del 1939, quando la Bennett scrisse una breve missiva a Connie annunciandole una lettera molto più lunga di lì a breve. Lettera che però Connie non ricevette mai. I suoi successivi tentativi di ricontattare e poi di ritrovare la madre, non ebbero alcun esito, nemmeno dopo il 1952, quando le opere della Bennett cominciarono a essere ristampate in volume, con grande successo.
Ancora nel 1993, anno dell'edizione italiana di Le teste del Cerbero, non si avevano sue notizie. Successive ricerche, però, hanno rinvenuto un certificato di morte a suo nome, datato 1948. Sembrerebbe che sia deceduta per cause naturali, anche se resta un grosso punto interrogativo riguardo ciò che può aver fatto tra il 1939 e il 1948.
Ancora più complessa è la vicenda di Barbara Newhall Follett, nata in New Hampshire nel 1914 e figlia dell'influente critico e editor Wilson Follett. Dopo aver rivelato un precocissimo talento letterario, a 13 anni, nel 1927, grazie ai contatti del padre, pubblicò un romanzo, The house without windows, che ottenne un discreto successo e fu molto acclamato dalla critica. Il romanzo, che aveva avuto una storia decisamente travagliata (la versione iniziale era andata distrutta in un incendio, poi era stato riscritto a memoria), trattava di una ragazza che scappava di casa per andare a vivere come una creatura selvaggia in un bosco. L'anno dopo, sempre grazie ai contatti del padre, riuscì a imbarcarsi su una nave mercantile in cui trascorse alcuni mesi, e da questa esperienza ricavò il secondo libro, The voyage of Norman D., che pure ottenne un discreto successo.

Immagini di Barbara Newhall Follett quando era considerata l'enfante prodige della letteratura statunitense

Le edizioni originali dei suoi due libri

A questo punto, dopo pochi anni, la sua vita ebbe una svolta, non certo positiva. Il padre perse la testa per una donna molto più giovane e piantò la famiglia (moglie e tre figlie) in una situazione economica molto precaria. Barbara fu costretta a cercarsi un lavoro: impresa ardua, dato che era il periodo della Grande Depressione e lei, istruita in casa, non aveva alcun titolo di studio. Nel 1932 riuscì a trovare un impiego come segretaria a New York. Sembra che abbia scritto almeno altre tre opere, ma nessuna di queste riuscì a trovare un editore. Due di queste sono però state pubblicate da un nipote, Stefan Cooke, sul sito che le ha dedicato, farksolia.org.
Barbara con il resto della sua famiglia

Barbara con la madre Helen



Altre immagini risalenti a quando aveva 16 anni

Con l'amica Alice Dyar Russell
Durante un'escursione in montagna come quella in cui conobbe il marito

Nel 1933, durante un'escursione in montagna, conobbe un tale Nickerson Rogers, che sposò nello stesso anno. La coppia compì un viaggio in Europa, prima di stabilirsi a Brookline, nel Massachusetts. Barbara trovò un nuovo interesse nella danza, seguendo alcuni stage presso scuole prestigiose. Tuttavia, dopo qualche anno, cadde in depressione, pare a seguito della scoperta di una serie di tradimenti da parte del marito. La sera del 7 dicembre 1939, dopo un ennesimo litigio, Barbara se ne andò di casa, senza alcun bagaglio e con non più di 30 dollari nella borsa.
Il marito aspettò due settimane prima di denunciarne la scomparsa, a suo dire perché convinto che sarebbe tornata da sola. Quando poi cominciarono le ricerche, la donna fu indicata nei bollettini con il nome da sposata (Barbara Rogers), circostanza che non facilitò certo il riconoscimento. Nel 1952, la madre di Barbara, Helen, cercò inutilmente di far riaprire il caso e scrisse una serie di lettere al genero, accusandolo più o meno apertamente di nascondere qualcosa e di essere implicato nella scomparsa della figlia. Tuttavia, non se ne fece nulla e a tutt'oggi non si sa quale fine possa avere fatto Barbara. Non si è saputo più nulla di lei e il suo corpo non è stato mai ritrovato.
Un suo inedito recentemente pubblicato




martedì 8 novembre 2016

"L'altro processo": Elias Canetti racconta come un mystery la genesi di un capolavoro di Kafka

