venerdì 6 giugno 2025

Una questione di omonimie: Dominique Fabre

Chiunque svolga oggi una ricerca via web digitando il nome “Dominique Fabre” si troverebbe davanti a una discreta confusione. Il nome corrisponde a un autore francese di buon successo, autore di romanzi e racconti minimalisti, nato nel 1960 e del quale è stato anche tradotto un libro in italiano. Ma, andando avanti con la ricerca, ci si imbatte in una serie di riferimenti a opere risalenti agli anni '60 e '70, che questo Fabre non avrebbe potuto scrivere, neanche se fosse stato un bambino prodigio.

Infatti, si tratta di una questione di omonimia. Le opere in questione, piuttosto famose ai tempi e ancora ricordate oggi, sono state scritte da un altro Dominique Fabre. Per l'esattezza, un autore svizzero nato il 30 giugno 1929 a Ginevra e morto il 20 dicembre 2010 a Pfeffikon, un piccolo paese nel cantone di Lucerna.

Del Fabre svizzero non si trovano immagini sul web. Però, con un po' di fortuna, se ne trova una nella quarta di copertina dell'edizione italiana di un suo libro.

Dominique Fabre

Dominique Fabre era un giornalista che cominciò la sua carriera di autore con un libro sulla Svizzera, che era una sorta di ironica guida turistica, pubblicato nel 1955, originariamente in tedesco e poi tradotto in francese.


Non si sa come, forse proprio grazie al successo di questo libro, negli anni successivi se ne andò in Francia e cominciò a lavorare come sceneggiatore cinematografico e successivamente televisivo. Non è affatto facile trovare tracce dei suoi lavori per la televisione, mentre risultano nel suo curriculum le sceneggiature di almeno quattordici film di successo, otto dei quali diretti dal belga Étienne Périer, di cui fu assiduo collaboratore tra il 1959 e il 1978.
Étienne Périer (1931-2020)












Poster di film scritti da Fabre. Quasi tutti sono arrivati anche in Italia


Fabre, come sceneggiatore, è soprattutto un autore di commedie alla francese, anche se non disdegna altri generi. A un certo punto della sua carriera, tentò la carta dell'autore di romanzi gialli e scrisse tre opere: due di queste hanno avuto un certo successo, diventando anche noti film (uno dei quali diretto da Périer), mentre la terza non ha avuto una versione cinematografica e oggi è pressoché dimenticata.

Fabre scrisse anche le sceneggiature dei film tratti dai suoi romanzi, ma in uno dei due casi non seguì pari pari il testo del romanzo.

Il suo esordio come giallista è datato 1968: Un beau monstre, che quell'anno vince anche il Grand Prix de la Littérature Policière. In Italia arriverà nel 1971, anno di produzione del film, ad opera di Bompiani, con il titolo Il bel mostro.


Tra due edizioni francesi, quella italiana


Alain è un uomo bellissimo, ricco e raffinato, ma perverso. Si diverte a sedurre giovani donne ingenue che sognano il grande amore, ma senza fare l'amore con loro, anzi rinviando continuamente il momento in cui i rapporti intimi saranno consumati. La fragile Sylvie, dopo essere stata sua moglie in bianco per alcuni mesi e ormai dipendente dai tranquillanti che prende per sopportare la situazione, si uccide gettandosi dalla finestra. Il commissario Leroy si insospettisce davanti all'indifferenza di Alain per la morte della moglie, ma tutti i testimoni del fatto scagionano l'uomo.

Come prossima vittima, Alain prende di mira l'inglese Jane, fidanzata con il rozzo Bob. Ovviamente tra i due uomini non c'è partita e Jane diventa la sua seconda moglie. Alain non si limita a costringere la moglie all'astinenza, vuole anche controllare tutta la sua vita, le impedisce di trovare un lavoro, le mette alle spalle un maldestro detective, Samain; in più le aizza contro i suoi ex amici e arriva a vantarsi di aver fatto l'amore con una sua amica-rivale, Jacqueline; infine le impone in casa la presenza di un giovane e bellissimo gay, Dino, sfidandola a sedurlo. Jane, disperata e furiosa, riesce quasi a consumare un rapporto con il ragazzo, scatenando l'ira di Alain, che caccia via il ragazzo e la aggredisce, minacciando di ucciderla. Poi la mette incinta abusando di lei dopo averla drogata. Ma il detective Samain, ex poliziotto, è amico del commissario Leroy e lo ha tenuto al corrente di ciò che avveniva. L'intervento della polizia, che teneva Alain sotto controllo, salva Jane. La scena però è descritta in modo volutamente ambiguo e non si capisce fino in fondo se i poliziotti abbiano ucciso o solo arrestato Alain.

