Una delle più leggendarie figure del
vecchio West è lo sceriffo David Cook, noto anche come generale
David J. Cook, nato a La Porte, Indiana, il 12 agosto 1840 e morto a
Denver il 2 aprile 1907. Figlio di agricoltori, ebbe una modesta ma
solida istruzione e in gioventù girò gli Usa in cerca di fortuna,
cercando l'oro nelle Montagne Rocciose, conducendo convogli e
gestendo fattorie, fino alla Guerra Civile, quando fu arruolato nel
controspionaggio dell'esercito yankee Fu allora, intorno al 1863, che
scoprì nella caccia ai criminali la sua vera vocazione.
David J. Cook da giovane
Cook si affermò con una brillante
carriera sia come uomo di legge pubblico, sia come detective privato,
sia come uomo d'affari, dimostrandosi abile anche nell'investimento
dei suoi guadagni professionali. Era un uomo di notevole prestanza
fisica, ma sempre molto tranquillo e razionale, privo di vizi e
dedito al lavoro e alla famiglia.
Nel 1882, pubblicò un'autobiografia
intitolata Hands up! (Mani in alto!), probabilmente scritta in
collaborazione con il giornalista Thomas F. Dawson, direttore del
Denver Times. Questo libro, che narra le sue imprese in terza
persona, fu uno dei bestseller americani del suo tempo ed ebbe
diverse edizioni (anche pirata) arricchite, di volta in volta, da
nuovi casi.
David J. Cook da vecchio
Cook svolgeva la sua attività
investigativa in modo estremamente moderno, non limitandosi a
raccogliere testimonianze e indizi, ma avendo anche cura di non
interpretarli con troppa precipitazione, cercando se mai di
verificare come si confermassero a vicenda. Aveva anche una visione
razionale e quasi illuminista del Diritto, specie in riferimento al
trattamento dei criminali catturati.
Nelle regole che imponeva ai dipendenti
della sua agenzia (che, ai tempi, era considerata pari alla
Pinkerton), precisava che:
le pistole sono armi da fuoco e non
vanno usate come oggetti contundenti, perché rischiano di
danneggiarsi e risultare poi inservibili quando servono;
gli arresti vanno effettuati solo con
la sicurezza di averne l'autorità;
i criminali vanno sempre affrontati con
la massima prudenza, anche quando appaiono remissivi;
un criminale arrestato non va
maltrattato inutilmente, anche perché nessuno vuole essere arrestato
da un sadico e, se si ha questa fama, si incontrerà sempre una dura
resistenza;
non fidarsi delle dichiarazioni dei
criminali, se queste non vengono convalidate da fatti oggettivamente
riscontrabili.
Purtroppo, in alcune occasioni, i
delinquenti arrestati da Cook, una volta affidati alle autorità
locali per il processo, furono linciati dalla folla dopo che Cook era
andato via.
Uno dei più celebri casi della
carriera di Cook è quello che i biografi chiamano degli assassini
italiani. Il 21 ottobre 1875, nel sotterraneo di una casa in rovina
al numero 634 di Lawrence Street, alla periferia di Denver, in mezzo
ai segni di una lotta cruenta, furono rinvenuti i corpi di 4 uomini
barbaramente trucidati e sottoposti poi ad altre forme di scempio
post mortem.
Con qualche difficoltà, i cadaveri
furono identificati in un anziano immigrato italiano, noto come Zio
Joe, e tre ragazzi che erano conosciuti come i figli e il nipote
dello stesso. I loro nomi furono trascritti come Guiseppe Pecorra
(esattamente così), con i figli Guiseppe e Giovanni e il nipote
Luigi, di professione arrotini e suonatori ambulanti.
Una illustrazione d'epoca che ricostruisce il delitto
La loro casa era frequentata da altri
italiani, come il lattoniere Filomeno Gallotti, il suo apprendista
Antonio Dertiro e Michiele (proprio così) Ballotti. Non fu possibile
interrogare anche questi, perché risultavano scomparsi. Il Gallotti
era noto, nella comunità italiana, come un delinquente senza
scrupoli che era fuggito dall'Italia proprio per evitare l'ergastolo.
In seguito, emerse che i ragazzi uccisi non avevano alcun rapporto di
parentela con il Pecorra, ma erano stati rapiti da piccoli e venivano
costretti a lavorare per lui e a mendicare. Nonostante la miseria del
contesto, gli inquirenti sospettarono subito che il Pecorra avesse
messo da parte un piccolo tesoro di monete e fosse stato ucciso a
scopo di rapina insieme ai ragazzi.
Cook, incaricato delle ricerche,
allertò tutto il fitto sistema di contatti che aveva stabilito con
gli altri uomini di legge del Paese, arrivando a telegrafare anche ai
porti per evitare che gli assassini si imbarcassero.
I criminali, però, non erano andati
tanto lontano. Dopo 21 giorni di ricerche, tre di essi furono
sorpresi in un saloon di Trinidad, sempre in Colorado. Erano Michiele
Ballotti, Silvestro Campagne e Leonardo Alessandri. Interrogati senza
troppi riguardi, fecero subito i nomi dei loro complici (gli italiani
Filomeno Gallotti, John Anatta, Frank Valentine, Guiseppe Pinachio,
Leonardo Deodotta e il messicano Henry Fernandez) e raccontarono come
erano andati i fatti.
Subito dopo, Cook predispose il loro
trasferimento a Denver, che si rivelò più complicato del previsto
per via della folla che si era raccolta in loro attesa con
l'intenzione di linciarli. Senza troppi complimenti, Cook ordinò ai
suoi uomini di puntare le armi sui più scalmanati e di fare fuoco
senza pensarci due volte se avessero osato farsi avanti. La vista
della armi spianate raffreddò di colpo tutti i bollenti spiriti.
Le informazioni ricavate dai tre
permisero di arrestare uno alla volta tutti gli altri, che puntavano
a fuggire in Messico, nel giro di pochi giorni, sempre grazie
all'efficientissima rete di contatti di Cook, cui non sfuggiva nulla.
Il capobanda Filomeno Gallotti, armato e pericoloso, fu arrestato con
tramite un'imboscata che gli fu tesa a Taos, New Mexico, da Cook e
due suoi uomini, che lo seguirono da un ricettatore e lo sorpresero
alle spalle.
Dall'interrogatorio degli assassini, si
apprese che l'uccisione del Pecorra e dei ragazzi e la successiva
rapina, avevano fruttato la refurtiva di circa 1.400 dollari. In
realtà, la banda era già dedita da tempo a pratiche criminali di
questo tipo, sempre ai danni di altri immigrati italiani, tramite le
quali aveva già messo insieme un malloppo di 6.000 dollari.
I ciminali che sotterrano il malloppo, in una illustrazione del tempo
Il processo fu istruito a Denver tra
l'aprile e il maggio del 1876. Poiché gli assassini si accusavano a
vicenda e non c'erano altri testimoni, la giuria si trovò in
difficoltà nello stabilire di chi fossero le responsabilità dirette
dei delitti. Nel dubbio, il giudice preferì non infliggere la pena
capitale, condannando Gallotti, Valentine e Ballotti all'ergastolo e
Campagna, Anatta e Alessandri a 10 anni di reclusione. Gli altri
imputati furono assolti.
Altre tre illustrazioni d'epoca sulle imprese di David J. Cook
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