La scomparsa di una importante
celebrità artistica porta inevitabilmente a riconosiderarne l'opera
e quindi a tornare sulle sue origini. Spesso ormai dimenticate,
queste origini riportano ad altre opere e ad altre figure costrette a
un parziale oblio da logiche di mercato, ma tuttavia ancora oggetto
di culto presso minoranze di appassionati.
Questo singolare gioco di specchi ha
fatto sì che negli ultimi tempi si tornasse a parlare anche di
Georges Arnaud.
Tre immagini di Georges Arnaud
La scomparsa di William Friedkin necessitava che si
parlasse dei suoi film, non solo L'Esorcista ma anche il buonissimo
Wages of Fear (Il salario della paura) che però ha la
sfortuna di rappresentare il remake di un inarrivabile capolavoro, Le
salaire de la peur (Vite vendute) di Henri-Georges
Clouzot: ed entrambi hanno ovviamente la stessa origine letteraria,
quella di un romanzo omonimo firmato appunto da Arnaud.
William Friedkin (1935-2023)
Poster del film di Friedkin (1977)
Henri-Georges Clouzot (1907-77)
Locandine in diverse lingue del film di Clouzot (1953)
Georges Arnaud è una figura di autore
affascinante, ma misteriosa e sfuggente. Tra l'altro la sua firma non
è neanche il suo vero nome (che all'anagrafe era Henri Girard, in
Francia diffuso più o meno come Mario Rossi in Italia, e da qui la
necessità di cambiarlo) ed è pressoché omonimo di un altro autore
di successo, George-Jean Arnaud, più noto come G.J. Arnaud, e per
questo oggetto di frequente confusione.
G. J. Arnaud (1928-2020)
Prima di diventare Georges
Arnaud, Henri Girard nacque a Montpellier il 16 luglio 1917, restò
orfano di madre a 9 anni e fu uno studente molto precoce, capace di
conseguire la maturità a 15 anni e la laurea in Legge a 21. Non era
tuttavia un secchione e già abbastanza presto evidenziò due
costanti della sua vita, la ricerca dell'avventura e il piacere per
la compagnia delle donne. Sposato precocemente, trascinò la
giovanissima moglie in viaggi picareschi soprattutto in Jugoslavia.
Dopo un breve periodo nell'esercito,
dal quale fu congedato per inidoneità fisica, si preparò a entrare
nella pubblica amministrazione. Tuttavia, nel frattempo, la Francia
fu invasa dai tedeschi e lavorare per lo Stato significava lavorare
per l'invasore. Il giovane Girard prese tempo facendosi bocciare al
concorso e si diede a una vita apparentemente dissoluta, mandando in
crisi il suo matrimonio. Uno strano episodio lo vedrebbe impegnato a
organizzare un finto rapimento per estorcere denaro alla propria zia,
ma il fatto è dubbio e potrebbe rappresentare una singolare
copertura per attività svolte per conto della Resistenza.
