mercoledì 12 febbraio 2020

Variazioni su un tema principale: i romanzi di Day Keene


Per uno scrittore, essere tradotto in più lingue e vendere milioni di copie significa ottenere successo, ma questo successo può non essere garanzia di fama imperitura. Molti autori di bestseller sono finiti dimenticati in un tempo relativamente breve e, anche tra quelli che hanno firmato diversi libri conosciuti più o meno in tutto il mondo, ce ne sono alcuni la cui notorietà si è esaurita rapidamente dopo la loro scomparsa, perfino quando i loro libri hanno continuato a essere ristampati.
Questo destino è particolarmente comune tra gli autori di narrativa popolare, che raramente incontrano biografi, saggisti e studiosi accademici che si impegnano a tenerne viva la memoria.
Un caso esemplare è quello dell'americano Day Keene, nato a Chicago il 28 marzo 1904 e morto di cancro a Los Angeles il 9 gennaio 1969. Il suo vero nome era Gunnar Hjerstedt, di chiare origini scandinave, ma non era un nome molto adatto a figurare sulle copertine dei tascabili, quindi, dopo i primi sei racconti pubblicati tra il 1931 e il 1935, lo cambiò in Day Keene, pseudonimo ricavato dal nome di sua madre, Daisy Keeney. Sembra che da giovane sia stato attore teatrale in compagnie itineranti.
Day Keene nella mezza età 

Come Day Keene, tra il 1940 e il 1970, pubblicò qualcosa come 214 racconti (l'ultimo nel 1964, ma la gran parte tra il 1940 e il 1952) e 56 romanzi (il primo dei quali nel 1949), tra cui 49 thriller (gli altri dovrebbero essere tutti dei western).








Copertine originali di alcuni romanzi di Keene

Si sa che visse a lungo in Florida, che ebbe diversi amici scrittori come Harry Whittington, Gil Brewer, Robert Turner, Talmage Powell, Bill Cox e John D. Macdonald. Con alcuni di essi, divise lo stesso agente letterario, Donald McCampbell, molto ben ammanigliato nelle case editrici che pubblicavano tascabili.
Gil Brewer (1922-83)

Harry Whittington (1915-89)

John D. Macdonald (1916-86)

Talmage Powell (1920-2000)

Keene scrisse molto anche per la radio, in particolare un programma di gialli intitolato The First Nighter, per il quale firmò almeno 8 sceneggiature tra il 1935 e il 1937. Almeno una sceneggiatura la scrisse anche per un altro programma di gialli, Behind the Camera Lines, nel 1936. Collaborò poi ad almeno 410 sceneggiature della soap opera, sempre radiofonica, Kitty Keene, Incorporated (trasmessa dal 1937 al 1941), che aveva al centro la figura di una donna detective. Infine, fu tra gli sceneggiatori della celebre serie Little Orphan Annie.
Anche suo figlio Albert James Hjerstedt fu un autore di thriller pubblicato dai suoi stessi editori già alla fine degli anni '50, con lo pseudonimo di Al James. Al James non è stato però mai famoso quanto il padre ed è morto nel 2001.




Copertine di alcuni romanzi di Al James

Vista la sua copiosissima produzione, non ci si può aspettare che Keene sia un autore di grande continuità quanto a valore letterario. In effetti, alcuni suoi romanzi appaiono piuttosto stereotipati anche per gli standard del tempo. Il suo schema narrativo più ricorrente è quello in cui un uomo dal passato perbene si ritrova improvvisamente in grossi guai e, mentre cerca di tirarsene fuori, incontra una donna molto affascinante e di solito completamente priva di scrupoli, che a volte lo aiuta e a volte finisce per rappresentare la sua definitiva rovina. Su questo tema abbastanza prevedibile, tuttavia, Keene riesce a elaborare trame che nonostante tutto sono davvero avvincenti, sia per lo spessore dei personaggi, sia per la straordinaria tensione che riesce a mantenere dalla prima all'ultima pagina del romanzo. La violenza e il sesso non mancano mai, ma non c'è nessun fastidioso autocompiacimento nel descriverli. Anzi, spesso anche i più duri tra i personaggi di Keene mostrano sorprendenti aspetti umani davanti allo spettacolo di un cadavere o di fronte a donne sottoposte a violenza da parte di qualche delinquente.
In particolare, nella sua produzione, ci sono due romanzi notevolmente riusciti, in cui lo “schema Keene” sembra sovrapporsi a tematiche tipiche di autori più noti, soprattutto Wade Miller e Cornell Woolrich. Stiamo parlando di Home is the sailor, uscito nel 1952, e di Joy House, uscito nel 1954. Entrambi questi romanzi hanno avuto più edizioni italiane: Home is the sailor è uscito come Il marinaio la cerca con Longanesi nel 1957 e come Bionda cerca killer con Mondadori nel 1968; Joy House è uscito in due edizioni Mondadori nel 1964 e nel 1972, con il titolo Crepi il migliore, e come La casa buia nel 2005 con Hobby & Work.



