domenica 11 giugno 2017

Noor Inayat Khan, la principessa spia

La storia dell'opposizione anti-nazista in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale presenta moltissime figure eroiche e presentarle tutte sarebbe impossibile. Va tuttavia osservato almeno quanto alla Resistenza anti-nazista abbiano contribuito le donne, il cui ruolo è stato più importante che in qualsiasi altro evento storico del XX secolo.
In particolare, questo grande impegno (e, in molti casi, sacrificio) di giovani donne, si concentra in due diverse aree, la Francia e l'ex Unione Sovietica. Con la differenza che nell'ex Urss le donne combattevano quasi in condizioni di parità con gli uomini (tanto che erano arruolate nelle truppe regolari e all'occorrenza pilotavano aerei), mentre in Francia tenevano un ruolo subalterno, anche se molte di esse, operando come spie, diedero un contributo importante alla sconfitta finale del Terzo Reich.
Tra le figure femminili più importanti della Resistenza in Francia, un posto di tutto rispetto tocca a Noor Inayat Khan, sia per la peculiarità delle sue origini, sia per le circostanze in cui maturò la sua scelta di combattere.

Immagini di Noor prima della guerra

Noor Inayat Khan aveva un'origine cosmopolita come pochi. Il padre, Hazrat Inayat Khan (1882-1927), era un filosofo musulmano Sufi di origini aristocratiche, imparentato con dinastie reali, noto anche come musicista (“il Beethoven indiano”, secondo alcuni critici) ma soprattutto come mistico, fondatore del Sufi internazionale e di un pensiero religioso che, pur debitore di molti principi alla tradizione islamica, è lontanissimo dal modo di pensare di sunniti e sciiti, incentrato com'è su una visione molto universale (Hazrat è un titolo onorifico che significa “santo”); la madre era una ereditiera americana, Ora Ray Baker (1892-1949), sorellastra di un importante studioso di culture orientali, Pierre Bernard. Ora Ray Baker sposò Hazrat Inayat Khan, contro il volere della propria famiglia, nel 1912, cambiò il suo nome in Pirani Ameena Begum e fu una importante poetessa, autrice di testi di argomento religioso, sempre nello spirito Sufi.

I genitori di Noor

Noor (il nome completo è Noor-un-Nisa), la loro primogenita, nacque a Mosca, dove in quel periodo in padre stava diffondendo la dottrina Sufi, il 2 gennaio 1914. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Hazrat Inayat Khan preferì trasferire la famiglia nel Regno Unito, dove nacquero altri tre figli, i maschi Vilayat (1916-2004) e Hidayat (1917-2016) e la femmina Kahir-un-Nisa (1919-2011). Nel 1920, la famiglia si trasferì di nuovo, stavolta in Francia. Se la sorella minore avrebbe tenuto sempre un profilo basso, i due fratelli avrebbero continuato la tradizione di musicisti e mistici del padre, che morì improvvisamente a 45 anni durante un soggiorno in India.

