Intorno alle 22 del 28 settembre 1973,
un venerdì, a Falls Village, periferia Sud di Canaan, Connecticut,
lo studente diciottenne Peter Reilly, che ha trascorso la serata
insieme all'amico Geoff Madow, si ritira a casa sulla sua vecchia
auto e, appena entrato, poiché la madre non risponde al suo saluto,
va cercarla nella stanza da letto. Qui, la trova sul pavimento,
praticamente nuda e agonizzante in seguito a una serie di percosse e
ferite, dalle quali ha perso molto sangue.
Due immagini di Falls Village, teatro della vicenda
Nonostante lo choc, il ragazzo si rende
conto che la donna non può essere spostata e telefona a casa
dell'amico: parla con la madre di questo, che gli raccomanda di
aspettare intanto che arrivano e di chiamare un medico. L'unico
medico che Peter conosce, il dottor Bornemann, è fuori casa, ma
comunque Peter riesce a parlare con la moglie del dottore e con una
centralinista del servizio informazioni locale, che gli assicurano
che manderanno sul posto un'ambulanza e la polizia.
Geoff Madow, sua madre Marion e suo
padre Mickey arrivano dopo pochi minuti, poi arrivano anche
l'ambulanza e un'auto della
polizia, con due agenti cui Peter rilascia la sua prima
dichiarazione.
La madre di Peter, la cinquantunenne
Barbara Gibbons, muore prima di poter essere trasportata in ospedale.
All'autopsia risultaranno varie ferite da arma da taglio, di cui una
gravissima alla gola, e fratture alle costole e alle gambe.
Peter Reilly (nato nel 1955) all'epoca dei fatti
La madre di Peter, Barbara Gibbons (1921-73)
Intanto, una squadra della polizia
locale, al comando del tenente James Shay, compie tutti i rilevamenti
di routine sulla scena del crimine. Mentre gli agenti scattano
fotografie e inventariano tutti gli oggetti ritrovati e il medico
legale, dottor Ernest Izumi, compie un primo esame del cadavere, Shay
decide di far perquisire sia Peter sia Geoff, poi dispone che il
primo sia portato alla stazione di polizia per interrogarlo, benché
dalle perquisizioni non sia emerso nulla di compromettente.
Da questo momento in poi, per oltre due
giorni, Peter resta chiuso nella stazione della polizia, senza vedere
altro che poliziotti e senza alcuna assistenza legale. Durante questo
periodo, viene ripetutamente interrogato da diversi agenti e
sottoposto al test del poligrafo dal sergente Tim Kelly. Non ha la
possibilità di consultarsi con nessuno e, praticamente, neanche di
riposare. Dalle registrazioni dei colloqui emergerà poi che i
poliziotti hanno tenuto con lui un atteggiamento insistente ma non
violento, in taluni casi quasi amichevole, fortemente manipolatorio.
Peter è un ragazzo solo e fragile e, alla fine, cede, confessando di
essere stato lui a uccidere la madre, anche se la sua spiegazione di
come l'ha fatto è molto confusa: praticamente, sonoi poliziotti a
mettergli le parole in bocca.
Il 1° ottobre, in conseguenza di
questa confessione, viene portato in carcere e poi, da qui, al
Tribunale di Torrington, dove viene ufficialmente incriminato del
delitto.
I membri della piccola comunità di
Falls Village (575 persone, su un totale di 4.000 abitanti di Canaan,
un ex centro minerario che sta attraversando una fase di accentuata
depressione economica), non credono affatto alla colpevolezza del
ragazzo, che è conosciuto per il suo buon carattere e per
l'abnegazione con cui si è sempre occupato della madre (non ha mai saputo chi fosse suo padre), una donna
geniale e bizzarra di origine tedesca che coltivava ambizioni da
scrittrice ma non era capace di tenersi a lungo un lavoro, tanto è
vero che le condizioni economiche dei due erano sempre precarie, e in
più mostrava una pericolosa inclinazione per l'alcool. Oltre a darsi
da fare per assisterlo in carcere, si impegnano a trovargli un legale
che lo assista nel miglior modo possibile. Fondano un comitato che si
occupa di raccogliere fondi e promuovere iniziative a suo favore.
Nonostante tutto questo impegno, Peter
Reilly viene condannato a 16 anni di reclusione nel 1974, in seguito
a un processo talmente frettoloso e approssimativo da scatenare
l'interesse di una giornalista del “New York Times”, Joan
Barthel, che prende spunto dagli articoli scritti sulla vicenda per
presentare quest'ultima in un libro molto dettagliato, “A death in
Canaan”, che è una vigorosa denuncia dell'ingiustizia commessa ed
esce nel 1976. L'impegno della Barthel smuove qualche coscienza più
altolocata di quelle dei modesti paesani di Falls River, e presto la
schiera dei sostenitori dell'innocenza di Peter si arricchisce di
nomi come quelli degli scrittori Arthur Miller e William Styron e del
regista Mike Nichols, che non si limitano a sollevare la questione a
livello nazionale ma danno anche un importante contributo economico
alle spese legali ormai molto pesanti.
