mercoledì 24 febbraio 2021

Il toyboy assassino: il delitto Burton-Lonergan nel 1943

 Il 24 ottobre 1943 era una domenica. Nonostante la guerra in corso, la popolazione di New York, e soprattutto quella economicamente più benestante, continuava la vita di sempre.

Patricia Burton, detta Patsy, la 22enne ereditiera della birra Burton-Bernheimer, il cui patrimonio era valutato in 7 milioni di dollari del tempo, per quel giorno, aveva degli impegni in famiglia. Ma era abituata ad alzarsi tardi, quindi nessuno si preoccupò, non vedendola arrivare a pranzo.


Patsy Burton 

Quando però la sua assenza cominciò a protrarsi più a lungo, sua madre Lucile andò a cercarla nel suo appartamento di Beekman Hill. Patsy non rispose e non aprì. Preoccupata per la figlia ma anche per il nipotino di pochi mesi che viveva con lei, Lucile Burton chiamò Peter Elser, l'amico con cui Patsy doveva vedersi a cena. Peter forzò la porta d'ingresso ed entrò nell'appartamento.


Lucile Wolfe Burton (1893-1966) in un'immagine giovanile

Patsy era nella stanza da letto, distesa sul pavimento, nuda. Qualcuno l'aveva ripetutamente colpita alla testa con un candelabro d'argento, rinvenuto sporco di sangue rappreso, e poi strangolata. La posizione scomposta e le unghie rotte indicavano che doveva aver lottato, prima di soccombere. Il bambino invece era illeso.

La rimozione del cadavere

L'ispettore Patrick Kenny della polizia di New York, tra i primi ad accorrere sulla scena del delitto, pensò subito a un coinvolgimento del marito da cui Patsy stava divorziando, Wayne Lonergan, un canadese di 26 anni che prestava servizio nell'aeronautica militare del suo Paese ma, durante il weekend, era stato a New York in licenza.


Patsy Burton e Wayne Lonergan

Il procuratore distrettuale Jacob Grumet inviò, durante la notte, un telegramma a Toronto, per chiedere alla polizia locale di fermare Lonergan in attesa che arrivassero i detective newyorkesi. L'indirizzo dell'uomo era stato facile da trovare, perché scritto nelle agende della moglie: Lonergan abitava nella pensione chiamata Belvidere Manor in Blow Street West.

Alle 8 di mattina del 25 ottobre, due detective della polizia di Toronto, Arthur Harris e Alex Deans, si presentarono al Belvidere Manor e, dopo essersi identificati presso la proprietaria, signora Miller, le chiesero se Lonergan fosse presente, dato che la stanza in cui avrebbe dovuto trovarsi risultava in realtà affittata a un altro (che poi si rivelò essere un suo amico). La signora Miller rispose che Lonergan abitava lì e che la sera precedente si era ritirato molto tardi.

Lonergan, pur essendo militare, quando aprì, era in borghese. Ammise di essere stato a New York il giorno prima e aggiunse che, mentre era lì, la divisa gli era stata rubata. I poliziotti notarono che aveva dei graffi ben visibili sul mento e sul petto.

I poliziotti dissero a Lonergan che doveva seguirli in centrale per un interrogatorio e che su di lui pendeva una richiesta di estradizione. Lonergan era già al corrente del delitto, poiché era già uscito prima del loro arrivo e aveva comprato una copia del “Toronto Globe and Mail” che riportava la notizia.

I poliziotti portarono Lonergan in centrale, passando però prima per la sede del Comando dell'aviazione per spiegare cosa stava succedendo.

Lonergan si era lasciato prelevare senza opporre resistenza, portandosi dietro solo un sacchetto con tre bottiglie di brandy che aveva comprato a New York. Strada facendo, rispondendo alle ripetute domande su che fine avesse fatto la sua uniforme, raccontò che il sabato sera, a New York, si era appartato con un soldato di nome Maurice Worchester, il quale lo aveva poi derubato dell'uniforme e dell'orologio.

I due detective e il fermato erano talmente tranquilli che si fermarono anche a fare colazione, prima di salire in centrale.