Nel romanzo, Alain è descritto come un uomo bruno e atletico, dal fascino tenebroso. Il suo nome completo è Alain Levont e sembra fatto apposta per rimare con Alain Delon, non certo famoso per aver trattato bene le sue donne. Forse, proprio per non turbare la suscettibilità dell'attore, o per poter calcare meglio la mano sulle perversioni del personaggio, quando si trattò di girare il relativo film, diretto dal milanese Sergio Gobbi, la produzione gli cambiò il nome in Alain Revent e lo rese biondo ed efebico, con un fascino mefistofelico. A interpretarlo fu Helmut Berger, che soprattutto nelle scene con il giovane Alain Noury, interprete di Dino, accentuò notevolmente la sensazione di omosessualità del personaggio. La seconda moglie non fu più inglese, ma francese, Nathalie, ed ebbe il volto dell'algida Virna Lisi, Sylvie quello di Edith Scob, l'infida Jacqueline quello di Francoise Brion, il commissario Leroy quello di Charles Aznavour, il detective (ribattezzato Vincent) quello di Marc Cassot.

Poster francese e italiano
Berger e la Lisi nel film
ancora Berger
Berger, Aznavour e la Lisi sul set
Alain Noury (1945)
Francoise Brion (1933)
Edith Scob (1937-2019)
Marc Cassot (1923-2016)


Le differenze rispetto al libro sono piuttosto significative. Innanzitutto Nathalie è testimone del suicidio di Sylvie. Poi c'è tutta una parte psicanalitica per spiegare l'origine della perversione di Alain. Ma soprattutto il finale è molto più tragico.

Il secondo romanzo giallo di Fabre, La tête en feu, pur pubblicato nello stesso 1971 in cui uscì il film, non ebbe particolare successo e non fu tradotto in film.



L'anno successivo uscì il suo terzo e ultimo romanzo, Un meurtre est un meutre, che sarebbe stato portato in Italia dalla Società Editrice Internazionale con il titolo Un omicidio è un omicidio, nel 1975.

Due edizioni francesi e quella italiana


Paul Kastner, meccanico e commerciante d'auto, odia ricambiato la dispotica moglie Marie, rimasta sulla sedia a rotelle dopo un incidente che li ha coinvolti entrambi. Da tempo Paul ha una relazione con la cartolaia Francoise, e quando Marie lo scopre minaccia di uccidere la donna. Dopo un ennesimo litigio tra i due, Paul se ne va a dormire in un motel. Marie, furiosa, prende la pistola che la coppia detiene legalmente e con la sua auto modificata parte verso casa di Francoise. Ma resta senza benzina lungo un tratto in salita ed è costretta ad accostare. Mentre scende dall'auto e si trascina fuori sulle braccia per chiamare aiuto, il freno a mano si sblocca e l'auto la investe.

Le indagini dirette dal commissario Plouvier accertano che Paul è del tutto estraneo al fatto, ma scoprono anche la situazione di conflitto tra i due. Inoltre, la sorella gemella di Marie, Anne, tornata dal Canada per le esequie, accusa apertamente Paul dell'omicidio. Intanto Paul riceve la visita di un individuo molto losco, tale Jean Carouse, che gli rivela di essere stato lui a provocare l'incidente in cui è morta Marie e di essere anche in possesso di prove che incriminerebbero Paul, se questo non lo pagherà.

Carouse è un ricattatore di professione e contemporaneamente a Paul tiene per la gola anche il farmacista Moreau, che da poco tempo ha ereditato il suo esercizio dopo che in un inaspettato incidente domestico è morto il padre, con cui aveva un rapporto conflittuale. Moreau è un ex di Francoise, con la quale ha conservato buoni rapporti e parlando con lei apprende alcuni elementi che lo convincono di come Carouse stia ricattando anche Paul.

Mentre Paul e Francoise si ingegnano a mettere in piedi un improbabile piano per uccidere Carouse senza rischiare di essere incriminati, Moreau approfitta delle loro macchinazioni per seguire Carouse in un luogo isolato senza testimoni e lo uccide simulando un suicidio.

Alla fine, Moreau si metterà d'accordo con Paul per coprirsi a vicenda.

Il relativo film, diretto da Périer, uscì quasi contemporaneamente al romanzo, nello stesso 1972. In italiano si intitolò La sedia a rotelle. Vi troviamo un cast di ottimo livello, con Jean-Claude Brialy nei panni di Paul, Catherine Spaak in quelli di Francoise, Michel Creton in quelli di Moreau, Stephane Audran sia come Marie sia come Anne, Robert Hossein come il sulfureo Carouse, Michel Serrault come il commissario e un breve cameo di Claude Chabrol in un ruolo secondario.

Poster francese e italiano
Jean-Claude Brialy (1933-2007)
Stephane Audran (1932-2018) in una scena del film
Robert Hossein (1927-2020) con la Audran sul set del film
Michel Serrault (1928-2007)
Catherine Spaak (1945-2022) con Johnny Dorelli al tempo in cui fu girato il film

Del Dominique Fabre francese, quello nato nel 1960 e attivo dal 1995, in italiano è arrivato finora un solo titolo, La servaise était nuovelle (2005), tradotto nel 2015 con il titolo La cameriera era nuova da un piccolo editore dal catalogo molto interessante, Calabuig.









lunedì 5 maggio 2025

Helen Eustis, precursora e forse ispiratrice di "Psycho".

