martedì 14 luglio 2020

Lois Duncan e il thriller: quando la realtà supera la fiction


Il cliché dello scrittore di gialli coinvolto personalmente in un caso di nera è stato utilizzato talmente tante volte in narrativa, cinematografia e televisione che ormai si può considerare una delle trovate meno originali cui possa ricorrere un autore.
Ma, nella realtà, è mai accaduto qualcosa del genere? Almeno in una occasione importante, sì, e si è trattato di una storia senza happy end.
La protagonista si chiama Lois Duncan (nome per esteso Lois Duncan Steimetz) ed è una donna geniale e battagliera, nata a Sarasota, in Florida, il 28 aprile 1934. La Duncan, figlia di un fotografo abbastanza noto, Joseph Janney Steimetz, cominciò gli studi alla Duke University nel 1952 ma li abbandonò l'anno successivo per sposare un certo Joseph Cardozo, dal quale ebbe tre figli, prima di divorziare nel 1962. Nel periodo del matrimonio, pubblicò diversi articoli e qualche libro rosa dal modesto successo, il primo dei quali uscì nel 1959. Dopo il divorzio, trasferitasi con i figli ad Albuquerque, New Mexico, continuò a scrivere finte “storie vere” per riviste femminili e nel 1966 pubblicò un romanzo, Ransom, che ottenne un buon successo e segna il suo passaggio al genere giallo. Intanto, nel 1965, si risposò con l'ingegnere Donald Arquette, dal quale ebbe altri due figli.
Nel 1970 fu incaricata di tenere un corso di giornalismo presso l'Università del New Mexico e ne approfittò anche per portare a termine la sua formazione accademica, con la laurea in Letteratura Inglese nel 1977.


Lois Duncan in gioventù e nella maturità

Gli anni '70 sono un periodo denso di successi: tra i libri pubblicati in quel periodo, i più importanti da ricordare sono I Know What You Did Last Summer (1973) Down a Dark Hall (1974), Summer of Fear (1976) e Killing Mr. Griffin (1978), tutti quanti poi tradotti in film hollywoodiani di un certo successo. Il primo e l'ultimo sono stati anche tradotti in Italiano.
Mentre la vita sembrava sorriderle, la tragedia piombò sulla sua famiglia.
Albuquerque è la più grande città del New Mexico, vicina a un'importante base aerea, e si trova in una posizione molto importante per i traffici tra gli Usa e l'America Latina, specie quelli illeciti. Di conseguenza, ha alti tassi di criminalità e probabilmente anche una polizia poco efficiente.
Intorno alle 23 del 16 luglio 1989, la figlia più piccola di Lois Duncan, Kaitlin, una diciottenne che aveva appena terminato la High School e stava per iscriversi a Medicina, mentre tornava a casa sulla sua Ford Tempo dopo aver trascorso la serata a guardare una videocassetta a casa di un'amica, fu affiancata da un'altra auto, e gli occupanti di questa esplosero due revolverate verso di lei, colpendola al volto. Kaitlin perse il controllo dell'auto, che andò a sbattere contro un palo, dopo aver percorso per inerzia alcune centinaia di metri.