La polizia di Toronto trattenne Lonergan per circa 24 ore, senza interrogarlo. Restò a chiacchierare con i poliziotti, dividendo con loro le sigarette, mentre il brandy gli era stato sequestrato all'arrivo.

Finalmente, dopo le 22, in netto ritardo sul previsto per via di un disservizio della linea aerea, arrivò da New York il sostituto procuratore John Loher, incaricato di interrogare Lonergan. Solo alle 8 del giorno dopo sarebbero arrivati anche i detective William Prendergast e Nicholas Looram che dovevano interrogarlo a loro volta e avevano viaggiato in treno.

Lonergan aveva avvisato suo zio della situazione. Lo zio chiamò un avvocato, Michael Doyle, che raggiunse la centrale di polizia. Qui avvenne forse un equivoco, perché gli fu risposto che nessun Wayne Lonergan era stato fermato e fu invitato a tornare più tardi. Quando poi si ripresentò, il giorno dopo, gli fu risposto che non poteva essere autorizzato a vedere il suo cliente perché questo era già in custodia dalla polizia di New York.

In seguito, Doyle avrebbe dichiarato che non gli era stato permesso di assistere Lonergan e che, quindi, questo era stato facilmente persuaso ad accettare l'estradizione negli Usa senza fare ricorso. Un altro avvocato, Lionel Davis, avrebbe invece scritto una lettera ai giornali per protestare contro le tante anomalie della procedura che aveva portato all'estradizione di Lonergan, prima tra tutte il fatto che non fosse mai comparso davanti a un magistrato mentre era in stato di fermo.

Lonergan fu interrogato solo da Loher e volle innanzitutto sapere se correva il rischio di essere incriminato. Per il resto, si mostrò estremamente collaborativo.

Lonergan durante gli interrogatori

Lonergan fu dunque estradato rapidamente, senza alcun intoppo.

Interrogato da Grumet a New York, Lonergan finì per ammettere che l'uniforme l'aveva distrutta lui, perché troppo macchiata del sangue della moglie. Le cose, a suo dire, sarebbero andate nel seguente modo.

Lonergan e Patsy si stanno separando, ma sono ancora in buoni rapporti. Il 23 ottobre, Lonergan va a New York per vedere suo figlio, il piccolo Anthony, di quasi due anni. La mattina di quel giorno si reca nel lussuoso appartamento di Patsy, appartenente al complesso denominato Beekman Hill, nella 51esima strada. Patsy non c'è ma si ritira quando lui è appena arrivato, reduce da una delle tante notti trascorse tra feste e locali notturni che ormai sono la sua principale occupazione. Ha un accompagnatore fisso, un arredatore d'interni italoamericano di nome Mario Gabelline, un 43enne per il quale si è separata da Lonergan.


Beekman Hill al tempo del delitto

Beekman Hill oggi

A parte la storia con Gabelline, non è che a Patsy manchino le ragioni per piantare il marito. Al momento del matrimonio non lo sapeva e pensava che fosse solo un uomo di fiducia del padre, ma la realtà si è rivelata più complessa e sgradevole. Lonergan, omosessuale o più probabilmente bisessuale, cresciuto in una famiglia modesta, si prostituiva fin dall'adolescenza. Il padre di Patsy, il ricco industriale della birra William Burton (1896-1940), aveva ereditato la sua fortuna ed aveva fama di essere un buon pittore dilettante, di grande sensibilità; anche lui interessato alle relazioni con entrambi i sessi, aveva conosciuto casualmente Lonergan a una fiera e ne aveva fatto il proprio toyboy. Ne aveva avuti anche altri, ma questo sarebbe stato speciale. Lonergan si era rivelato molto affettuoso e fedele con Burton, assistendolo quando la malattia cardiaca di cui questo soffriva si era improvvisamente aggravata.

William Burton

Secondo Lonergan, in punto di morte, Burton gli aveva chiesto di sposare sua figlia, l'esuberante Patsy. Certamente, però, con i sette milioni di eredità, un tale consiglio poteva essere superfluo. Tra i due c'era già stato qualcosa, tant'è vero che forse Patsy era già incinta. La coppia, dopo la morte di William Burton, scappò letteralmente a Las Vegas, dove il matrimonio fu celebrato, sette mesi prima della nascita del figlio.

