mercoledì 18 agosto 2021

John Franklin Bardin, pioniere del giallo psicologico

Quelli che sono i cliché più diffusi nella narrativa di un dato periodo, generalmente sono passati inosservati o poco apprezzati nella narrativa precedente, fino al momento in cui si sono finalmente affermati.

Questo è tanto più valido se consideriamo la narrativa gialla, il cui gusto è stato sempre molto influenzato dalle diverse epoche. Le “rivoluzioni” in cui qualche autore (generalmente più di uno) ha proposto qualche cambiamento di successo sono state puntualmente precedute da fasi in cui gli stessi cambiamenti hanno determinato l'insuccesso dei libri che li proponevano, dato che il pubblico non era minimamente preparato ad accoglierli.

Un caso importante è quello di John Franklin Bardin, autore americano ritenuto per lungo tempo non importante, poi riscoperto in Regno Unito e da lì diffuso in tutto il mondo, ma sempre più famoso tra gli inglesi che tra gli americani.

John Franklin Bardin negli anni '70

Bardin fu indotto da ragioni personali a battere campi mai percorsi prima (o, almeno, mai percorsi con tale impegno) da altri. In un tempo in cui la regola era quella del romanzo-enigma dalla trama perfettamente strutturata, si dedicò alla narrazione di storie al centro delle quali c'erano le difficili e contorte psicologie dei personaggi.

Bardin era nato a Cincinnati, Ohio, il 30 novembre 1916, in una famiglia benestante ma sfortunata. Durante la sua adolescenza, sua sorella morì di setticemia e, mentre Bardin studiava Ingegneria all'università locale, il padre morì a sua volta di una malattia cardiaca. Non era un gran momento per gli affari dell'attività commerciale di famiglia e l'eredità non consentì a Bardin di terminare gli studi. Dovette cercarsi un lavoro, prima in una pista di pattinaggio e poi in una libreria. Intanto la madre palesò i sintomi di una schiofrenia paranoide, comprese le allucinazioni. Appena possibile, Bardin si trasferì a New York, dove cambiò diversi lavori prima di essere assunto da una importante agenzia pubblicitaria, la Edwin Bird Wilson Inc., nella quale rimase dal 1944 al 1963, facendo carriera fino a diventare vicepresidente e direttore.

Si diede contemporaneamente al giornalismo e, soprattutto, nella seconda metà degli anni '40 pubblicò tre romanzi gialli molto diversi da quelli che il mercato editoriale era abituato a proporre ai lettori, talmente diversi che l'ultimo uscì solo nel Regno Unito. Tra il 1950 e il 1954 ne pubblicò altri sei, tutti firmati con pseudonimi (il principale è Gregory Tree) tranne l'ultimo. Un decimo romanzo sarebbe uscito solo nel 1978.

Mentre la sua carriera professionale proseguiva con molte soddisfazioni e un notevole impegno a favore delle minoranze, la sua opera di narratore finiva rapidamente dimenticata. Ma non da tutti.

La sua riscoperta avvenne in circostanze molto particolari. In un momento imprecisato dei primi anni '70, durante una cena ufficiale, la Crime Writers' Association, l'associazione degli autori di gialli inglesi, ospitò l'ex Cancelliere dello Scacchiere, il parlamentare laburista Denis Healey, noto appassionato di gialli. La competenza tecnica sfoggiata in quel settore da Healey si rivelò impressionante e, quando citò tra i suoi autori preferiti proprio Bardin, del quale quasi nessuno aveva mai sentito parlare, Julian Symons decise di interessarsi a questo nome. L'interessamento di Symons era sufficiente a spalancare le porte dell'intero mondo editoriale inglese.

Denis Healey (1917-2015)
Julian Symons (1912-94)

Symons riuscì faticosamente a rimediare qualche copia dei suoi libri, ma neanche gli agenti e gli editori di questi seppero metterlo in contatto con Bardin. Ci riuscì, alla fine, la Mistery Writers of America, che lo scovò a Chicago, dove stava facendo il giornalista. Naturalmente, l'idea di vedere i suoi lavori ripubblicati li entusiasmò.