Il processo è l'unico romanzo compiuto di Franz Kafka, nel senso di unico dei suoi romanzi ad avere una conclusione, anche se comunque alcuni capitoli della seconda parte sono stati solo abbozzati.
La trama è conosciuta da tanti, anche grazie al buon film che ne ricavò Orson Welles nel 1960, interpretato da Anthony Perkins e dalla stesso Welles. Una mattina, il giovane procuratore bancario Josef K. riceve la visita di due uomini, funzionari di polizia, che gli comunicano che è in arresto ma non lo portano in carcere e non gli comunicano di cosa sia accusato. Da quel momento in poi, Josef K. cerca inutilmente, sia visitando il Tribunale, sia assumendo un avvocato sia interessando conoscenti, di scoprire quali siano le accuse che pendono su di lui e come può fare per difendersi da queste in fase di giudizio. Non riesce nemmeno a sapere quali procedure segua il Tribunale nelle inchieste e nei dibattimenti. Esasperato e sfinito, licenzia l'avvocato e, poco dopo, una sera, riceve la visita di altri due funzionari di polizia che stavolta gli comunicano che è stato condannato, lo portano in una cava isolata e lo uccidono a coltellate.
L'edizione originale tedesca di Der Prozess

Kafka in gioventù

Questo romanzo, scritto in tedesco (la lingua dell'Impero Austro-Ungarico in cui Kafka era cresciuto), è stato pubblicato per la prima volta nel 1925, postumo, a cura di Max Brod, l'amico cui Kafka aveva affidato i suoi manoscritti inediti perché li valutasse. Verso la fine della sua vita, Kafka aveva chiesto a Brod di bruciarli, ma Brod non lo fece e pubblicò tutto quello che gli riuscì, tra il 1925 e il 1935. Il romanzo risulta però scritto tra il 1914 e il 1915, con una serie di interventi successivi fino al 1917.
Max Brod da giovane

Elias Canetti, il raffinato intellettuale bulgaro di lingua tedesca, successivamente naturalizzato inglese, premio Nobel per la Letteratura nel 1981, ha osservato che il periodo di composizione del romanzo si sovrappone quasi esattamente con quello della vicenda sentimentale che coinvolse Kafka e una donna con cui fu a lungo fidanzato, Felice Bauer.
Elias Canetti (1905-94)

Quella di Kafka è una figura quanto mai complessa, non solo per le diverse interpretazioni che si possono dare alle sue inquietanti opere narrative. La sua stessa vita, scandagliata nei minimi dettagli da un esercito di biografi, appare quella di un uomo che, nonostante le tantissime testimonianze di amici e conoscenti, non potrà mai essere conosciuto a fondo. Si sa che fu socialista, sionista, vegetariano e tante altre cose, ma nessuna di queste condizioni sembra rivestire una particolare importanza al momento di definirlo, e soprattutto nessuna di esse ha una qualche attinenza con le opere che scrisse. Si interessò molto di medicine alternative, sistemi educativi moderni, novità tecniche come l'aeroplano o il cinema, ma anche di questo non c'è quasi traccia nelle sue opere.
Kafka nacque a Praga il 3 luglio 1883, da una famiglia della borghesia ebraica (all'epoca, Praga contava una folta comunità di ebrei). Il padre, Hermann Kafka era un ricco commerciante di abbigliamento e oggettistica (arrivò ad avere fino a 15 dipendenti) e la madre, Julie Lowy, dava una mano al marito. Come spesso accadeva a quel tempo, la famiglia, inizialmente numerosa, si assottigliò per via della mortalità infantile. Franz era il primo figlio, i fratelli minori Hermann e Georg morirono da piccoli, tra il 1889 e il 1892 nacquero tre sorelle: Gabrielle (Elli), Valerie (Valli) e Otylie (Ottla). 

I genitori di Kafka, Hermann (1852-1931) e Julie (1856-1934)

Valli, Elli e Ottla Kafka da bambine. Tutte e tre si sarebbero sposate e avrebbero avuto figli