Il piccolo Anthony al tempo del delitto

L'unione era comunque andata rapidamente in crisi, come del resto era ampiamente prevedibile.

Secondo il racconti di Lonergan, lui e Patsy, nel rivedersi, avevano inizialmente avuto una vampata di passione, per cui si erano subito spogliati e messi a letto. Ma, qui, erano riemersi i loro problemi ed era scoppiato un litigio, al culmine del quale la donna gli aveva inflitto un fortissimo dolore fisico, mordendolo al pene o ai testicoli. Questo avrebbe poi determinato la sua reazione che lo avrebbe portato a ucciderla.





Giornali con articoli sul caso

I tempi non permettevano di parlare molto di certi argomenti, ma forse qualche perizia medica dovette confermare questo dettaglio, perché Lonergan fu incriminato e successivamente condannato solo per omicidio di secondo grado. La tesi del procuratore distrettuale, per il quale il movente sarebbero stati i soldi, non fu accolta dal tribunale.


Lonergan durante il processo


Lucile Burton, senza e con il nipote, durante il processo

Le inclinazioni personali di Lonergan e la vita frivola di Patsy fecero sì che questa storia fornisse ispirazione per decenni a eserciti di moralisti.

Lonergan fu condannato a 35 anni di carcere e perse, ovviamente, ogni diritto all'eredità di Patsy. In galera, però, trascorse solo 23 anni: nel 1967 fu liberato per buona condotta, a patto che si trasferisse in Canada e non tornasse più negli Usa. Trovò una nuova donna benestante per farsi mantenere, l'attrice Barbara Hamilton, e visse con lei fino alla morte, sopraggiunta per cancro all'età di 67 anni.



Barbara Hamilton (1926-96) in due immagini datate 1958 e 1977

Fu il figlio, William Anthony Burton, a ereditare, nel 1954, la fortuna che era stata della madre, nel frattempo salita a 15 milioni.

La storia di questo delitto ha ispirato diversi libri, di cui il più famoso è The Big Clock, del poeta e giallista Kenneth Fearing, dal quale sono stati tratti tre film. Negli anni '50, in una collana popolare, uscì invece The Girl in the Murder Flat, di Mel Heimer, che era molto più esplicito sui dettagli, esposti quasi con gusto vouyeuristico. In tempi recentissimi (2020), Detalis are Unprintable, di Allan Levine ha ricostruito la vicenda in modo dettagliato e oggettivo.





Due edizioni in lingua inglese e due edizioni italiane del libro di Fearing


Gli altri due libri







lunedì 22 febbraio 2021

Borden Deal e la sensibilità del Vecchio Sud

 

Tra i tanti scrittori americani che godettero di un buon successo nel secondo dopoguerra e sono stati successivamente dimenticati, non pochi appartenevano alla categoria “Southern”, ossia appartenevano agli Stati del Sud e ne esprimevano a modo loro la mentalità.

Uno molto rappresentativo tra essi è sicuramente Borden Deal.


Borden Deal nel 1957

Deal, il cui vero nome era Loysé Youth Deal, nacque il 12 ottobre 1922 a Ponotoc, Mississippi, terzo e ultimo figlio di una coppia di agricoltori. Come molti altri farmers, suo padre fu rovinato dalla crisi del 1929 e la famiglia dovette trasferirsi a Entreprise, sempre nel Mississippi, per lavorare in una comune agricola sponsorizzata da un progetto del New Deal rooseveltiano.

Deal stava terminando le scuole superiori quando, nel 1938, il padre morì in un incidente di lavoro su un camion. Presa la maturità, Deal si arruolò in un altro progetto dell'amministrazione di Roosevelt, il Civilian Conservations Corp, che si occupava della protezione e manutenzione delle risorse naturali del Paese, soprattutto le foreste. Per qualche anno, viaggiò in tutti gli Usa per partecipare allo spegnimento di incendi, soprattutto sulla costa pacifica.