Dopo le edizioni inglesi, Bardin ha avuto anche edizioni francesi, tedesche, spagnole e finalmente italiane. Purtroppo non poté godere molto dell'insperato successo, perché morì a New York il 9 luglio 1981.

È opinione comune che i libri più importanti di Bardin siano i primi tre, usciti tra il 1946 e il 1948: The Deadly Percheron, The Last of Philip Banter e Devil Take the Blue-Tail Fly. I primi due sono stati tradotti in Italiano, l'ultimo ancora no.

The Deadly Percheron (1946), in Italiano ha avuto due edizioni, con Mondadori nel 1994, titolo Memoria di tenebra (Giallo n° 2386) e con Polillo nel 1994, titolo L'enigma dei tre omini. Al centro della vicenda c'è uno psichiatra newyorkese, il dottor George Matthews, che riceve la visita di uno strano paziente, il giovane benestante Jacob Blunt che si presenta con un ibisco tra i capelli e afferma di essere pagato da tre diversi omini, uno per portare il fiore, uno per fischiare alla Carnegie Hall e l'ultimo per regalare monetine ai passanti. Non convinto se Blunt sia un pazzo o un simulatore, Matthews lo segue, conoscendo alcuni dei suoi amici, la fidanzata e uno degli “omini”. Blunt ha ricevuto l'incarico di portare un grosso cavallo di razza Percheron davanti alla porta di casa di una celebre attrice, Frances Raye. Matthews decide di accompagnarlo ma, mentre lo segue, viene colpito alla testa e, quando rinviene, è passato molto tempo, si ritrova in un ospedale psichiatrico e gli viene attribuita un'identità diversa dalla sua, perché è rimasto sfigurato e un cadavere è stato riconosciuto e seppellito come quello del dottor Matthews.



Il romanzo e le due traduzioni italiane

Nell'impossibilità di affermare o dimostrare la propria versione, Matthews finisce per collaborare con il personale della clinica e viene dimesso. Con la sua nuova identità si crea un'altra vita, ma non smette di pensare a quanto può essere successo la notte in cui fu colpito. Si sa che Frances Raye è stata uccisa ma non si sa chi possa essere stato.

Gli sforzi di Matthews di ritrovare tutte le persone che ritiene coinvolte nel fatto, a partire da Blunt, determinaranno una ulteriore serie di delitti, fino alla rivelazione conclusiva.

The Last of Philip Banter (1947), tradotto in Italiano da Mondadori nel 2009 con il titolo Requiem per Philip Banter (Giallo n° 2972) vede al centro la figura di un giovane manager cui piacciono molto le facili bevute e le facili conquiste, che al mattino si ritrova sulla scrivania dei fogli, apparentemente scritti a macchina da lui stesso, in cui narra quanto gli è accaduto. Solo che le date degli avvenimenti si riferiscono al futuro anziché al passato. I fatti descritti poi si verificano spesso, anche se non sempre. Credendo di avere problemi di dissociazione, Philip Banter si rivolge al dottor Matthews, ma non ne ascolta molto i consigli. Qualcuno sta chiaramente tramando per indurlo a perdere la testa e a commettere uno sproposito.


Il romanzo e la traduzione italiana

Devil Take the Blue-Tail Fly (1948), mai tradotto in Italiano, racconta la graduale dissociazione mentale di una donna, che ne è anche la narratrice.



Gli altri romanzi sono meno importanti.

















Varie edizioni e traduzioni di Bardin

L'edizione inglese dei primi tre romanzi curata da Symons

L'attenzione di Bardin al sottile filo che lega salute mentale e psicosi e al suo ruolo nella determinazione dei moventi dei crimini era decisamente in anticipo sui tempi. Oggi certe trame sarebbero considerate normali, allora non lo erano. Si tratta dunque di un autore che fu un pioniere nel suo campo e che ebbe la meritata fortuna di essere riscoperto quando era ancora vivo.


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