Uno strano libro, di uno strano autore.
Questa è la principale definizione che
possiamo dare di “Castaway”, uno dei tre romanzi tradotti il Italiano
di James Gould Cozzens, nel 1960, da Feltrinelli, con il titolo “Il
naufrago”.
Cozzens è un autore strano perché
abbastanza estraneo alle correnti culturali dominanti nel periodo
della sua non breve vita. E' un autore moderno, ma che odia la
modernità e si ispira ai classici. Scrive inizialmente libri che
ottengono il plauso della critica ma un ben modesto successo; poi, la
critica lo loda di meno e il pubblico lo compra di più. Lungo un
paio di decenni, mette a segno qualche bestseller con cui, grazie
anche alle riduzioni cinematografiche, si mette a posto
economicamente. Non è che prima fosse un bohémien, beninteso, ma un
po' di soldi guadagnati di mano propria fanno sempre comodo. In
compenso, man mano che la sua vita va avanti, tende a vivere sempre
più isolato e appartato, un po' come farà poi J. D. Salinger, ma
senza lo stesso clamore perché nessun suo libro raggiungerà la fama
di “Il giovane Holden”.
Cozzens da giovane e in età più matura
Cozzens nacque a Chicago, il 19 agosto
1903, da una famiglia benestante, sia dal lato paterno, sia da quello
materno. Frequentò scuole esclusive e poi l'università di Harvard,
ma senza laurearsi. Già negli anni '20, riuscì a pubblicare alcuni
romanzi, che passarono del tutto inosservati. Intanto, per darsi da
fare, andò prima a insegnare in una scuola americana a Cuba e poi a
fare l'istitutore di un ragazzo poliomielitico in Inghilterra, dopo
aver accompagnato la madre in un viaggio in Europa (il padre era già
morto da qualche anno).
L'evento capitale della sua vita è il
matrimonio con un'agente letteraria, Sylvia Beatrice Baumgarten,
newyorkese, ebrea e liberal, il 27 dicembre 1927. Il matrimonio
sarebbe durato oltre 50 anni, fino alla scomparsa di entrambi a pochi
mesi di distanza l'uno dall'altro. La coppia visse per molto tempo a
Lambertville, New Jersey, frequentando solo gli abitanti del paese,
tranne che nel periodo in cui Cozzens lavorò per la propaganda
dell'Aeronautica Militare durante la Seconda Guerra Mondiale. Il suo
compito era di stemperare o smentire le notizie negative o
allarmistiche che si diffondevano a prescindere dai comunicati
ufficiali, e pare che ci riuscisse benissimo.
Questa esperienza sotto le armi, gli
fornì anche molto materiale per il suo romanzo di maggiore successo,
“Guard of honor”, che nel 1949 vinse il Premio Pulitzer. Nel
1931, aveva già vinto un altro premio prestigioso, L'O.Henry Award,
con un racconto. Aveva scritto anche diversi romanzi di modesto
successo, tra cui “SS San Pedro”, del 1931, dal quale, un bel po'
di anni dopo, sarebbe stato tratto un famoso film con Steve McQueen.
Alcune edizioni di "Guard of honor"
Un altro suo famoso libro
Un altro libro ancora e la sua traduzione, uscita con Rizzoli nel 1963
Nel 1957, il suo romanzo “By love
possessed” ottenne un successo tale da diventare il più importante
bestseller americano dell'anno (e a ispirare un film di successo), ma
anche critiche così negative che da allora pubblicò solo un altro
libro, che invece fu un fiasco.
A questo, contribuì anche
un'intervista che il critico Patrick J. Murphy riuscì faticosamente
a ottenere da Cozzens, subito dopo questo successo. Nell'occasione,
Cozzens si comportò in modo molto istrionico e le sue risposte
paradossali, ironiche o sarcastiche, di cui spesso si perdeva il
senso durante la trascrizione, irritarono profondamente il pubblico,
che lo giudicò uno snob reazionario, un bigotto fanatico, un
razzista e un sessista. Non era niente di tutto questo, ma
l'etichetta lo accompagnò per tutto il resto della vita, anche
perché nessuno si preoccupò di smentirla, fino a quando lo
scrittore Matthew Bruccoli scrisse una documentata biografia di
Cozzens nel 1981.