Edizioni americane e italiane di Home is the sailor







Edizioni americane e italiane di Joy House

Il protagonista di Home is the sailor è Swede Nelson, un ufficiale della marina mercantile che sbarca il California con l'intenzione di investire tutti i suoi risparmi nell'acquisto di una fattoria nel natio Minnesota. Fisicamente possente, troppo facile alle bevute e alle scazzottate, Swede finisce completamente ubriaco già dalla prima sera a terra, e viene salvato da una rapina dalla giovane Corliss Mason, una ragazza proprietaria di un motel, “Il pappagallo verde”, che lo ospita finché Swede si riprende. Tra i due nasce del tenero, anche perché Corliss lo assiste quando Swede finisce arrestato in seguito a una rissa in cui, per difendersi, ammazza accidentalmente un uomo. A scagionarlo definitivamente dovrebbe essere il barista del locale in cui si è svolta la rissa, Jerry Wolkowsyk, ma questo è un tipo piuttosto viscido e sfuggente. Corliss si occupa di convincerlo ma, durante una ennesima sbronza di Swede, Jerry aggredisce e stupra la donna. Appena lo viene a sapere, Swede piomba sull'uomo e lo ammazza a cazzotti.
La situazione di Swede è complicata, ma Corliss gli suggerisce di far sparire il corpo di Jerry e la macchina dello stesso, facendoli volare in mare da una scogliera. Nè lo stupro né il successivo omicidio hanno avuto testimoni e, benché Swede rischi di cadere di sotto anche lui, la manovra riesce.
Swede si stabilisce nel motel di Corliss, i due progettano di sposarsi, ma qualcosa non va. Il comportamento del personale del motel, in particolare di una cameriera di nome Mamie, che avvisa più volte Swede di stare attento, mettono l'uomo in tensione. Swede comincia a sospettare che Corliss e Jerry se la intendessero da prima e che la donna si sia servita di lui per eliminare un complice sempre più scomodo. Corliss è molto elusiva al riguardo, la tensione tra i due aumenta e, una sera, dopo una ulteriore sbronza, Swede la aggredisce, davanti a diversi testimoni. Tuttavia, dopo poco, l'alcol ingurgitato gli fa perdere conoscenza.
Qunado Swede rinviene, Corliss è scomparsa e ci sono in giro parecchie tracce che sembrano indicare che è stata uccisa, da Swede stesso. La polizia lo arresta e lo interroga, sulla scomparsa sia di Jerry sia di Corliss, mettendolo al corrente del fatto che i due erano probabilmente i rapitori e gli assassini di un giovane debosciato erede di una grande fortuna, raggirato e convinto a partire per un viaggio da cui non è più tornato, da una spogliarellista di nome Sophia Palanka. Dopo il ritrovamento del cadavere del giovane in una palude, tutte le polizie del Paese stanno cercando la Palanka e il suo complice Lippy Salz.
Swede non si compromette più di tanto, riesce a fuggire mentre lo stanno trasferendo in prigione e, interrogando a forza di botte i dipendenti del motel “Il pappagallo verde”, riesce a sapere dove si è nascosta Corliss, che ha solo inscenato la propria morte. La raggiunge nell'albergo di San Diego in cui si trova ma, quando se la trova di nuovo davanti, si sente in colpa sia per l'aggressione cui l'ha sottoposta, sia per non aver saputo difenderla da Jerry la notte dello stupro e la perdona per averlo messo nei guai. I due decidono di fuggire insieme ma, prima di poter mettere in atto il proposito, si rendono conto che la polizia ha solo finto di lasciar scappare Swede, mentre in realtà lo ha seguito per arrivare al nascondiglio di Corliss. La donna, convinta che Swede l'abbia tradita, tenta di scappare dalla scala di emergenza, ma perde l'equilibrio e cade di sotto, sfracellandosi al suolo.
Swede, scagionato da tutte le accuse ma disperato per averla persa, regala tutti i soldi che gli sono rimasti alla cameriera Mame, l'unica che lo abbia sempre aiutato, che ora è ferita in ospedale dopo averlo coperto nella sua fuga, e si imbarca di nuovo.
Meno movimentato ma sicuramente più originale, e sorretto da un'atmosfera claustrofobica dall'inizio alla fine, è Joy House. Qui troviamo un giovane avvocato californiano, Mark Harris, in fuga dalla polizia che vuole arrestarlo per il suo coinvolgimento nelle attività di una banda di mafiosi italoamericani e dai mafiosi stessi, che vogliono fargli la pelle dopo che lui ha ammazzato accidentalmente la sorella del boss, con cui era sposato.
Mark approda in una Chicago invernale spazzata dal vento gelido, dove si fa passare per un vagabondo, un suo ex cliente di nome Philip Thomas, un poveraccio morto in un incidente ferroviario senza lasciare parenti o amici. Viene ospitato nel ricovero di un filantropo, tale Neilson, e qui conosce una benefattrice, una volontaria che si reca lì due volte alla settimana per preparare da mangiare ai senzatetto. Si chiama May Hill ed è una ricca, giovane vedova. Ad accompagnarla c'è sempre la cameriera Alice.
