L'interesse per i temi e i casi medici,
che oggi ispira una quantità incalcolabile di fiction televisive,
non è certo cosa degli ultimi anni.
In passato, prima ancora che la
televisione cominciasse a monopolizzare la materia con le prime
fiction poco specialistiche ma ottimamente raccontate
(dall'umanissimo “Dottor Kildare” all'infallibile medico legale
“Quincy”), la pratica della medicina e la sua irrinunciabile
componente di “detection” sono state presentate con grande
successo da narratori e giornalisti.
Richard Chamberlain nei panni del Dottor Kildare
Jack Klugman nei panni del Dottor Quincy
Tra i bestseller del XX secolo
incentrati sulla medicina, oltre a tantissimi romanzi firmati da
autori di cassetta come Henry Denker e Frank Slaughter, troviamo
opere che mostrano anche un notevole valore letterario, come “Nessuno
resta solo” e “Tu partorirai con dolore” di Morton Thompson e
“Corpi e anime” di Maxence van der Meersch.
Henry Denker (1912-2012) e uno dei suoi romanzi più famosi, in edizione originale e italiana
Frank G. Slaughter (1908-2001) e uno dei suoi romanzi più famosi, in edizione originale e italiana
Maxence Van der Meersch (1907-51) e due edizioni del suo "Corpi e anime"
Morton Thompson (1907-53), due edizioni di "Tu partorirai con dolore" (biografia romanzata di Ignaz Semmelweiss) e due edizioni del suo "Nessuno resta solo", da cui fu tratto anche un film con Robert Mitchum
Ma il vero protagonista della medicina
narrata al grande pubblico è stato un giornalista americano, Berton
Roueché.
Roueché nacque a Kansas City,
Missouri, il 16 aprile 1910 e compì i suoi studi laureandosi in
Giornalismo presso l'Università statale della sua città. Già
abbastanza famoso come cronista in Kansas, nel 1936 sposò una nipote
del generale Eisenhower, dalla quale ebbe un unico figlio nel 1942.
Nel 1944 fu assunto come redattore dalla prestigiosa rivista “New
Yorker” che, visto il suo interesse per i temi medici e la sua
capacità di trattarli attirando l'attenzione del pubblico, nel 1946
creò apposta per lui la sezione “Annali di medicina”, dandogli
la possibilità di scegliere tra tutti casi medici che gli
interessavano per ricavarne storie avvincenti e vere al tempo stesso.
Berton Roueché
Roueché fu, allo stesso tempo, un
giornalista scientifico e un autore di thriller, capace di essere
premiato anche dalla Mystery Writers of America nel 1954 con un Raven
Award per un suo testo che è una raccolta di sorprendenti casi
clinici.
Dalle sue opere sono stati tratti
alcuni film, di cui il più noto è “Dietro lo specchio” (1956)
di Nicolas Ray, con James Mason, sugli effetti collaterali di una
cura dell'artrite a base di massicce somministrazioni di cortisone.
Locandine originale e italiana del film
Ma la maggiore influenza, Roueché l'ha
avuta sulla televisione: moltissimi episodi della celeberrima serie
del Dottor House, portato alla celebrità dall'interpretazione di
Hugh Laurie, sono ispirati appunto a casi trattati da Roueché.
Hugh Laurie (al centro) con il cast della serie
Roueché scrisse almeno 20 libri. Molti
sono raccolte di articoli già usciti nella sua rubrica del “New
Yorker”, ma alcuni sono romanzi di suspense, 4 dei quali ottennero
un discreto successo non solo di critica ma anche di pubblico.
Invecchiando, diradò la sua attività.
L'ultimo suo libro uscì nel 1987. Il 28 aprile 1994, appena tornato
a casa ad Amanagnsett, Long Island, da un ricovero ospedaliero per un
enfisema polmonare le cui cure non avevano portato ad alcun
miglioramento, si uccise con un colpo di fucile alla testa.