Dal 1942 al 1945 fu arruolato come addetto ai radar nella Marina degli Stati Uniti e prestò servizio nella base di Fort Lauderdale, in Florida.

Dopo la guerra, mentre si manteneva svolgendo diversi lavori, Deal si iscrisse all'università dell'Alabama a Tuscaloosa, dove si laureò nel 1949. In questo periodo ebbe come insegnante di scrittura creativa Hudson Strode (1892-976), uno specialista in biografie che aveva una vera fissa per il “vecchio Sud” (al punto che i critici lo hanno definito un “neoconfederato”) ma doveva avere anche delle buone capacità didattiche, perché risulta che dal suo corso (tenuto ininterrottamente dal 1916 al 1963) sono usciti gli autori di almeno 55 romanzi e 101 racconti regolarmente pubblicati. Il più illustre tra essi è appunto Deal.

Nel 1950, quando aveva già pubblicato il suo primo libro, Deal risiedette per un anno a Mexico City, studiando letteratura, scrittura creativa e psicologia. Durante questo periodo sposò una donna di origine polacca, Lillian Slobotsky, dalla quale forse ebbe anche un figlio (un biografo lo cita ma il necrologio apparso sul NY Times no). Il matrimonio, però, durò pochissimo.

Nel 1952, divorziato da Lillian, si risposò con Ethel Hodges, nata in Alabama nel 1929 e sua ex compagna di università a Tuscaloosa. La coppia ebbe tre figli, un maschio e due femmine, tra il 1954 e il 1960. Anche la moglie divenne una scrittrice, con il nome di Babs Deal. I due vissero prevalentemente in Florida e rimasero insieme fino al 1975, quando divorziarono.


Deal con la moglie e i figli negli anni '60
Un thriller firmato Babs Deal (è autrice di 12 romanzi)

Per questo thriller Babs Deal fu premiata dai Mystery Writers of America


Un altro libro di Babs Deal, con foto dell'autrice in quarta di copertina


Deal visse poi insieme a un'altra donna, di nome Patricia, che sposò nel 1984. Il 22 gennaio 1985 morì improvvisamente a Sarasota per un attacco cardiaco.

Deal negli ultimi anni, insieme a Kurt Vonnegut

Sebbene oggi quasi totalmente dimenticato, Deal è stato un autore abbastanza prolifico, al quale sono attribuiti oggi 21 romanzi e oltre un centinaio di racconti, firmati anche utilizzando almeno tre pseudonimi. Oltre a questi, firmandosi Anonymus, firmò una serie di romanzi erotici di successo negli anni '70.

Deal si considerava un tipico autore del Sud, molto legato al tema del legame dell'uomo con la sua terra e a quello dei comportamenti istintivi e primordiali. Molte delle sue opere sono appunto ambientate negli Stati del Sud e affrontano classici conflitti visti in quella cornice e secondo il modo di pensare di quelle comunità. Riteneva di poter lasciare una testimonianza della vita e della sensibilità dei suoi tempi e dei suoi luoghi che gli sarebbe sopravvissuta.






Alcuni romanzi di Deal

Non sono pochi i critici secondo i quali Deal meriterebbe di essere riscoperto. A tutt'oggi, solo due sue opere godono ancora di una certa fama: The Insolent Breed (1959) per aver ispirato un musical di Broadway (A Joyful Noise, che fu un insuccesso e non è legato al film omonimo del 2012); e Dunbar's Cove (1957), per aver fatto da base per la sceneggiatura del film Wild River (1960) di Elia Kazan (Fango sulle stelle nell'edizione italiana).


The Insolent Breed e il cd con le canzoni del musical A Joyful Noise



Dunbar's Cove e due locandine del film che ne fu tratto


Lee Remick e Montgomery Clift nel film

In Italia, a tutt'oggi, dovrebbero essere arrivati solo tre romanzi di Deal. Però, due di essi (Un uomo contro il domani e Il ragazzo senza nome) sono usciti solo in forma condensata nei libri di Selezione dal Reader's Digest e, in mancanza dei relativi volumi, non si riesce a risalire ai titoli originali.