Lois Duncan con Kaitlin bambina

Kaitlin Arquette nella foto dell'ultimo annuario scolastico

Poiché la zona in cui avvenne il fatto è poco abitata, nessuno aveva sentito esplodere i colpi ma la polizia fu allertata da un agente di passaggio, mentre portava in caserma altri sospettati per un altro reato, che aveva visto l'auto contro il palo e aveva pensato a un incidente. Solo quando Kaitlin fu estratta dall'auto, i soccorritori si resero conto dei due proiettili che l'avevano colpita al volto.
La situazione apparve subito grave. Uno dei proiettili, entrando dalla tempia, aveva raggiunto il cervello. Nonostante il ricovero al New Mexico University Hospital, lo stesso che avrebbe dovuto frequentare da studentessa, Kaitlin cessò di vivere il giorno dopo, 17 luglio.
I sospetti iniziali del detective Steve Gallegos, incaricato delle indagini, si appuntarono sul ragazzo di Kaitlin, un giovane vietnamita di nome Dung Nguyen, ex profugo in fuga dopo la fine della guerra del Vietnam, con il quale la ragazza era andata a vivere da appena qualche giorno. L'alibi di Nguyen sembrava solido e suffragato da testimoni, lo stub diede risultato negativo. Tuttavia, il 22 luglio, Nguyen tentò il suicidio senza riuscirci, accoltellandosi. Una serie di controlli più approfonditi accertò che la ragazza voleva lasciarlo, dopo aver scoperto che era coinvolto in una brutta faccenda di frodi assicurative, che a quel tempo rappresentava un business milionario in cui erano coinvolti parecchi vietnamiti.
Lois e gli altri familiari di Kaitlin non pensavano che Nguyen fosse direttamente coinvolto nell'assassinio di Kaitlin ma sospettavano che ci fosse comunque un collegamento. Un'amica di Kaitlin dichiarò di essere stata messa al corrente del fatto da una telefonata di Nguyen, fatta prima che Nguyen stesso venisse a sua volta rintracciato e avvisato dalla polizia. Inoltre, dall'appartamento che Kaitlin e Nguyen dividevano, erano partite tre telefonate dirette a numeri riservati, nelle ore in cui Kaitlin giaceva in un letto di ospedale e anche Nguyen era con lei.
Interrogato dalla polizia, Nguyen ammise di essere coinvolto nelle frodi assicurative e che le telefonate erano state fatte da un suo amico, pure coinvolto nelle frodi. La polizia, però, si disinteressò di lui e Nguyen, una volta rilasciato, se ne andò dal New Mexico.
Disperati per l'inerzia dei poliziotti, Lois e i suoi familiari si rivolsero ad alcuni “sensitivi”, gente che aveva fama di essere riuscita ad aiutare delle difficili indagini grazie ai loro poteri paranormali. Da questi ottennero delle indicazioni che a volte si rivelarono giuste, almeno per quanto riguarda la posizione e l'aspetto di alcuni luoghi, ma nessun indizio che smuovesse le indagini.
Intanto la polizia aveva arrestato quelli che riteneva i più probabili assassini di Kaitlin: due adolescenti messicani, Miguel Garcia e Juvenal Escobedo. Entrambi erano stati accusati da un loro amico che si dichiarava presente al fatto e attribuiva il movente a un atto di pura violenza gratuita, senza nessuna ragione. Tuttavia, nel prosieguo dell'inchiesta fu accertato che il testimone chiave non era credibile, dato che si trovava in carcere al momento dei fatti, e che la pistola indicata come arma del delitto era una vecchia arma del tutto inservibile.
Secondo il procuratore distrettuale Robert Schwartz, Kaitlin era stata uccisa perché si era trovata in mezzo a un regolamento di conti tra bande, nel quale Garcia ed Escobedo erano entrambi coinvolti, ma non si riuscivano a trovare testimoni credibili perché questi erano tutti sottoposti a intimidazioni.
Nel 1992, Lois pubblicò un primo libro su questa esperienza, Who Killed My Daughter?, e sostenne anche un confronto televisivo con il procuratore Schwartz dopo aver criticato duramente i metodi della polizia di Albuquerque. Tra il pubblico che vide questo confronto in tv c'era anche un detective privato, ex poliziotto, originario della Pennsylvania ma molto pratico di Albuquerque, Paul Caristo, che telefonò a Lois Duncan e le offrì i suoi servigi, subito accettati.


Caristo scoprì che un testimone aveva visto allontanarsi un Maggiolino Volkswagen dalla zona del crimine e che, quando la prima pattuglia di polizia era accorsa sul posto, aveva fermato un certo Paul Apodaca che sembrava stesse lì a curiosare e aveva dichiarato di essere lì di passaggio. Caristo scoprì che Apodaca, oltre a possedere un Maggiolino Volkswagen, era anche un pregiudicato per stupro: anzi, quando lo cercò per parlargli, lo trovò di nuovo incarcerato per stupro. Apodaca si rivelò molto reticente, soprattutto riguardo i suoi rapporti con Garcia ed Escobedo e con i vietnamiti.
Caristo fece altre scoperte che misero in dubbio la qualità del lavoro della polizia di Albuquerque e inviò ad essa un memoriale di 75 pagine chiedendo una serie di chiarimenti. Non ricevette alcuna risposta.
Lois Duncan pubblicò un altro libro sulla sua esperienza, One to The Wolves, in cui insisteva ancora di più sui disservizi della polizia di Albuquerque: che, a suo dire, dopo aver trattato il caso in modo molto superficiale, si era preoccupata solo di non far emergere i propri tanti errori.


