lunedì 5 febbraio 2018

Il delitto di Canaan: la storia di Peter Reilly

Intorno alle 22 del 28 settembre 1973, un venerdì, a Falls Village, periferia Sud di Canaan, Connecticut, lo studente diciottenne Peter Reilly, che ha trascorso la serata insieme all'amico Geoff Madow, si ritira a casa sulla sua vecchia auto e, appena entrato, poiché la madre non risponde al suo saluto, va cercarla nella stanza da letto. Qui, la trova sul pavimento, praticamente nuda e agonizzante in seguito a una serie di percosse e ferite, dalle quali ha perso molto sangue.

Due immagini di Falls Village, teatro della vicenda

Nonostante lo choc, il ragazzo si rende conto che la donna non può essere spostata e telefona a casa dell'amico: parla con la madre di questo, che gli raccomanda di aspettare intanto che arrivano e di chiamare un medico. L'unico medico che Peter conosce, il dottor Bornemann, è fuori casa, ma comunque Peter riesce a parlare con la moglie del dottore e con una centralinista del servizio informazioni locale, che gli assicurano che manderanno sul posto un'ambulanza e la polizia.
Geoff Madow, sua madre Marion e suo padre Mickey arrivano dopo pochi minuti, poi arrivano anche l'ambulanza e un'auto della polizia, con due agenti cui Peter rilascia la sua prima dichiarazione.
La madre di Peter, la cinquantunenne Barbara Gibbons, muore prima di poter essere trasportata in ospedale. All'autopsia risultaranno varie ferite da arma da taglio, di cui una gravissima alla gola, e fratture alle costole e alle gambe.


Peter Reilly (nato nel 1955) all'epoca dei fatti

La madre di Peter, Barbara Gibbons (1921-73)

Intanto, una squadra della polizia locale, al comando del tenente James Shay, compie tutti i rilevamenti di routine sulla scena del crimine. Mentre gli agenti scattano fotografie e inventariano tutti gli oggetti ritrovati e il medico legale, dottor Ernest Izumi, compie un primo esame del cadavere, Shay decide di far perquisire sia Peter sia Geoff, poi dispone che il primo sia portato alla stazione di polizia per interrogarlo, benché dalle perquisizioni non sia emerso nulla di compromettente.
Da questo momento in poi, per oltre due giorni, Peter resta chiuso nella stazione della polizia, senza vedere altro che poliziotti e senza alcuna assistenza legale. Durante questo periodo, viene ripetutamente interrogato da diversi agenti e sottoposto al test del poligrafo dal sergente Tim Kelly. Non ha la possibilità di consultarsi con nessuno e, praticamente, neanche di riposare. Dalle registrazioni dei colloqui emergerà poi che i poliziotti hanno tenuto con lui un atteggiamento insistente ma non violento, in taluni casi quasi amichevole, fortemente manipolatorio. Peter è un ragazzo solo e fragile e, alla fine, cede, confessando di essere stato lui a uccidere la madre, anche se la sua spiegazione di come l'ha fatto è molto confusa: praticamente, sonoi poliziotti a mettergli le parole in bocca.
Il 1° ottobre, in conseguenza di questa confessione, viene portato in carcere e poi, da qui, al Tribunale di Torrington, dove viene ufficialmente incriminato del delitto.
I membri della piccola comunità di Falls Village (575 persone, su un totale di 4.000 abitanti di Canaan, un ex centro minerario che sta attraversando una fase di accentuata depressione economica), non credono affatto alla colpevolezza del ragazzo, che è conosciuto per il suo buon carattere e per l'abnegazione con cui si è sempre occupato della madre (non ha mai saputo chi fosse suo padre), una donna geniale e bizzarra di origine tedesca che coltivava ambizioni da scrittrice ma non era capace di tenersi a lungo un lavoro, tanto è vero che le condizioni economiche dei due erano sempre precarie, e in più mostrava una pericolosa inclinazione per l'alcool. Oltre a darsi da fare per assisterlo in carcere, si impegnano a trovargli un legale che lo assista nel miglior modo possibile. Fondano un comitato che si occupa di raccogliere fondi e promuovere iniziative a suo favore.
Nonostante tutto questo impegno, Peter Reilly viene condannato a 16 anni di reclusione nel 1974, in seguito a un processo talmente frettoloso e approssimativo da scatenare l'interesse di una giornalista del “New York Times”, Joan Barthel, che prende spunto dagli articoli scritti sulla vicenda per presentare quest'ultima in un libro molto dettagliato, “A death in Canaan”, che è una vigorosa denuncia dell'ingiustizia commessa ed esce nel 1976. L'impegno della Barthel smuove qualche coscienza più altolocata di quelle dei modesti paesani di Falls River, e presto la schiera dei sostenitori dell'innocenza di Peter si arricchisce di nomi come quelli degli scrittori Arthur Miller e William Styron e del regista Mike Nichols, che non si limitano a sollevare la questione a livello nazionale ma danno anche un importante contributo economico alle spese legali ormai molto pesanti.
Joan Barthel (1934)