Il terzo è, invece, uno talmente poco importante che non è nemmeno riportato nelle biografie online (ma su Wikipedia in Inglese sì, sebbene con il titolo sbagliato), anche se si può risalire alla sua copertina dalle copie usate in vendita sui vari siti. Si tratta di Killer in the House, che uscì nel 1957 e fu proposto nel Giallo Mondadori con il numero 566 della collana e il titolo Ultimo colpo, il 6 dicembre 1959.



Si tratta di un romanzo piuttosto mediocre e decisamente scontato nello svolgimento della trama. Siamo in una cittadina imprecisata in uno degli Stati del Sud degli Usa. Un ex galeotto, Paul, si è rifatto una vita accanto all'infermiera Karen e, aiutato a reinserirsi nella società durante il periodo della libertà vigilata, è diventato caposquadra di una importante impresa immobiliare. Gli manca solo un anno per essere definitivamente libero, quando si presenta alla sua porta il suo ex capobanda Syd, che dice di aver bisogno di ospitalità dopo essere stato scarcerato a propria volta. In realtà, Syd è evaso ed ha anche ucciso una guardia durante la fuga e, da Paul, vuole essere aiutato a compiere un'ultima rapina, in una ricca gioielleria, prima di fuggire in Messico.

Paul non ha nessuna intenzione di collaborare, ma Syd tiene in ostaggio Karen e Kay, la figlia della coppia. La situazione si complica ulteriormente quando arrivano gli altri complici ingaggiati da Syd per la rapina, il driver Smitty e il losco Rider.

Nel frattempo, lo sceriffo e i suoi uomini sono sulle tracce di Syd e ritengono già che abbia cercato aiuto da Paul. Ma, prima che intervengano, il giudice Hawke, incaricato della sorveglianza e del reinserimento di Paul, li convince ad aspettare, perché convinto che Paul sia stato coivolto contro la sua volontà.

Paul vorrebbe avvertirli della presenza di Syd e dei suoi, ma non può, perché gli hanno tagliato i fili del telefono. Solo il mattino dopo, quando si muovono dalla casa (sorvegliata, a loro insaputa, da diversi agenti) per andare a rapinare la gioielleria, lasciando Rider a fare la guardia a Karen e a Kay, Paul riesce a telefonare al giudice con la scusa di avvertire il suo datore di lavoro. Confortato dalle parole del magistrato, Paul impedisce all'auto di ripartire, sparando addosso a Smitty e uccidendolo.

Adesso occorre liberare Karen e Kay. Ormai sconfitto, Syd accetta di riaccompagnare Paul a casa per raccontare a Rider la storia che la loro auto ha avuto un incidente e Smitty è rimasto ferito, per cui la rapina è saltata, e disarmarlo mentre è distratto. Lo statagemma riesce solo in parte, ma Paul ferisce gravemente Rider prima che questo possa fare del male a qualcuno.

A questo punto, mentre la polizia sta arrivando, Syd scopre le carte: ha accompagnato Paul a casa sperando che questo, dopo, gli permettesse di scappare. Poiché Paul si rifiuta di farlo, Syd cerca di prendere la piccola Kay in ostaggio, ma Paul gli spara ugualmente alle gambe mentre tiene la bambina in braccio.

Syd, atteso ormai dalla sedia elettrica per l'uccisione della guardia, chiede allora a Paul di finirlo. Quando arrivano i poliziotti, portano via il suo cadavere.

Nonostante la trama tutt'altro che originale, il romanzo presenta qualche interesse nell'alternarsi delle due scene, a casa di Paul e nell'uffico dello sceriffo. Nella casa, si consuma il difficile conflitto interiore di Paul, stretto tra la sua nuova e serena vita e il legame che ha con il suo ex capo, unica figura paterna e migliore amico di tutta la sua vita; nell'ufficio, sceriffo e giudice, oppressi dalle rispettive responsabilità, devono decidere se fidarsi o meno di un uomo che non appare né del tutto affidabile né del tutto inaffidabile. Alla fine vincerà il giudice e i fatti gli daranno ragione, ma questo risultato è tutt'altro che scontato.