Nel 2014, il giornalista di Buzzfeed Tim Stelloh cercò di intervistare alcuni dei protagonisti della vicenda. Parlò ovviamente con Lois Duncan e con Paul Caristo, ma dei sospettati solo Escobedo e Garcia accettarono di incontrarsi con lui, solo per dichiararsi innocenti di tutte le accuse. Ngueyn, che si era trasferito in California, e Apodaca, non vollero incontrarlo nemmeno.
Il caso di Kaitlin Arquette è ancora aperto.
Lois Duncan non scrisse più alcun thriller dopo questa esperienza ed è morta senza conoscere il nome dell'assassino della figlia, il 15 giugno 2016.
Venendo ai contenuti delle opere della Duncan, appare subito evidente che si tratta di una scrittrice capace di distinguersi dalla massa sia per l'originalità delle trame sia per il coraggio nel trattare temi scomodi. I suoi romanzi sono spesso classificati come opere destinate a un pubblico adolescente ma non pochi critici hanno notato come parlino di adolescenza in termini che dovrebbero interessare anche ad un pubblico adulto. In un certo senso, danno cittadinanza letteraria ad alcuni aspetti dell'adolescenza generalmente esclusi dall'interesse degli scrittori.
Concentrandoci sulle opere giunte fino alla traduzione italiana, la prima è I Know What You Did Last Summer (1973) che però è stata tradotta solo nel 1998 nella collana Narrativa Junior di Sperling & Kupfer, in seguito al notevole successo del film omonimo (So cosa hai fatto) con Jennifer Love Hewitt e Sarah Michelle Gellar uscito l'anno precedente.





Diverse edizioni del libro, compresa quella italiana

Quattro ragazzi di una cittadina del New Mexico, due maschi e due femmine, tutti tra i 18 e i 19 anni, cominciano a ricevere inquietanti messaggi da parte di qualcuno che dichiara di sapere “cosa hanno fatto” durante l'estate precedente. In effetti, a quel tempo, una sera, tornando da una gita al lago, i quattro investirono un bambino che andava in bicicletta lungo una strada buia di campagna. Non lo soccorsero per timore delle conseguenze, anche se avvisarono comunque il 911 dal primo telefono pubblico. Il bambino, in ogni caso, morì per le conseguenze dell'incidente.
Le vite di due di essi ne sono state sconvolte: Ray non si è iscritto all'università e si è imbarcato sulle navi mercantili, ma poi è ritornato a casa dopo qualche mese; la sua ex ragazza, Julie, da fanciulla frivola e fatua, si è trasformata in una secchiona che studia dalla mattina alla sera per ottenere una borsa di studio che le permetta di andarsene lontano. Gli altri due, invece, sembrano averla superata meglio: Barry va all'università cittadina e vive in uno studentato, Helen ha lasciato gli studi senza diplomarsi per lavorare in un canale televisivo dopo aver vinto un concorso di bellezza.
Ray vorrebbe tornare con Julie, la quale però lo ignora e preferisce frequentare un ragazzo più grande, conosciuto da poco, Bud. Il rapporto tra Barry e Helen è in crisi perché la facoltosa famiglia di lui non vede di buon occhio la possibilità che si leghi a una ragazza di modeste origini e per di più ignorante. Helen è però corteggiata con una certa insistenza da un ragazzo che vive nel suo stesso residence, Collie.
Barry, l'unico a non aver ancora ricevuto messaggi anonimi, viene gravemente ferito da un colpo di pistola che gli viene sparato una sera durante lo spettacolo pirotecnico che chiude la manifestazione del 4 luglio. Questo episodio fa precipitare gli eventi, perché gli altri tre si rendono conto di essere nel mirino di uno psicopatico. Ma chi è questo psicopatico? E come è venuto a conoscenza dei fatti dell'estate precedente?
Il romanzo finisce con una rivelazione alquanto inaspettata e con un relativo happy end, perché, nonostante le diverse situazioni di grande tensione, non ci saranno altri spargimenti di sangue, anche se la verità nascosta dovrà essere rivelata.
Il film è decisamente molto più truculento.




