Non è la prima volta che accade, ma un
evento del genere ispira sempre una profonda amarezza a chi lo
apprende, anche quando la figura interessata è un perfetto estraneo,
una firma e niente di più. Un artista stroncato improvvisamente
dall'imperscrutabile volontà del destino proprio nel momento in cui,
dopo una faticosa gavetta, comincia finalmente ad affermarsi. È
una trama che nessun autore scriverebbe volentieri.
Questa
volta succede a Firenze, nel primo pomeriggio del 25 maggio 2010,
quando a cessare di vivere è Roberto Santini, autore di romanzi
gialli, ma non solo questo. Santini, che proprio quel giorno compie
61 anni, si è sentito male improvvisamente a un evento culturale
dedicato proprio alla narrativa gialla e non si è più ripreso. Per
tutta la carriera è stato uno scrittore part-time. Di lavoro ha
fatto lo psicologo e l'insegnante elementare, alla scrittura ha
dedicato il tempo libero.
Due immagini di Roberto Santini
Per molto tempo ha scritto solo racconti,
arrivando a padroneggiare il genere in misura assoluta, come
dimostrano i numerosi premi vinti, ad esempio il prestigioso Gran
Giallo Città di Cattolica
nel 2000. Uno dei suoi racconti (Nero
come le formiche) è
diventato un corto cinematografico, Sotto
il mio giardino,
prodotto dal CSC nel 2007 e diretto da Andrea Lodovichetti, vincitore
di numerosi premi e attualmente visibile su Dailymotion.
Locandina del film
Con
questi presupposti, è inevitabile che Santini si senta abbastanza
forte da tentare l'avventura del romanzo. Tuttavia, la già solida
maturità artistica è quella di un autore che non si accontenta
certo di rincorrere le mode, ma vuole percorrere la sua strada senza
farsi distrarre dalle sirene del facile successo. Questo ovviamente
non facilita i suoi rapporti con la grande editoria, che pure lo
conosce benissimo per i racconti.
Il
primo romanzo esce nel 2005 presso una piccola sigla di Lerici (SP),
contattoedizioni, che prova a lanciare una collana di romanzi gialli.
Si tratta di La regola
del male, nel quale
Santini mostra già la sua predilezione per le ambientazioni
storiche.

Siamo
a Firenze, alla fine del 1943, e al commissario Alfredo Valenti (un
uomo tormentato, sposato a una donna ebrea riparata in Svizzera)
tocca un caso parecchio rognoso. Una ragazza attraente ma zoppa è
stata ammazzata nella soffitta di una casa appartenente alla famiglia
Pin, ben ammanigliata politicamente, con modalità che suggeriscono
l'ipotesi di un delitto passionale. I superiori vorrebbero chiudere
il caso in fretta, magari addossandone la responsabilità al primo
capro espiatorio, ma non è facile trovarne e, inoltre, dopo pochi
giorni un'altra ragazza fa una brutta fine con le stesse modalità
della prima. C'è un sospettato ma si suicida subito prima di essere
arrestato. Sembrerebbe finita ma, a differenza dei suoi colleghi,
Valenti non si limita alla prima spiegazione possibile, confronta
ancora gli indizi e si rende conto che in realtà non conducono al
suicida, ma altrove.
Questo
romanzo non è un grande successo (non è mai stato ristampato e
attualmente non è di facile reperibilità) ma nemmeno passa
inosservato.
Nel
2007 esce un secondo romanzo, sempre con un piccolo editore, Laurum
di Grosseto, che può contare sulla disponibilità di autori di una
certa notorietà, come Daniele Cambiaso e soprattutto Leonardo Gori,
e per questo riesce a realizzare antologie cui partecipano nomi come
Carlo Lucarelli, Maurizio Matrone, Diana Lama, Biagio Proietti, ben
noti al gotha dell'editoria nazionale. Ad alcune di queste antologie
partecipa anche Santini.
L'editore
punta anche sulla formula del romanzo e offre a Santini la
possibilità di pubblicarne due, a distanza di due anni l'uno
dall'altro.

A
luce spenta è un
altro romanzo di ambientazione storica, ma più recente. Siamo nel
1950, nella provincia toscana dalle parti di Prato. Scompaiono due
bambine, due sorelline. Le prime ricerche non approdano a nulla e
viene quindi spedito in zona un esperto funzionario di polizia, Falco
Ventura, che è sopravvissuto a una ferita alla testa subita in
servizio e da allora va soggetto a fenomeni allucinatori che gli
fanno credere di poter prevedere il futuro. Le bambine non sono state
trovate ma in compenso è stato trovato il cadevere di uno
sconosciuto. Anche stavolta le prime indagini portano verso un
possibile sospettato, che però sembra soprattutto una persona
informata sui fatti. Purtroppo è un disabile mentale, Loriano
Giachi, e la sua confusa testimonianza fa riferimento alla presenza
di alcuni ex fascisti impuniti capeggiati da un misterioso uomo senza
mani.
Nel
2009 esce Notti di raso
bianco, in cui Santini
abbandona i due modelli prediletti dell'indagine di polizia e
dell'ambientazione storica per passare a una storia noir a fosche
tinte.