I fratelli di Noor (Vilayat in alto e Hidayat in basso) in età avanzata

Anche Noor si formò innanzitutto come musicista, studiando pianoforte, arpa e composizione sotto la guida delle celebre maestra Nadia Boulanger, al conservatorio di Parigi. Inoltre, si laureò in psicologia infantile alla Sorbona. Fino allo scoppio della guerra, lavorò come curatrice di programmi radiofonici per bambini, mentre scriveva libri di fiabe ispirati alla tradizione orientale e componeva brani musicali. Per quanto non le mancassero i corteggiatori, non si sposò mai, anche perché le mancò il tempo di farlo.
Allo scoppio della guerra, dopo aver assistito alle prime atrocità dei nazisti, Noor, con la madre e i fratelli, tornò nel Regno Unito, dove arrivò il 22 giugno 1940. Benché i genitori li avessero allevati in una tradizione di pacifismo e fratellanza universale, lei e il fratello Vilayat decisero di arruolarsi nelle forze armate inglesi per combattere i nazisti. Tale scelta non fu affatto facile, e anzi fu molto criticata dalla comunità indiana presente in Inghilterra. La maggior parte degli indiani, a quel tempo, era piuttosto ostile agli inglesi, che occupavano l'India da secoli e si rifiutavano di concederle l'indipendenza. Non pensavano di allearsi con i nazisti, ma nemmeno di combattere al fianco degli oppressori. Da un altro punto di vista, il nazismo presentava molte figure importanti, a partire da Himmler, molto affascinate dalle culture orientali; e mostrava una certa simpatia verso l'Islam, cui era unito dal comune odio per gli ebrei. Tuttavia, Noor non si lasciò smuovere da nessuna considerazione di questo tipo, perché aveva intuito quanto fossero barbari e spietati i nazisti, che ora rappresentavano il problema principale per tutti i popoli europei e forse del mondo. Tutti gli altri problemi, potevano aspettare.
Inizialmente, Noor si arruolò come ausiliaria nella RAF. Tuttavia, dopo poco tempo, fu cooptata dai servizi di spionaggio perché, conoscendo benissimo la Francia e il Francese, era perfetta per essere inviata sul continente come agente segreto. Nonostante ci fossero dubbi sul suo approssimativo addestramento in tal senso, fu trasportata nella Francia del Nord con un piccolo aereo nella notte tra il 16 e il 17 giugno 1943.

Immagini di Noor dopo l'arruolamento

Indicata con il nome in codice di Madeleine/ Infermiera, Noor operò nel gruppo guidato dal maggiore Francis Suttil (nome in codice Prosper/ Medico) e visse a Parigi insieme ad altre due agenti inglesi, Diana Rowden (nome in codice Paulette/ Cappellano) e Cecily Lefort (nome in codice Alice/ Maestro), assistita da un agente francese, Henri Déricourt, che dopo la guerra fu accusato di doppio gioco e processato nel 1948 per aver tradito diversi altri agenti suoi colleghi consegnandoli ai tedeschi. Tuttavia, fu assolto dopo che il suo superiore Nicholas Bodington testimoniò che Déricourt aveva tenuto contatti con i tedeschi su esplicito incarico del comando. Nella stessa occasione, Déricourt dichiarò che gli agenti “traditi” (tra i quali diverse donne) erano stati sacrificati per distogliere l'attenzione del controspionaggio tedesco da altri, impegnati nella preparazione dello sbarco in Normandia.
Francis Suttil (1910-45) con la moglie

Diana Rowden (1915-44)

Cecily Lefort (1900-45) il giorno del suo matrimonio

Henri Déricourt (1909-62): pilota civile, morì in un incidente aereo in Laos

Il gruppo guidato da Suttil raccoglieva informazioni ottenute da diversi agenti sparsi in tutta la Francia e le trasmetteva via radio in Inghilterra. Il lavoro era difficile e pericoloso, perché le trasmittenti potevano essere identificate e raggiunte, quindi era necessario muoversi continuamente e cercare sempre nuovi nascondigli, passare inosservati mentre si andava in giro con tutte le attrezzature, predisporre rapidamente le trasmissioni e spostarsi altrove subito dopo aver comunicato. I tedeschi avevano predisposto dei furgoni, sempre in movimento per la città, dotati di attrezzature per captare i segnali radio e identificarne la provenienza, e il tempo disponibile per una trasmissione era di venti minuti al massimo. Noor, che era stata addestrata come radiotelegrafista durante il periodo trascorso alla RAF, era particolarmente abile nel lavoro e, nel corso della sua missione, riuscì a inviare moltissimi messaggi, alcuni dei quali giudicati importantissimi dai comandi.
Poiché i suoi tanti spostamenti non potevano passare inosservati, finì per essere identificata anche personalmente e divenne la spia più ricercata in tutta la Francia. Manifesti con il suo identikit furono affissi dappertutto e la metropolitana di Parigi, il mezzo che preferiva per gli spostamenti, fu presidiata da decine di soldati tedeschi. Tuttavia, Noor riuscì sempre a sfuggire a quelli che le davano la caccia.
Alla fine, però, nell'ottobre del 1943, Noor fu tradita, non si sa se da Déricourt o da un'altra donna, Renée Garry, e catturata. Nonostante fosse conosciuta come una persona dal carattere dolce e gentile, oppose una tale resistenza all'arresto da mettere paura ai tedeschi che lo effettuarono. Fu interrogata, e forse torturata, nella centrale del controspionaggio tedesco di Avenue Foch a Parigi, per circa un mese. Intanto, giunti in possesso della sua radio e dei suoi codici segreti, i tedeschi trasmisero una serie di falsi messaggi in Inghilterra, dal contenuto in contraddizione con quelli che aveva recentemente inviato, facendo sorgere nei superiori di Noor il sospetto che non fosse più lei a trasmettere.
Nel dubbio, gli inglesi spedirono altri agenti in Francia per scoprire cosa fosse successo, e almeno tre di essi furono scoperti e catturati: il capitano France Antelme e due donne, Madeleine Demarment e Sonya Olshanezky. Quest'ultima, riuscì però a scoprire la verità sul destino di Noor e fece in tempo a comunicarla in Inghilterra. Sfortunatamente non fu creduta, perché non si riuscì a identificare la provenienza del suo messaggio. Per alcuni mesi, lo spionaggio inglese continuò a prendere per buoni i falsi messaggi di “Madeleine”.
France Antelme (1900-44)