Locandina e alcune immagini del film

Chiari riferimenti a questo film si trovano anche in una parodia comico-demenziale uscita nel 2000, Shriek - If You Know What I Did Last Friday The Thirteenth (Shriek - Hai impegni per venerdì 17)


Il secondo libro di Lois Duncan giunto in Italia, in realtà, vi è arrivato prima: Killing Mr. Griffin (1978) fu tradotto nel Giallo Mondadori già l'8 giugno 1980, con il numero 1636 della collana e il titolo Uccidiamo Mr. Griffin.







Diverse edizioni, compresa quella italiana

Siamo ad Albuquerque, New Mexico, alla metà degli anni '70. La classe di Inglese dei maturandi della High School Del Norte è affidata a un docente tostissimo, ex assistente universitario, Brian Griffin. Gli studenti vivono nel terrore dei suoi voti, sempre bassissimi, e non c'è il minimo verso di instaurare un dialogo con lui. Questa situazione accomuna la secchiona Susan, l'egocentrica Betsy, il capoclasse David, l'atletico Jeff e l'ombroso Mark, un orfano che vive presso degli zii. È proprio da quest'ultimo che parte l'idea di rapire il professor Griffin e portarlo in un bosco per spaventarlo. Le adesioni sono entusiaste, tranne quelle di Susan e David che hanno molti dubbi. Susan però si presta comunque a fare da esca per portare Griffin nel parcheggio della scuola la sera del rapimento, e rimane sconvolta quando, una volta aggredito, l'insegnante si preoccupa innanzitutto che lei si metta in salvo.
I ragazzi ignorano che Griffin soffre di una forma di angina al cuore che si aggrava sotto stress e richiede la somministrazione di nitroglicerina durante le crisi. Una volta che lo hanno legato, portato in un bosco sperduto e nascosto in una caverna, quando scoprono le pillole, leggendo il loro contenuto, le distruggono pensando che possano esplodere. Poi lo lasciano lì, intenzionati a riprenderlo più tardi.
Susan e David hanno però qualche scrupolo e tornano dunque a vedere come sta. Hanno una orribile sorpresa: Griffin ha avuto una crisi e, non avendo potuto prendere le sue pillole, è morto.
Quando avvisano i compagni, questi, dominati dalla personalità di Mark, si preoccupano solo di far sparire il corpo seppellendolo alla bell'e meglio. Tuttavia, una coppia a passeggio per il bosco lo scoprirà dopo pochi giorni.
I ragazzi tentano di sviare le indagini fornendo una falsa testimonianza per cui Griffin si sarebbe allontanato dal parcheggio in compagnia di una misteriosa donna bionda e che nel pomeriggio era nervoso e guardava continuamente l'orologio da polso. Ma Kathy, sua moglie, molto più giovane di lui e incinta del loro primo figlio, ricorda benissimo che quel giorno il marito aveva dimenticato l'orologio a casa e convince il detective James Baca, incaricato del caso, che mentono.
I ragazzi si sentono le indagini addosso e commettono una serie di altre imprudenze, fornendo ulteriori indizi della loro colpevolezza. Uno di queste conduce all'uccisione, ad opera di ignoti, della nonna di David, una donna un po' rimbambita ma che sembra aver capito tutto. David e Susan stanno per cedere: a quel punto, Mark, l'anima nera del gruppo, decide di eliminarli. Per fortuna, ormai i ragazzi sono sotto sorveglianza. Emergeranno altri terrificanti dettagli sull'uccisione della nonna di David e sull'incidente costato la vita al padre di Mark anni prima.
Questo romanzo fu molto apprezzato dalla critica ed ebbe molte edizioni, ma per quasi 20 anni l'idea di ricavarne un film incontrò parecchi ostacoli data la scabrosità del tema che affrontava. Poi nel 1997 ne venne ricavato un tv movie diretto da Jack Bender, con lo stesso titolo, abbastanza fedele alla trama. In Italia è stato trasmesso con il titolo L'ultima lezione del professor Griffin.