La Hill gli dedica parecchie attenzioni, ha notato che non è il solito relitto umano, e dopo poco gli offre un impiego come autista. Per prendere servizio, Mark deve trasferirsi a casa della donna, una magione enorme e lugubre, che scricchiola in continuazione e ha tutte le finestre sigillate da assi di legno inchiodate. Tra i due, si stabilisce una certa intimità, anche se devono passare un po' di giorni prima che la situazione si concretizzi. A unirli è soprattutto uno strano incidente: un balordo riesce a entrare da una finestra e si presenta come se volesse rapinare la donna, ma Mark lo affronta e lo uccide. Dato che nessuno dei due intende chiamare la polizia, Mark e May escono di notte per gettare il cadavere nel fiume che sta per gelare e farlo sparire.
May propone a Mark di sposarlo e di fuggire all'estero con lei. Racconta di essere la vedova di un ricco commerciante, molto più anziano di lei, che fu ucciso in casa tre anni prima durante una rapina, ad opera di una banda capeggiata dall'ex amante di May stessa, Link Morgan, che dopo averle ucciso il marito la stuprò. Poi sparì, forse fuggito chissà dove, forse ucciso dai suoi complici che però, una volta arrestati, non hanno saputo dire dove si trovano né lui né la refurtiva.
Questo ricordo e il senso di colpa per i suoi precedenti rapporti con il bandito hanno indotto poi May a chiudersi in casa con la sola compagnia di Alice, senza avere più rapporti con nessuno tranne che con Neilson, che l'ha aiutata a sostenere un difficile periodo di recupero attraverso la fede religiosa.
Mark ci crede poco, ma sta al gioco perché a sua volta non vede l'ora di andarsene. Una volta giunto in Sudamerica, nessuno di quelli che lo cercano potrà più trovarlo. Perciò accetta il matrimonio e accompagna May in giro per i preparativi, finendo anche immortalato da una fotografia della stampa mentre, all'aeroporto per procurarsi i biglietti del viaggio, si trova accidentalmente dietro una coppia di Vip appena sbarcata.
Finalmente arriva il momento del matrimonio, celebrato da Neilson. Tornati a casa, quando la partenza sembra imminente, Mark si ritrova davanti a un improvviso cambiamento. May gli punta la pistola addosso e gli chiede scusa per averlo coinvolto in quella situazione, ma non aveva alternative. Alice è stata sempre sua complice, faceva già parte della banda che compì la rapina e l'omicidio. Dall'ombra spunta fuori Link Morgan, che è stato nascosto nella casa per tre anni e assomiglia moltissimo a Mark, tant'è vero che ognuno dei due potrebbe passare per l'altro.
Ma, un attimo prima che i due procedano all'eliminazione del terzo incomodo, qualcuno bussa alla porta e Alice, dopo aver aperto, riferisce che qualcuno vuole parlare con il signor Philip Thomas. Ormai preso nella parte, Link Morgan va a vedere di chi si tratta: sono i sicari della mafia italoamericana che cercano Mark, e lo fanno fuori senza pensarci due volte.
In conclusione, Mark resta prigioniero di quella casa, alla mercé di May e Alice, soprattutto della prima che continua a usarlo come trastullo notturno. L'unica sua speranza è che non si stanchi di lui prima che il disgelo faccia emergere dal fiume il corpo del balordo ucciso, che è avvolto in un lenzuolo con il monogramma di May.
Da questo romanzo è stato tratto, nel 1964, il film di René Clement Les Félins, giunto in Italia con il titolo Crisantemi per un delitto. Si tratta di un discreto noir interpretato da Alain Delon, Jane Fonda, Lola Albright e André Oumansky, tuttavia notevolmente inferiore al romanzo perché lascia troppo spazio agli interpreti di cartello e non rende per nulla l'idea di cupezza e claustrofobia che è un elemento fondamentale della vicenda. Addirittura, l'azione viene spostata da Chicago alla Costa Azzurra. Alice (ribattezzata Melinda), da cameriera, diventa la nipote di May (ribattezzata Barbara) ed è il personaggio femminile più importante della storia. La presenza di Link (ribattezzato Vincent) nascosto nel palazzo (che diventa un castello) viene già svelata a metà film e Mark lo sa benissimo, tant'è vero che è lui a organizzare l'eliminazione di Vincent da parte dei sicari che lo braccano. I due colpi di scena finali sono utili a concludere bene il racconto, ma il confronto con il libro vede il film soccombere.


Locandine francese, americana e italiana di Crisantemi per un delitto




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