Tra le tante persone di cui viene prima
o poi denunciata la scomparsa negli Usa del 1939, ci sono due
scrittrici dalle origini diversissime, che però finiscono per
convergere in alcuni punti importanti. Entrambe hanno avuto un non
trascurabile ma breve successo negli anni precedenti, e saranno
riscoperte a diversi anni di distanza.
Di una delle due, dopo molto tempo, si
saprà il destino finale. Dell'altra, ancora no.
Gertrude Barrows, nata a Minneapolis
nel 1883, aveva sognato una carriera di artista ma aveva abbandonato
presto gli studi per lavorare come stenografa. Nel 1909 aveva sposato
il giornalista inglese Stewart Bennett, da cui aveva avuto una
figlia, Connie, trasferendosi a Philadelphia. Tuttavia, il marito era
morto dopo poco tempo, durante un viaggio di lavoro. Poco dopo era
morto anche il padre e la Bennett aveva dovuto farsi carico della
madre invalida e priva di altro sostentamento.
Fu sicuramente per racimolare qualche
guadagno in più che, nel 1917, si mise a scrivere racconti per le
pulp magazines di Science Fiction, di cui era un'accanita lettrice.
Il primo che inviò, The Nightmare, fu subito pubblicato su All-Story
Weekly sotto lo pseudonimo di Francis Stevens (con cui avrebbe firmato anche le opere successive), e accolto con grande
favore dal pubblico. Nei tre anni successivi scrisse e pubblicò sei
romanzi e altri tre racconti, mentre almeno altri tre titoli sono
rimasti inediti o sono usciti sotto altri pseudonimi.
Gertrude Barrows Bennett
Le sue opere più note sono due
romanzi, The citadel of fear (una storia fantasy che tratta di una
città azteca che sopravvive nella foresta messicana e viene
casualmente riscoperta durante la Prima Guerra Mondiale) e The heads
of Cerberus (una storia di fantascienza in cui chi inala una
misteriosa polvere viene trasportato nella Philadelphia del 2118,
dominata da un regime totalitario): quest'ultimo libro è stato anche
tradotto in Italiano (Le teste del Cerbero) dall'Editrice Nord. Tutte
le sue opere ottennero un buon successo di pubblico e favorevoli
giudizi critici: per la critica moderna (Sam Moskowitz in
particolare), la Bennett è una delle maggiori autrici di fantasy di
tutti i tempi.
Opere di "Francis Stevens" in edizioni dì'epoca
L'edizione italiana di Le teste del Cerbero
Nel 1920 morì la madre, e Gertrude
dovette affrontare molte meno spese rispetto a prima. Fu
probabilmente questa la ragione che la indusse a prendersi una pausa
dal lavoro di scrittrice, mentre continuava a fare la segretaria per
mantenersi. Purtroppo, questa pausa sarebbe durata per tutto il resto
della sua vita: infatti, non avrebbe scritto più nulla.
Quando Connie divenne autonoma, la
Bennett si trasferì in California. Madre e figlia mantennero per lo
più contatti epistolari, sempre molto cordiali, fino al settembre
del 1939, quando la Bennett scrisse una breve missiva a Connie
annunciandole una lettera molto più lunga di lì a breve. Lettera
che però Connie non ricevette mai. I suoi successivi tentativi di
ricontattare e poi di ritrovare la madre, non ebbero alcun esito,
nemmeno dopo il 1952, quando le opere della Bennett cominciarono a
essere ristampate in volume, con grande successo.
Ancora nel 1993, anno dell'edizione
italiana di Le teste del Cerbero, non si avevano sue notizie.
Successive ricerche, però, hanno rinvenuto un certificato di morte a
suo nome, datato 1948. Sembrerebbe che sia deceduta per cause
naturali, anche se resta un grosso punto interrogativo riguardo ciò
che può aver fatto tra il 1939 e il 1948.
Ancora più complessa è la vicenda di
Barbara Newhall Follett, nata in New Hampshire nel 1914 e figlia
dell'influente critico e editor Wilson Follett. Dopo aver rivelato un
precocissimo talento letterario, a 13 anni, nel 1927, grazie ai
contatti del padre, pubblicò un romanzo, The house without windows,
che ottenne un discreto successo e fu molto acclamato dalla critica.
Il romanzo, che aveva avuto una storia decisamente travagliata (la
versione iniziale era andata distrutta in un incendio, poi era stato
riscritto a memoria), trattava di una ragazza che scappava di casa
per andare a vivere come una creatura selvaggia in un bosco. L'anno
dopo, sempre grazie ai contatti del padre, riuscì a imbarcarsi su
una nave mercantile in cui trascorse alcuni mesi, e da questa
esperienza ricavò il secondo libro, The voyage of Norman D., che
pure ottenne un discreto successo.
Immagini di Barbara Newhall Follett quando era considerata l'enfante prodige della letteratura statunitense
Le edizioni originali dei suoi due libri
A questo punto, dopo pochi anni, la sua
vita ebbe una svolta, non certo positiva. Il padre perse la testa per
una donna molto più giovane e piantò la famiglia (moglie e tre
figlie) in una situazione economica molto precaria. Barbara fu
costretta a cercarsi un lavoro: impresa ardua, dato che era il
periodo della Grande Depressione e lei, istruita in casa, non aveva
alcun titolo di studio. Nel 1932 riuscì a trovare un impiego come
segretaria a New York. Sembra che abbia scritto almeno altre tre
opere, ma nessuna di queste riuscì a trovare un editore. Due di
queste sono però state pubblicate da un nipote, Stefan Cooke, sul
sito che le ha dedicato, farksolia.org.
Barbara con il resto della sua famiglia
Barbara con la madre Helen
Altre immagini risalenti a quando aveva 16 anni
Con l'amica Alice Dyar Russell
Durante un'escursione in montagna come quella in cui conobbe il marito
Nel 1933, durante un'escursione in
montagna, conobbe un tale Nickerson Rogers, che sposò nello stesso
anno. La coppia compì un viaggio in Europa, prima di stabilirsi a
Brookline, nel Massachusetts. Barbara trovò un nuovo interesse nella
danza, seguendo alcuni stage presso scuole prestigiose. Tuttavia,
dopo qualche anno, cadde in depressione, pare a seguito della
scoperta di una serie di tradimenti da parte del marito. La sera del
7 dicembre 1939, dopo un ennesimo litigio, Barbara se ne andò di
casa, senza alcun bagaglio e con non più di 30 dollari nella borsa.
Il marito aspettò due settimane prima
di denunciarne la scomparsa, a suo dire perché convinto che sarebbe
tornata da sola. Quando poi cominciarono le ricerche, la donna fu
indicata nei bollettini con il nome da sposata (Barbara Rogers),
circostanza che non facilitò certo il riconoscimento. Nel 1952, la
madre di Barbara, Helen, cercò inutilmente di far riaprire il caso e
scrisse una serie di lettere al genero, accusandolo più o meno
apertamente di nascondere qualcosa e di essere implicato nella
scomparsa della figlia. Tuttavia, non se ne fece nulla e a tutt'oggi
non si sa quale fine possa avere fatto Barbara. Non si è saputo più nulla di lei e il suo corpo non è
stato mai ritrovato.
Un suo inedito recentemente pubblicato
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