Due anni dopo, il regista Kevin Williamson prese ispirazione da questo stesso romanzo per girare una black comedy in cui un gruppo di studenti sequestra in casa sua una spietata professoressa, ma non sarà necessaria alcuna altra violenza nei suoi riguardi perché la circostanza permette di scoprire che la donna nasconde alcuni scheletri nell'armadio, ragione per cui sarà sufficiente ricattarla.




Locandina e alcune scene del film

Nonostante la presenza (e le buone prove) di alcuni interpreti di livello, come Katie Holmes o l'istrionica Helen Mirren, sempre dominatrice della scena, questo film ha diviso la critica, che non ne è stata molto entusiasta. Tra l'altro, in omaggio al libro, il film si intitolava inizialmente Killing Mrs Tingle, ma la produzione decise di cambiare il titolo nel più morbido Teaching Mrs Tingle, perché durante la lavorazione della pellicola gli Usa erano stati sconvolti dalla strage della Columbine High School, durante la quale era rimasto ucciso anche un insegnante, Willam Sanders, mentre cercava di mettere dei ragazzi in salvo dai due killer. I produttori decisero saggiamente che non era il caso di fare dell'umorismo su una così grave circostanza ancora fresca.
Dai romanzi di Lois Duncan sono stati tratti diversi altri film, tra i quali vanno ricordati soprattutto il tv movie Stranger in our house, tratto da Summer of Fear, di Wes Craven (1978) con Linda Blair e Down a Dark Hall (2018), di Rodrigo Cortes, tratto dal romanzo omonimo e interpretato da Uma Thurman e Anna Sophia Robb.



Il libro non è mai arrivato in Italia



Vhs e alcune scene del film

Anche questo libro non è mai arrivato in italiano

Locandina del film





mercoledì 8 luglio 2020

"La Terra è una torta" di Robin Livio: dal romanzo al film mai realizzato


Un romanzo di successo in Francia viene tradotto in Italiano, in una collana a larga diffusione. Poiché sono in corso le trattative per ricavarne anche un film (sono già stati scelti gli interpreti), l'editore italiano cita questo film nella presentazione e ispira a esso la copertina del volume. Ma, dopo 60 anni, di questo film non resta alcuna traccia ed è probabile che non sia mai stato girato.
Potrebbe essere benissimo una vicenda narrata dall'autore dello stesso libro, un personaggio cosmopolita dall'esistenza molto avventurosa.
All'anagrafe risulta chiamarsi Ruben Levy, nato in una famiglia benestante di ebrei romeni non praticanti, nell'inverno del 1917. Ruben cresce bilingue (e poi sarà poliglotta) perché nella borghesia romena del suo tempo si impara a parlare anche in Francese. 

Robin Livio nella maturità

In famiglia (è il bambino più piccolo)

A un certo punto, lascia gli studi e, sfruttando un documento falso, si mette a fare l'attore nel Teatro Ebraico di Budapest. In questa veste, ha un buon successo come protagonista del dramma “Dibbuk” di Sholem An-Ski, inquieto autore ebreo bielorusso vissuto dal 1863 al 1920.

Edizione italiana di Il Dibbuk

Ritratto di Sholem An-Ski

L'avvento del nazismo e l'affermazione dei filonazisti in Romania lo mette in pericolo, ma riesce a scampare alle stragi, finendo però in un campo di lavoro, dal quale sarà poi liberato all'arrivo dei soldati russi. Torna quindi al lavoro in teatro. La sua commedia surrealista “Patapouf” piace a Eugene Ionesco ma non ai censori del nuovo regime comunista, che lo prendono di mira. Poiché rischia di essere arrestato, alla prima occasione espatria, attraversa mezza Europa con mezzi di fortuna e infine sbarca in Francia, dove trascorrerà il resto della vita.

Eugene Ionesco (1909-94)

Appena arrivato, cambia il suo nome in Robin Livio e, grazie a qualche amicizia, lavora come attore in teatro e in poche produzioni cinematografiche. Intanto, collabora anche con giornali umoristici. Per alcuni anni, deve stringere la cinghia ma poi, grazie a un'assidua attività di traduttore e divulgatore, si lascia i problemi economici alle spalle.