Il padre, Georges Girard, che era un
funzionario statale, lo invitò a casa (un castello a Escoire, in
Dordogna) per discutere sul da farsi. Qui, proprio durante il
soggiorno di Henri, nella notte tra il 24 e il 25 ottobre 1941,
Georges Girard venne ucciso a roncolate insieme alla sorella Amélie
e alla domestica Louise Soudeix. Il mattino dopo fu proprio Henri a
dare l'allarme. Ma il castello risultava chiuso e praticamente
inaccessibile dall'esterno, per cui Henri venne arrestato e tenuto in
condizioni di dura carcerazione a Périgueux per 19 mesi, intanto che
si istruiva il processo. Il rischio di condanna alla pena capitale
era altissimo. Ma l'avvocato difensore Maurice Garçon, amico di
famiglia e scrittore, riuscì a smontare tutta la ricostruzione
proposta dall'accusa, dimostrando che la polizia aveva indagato in
modo sciatto perché subito convinta della colpevolezza di Henri, e
che molti importanti elementi erano stati trascurati. Il 2 giugno
1943 Henri Girard fu assolto.

Il castello di Escoire
Ritratto di Maurice Garçon (1889-1967)
Dal 1943 al 1947, Henri visse a Parigi,
sposò una cantante da cui ebbe due figli, dilapidò l'eredità
paterna in divertimenti ma anche aiutando amici meno fortunati e,
alla fine, pieno di debiti, decise che era meglio cambiare aria. Se
ne andò in Sudamerica e per tre anni visse come un vagabondo,
svolgendo i lavori che capitavano, incontrando ogni genere di tipi
umani e cominciando a scrivere romanzi ispirati alle sue esperienze.
Tornato in Francia nel 1950, si sposò
per la terza volta e riuscì a pubblicare il suo primo libro, che è
proprio Le salaire de la peur, firmandosi Georges Arnaud (pseudonimo
ricavato unendo il nome del padre al cognome della madre). Fu subito
un buon successo, poi amplificato dallo straordinario film di
Clouzot. Ottenne altri successi con altri romanzi, come Le voyage
du mauvais larron (ispirato a un'esperienza da clandestino a
bordo di una nave) o Schtilbem 41 (ispirato all'esperienza
della carcerazione dopo l'omicidio del padre), e anche con commedie.
Edizione originale di Le salaire de la peur
Altri famosi titoli firmati Georges Arnaud
Alla fine degli anni '50, collaborando
come giornalista d'inchiesta con l'avvocato Jacques Vergès, si
impegnò a lungo a favore degli indipendentisti algerini, ed ebbe per
questo anche noie con la polizia e la giustizia francese. La sua
quarta moglie fu appunto una militante per l'indipendenza algerina.
Jacques Vergès (1925-2013)
Dal 1962 al 1974 visse prevalentemente
nell'Algeria indipendente, dirigendo una scuola di giornalismo, ma
dal 1972 la tubercolosi di cui non aveva mai smesso di soffrire fin
dalla gioventù lo costrinse a sempre più lunghi soggiorni in
sanatori francesi.
Per alcuni anni lavorò come
giornalista d'inchiesta per la televisione francese, dedicandosi a
casi di misteri irrisolti: poi, nel 1981, si trasferì a Barcellona,
dove morì improvvisamente d'infarto il 4 marzo 1987.
L'unico libro firmato Georges Arnaud
che sia arrivato in Italia, e non ha mai avuto una grande diffusione.
La prima edizione uscì sulla scorta del successo del film già nel
1952, pubblicata dal piccolo editore milanese Carlo Colombo con una
tiratura di sole 100 copie.
Per la seconda, è stato necessario
aspettare 60 anni, ci ha pensato la Fandango libri nel 2012, ma la
circolazione del volume è stata comunque limitata.
Arnaud non amò particolarmente il film
di Clouzot (non sappiamo cosa pensasse di quello di Friedkin) perché
gli sembrava che le personalità dei quattro protagonisti e i
rapporti tra loro non fossero rispecchiati così come avrebbe voluto.
La vicenda è, tutto sommato,
abbastanza semplice. In Guatemala, verso la fine degli anni '40, un
incidente fa incendiare un pozzo di petrolio. L'unico modo di evitare
che l'incendio si estenda è interromperlo con una potente
esplosione. Ma l'unico esplosivo disponibile in zona è la
pericolosissima nitroglicerina e le strade per raggiungere l'area
dell'incidente sono quasi impercorribili. La compagnia petrolifera
mette a punto due camion attrezzati per resistere il più possibile
al viaggio ma, poiché nessun autista si azzarda a partecipare a una
missione tanto rischiosa, recluta i conduttori in mezzo agli
immigrati europei che vivono di stenti in un paesino non lontanissimo
dal luogo del disastro, Las Piedras. Il premio in denaro è molto
allettante e i disperati si presentano tutti. Dopo una serie di
visite mediche e di esami di perizia alla guida, a essere scelti sono
in 4: il francese Gerard Sturmer, un rumeno chiamato Johnny
Mihalescu, lo spagnolo Juan Bimba e l'italiano Luigi Stornatori. Un
altro italiano, tale Bernardo, si uccide per la delusione di non
essere stato scelto. Un altro candidato, Hans Smerloff, scelto come
riserva, sabota uno dei due camion per provocare un incidente non
grave, ma gli altri se ne accorgono.