In Italiano, fu pubblicato nella prestigiosa "Medusa" di Mondadori
La copertina dedicata a Cozzens da "Time" nel 1957
Intanto, nel 1958, i Cozzens si
trasferirono in un'altra casa di campagna in Massachusetts e, più
tardi ancora, se ne andarono a Rio, nella Martin County, in Florida,
senza lasciare nemmeno un indirizzo per le comunicazioni e usando una
casella postale per ricevere la corrispondenza.
Ai primi del 1978, Sylvia morì.
Cozzens soffriva già di un cancro, l'insorgenza di una polmonite gli
diede il colpo di grazie e lo portò a morte il 9 agosto 1978.
Le opere di Cozzens sono generalmente
brevi e con un intreccio che si condensa nel giro di pochi giorni al
massimo. Trattano, in modo abbastanza evidentemente filosofico, del
rapporto dell'uomo comune con concetti quali l'amore, il senso del
dovere, i valori morali e tutte le loro implicazioni. Spesso sembra
imitare opere settecentesche e si serve di forme sintattiche
complesse e di espressioni lessicali arcaiche: un'altra ragione per
cui è stato continuamente accusato dai critici di essere un
reazionario all'ennesima potenza, visto anche che non nascose mai il
suo disprezzo per gli scrittori “impegnati” della sua
generazione, come ad esempio John Steinbeck.
La sua scrittura è caratterizzata da
un umorismo sottile, che nasce dalla sovrapposizione di più piani
narrativi, che permettono di seguire la vicenda dal punto di vista
dei protagonisti ma anche di osservare i protagonisti stessi
dall'esterno. Questi protagonisti sono spesso figure dalla classe
media che attraversano conflitti tra le proprie ambizioni e i propri
principi.
L'edizione originale, una più recente e l'unica italiana di "Castaway"
“Castaway”, del 1934, è una sorta
di Robinson Crusoe postmoderno. Il signor Lecky, un uomo di cui non
sappiamo nulla della sua vita normale, cercando di uscire da un
grande magazzino, si perde. Quando riesce a tornare in un punto che
conosce, si rende conto di essere stato chiuso dentro. Dopo un
iniziale attimo di panico, si rende conto che ha a disposizione tutto
quanto gli occorre per sopravvivere, e viene preso dalla smania di
impossessarsi liberamente di qualunque cosa possa aver desiderato.
Ma, benché il grande magazzino comprenda parecchi piani, la sua
pigrizia lo porta a battere solo i primi tre, mentre gli nasce dentro
un istinto territoriale animalesco che in breve tempo si trasforma in
vera e propria paranoia. Infatti, insieme al cibo e all'alcol (di cui
fa un notevole consumo per tutto il tempo), l'esigenza che sente più
forte è quella di procurarsi delle armi, che trova in un reparto di
articoli sportivi, un coltello e un fucile. Sebbene non abbia mai
usato armi da fuoco e non sia attirato dalla lettura, pur di
padroneggiare l'uso del fucile, impara letteralmente un intero
manuale trovato nello stesso negozio.
Passano un paio di giorni senza che
nessuno lo tiri fuori e il signor Lecky si sente sempre più a suo
agio in quel mondo lussureggiante che appartiene solo a lui. Ma
improvvisamente si rende conto di non essere solo, c'è un altro uomo
che si aggira per il grande magazzino. Sentendosi minacciato, il
signor Lecky decide inizialmente di catturarlo e poi, quando quello
scappa, di ucciderlo. Ci riuscirà, infatti, ma solo dopo un lungo
inseguimento tra i piani, i reparti e le scale. Dopo aver scaricato
il corpo nei sotterranei, poi, va a ubriacarsi fino a perdere
conoscenza. Quando si riprende, torna a guardare il cadavere e si
accorge dell'inquietante rassomiglianza del morto con se stesso: il
morto è una sorta di William Wilson di Poe, un altro signor Lecky
che stava vivendo la sua stessa esperienza, solo leggermente sfasata
nel tempo.
Nonostante sia citato spessissimo nelle
classifiche dei più inquietanti romanzi di suspense, “Il naufrago”
resta semisconosciuto in Italia, dove non ha avuto altre edizioni
oltre quella Feltrinelli del 1960 ed è poco ricordato anche tra i
lettori di lingua inglese, come si può arguire anche dallo scarso
numero di articoli sul web che ne trattano.
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