Elli Kafka da adulta

Valli Kafka da adulta

Ottla Kafka (la prediletta del fratello) da adulta

Kafka visse insieme ai suoi genitori fino all'età di 31 anni, anche se, da adulto, durante le vacanze, compì numerosi viaggi in Francia, Svizzera, Germania e Italia. A 23 si laureò in Legge a Praga e, dopo un periodo di tirocinio in tribunale e un anno di lavoro presso le Assicurazioni Generali, riuscì a farsi assumere da un ente pubblico, l'Istituto Nazionale di Assicurazioni contro gli Infortuni sul Lavoro, il che gli lasciò abbastanza tempo libero da dedicare alla scrittura. Grazie soprattutto all'amicizia dell'ex compagno di università Max Brod, nato nel 1884 (destinato a diventare un celebre giornalista e scrittore, dopo aver inizialmente lavorato anche lui in un ente pubblico), frequentò regolarmente la vivacissima società culturale praghese. In vita, pubblicò diverse opere su varie riviste letterarie, e due volumi di racconti. Numerosi testi inediti, compresi tre romanzi, furono pubblicati postumi a cura di Max Brod, che però lasciò inedito altro materiale. Altri scritti, affidati all'ultima compagna di Kafka, Dora Diamant, furono sequestrati dai nazisti e se ne ignora il destino (si teme che siano stati distrutti, anche se gli studiosi continuano a cercarli).
La più importante delle "case di Kafka" che si possono vistare a Praga

Il monumento a Kafka vicino alla Sinagoga Spagnola di Praga

La testa componibile di Kafka, sempre a Praga

Kafka ebbe sempre un rapporto contorto con la salute e con la sessualità. Sembra che si dividesse tra una forma di ripugnanza per il sesso, dovuta certamente a un'educazione molto repressiva, e un irresistibile bisogno di praticarlo con le donne, che lo portò a frequentare assiduamente i bordelli di Praga e ad avere numerose relazioni sentimentali, sfuggendo però ogni volta al matrimonio. Pretese sempre di seguire una vita da “salutista” adatta a fisici molto più massicci e resistenti del suo (era alto 182 cm e pesava 61 kg). Fu astemio e per molti periodi anche vegetariano. E' stato ipotizzato che soffrisse di anoressia o comunque di qualche disturbo del comportamento alimentare. Aborriva il fumo ma anche il riscaldamento artificiale e l'aria viziata, per cui dormiva regolarmente con le finestre aperte, perfino d'inverno, oltre a fare esercizi fisici, nudo, nella stanza gelida. Era anche appassionato di nuoto e si tuffava in tutti i laghi e i fiumi che incontrava durante i suoi viaggi: in una di queste occasioni, mentre faceva il morto, un passante sulla riva, vedendolo così magro e pallido, lo scambiò per un vero cadavere e andò a chiamare aiuto. Nel 1917, gli fu diagnosticata la tubercolosi polmonare che, nel giro di pochi anni, prima lo costrinse a lasciare il lavoro, e poi lo condusse a una morte precoce.
Ma torniamo al rapporto tra Il processo e alle vicissitudini della vita di Kafka che si susseguirono durante la sua composizione, rapporto indagato da Canetti in un saggio intitolato L'altro processo.
Kafka incontrò Felice Bauer, nata nel 1887, in casa di Brod (di cui la donna era lontana parente) nel 1912. Pur trovandola piuttosto brutta fisicamente, restò affascinato dalla sua vitalità ed energia (Felice, che era una stenodattilografa, sarebbe diventata direttrice commerciale di una catena di negozi). I due vivevano distanti, lui a Praga e lei a Berlino, e il loro fu soprattutto un rapporto epistolare, anche se ebbero molti momenti di intimità nelle occasioni in cui si videro. Kafka però non si decideva a fidanzarsi ufficialmente con lei, e nel 1914 i due ebbero una prima rottura.
Il fidanzamento ufficiale durò per un breve periodo, nell'estate del 1914 e fu presto rotto, bruscamente, per una inaspettata complicazione.
Felice Bauer al tempo in cui Kafka la conobbe

Felice e Kafka da fidanzati

Felice, nei mesi precedenti, aveva spedito a Praga l'amica Grete Bloch, nata nel 1892, con il compito di fare da intermediaria nei rapporti tra lei e Kafka, in modo da arrivare a ricucire con lui. Kafka si affezionò moltissimo e Grete e, dopo che questa fu tornata a Berlino, le scrisse moltissime lettere lamentandosi del comportamento di Felice. Poi, però, cedette alle pressioni di questa e andò a Berlino a fidanzarsi ufficialmente con lei. Grete, che evidentemente ci aveva fatto un pensiero anche lei su Kafka, reagì portando alla famiglia di Felice le lettere che Kafka le aveva scritto. Fu la fine del fidanzamento, e il "processo" che i Bauer e i loro amici intentarono a Kafka, secondo Canetti, è alla base del processo a Josef K. del romanzo omonimo.
Grete Bloch

