domenica 20 novembre 2016

The lady vanishes: una scrittrice scomparsa (Barbara Newhall Follett) e una ritrovata (Gertrude Barrows Bennett)

Tra le tante persone di cui viene prima o poi denunciata la scomparsa negli Usa del 1939, ci sono due scrittrici dalle origini diversissime, che però finiscono per convergere in alcuni punti importanti. Entrambe hanno avuto un non trascurabile ma breve successo negli anni precedenti, e saranno riscoperte a diversi anni di distanza.
Di una delle due, dopo molto tempo, si saprà il destino finale. Dell'altra, ancora no.
Gertrude Barrows, nata a Minneapolis nel 1883, aveva sognato una carriera di artista ma aveva abbandonato presto gli studi per lavorare come stenografa. Nel 1909 aveva sposato il giornalista inglese Stewart Bennett, da cui aveva avuto una figlia, Connie, trasferendosi a Philadelphia. Tuttavia, il marito era morto dopo poco tempo, durante un viaggio di lavoro. Poco dopo era morto anche il padre e la Bennett aveva dovuto farsi carico della madre invalida e priva di altro sostentamento.
Fu sicuramente per racimolare qualche guadagno in più che, nel 1917, si mise a scrivere racconti per le pulp magazines di Science Fiction, di cui era un'accanita lettrice. Il primo che inviò, The Nightmare, fu subito pubblicato su All-Story Weekly sotto lo pseudonimo di Francis Stevens (con cui avrebbe firmato anche le opere successive), e accolto con grande favore dal pubblico. Nei tre anni successivi scrisse e pubblicò sei romanzi e altri tre racconti, mentre almeno altri tre titoli sono rimasti inediti o sono usciti sotto altri pseudonimi.
Gertrude Barrows Bennett

Le sue opere più note sono due romanzi, The citadel of fear (una storia fantasy che tratta di una città azteca che sopravvive nella foresta messicana e viene casualmente riscoperta durante la Prima Guerra Mondiale) e The heads of Cerberus (una storia di fantascienza in cui chi inala una misteriosa polvere viene trasportato nella Philadelphia del 2118, dominata da un regime totalitario): quest'ultimo libro è stato anche tradotto in Italiano (Le teste del Cerbero) dall'Editrice Nord. Tutte le sue opere ottennero un buon successo di pubblico e favorevoli giudizi critici: per la critica moderna (Sam Moskowitz in particolare), la Bennett è una delle maggiori autrici di fantasy di tutti i tempi.


Opere di "Francis Stevens" in edizioni dì'epoca
L'edizione italiana di Le teste del Cerbero

Nel 1920 morì la madre, e Gertrude dovette affrontare molte meno spese rispetto a prima. Fu probabilmente questa la ragione che la indusse a prendersi una pausa dal lavoro di scrittrice, mentre continuava a fare la segretaria per mantenersi. Purtroppo, questa pausa sarebbe durata per tutto il resto della sua vita: infatti, non avrebbe scritto più nulla.
Quando Connie divenne autonoma, la Bennett si trasferì in California. Madre e figlia mantennero per lo più contatti epistolari, sempre molto cordiali, fino al settembre del 1939, quando la Bennett scrisse una breve missiva a Connie annunciandole una lettera molto più lunga di lì a breve. Lettera che però Connie non ricevette mai. I suoi successivi tentativi di ricontattare e poi di ritrovare la madre, non ebbero alcun esito, nemmeno dopo il 1952, quando le opere della Bennett cominciarono a essere ristampate in volume, con grande successo.
Ancora nel 1993, anno dell'edizione italiana di Le teste del Cerbero, non si avevano sue notizie. Successive ricerche, però, hanno rinvenuto un certificato di morte a suo nome, datato 1948. Sembrerebbe che sia deceduta per cause naturali, anche se resta un grosso punto interrogativo riguardo ciò che può aver fatto tra il 1939 e il 1948.
Ancora più complessa è la vicenda di Barbara Newhall Follett, nata in New Hampshire nel 1914 e figlia dell'influente critico e editor Wilson Follett. Dopo aver rivelato un precocissimo talento letterario, a 13 anni, nel 1927, grazie ai contatti del padre, pubblicò un romanzo, The house without windows, che ottenne un discreto successo e fu molto acclamato dalla critica. Il romanzo, che aveva avuto una storia decisamente travagliata (la versione iniziale era andata distrutta in un incendio, poi era stato riscritto a memoria), trattava di una ragazza che scappava di casa per andare a vivere come una creatura selvaggia in un bosco. L'anno dopo, sempre grazie ai contatti del padre, riuscì a imbarcarsi su una nave mercantile in cui trascorse alcuni mesi, e da questa esperienza ricavò il secondo libro, The voyage of Norman D., che pure ottenne un discreto successo.

Immagini di Barbara Newhall Follett quando era considerata l'enfante prodige della letteratura statunitense

Le edizioni originali dei suoi due libri

A questo punto, dopo pochi anni, la sua vita ebbe una svolta, non certo positiva. Il padre perse la testa per una donna molto più giovane e piantò la famiglia (moglie e tre figlie) in una situazione economica molto precaria. Barbara fu costretta a cercarsi un lavoro: impresa ardua, dato che era il periodo della Grande Depressione e lei, istruita in casa, non aveva alcun titolo di studio. Nel 1932 riuscì a trovare un impiego come segretaria a New York. Sembra che abbia scritto almeno altre tre opere, ma nessuna di queste riuscì a trovare un editore. Due di queste sono però state pubblicate da un nipote, Stefan Cooke, sul sito che le ha dedicato, farksolia.org.
Barbara con il resto della sua famiglia

Barbara con la madre Helen



Altre immagini risalenti a quando aveva 16 anni

Con l'amica Alice Dyar Russell
Durante un'escursione in montagna come quella in cui conobbe il marito

Nel 1933, durante un'escursione in montagna, conobbe un tale Nickerson Rogers, che sposò nello stesso anno. La coppia compì un viaggio in Europa, prima di stabilirsi a Brookline, nel Massachusetts. Barbara trovò un nuovo interesse nella danza, seguendo alcuni stage presso scuole prestigiose. Tuttavia, dopo qualche anno, cadde in depressione, pare a seguito della scoperta di una serie di tradimenti da parte del marito. La sera del 7 dicembre 1939, dopo un ennesimo litigio, Barbara se ne andò di casa, senza alcun bagaglio e con non più di 30 dollari nella borsa.
Il marito aspettò due settimane prima di denunciarne la scomparsa, a suo dire perché convinto che sarebbe tornata da sola. Quando poi cominciarono le ricerche, la donna fu indicata nei bollettini con il nome da sposata (Barbara Rogers), circostanza che non facilitò certo il riconoscimento. Nel 1952, la madre di Barbara, Helen, cercò inutilmente di far riaprire il caso e scrisse una serie di lettere al genero, accusandolo più o meno apertamente di nascondere qualcosa e di essere implicato nella scomparsa della figlia. Tuttavia, non se ne fece nulla e a tutt'oggi non si sa quale fine possa avere fatto Barbara. Non si è saputo più nulla di lei e il suo corpo non è stato mai ritrovato.
Un suo inedito recentemente pubblicato




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