Nel 1996, i suoi ultimi sette articoli,
mai usciti prima in un libro, apparvero in un volume postumo.
Roueché è uno scrittore molto preciso
e attento, apperentemente freddo e lucido, ma capace di illustrare
benissimo, senza fronzoli, le reazioni e gli stati d'animo sia delle
vittime di casi clinici apparentemente inspiegabili, sia dei medici
che affrontano e risolvono questi misteri.
In Italiano, sono apparse due sue
antologie di casi medici:
“Annals of Medical detection”
(1954) è uscito nei da Longanesi nel 1955 con il titolo “Il medico
è anche poliziotto” è stato ristampato in edizione Pocket nel
1974;
“The Orange Man and other narrative
of Medical detection” (1971) è invece uscito da Bompiani nel 1974
con il titolo “L'uomo arancione”.
Ogni vicenda narrata in questi volumi
si esaurisce nel giro di 15-20 pagine e comincia in un clima di
perfetta normalità: “Nella città X, il giorno tot, un uomo fu
ricoverato in ospedale con questi sintomi...” o “Per il dottor Y,
medico condotto della città di X, il giorno tot avrebbe dovuto
essere uno come tanti, ma...” sono solo due modelli di incipit
tipici di Roueché.
Dalla normalità apparente, nelle sue
storie, ci si ritrova proiettati, in men che non si dica, nella
realtà di un incubo su cui aleggia costantemente l'ombra della morte
o addirittura quella della strage. Focolai di epidemie di malattie
che si credevano dimenticate, tossinfezioni alimentari che si
nascondono nei piatti preparati per normali riunioni festive di
famiglia, conseguenze di comportamenti pericolosi messi
inconsapevolmente in atto per lunghi periodi e altri terrificanti
pericoli che si nascondono nelle pieghe della vita quotidiana di
normali abitanti di città e paesi, esplodono improvvisamente come
dal nulla, mentre degli specialisti quasi anonimi, armati solo della
loro preparazione e del loro buonsenso, li combattono senza farsi
prendere mai dal panico. Anche se non sono rari i casi mortali, la
regola nelle vicende di Roueché è l'happy end: il pericolo per ora
è debellato, la medicina ha vinto di nuovo, ma non si deve mai
abbassare la guardia.
Gli scritti di Roueché non sono
istruttivi solo per le nozioni di igiene e medicina che trasmettono
in modo semplice e chiaro, ma anche perché sottolineano con
esemplare chiarezza che il principale rischio per la salute di
qualcuno sta nella sua ignoranza o superficialità. Nelle storie di
Roueché, le malattie, specie quelle mortali, non arrivano mai per
caso.
Dei romanzi suspense di Roueché, in
Italiano, ne è stato tradotto solo uno, “Fago” del 1977,
tradotto da Sonzogno nel 1979 con il titolo “Un sosia per morire”.
E' incentrato sulla vicenda, piuttosto
inquietante, di una coppia borghese che sta affrontando un periodo di
decadenza seguito al trauma della morte dell'unico figlio ucciso in
Vietnam. I due mettono a punto un piano per incassare l'assicurazione
sulla vita del marito, un dirigente editoriale in pensione, uccidendo
uno spiantato che gli assomiglia molto in modo da renderlo
irriconoscibile. E' soprattutto la moglie a insistere: e il marito,
che narra la storia in prima persona, sembra dipendere in tutto dalla
volontà di lei. Tanto è vero che, quando dovrà momentaneamente
sparire per darle modo di incassare i soldi e poi raggiungerlo,
perderà la testa e finirà per far saltare tutto il piano.
Come opera non è delle più originali,
ma si legge con piacere sia perché è breve e essenziale e sia per
quel clima di tragedia che aleggia sui personaggi dal primo rigo fino
alla sorprendente rivelazione che imprime alla vicenda quella che
sarà poi la svolta determinante.
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