La copertina originale del libro e la locandina del tv movie che ne fu tratto

Una edizione recente del libro

L'edizione italiana, pubblicata da Sonzogno

Arthur Miller (1915-2005)

William Styron (1925-2006)

Mike Nichols (1941-20014)

Alla luce delle non poche irregolarità emerse dall'esame dell'inchiesta giudiziaria (come quella relativa alla mancanza del rilevamento delle impronte digitali sulla scena del crimine), il verdetto viene annullato e, nel settembre del 1976, il giudice John Speziale della Corte Suprema della Contea di Litchfield, in cui si trova Canaan, decide di sottoporre Peter a un nuovo processo. Che però si apre già con un clamoroso colpo di scena: nell'agosto dello stesso anno, stroncato da un infarto mentre giocava a golf, è morto il procuratore distrettuale John Bianchi, che aveva rappresentato lo Stato del Connecticut nella causa. Il nuovo procuratore, Dennis Santore, analizzando i suoi documenti in vista del nuovo processo, scopre che Bianchi ha tenuto nascosta una prova che avrebbe scagionato definitivamente Peter, la testimonianza di un soldato e di sua moglie che lo hanno visto chiaramente ad almeno 5 miglia da casa nell'orario in cui l'autopsia ha datato l'aggressione. Tale deposizione non è stata mai presentata in tribunale, perché la difesa ne ignorava l'esistenza.
Santore scagiona quindi Peter da ogni responsabilità e ne dispone l'immediata liberazione, avallata dalla Corte Suprema nella persona del giudice Maurice Sponzo, che per sicurezza ascolta direttamente oltre 90 testimoni prima di decidere; poi mette sotto accusa la polizia di Canaan, che per legge era tenuta a fornire alla difesa ogni prova a discarico e che, in vista del rifacimento del processo, su ordine del governatore Ella Grasso, aveva riesaminato le prove sotto la guida del capitano Thomas McDonnell e messo insieme un nuovo dossier che affermava di nuovo la colpevolezza di Peter, sostenendo che aveva ucciso la madre al ritorno a casa, investendola deliberatamente con l'auto.
La polizia di Canaan, a questo punto, dovendo spiegare come è arrivata a questa bizzarra teoria, comincia a comportarsi in modo omertoso, prima affermando di non poter consegnare alla Corte Suprema l'incartamento relatico al caso Reilly perché è stato smarrito e poi sostenendo di non poterlo consegnare perché il caso è ancora aperto e ci sono ancora indagini in corso.
Finalmente, il dossier finisce in mano alla Corte e l'avvocato Paul McQuillan, che rappresenta il governatore, è il primo a restare orripilato dagli errori e dalle forzature che contiene. Il procuratore Santore minaccia di far arrestare il capo della polizia di Stato, Edward Leonard, che l'ha avallato come se niente fosse. Il governatore Grasso, prima che la situazione precipiti, impone a Leonard di dimettersi.
Negli anni successivi, emergono testimonianze confuse che però sembrano indicare in due fratelli, Mike e Tim Parmalee, che abitavano non distante dalla casa di Peter e di sua madre, i due assassini della donna. I testimoni, Wallace Wilcox e Vanessa Olesheyetz, lo avrebbero saputo dagli assassini stessi (che sarebbero entrati in casa per derubare e stuprare la donna) e lo avrebbero anche riferito ai poliziotti durante la prima parte delle indagini, senza trovare alcun ascolto. Non avrebbero insistito oltre perché ripetutamente minacciati dai due assassini.
Su questi ultimi, non è stata mai condotta alcuna inchiesta ufficiale.
Peter Reilly, rilasciato dal carcere, è andato a vivere dai Madow, che lo hanno sempre assistito e sostenuto e, dopo aver terminato gli studi, si è messo a lavorare come venditore di ricambi d'auto. Nel 2013 è stato visto tra i manifestanti che sostenevano, durante l'udienza alla Corte Suprema di Stato del Connecticut, le ragioni di Richard LaPointe, un altro uomo che è stato incarcerato con l'accusa di un omicidio sulla base di false testimonianze e false prove.



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