Successivamente, però, Kafka e Felice si riappacificarono ancora e progettarono di sposarsi.
Il rapporto di Kafka con Felice terminò definitivamente nel 1917. Quell'estate, i due trascorsero insieme in luglio una felicissima vacanza nella città termale di Marienbad e programmarono il matrimonio per i mesi successivi. Tuttavia, in agosto, Kafka ebbe la prima emottisi con cui si palesò la tbc e, dopo aver passato la visita di uno specialista a settembre, comunicò a Felice che non poteva imporle il matrimonio con un invalido. Felice la prese piuttosto bene: nel 1919 sposò un banchiere molto più anziano di lei, da cui ebbe due figli e con il quale, all'inizio delle persecuzioni razziali, emigrò in Usa, dove poi sarebbe morta nel 1960. Nel 1955, avendo bisogno di soldi per curarsi, vendette a un editore le lettere di Kafka che aveva sempre conservato.
Nemmeno una volta terminato Il processo, la via sentimentale di Kafka trovò pace.
Qualche tempo dopo la fine della sua storia con Felice, Kafka ci ripensò sulla faccenda dell'invalido che non poteva sposarsi, forse anche perché le prime cure sembrarono portarlo sull'orlo della guarigione. Si fidanzò nel 1919 con una modesta e inquieta ragazza praghese, che faceva la cameriera, Julie Wohryzeck, nata nel 1891, il cui precedente fidanzato era morto in guerra. Nel 1920 la lasciò e l'anno dopo lei sposò un avvocato.
Julie Wohryzeck

Tra il 1919 e il 1923, Kafka ebbe una corrispondenza (inizialmente molto intensa, poi raffreddatasi) con la scrittrice ceca Milena Jesenskà, nata nel 1896, che aveva tradotto i suoi racconti dal tedesco al ceco. Si incontrarono anche alcune volte e Kafka, a un certo punto, le chiese di lasciare il marito (con cui, peraltro, la donna aveva un rapporto pessimo) per andare a vivere con lui. Il rifiuto di Milena determinò la fine della storia, anche se Kafka, successivamente, le lasciò i suoi diari.
Milena Jesenskà

Durante una vacanza sul Baltico, nell'estate del 1923, Kafka incontrò Dora Diamant, nata nel 1898, una maestra d'asilo polacca che lavorava come volontaria in una colonia. I due trascorsero insieme tre settimane, al termine delle quali decisero di andare a convivere, progettando anche di trasferirsi l'anno successivo in Palestina per unirsi ai primi coloni sionisti. Questo progetto però naufragò prima ancora di partire, perché l'amico Hugo Bergmann, che era già a Tel Aviv, temendo che Kafka potesse infettare i suoi figli con la tubercolosi, rifiutò di ospitarlo. Kafka raggiunse quindi Dora a Berlino. Qui, però, le sue condizioni di salute si aggravarono, sia per l'inverno insolitamente freddo sia per le ristrettezze economiche dovute al fatto che l'inflazione galoppante si mangiava rapidamente il potere d'acquisto della modesta pensione di invalidità con cui l'amministrazione pubblica lo aveva collocato a riposo nel 1921.
Dora Diamant

Nelle ultime settimane di convivenza, Dora distrusse per ordine di Kafka alcune delle sue carte, ma altre ne conservò. Non volle però darle a Brod per la pubblicazione e, nel 1933, le furono sequestrate dalla Gestapo durante una perquisizione. Brod cercò di recuperarle interessando della vicenda lo scrittore tedesco Camill Hoffmann, nato nel 1878, ma l'unico risultato che ottenne fu che Hoffmann, per le sue frequentazioni di ebrei, finì a Dachau. A quel punto, Dora emigrò in Inghilterra, dove sarebbe rimasta fino alla morte, nel 1952.
Camill Hoffmann

Nel 1920, durante un ricovero in sanatorio, Kafka aveva fatto amicizia con un giovane studente di medicina ungherese ed ebreo, Robert Klopstock, nato nel 1899. Durante l'ultimo ricovero a Kierling (vicino Vienna) lo volle accanto. Fu Klopstock ad attuare il "suicidio assistito" voluto da Kafka, aumentando le dosi di analgesico fino a fargli perdere definitivamente conoscenza, nel pomeriggio del 3 giugno 1924. A quel tempo non esisteva ancora la nutrizione parenterale e, essendo impossibilitato a deglutire in seguito all'estensione del male alla trachea, Kafka sarebbe stato praticamente condannato a morire di fame. In seguito, Klopstock si laureò a Berlino nel 1928 e nel 1933, insieme alla moglie, emigrò negli Usa, dove divenne un importante pneumologo. Visse fino al 1972.
Robert Klopstock