Helen Eustis è passata come una meteora nella storia della narrativa gialla, pur vivendo a lungo e rivestendo un ruolo tutt'altro che trascurabile nell'industria culturale americana.

Nata a Cincinnati il 31 dicembre 1916 in una famiglia benestante, rimase orfana di madre a ventidue mesi. Il padre si risposò successivamente con una vedova che era già madre di un figlio.

Helen Eustis negli anni '40

La Eustis lasciò la Columbia University per lavorare come copywriter e sposò giovanissima un suo ex docente, Alfred Young Fisher (1902-70), apprezzato poeta e successivamente importante insegnante di Sylvia Plath. Nonostante la nascita di un figlio, Adam Eustis Fisher (1940-2021), il matrimonio naufragò pochi anni dopo. Nel 1945 il padre della Eustis morì suicida. Successivamente la Eustis fu sposata con Martin Harris, un fotografo, dal quale pure divorziò.

Il figlio della scrittrice, Adam Eustis Fisher

Il suo esordio letterario avvenne pubblicando racconti su riviste come Harper's Bazaar, Cosmopolitan e The New Yorker. Il primo volume che firmò fu proprio il romanzo che le vale l'Edgar per la migliore opera prima nel 1947, The Horizontal Man


Due edizioni d'epoca di The Horizontal Man

Quest'opera fu seguita da un periodo in cui la Eustis continuò a pubblicare racconti, che sarebbero stati poi antologizzati nel volume The Captains and the Kings Depart, and other stories (1949) e poi da due romanzi usciti entrambi nel 1954: The Fool Killer e Mr. Death and the Red-Headed Woman, una storia per ragazzi ottenuta dallo sviluppo di un racconto del 1950, The Rider on the Pale Horse.




Tra il 1965 e il 1975 si dedicò a una intensa attività di traduttrice dal francese. Risultano almeno sei libri tradotti da lei in questo periodo, compreso un romanzo di Georges Simenon.



I libri tradotti dalla Eustis in originale e in traduzione. Come si vede, alcuni hanno avuto anche edizioni italiane e uno è diventato anche un film


Nel 1986 pubblicò un ultimo racconto, A Winter Tale, in Ellery Queen's Mystery Magazine.

Morì a New York l'11 gennaio 2015.

La fama attuale di Helen Eustis è legata soprattutto a The Fool Killer, che nel 1965 diventò anche un film di buon successo, diretto da Servando Gonzalez e interpretato da Anthony Perkins, Edward Albert, Dana Elcar, Henry Hull, Salome Jens e altri caratteristi. In questa storia, ambientata nell'America rurale dopo la guerra di secessione, un ragazzino orfano in fuga dalla famiglia adottiva incontra un vagabondo che ha perso la memoria e che sembra essere “l'assassino degli sciocchi” protagonista di una storia orrorifica raccontata da un vecchio bizzarro.

Il poster di The Fool Killer con Anthony Perkins (1932-92) in primo piano
Edward Albert (1951-2006)
Dana Elcar (1927-2005)
Salome Jens (1935)


La scelta di Perkins come protagonista del film non sembra del tutto casuale e appare una sorta di omaggio all'altro romanzo della Eustis, The Horizontal Man, che ha avuto anche un'edizione italiana intitolata L'uomo orizzontale, pubblicata nell'Universale Sonzogno nel 1975.
È possibile infatti che, nell'ideazione della trama di Psycho (uscito nel 1959), Robert Bloch sia stato almeno in parte influenzato dal romanzo della Eustis.
Prima edizione italiana del romanzo di Bloch


La sonnacchiosa comunità dell'Hollymount College del Connecticut (ispirato allo Smith College del Massachusetts che la Eustis aveva frequentato da studentessa), viene scossa dall'omicidio di Kevin Boyle, giovane e fascinoso poeta e insegnante di Letteratura, trucidato a colpi di attizzatoio in testa nel suo piccolo appartamento. Le indagini guidate dal capo della polizia Flaherty si indirizzano subito verso una studentessa, Molly Morrison, che si è autoaccusata del delitto, ma il rettore Bainbridge non sembra tanto convinto e la fa esaminare da un suo amico psichiatra, il dottor Forstmann, che conclude che la ragazza è una mitomane. Frattanto, il giovane giornalista Jack Donnelly, che va in cerca di uno scoop, riesce a scoprire informazioni riservate convincendo una studentessa molto intellettuale, Kate Innes, a collaborare con lui. La costante presenza di Donnelly e le sue investigazioni finiscono per smuovere un po' di personaggi legati a Boyle, tutti suoi colleghi: il giovane Leonard Marks che lo idolatrava ma lo invidiava anche moltissimo; il maturo George Hungerford, che era il suo mentore; e la spregiudicata Freda Cramm, che tutti consideravano la sua amante.

In particolare, Marks, che abitava proprio accanto a Boyle, ha ascoltato un'animata conversazione tra il defunto e una donna, la sera prima che fosse scoperto il cadavere. Le modalità del delitto, tipicamente d'impeto, fanno pensare a un movente passionale. Si cerca dunque un'assassina, ma il confronto degli alibi sembra escludere le maggiori indiziate...