I problemi cominciano da subito, perché
le strade sono in condizioni ancora peggiori di quelle attese. A un
certo punto, i due camion trovano una deviazione inaspettata che
allungherebbe di molto il viaggio rendendolo anche più pericoloso,
ma poi gli autisti scoprono che a mettere i finti cartelli è stato
il prete di un villaggio che avrebbero dovuto attraversare con i
camion carichi di esplosivo, e per la rabbia lo pestano fino a
ucciderlo.
Durante il viaggio, Johnny, che
sembrava il più duro della compagnia, si rivela molto pauroso,
irritando sempre più il suo compagno di guida Gerard.
Il primo camion, quello condotto da
Juan e Luigi, esplode accidentalmente proprio mentre sta correndo
accanto a un oleodotto, che risulta pesantemente danneggiato. Quando
Gerard e Johnny arrivano sul posto, trovano una voragine piena di
petrolio nella quale il livello sta lentamente salendo, per cui
devono spicciarsi ad attraversarla. Ma il camion resta impantanato e,
nel tentativo di liberarlo, Gerard investe Johnny maciullandogli una
gamba. Il resto del viaggio dura meno di un giorno, ma Johnny muore
ugualmente appena arrivati a destinazione, per lo choc e l'infezione
delle ferite.
La direzione del pozzo è talmente
grata a Gerard di aver portato l'esplosivo da pagargli anche il
premio che sarebbe toccato a Johnny. Rifocillato e riposato, Gerard
riparte ma, a una delle ultime curve prima di arrivare a Las Piedras,
perde il controllo del mezzo e precipita di sotto.
Lo stile del romanzo è essenziale e
incalzante, non c'è nessuna ricercatezza ma nemmeno una frase
sprecata. L'autore cerca di dare un minimo spessore anche ai
personaggi secondari, rendendo la narrazione viva in ogni frangente.
Nel film, Clouzot apportò non poche
modifiche, più che altro per venire incontro alle esigenze degli
attori scelti nel casting. Gerard diventa Mario e Johnny non è più
rumeno, ma un altro francese, di nome Jo. Bimba diventa scandinavo.
Solo Luigi resta inalterato. Si conserva un certo spazio per la donna
di Gerard-Mario, Linda, che però è presentata come una serva,
anziché una prostituta come nel romanzo. L'episodio della finta
deviazione e del prete ucciso a botte sparisce completamente. Un
altro episodio presente nel libro ma espunto dal film riguarda
Bernardo: Gerard, vedendolo depresso, chiede a Linda di portarselo a
letto gratis per tirarlo su, la donna obbedisce, ma una volta
consumato il rapporto Bernardo si uccide lo stesso. La relazione tra
i due francesi Mario e Jo diventa quasi amicale, con il primo che
inizialmente appare deluso dalla pavidità del secondo ma poi si
ritrova oppresso dal senso di colpa quando l'altro resta gravemente
ferito.
La pellicola, comunque, funziona
perfettamente e, nonostante i 70 anni trascorsi dalla sua uscita,
appare invecchiata meravigliosamente bene. Merito, comunque, non solo
del gran lavoro di Clouzot ma anche dell'ottimo affiatamento tra una
superlativa squadra di interpreti.
Véra Clouzot (nata Vera Gibson Amado, moglie del regista, 1913-60) è Linda
Yves Montand (1921-91) è Mario
Charles Vanel (1892-1989) è Jo
Peter van Eyck (1911-69) è Bimba
Folco Lulli (1912-70) è Luigi