Chi si interessa di questa storia non può non rimanere colpito dal destino di molti suoi protagonisti. Praticamente tutte le donne che vi compaiono, tolta la madre di Kafka che morì prima e Dora Diamant e Felice Bauer che fecero in tempo a emigrare, finirono uccise dai nazisti durante la Shoah.
Gabrielle Kafka fu gasata nel campo di Chelmno, in Polonia, nel 1944; la sorella Valerie Kafka l'aveva preceduta, nello stesso campo, nel 1942; la terza sorella, Otylie Kafka, era stata invece gasata ad Auschwitz nel 1943. Grete Bloch e Julie Wohryzeck furono gasate ad Auschwitz nel 1944. Nello stesso anno, Milena Jesenskà trovò la morte a Ravensbruck. 
Anche Camill Hoffmann morì ad Auschwitz nel 1944.
Al terribile destino della Shoah sfuggì invece Max Brod: che, al momento dell'invasione della Cecoslovacchia da parte dei nazisti, nel 1939, fuggì nella Palestina britannica. Qui lavorò inizialmente come consulente editoriale e poi, dopo la nascita dello Stato d'Israele, per il Teatro Nazionale d'Israele e come docente universitario, fino alla morte, nel 1968.


giovedì 3 novembre 2016

Nel posto sbagliato al momento sbagliato, o forse no: la storia di Janice Drake

Non sono rari, negli annali di Storia criminale, i casi di donne uccise solo per essersi trovate al fianco di un concorrente da eliminare, specie nei conflitti tra associazioni mafiose per il controllo del territorio.
Alcuni di questi delitti sono rimasti sempre irrisolti, come quello di Christina Lorenzo, una diciottenne italo-americana di Cleveland, che l'8 luglio 1930 sposò Tony Colletti, uno scagnozzo del clan Lonardo, che a quel tempo contendeva il monopolio del contrabbando di liquori a un altro clan, quello dei Porello; e il 1° agosto successivo fu trovata morta in mezzo a una strada, uccisa da 5 colpi di pistola. Inizialmente, fu il marito ad ammettere di averla uccisa, per gelosia. Tuttavia, durante l'inchiesta, ritrattò e raccontò di essere stato costretto a confessare dai poliziotti, a forza di botte. Il suo avvocato chiese di spostarlo in un altro carcere ma, prima che questo potesse essere disposto, Tony Colletti si impiccò (almeno secondo la versione ufficiale) nella sua cella. Secondo il suo avvocato, Tony gli aveva confidato che la moglie era stata uccisa da un sicario dei Lonardo dopo essersi trovata casualmente ad assistere all'omicidio di James Porello, fratello del boss Joe.
Il più celebre caso di questo tipo, almeno negli Usa, è quello che vede come protagonista la pin-up Janice Drake.
Nata in New Jersey come Janice Hansen nel 1927, la Drake era stata eletta Miss New Jersey nel 1945 e in tale veste partecipò anche a Miss America. Dopo essere stata scritturata come ballerina in qualche spettacolo per l'Esercito e nei club del Quartiere Latino di New York, sposò un comico emergente, Allan Drake, dal quale ebbe nel 1946 il figlio Michael.
Janice Hansen prima di diventare Miss New Jersey

Janice Drake (1927-59) in una foto glamour

Un cartellone pubblicitario con l'immagine di Janice Drake

Allan Drake (1921-86) negli anni '60

Sia lei, sia il marito, finirono presto per cominciare a frequentare personaggi della malavita. Appare accertato, per diretta ammissione dell'interessato, che la carriera di cabarettista di Allan Drake decollò rapidamente anche per il sostegno del boss Anthony Carfano, detto Little Augie Pisano, uomo di fiducia prima di Vito Genovese e poi di Lucky Luciano, nonché loro plenipotenziario (“capodecina” nel gergo malavitoso del tempo) a New York.
Anthony Carfano (1898-1959) da giovane

Anthony Carfano poco prima di essere ucciso

Il boss Vito Genovese (1897-1969)