Joan Barthel (1934)
La copertina originale del libro e la locandina del tv movie che ne fu tratto
Una edizione recente del libro
L'edizione italiana, pubblicata da Sonzogno
Arthur Miller (1915-2005)
William Styron (1925-2006)
Mike Nichols (1941-20014)
Alla luce delle non poche irregolarità
emerse dall'esame dell'inchiesta giudiziaria (come quella relativa
alla mancanza del rilevamento delle impronte digitali sulla scena del
crimine), il verdetto viene annullato e, nel settembre del 1976, il
giudice John Speziale della Corte Suprema della Contea di Litchfield,
in cui si trova Canaan, decide di sottoporre Peter a un nuovo
processo. Che però si apre già con un clamoroso colpo di scena:
nell'agosto dello stesso anno, stroncato da un infarto mentre giocava
a golf, è morto il procuratore distrettuale John Bianchi, che aveva
rappresentato lo Stato del Connecticut nella causa. Il nuovo
procuratore, Dennis Santore, analizzando i suoi documenti in vista
del nuovo processo, scopre che Bianchi ha tenuto nascosta una prova
che avrebbe scagionato definitivamente Peter, la testimonianza di un
soldato e di sua moglie che lo hanno visto chiaramente ad almeno 5
miglia da casa nell'orario in cui l'autopsia ha datato l'aggressione.
Tale deposizione non è stata mai presentata in tribunale, perché la
difesa ne ignorava l'esistenza.
Santore scagiona quindi Peter da ogni
responsabilità e ne dispone l'immediata liberazione, avallata dalla
Corte Suprema nella persona del giudice Maurice Sponzo, che per
sicurezza ascolta direttamente oltre 90 testimoni prima di decidere;
poi mette sotto accusa la polizia di Canaan, che per legge era tenuta
a fornire alla difesa ogni prova a discarico e che, in vista del
rifacimento del processo, su ordine del governatore Ella Grasso,
aveva riesaminato le prove sotto la guida del capitano Thomas
McDonnell e messo insieme un nuovo dossier che affermava di nuovo la
colpevolezza di Peter, sostenendo che aveva ucciso la madre al
ritorno a casa, investendola deliberatamente con l'auto.
La polizia di Canaan, a questo punto,
dovendo spiegare come è arrivata a questa bizzarra teoria, comincia
a comportarsi in modo omertoso, prima affermando di non poter
consegnare alla Corte Suprema l'incartamento relatico al caso Reilly
perché è stato smarrito e poi sostenendo di non poterlo consegnare
perché il caso è ancora aperto e ci sono ancora indagini in corso.
Finalmente, il dossier finisce in mano
alla Corte e l'avvocato Paul McQuillan, che rappresenta il
governatore, è il primo a restare orripilato dagli errori e dalle
forzature che contiene. Il procuratore Santore minaccia di far
arrestare il capo della polizia di Stato, Edward Leonard, che l'ha
avallato come se niente fosse. Il governatore Grasso, prima che la
situazione precipiti, impone a Leonard di dimettersi.
Negli anni successivi, emergono
testimonianze confuse che però sembrano indicare in due fratelli,
Mike e Tim Parmalee, che abitavano non distante dalla casa di Peter e
di sua madre, i due assassini della donna. I testimoni, Wallace
Wilcox e Vanessa Olesheyetz, lo avrebbero saputo dagli assassini
stessi (che sarebbero entrati in casa per derubare e stuprare la
donna) e lo avrebbero anche riferito ai poliziotti durante la prima
parte delle indagini, senza trovare alcun ascolto. Non avrebbero
insistito oltre perché ripetutamente minacciati dai due assassini.
Su questi ultimi, non è stata mai
condotta alcuna inchiesta ufficiale.
Peter Reilly, rilasciato dal carcere, è
andato a vivere dai Madow, che lo hanno sempre assistito e sostenuto
e, dopo aver terminato gli studi, si è messo a lavorare come
venditore di ricambi d'auto. Nel 2013 è stato visto tra i
manifestanti che sostenevano, durante l'udienza alla Corte Suprema di
Stato del Connecticut, le ragioni di Richard LaPointe, un altro uomo
che è stato incarcerato con l'accusa di un omicidio sulla base di
false testimonianze e false prove.
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