Locandina di un film in cui figura tra gli interpreti

Scrive un saggio sul pericolo neonazista, “Le feu mal eteint” (“Il fuoco mal spento”), firmandosi Pierre Fournier: il libro ha problemi con la censura e viene sequestrato.


Va meglio al suo primo romanzo, “La Terre est un gateau” (il titolo è ispirato a un verso di Charles Baudelaire), che esce nel 1957 ed è tradotto in Italiano (“La Terra è una torta”) l'anno successivo. Dovrebbe diventare anche un film, una produzione franco-britannica, ma di questo film non restano tracce.


Il libro e la sua traduzione italiana

“La Terre est un gateau” è un romanzo di Science Fiction ingenuo e geniale al tempo stesso, piacevolmente datato, ambientato in un 1967 in cui la tecnologia la fa da padrona. Comincia con la comparsa dello smemorato entomologo francese Claude-André Dugard, proveniente da Rueille, vicino Parigi,, all'ingresso di un hotel di Londra. Dugard non ricorda nulla ma ha con sé una valigetta con una serie di documenti che lo aiutano a orientarsi, tra i quali il testo di una conferenza sull'aggressività intraspecifica delle formiche che deve leggere in una conferenza che si terrà a breve nella sede di una società scientifica. Il contenuto delle sue dichiarazioni non soddisfa uno degli scienziati presenti, il professor Richardson, che lo invita a casa propria per continuare la discussione. A mezzanotte, Dugard torna in albergo, accompagnato da un domestico di Richardson. Ma, la mattina dopo, arriva la sorpresa: Richardson viene trovato morto nel suo letto e tutto sembra indicare che a ucciderlo sia stato Dugard.
Gli interrogatori di Dugard e la testimonianza del domestico sembrano però smentire la possibilità che l'assassino possa essere il francese. Le indagini dei poliziotti, il capitano Donald e il sergente Douglas, portano alla scoperta che, lo stesso giorno, è comparso a Londra un altro francese, identico a Dugard, che si chiama anche lui Claude-André Dugard e, dopo essere stato abbordato da una prostituta, non si è separato da lei per un attimo.
I poliziotti brancolano nel buio quando, inaspettatamente, si presenta un terzo Claude-André Dugard, che afferma di essere l'assassino di Richardson.
Vengono convocate a Londra la madre e la fidanzata di Dugard ed entrambe sembrano identificarlo con il primo dei tre omonimi: ma, più passa il tempo, meno questa identificazione è certa. Le indagini portano però alla scoperta che Dugard ha un amico, un fisico di nome Jean-Marie Guinchard, che si diletta di invenzioni. Una delle invenzioni di Guinchard è appunto una macchina teletrasportatrice, che è stata testata proprio la sera del viaggio da Rueille a Londra, che si è svolto in tempo reale. Ma c'è stato qualche inconveniente e Dugard è stato scomposto in tre personalità diverse: un freddo scienziato, un uomo dedito ai sensi, un uomo preda di passioni incontrollate.
Durante il processo per il delitto Richardson, dunque, non potendo stabilire se la reale responsabilità tocchi a uno solo o a tutti e tre i Dugard , si decide di provare a riportare Dugard alla sua condizione originaria, rispedendolo indietro con la stessa macchina. L'esperimento riesce ma sprigiona una tale energia da far crollare il tribunale, con grande soddisfazione di uno dei giurati, un irlandese che per tutto il dibattimento ha pensato solo a farlo saltare in aria.
Dopo questo successo, Robin Livio lavorò ancora nel campo editoriale, dirigendo una collana di libri fotografici e una di libri illustrati sugli attori di cinema. Fu però gradualmente dimenticato. Morì improvvisamente nel settembre del 1996.


Due libri di collane curate da Robin Livio

Per il film che non fu realizzato erano stati ingaggiati due caratteristi di un certo livello: il belga Fernand Gravey per il ruolo di Dugard e l'inglese Joan Greenwood per quello della sua fidanzata Maryvonne.





Fernand Gravey (1905-70), alcune immagini del suo maggior successo, Il re e la ballerina del 1937 e la locandina dello stesso





Joan Greenwood (1921-87), alcune immagini del suo maggior successo, Whisky a volontà del 1949 e la locandina dello stesso