Carfano era un abile affarista e si rivelò capace di gestire molte attività non solo a New York ma anche in Florida. Tuttavia, come si vedrà più avanti, non sarebbe stato capace di destreggiarsi in mezzo alle lotte interne al clan per il predominio di una fazione su un'altra.
Intanto, Janice Drake si fece presto la reputazione di una donna fatale, fin troppo. Approfittando della disinvoltura con cui il marito passava da un'avventura all'altra lasciando a lei la stessa libertà, ebbe una relazione con un piccolo industriale dell'abbigliamento, Nat Nelson, cui piacevano la bella vita e le belle donne. Janice e Nelson cenarono insieme il 9 febbraio 1952: il cadavere di Nelson, crivellato da colpi d'arma da fuoco, fu rinvenuto nel pomeriggio successivo. Janice, interrogata al riguardo dalla polizia, non seppe dire nulla di utile alle indagini e il caso restò irrisolto.
Janice Drake dopo aver testimoniato nelle indagini sull'omicidio Nelson

Il 25 ottobre 1957, Janice accompagnò Anthony Carfano (che lei chiamava “zio Gus”) a una cena con il boss Albert Anastasia. Questo era un soggetto quanto mai pericoloso, chiamato dalla stampa “il Lord Gran Carnefice della Mala” per il numero di esecuzioni che aveva ordinato o compiuto personalmente, ma in quel periodo non se la passava molto bene. Era infatti legato a Frank Costello, una delle figure emergenti della mafia newyorkese, e questo stava entrando in conflitto con la più potente famiglia mafiosa del tempo, la Gambino-Genovese. Non a caso, la mattina del 26 ottobre, mentre si stava facendo radere dal barbiere del Park Sheraton Hotel, fu ucciso da un killer a colpi d'arma da fuoco. Anche stavolta, Janice fu interrogata nell'ambito delle indagini e anche stavolta non seppe dire nulla.
Albert Anastasia (1902-57)

La scena del crimine nell'uccisione di Albert Anastasia

A questo punto, si cominciò a parlare della “bionda menagramo” in compagnia della quale la cena rischiava seriamente di diventare l'ultima cena. Ma Anthony Carfano non era tipo da dare troppo peso alle superstizioni e continuava a portarsela dietro. Allo stesso tempo, piuttosto imprudentemente, finì per avvicinarsi anche lui a Frank Costello (che, dopo essere stato ferito alla testa in un attentato, decise prudentemente di ritirarsi dagli affari e ne cedette il controllo ai Gambino-Genovese) e si attirò addosso, così, l'ira dei suoi ex capi.
Frank Costello (1891-1973)

La sera del 29 settembre 1959, Janice Drake e Anthony Carfano si incontrarono a un bar e decisero di cenare insieme in un locale dove incontrarono alcuni conoscenti. Durante il pasto, Carfano ricevette una telefonata sulla linea del ristorante e, dopo aver risposto, tornò al tavolo piuttosto agitato, dicendo di avere un appuntamento urgente nel Queens. Janice gli chiese se poteva accompagnarla a casa e lui rispose di sì. Alle 21,45 i due si allontanarono dal ristorante sulla Cadillac nera di Carfano.
Mezz'ora dopo, la polizia di New York ricevette una telefonata proveniente da Jamaica, nel Queens, dove un testimone aveva visto due persone sospette scappare via su una Cadillac nera, anche se in un primo momento non si parlò di sparatorie. Le auto della polizia inviate sul posto, trovarono, nei pressi dell'aeroporto La Guardia, l'auto di Carfano sbandata sull'orlo del marciapiede. Dentro, c'erano Carfano e Janice Drake, seduti sui sedili anteriori ed entrambi uccisi con almeno 3 colpi d'arma da fuoco alla testa. Dall'inclinazione dei proiettili, che apparivano esplosi da molto vicino, si concluse che fossero stati colpiti da qualcuno che era seduto sui sedili posteriori.


La scena del crimine dopo l'uccisione di Anthony Carfano e Janice Drake

In un primo tempo, si pensò che Janice fosse stata uccisa solo in quanto scomoda testimone dell'assassinio di Carfano. Più tardi, nel chiudere le indagini sul caso (che non hanno mai portato a nessuna incriminazione per mancanza di prove), il procuratore distrettuale del Queens, Frank D. Connor, teorizzò che la donna avesse avuto un ruolo molto attivo nell'organizzazione mafiosa, come corriere di narcotici e denaro sporco.   
Allan Drake (con gli occhiali da sole) alla stazione di polizia dopo aver ricevuto la notizia della morte della moglie

I genitori e i fratelli di Janice Drake dopo aver ricevuto la notizia del delitto

Frank D. Connor (1909-92) con la moglie, nel 1966. Oltre che avvocato e magistrato, è stato anche un politico democratico