Il
commissario Marino Serato, in servizio a Milano, è da tempo al soldo
della malavita e ha messo da parte un bel po' di soldi in modo
illecito, ma capisce che sta per essere smascherato e decide di
sparire. Gli è però impossibile scappare, perché avrebbe alle
costole sia la giustizia sia i malviventi. L'unica possibilità è
farsi credere morto e assumere una nuova identità. Mentre è in
missione a Bologna, si reca a Imola, dove c'è un puhser con cui fa
affari, e lo uccide senza lasciare tracce. Il pusher gli ha lasciato
la possibilità di occupare una piccola casa sperduta nella campagna
toscana, che affaccia proprio sul podere di un contadino considerato
universalmente un mezzo demente e assomiglia parecchio a Serato. Il
piano è di uccidere anche il contadino, Elio Incerti e simulare un
incidente in seguito al quale il suo corpo sarà trovato nella
macchina di Serato. Intanto Serato anziché nascondersi, assumerà
l'identità di Incerti per tutto il tempo necessario a calmare le
acque.
Tutto
sembra inizialmente andare bene, ma poi saltano fuori due
inconvenienti: il primo, la compagna di Serato esprime molti dubbi
sul riconoscimento; il secondo, Incerti aveva una doppia vita.
Notevole
per il suo ritmo incalzante e il senso di suspense che trasmette,
questo romanzo appare però un po' irrisolto al momento della
conclusione. È
possibile che Santini pensasse di dargli un seguito ma non ne abbia
avuto la possibilità.
A
questo punto, si aprono finalmente le porte degli editori nazionali.
È
Hobby & Work, la casa editrice che pubblica Leonardo Gori, a
puntare su Santini.
Leonardo Gori
Nel
2010 esce Tre farfalle
d'argento, nel quale
l'autore torna al tipo di romanzo con cui si sente maggiormente a suo
agio.

Siamo
a Verona nei primi giorni del 1944, durante il famigerato processo a
Galeazzo Ciano e agli altri accusati di aver tradito Mussolini il 25
luglio 1943. Ma il commissario Fernando Magnani sembra avere altro
cui pensare. Mentre si trova in una posizione difficile con i
superiori per una imbarazzante faccenda di donne, gli viene anche
affibbiato il caso di due delitti che potrebbero essere stati
commessi da chiunque. Soprattutto quello di cui è stata vittima
Carla Dandolo, che nella situazione avvelenata della città, contesa
tra nazifascisti fanatici e fascisti dissidenti, era un po' la Mata
Hari della situazione. E in più era stata amante di Magnani stesso
fino a non molto tempo prima. Durante le indagini, alle quali sente
di essere stato destinato perché sembra il personaggio più
facilmente sacrificabile, Magnani viene coinvolto in una
macchinazione segreta per liberare Ciano prima dell'esecuzione, ma
questo riguarda solo marginalmente i delitti su cui sta indagando.
Il
buon successo di questo romanzo induce l'editore a pubblicarne quasi
subito dopo un altro, dando inizio a una serie con Magnani
protagonista. Purtroppo, mentre l'edizione è quasi pronta, Santini è
colpito dal malore che lo uccide e non vedrà mai il libro, che esce
nel gennaio 2011.
La
porta di sangue è un
romanzo forse ancora più ambizioso del precedente. Siamo nel marzo
1944 e Magnani, dopo i fatti di Verona, è stato trasferito a
Firenze. L'anziano avvocato Bertano, un tipo influente e losco, vuole
che si indaghi sul delitto di cui è stata vittima una modesta
ragazza, Dora Canini, che però era sorella di un'altra ragazza che
pure ha fatto una brutta fine, Mercedes. Quest'ultima frequentava un
ufficiale delle SS, che risulta scomparso dopo il primo delitto. In
questo caso non c'è un semplice indiziato, ma addirittura un reo
confesso, il cui suicidio apre però la porta a ogni sorta di dubbi
sulla ricostruzione dei fatti.
La
scomparsa di Santini arriva proprio nel momento in cui l'autore
sembra aver raggiunto la sua peculiare cifra stilistica ed è forte
il rimpianto per le opere che avrebbe potuto scrivere ancora se solo
avesse avuto il tempo.
Resta
però il fatto che la sua opera omnia non si limita ai romanzi:
Santini è stato a lungo soprattutto un autore di racconti. In una
delle sue poche interviste reperibili sul web confessa il desiderio
di vedere tutta la sua narrativa breve racconta in un volume
antologico. Lo stesso auspicio esprime Leonardo Gori nella commossa
postfazione all'ultimo romanzo. Ma sono passati ormai oltre dodici
anni dalla scomparsa dello scrittore e questo volume antologico non
si è mai visto.