Madeleine Demarment (1917-44)

Sonya Olshanezky (1923-44)

Nonostante gli interrogatori, la sorveglianza e le probabili torture, Noor cercò di scappare due volte dalla sede del controspionaggio tedesco, la prima salendo sul tetto e cercando di saltare su un palazzo vicino, e la seconda nel caos dovuto a un'incursione aerea in corso. Fu ripresa entrambe le volte e sottoposta a misure ancora più restrittive.
Nel novembre del 1943, i tedeschi decisero di trasferirla in Germania, e il 27 dello stesso mese fu chiusa in isolamento nel carcere di Pforzheim, a Karlsruhe. Per tutta la durata della sua detenzione, sarebbe rimasta legata, tramite una catena attaccata al muro che le stringeva i polsi e le caviglie, impossibilitata anche a occuparsi di se stessa, al punto che un'altra detenuta era incaricata di ripulirla e di imboccarla. Ogni tanto veniva prelevata e portata nella stanza degli interrogatori, dove era sistematicamente torturata. Una donna detenuta in una cella vicina avrebbe poi testimoniato che i pianti e i gemiti di Noor non la lasciavano dormire di notte. Tuttavia, nonostante la sofferenza, si rifiutò sempre di fornire qualsiasi tipo di informazioni e di tradire i suoi compagni rimasti in libertà.
Benché fosse praticamente immobilizzata, conoscendo l'alfabeto del carcere, ossia il codice con cui i detenuti comunicavano tra loro battendo colpi sul muro, riuscì a farsi riconoscere dalla sua vicina di cella, alla quale si presentò come “Nora Baker” un altro nome in codice che le aveva dato il Servizio Segreto inglese. Questo sarebbe stato molto utile per la sua identificazione nel dopoguerra, dato che i tedeschi distrussero gran parte delle prove della sua cattura e detenzione e, per qualche tempo, i suoi superiori la confusero con Sonya Olshanetzky.
Il carcere di Pforzheim a Karlsruhe

L'11 settembre, insieme ad altre tre detenute (Madeleine Demarment che era stata catturata mentre cercava di scoprire che fine avesse fatto Noor, Yolande Beekman e Eliane Plewman) fu trasferita nel campo di concentramento di Dachau. Qui, la mattina del 13 settembre, un commando di SS guidato dall'ufficiale Wilhelm Ruppert le prelevò, le portò in un cortile e, dopo averle picchiate e stuprate, le uccise con un colpo di pistola alla nuca. Noor fu l'ultima a essere uccisa. I corpi furono poi cremati.
Il lager di Dachau visto dall'alto

Yolande Beekman (1911-44) con il marito
Eliane Plewman (1917-44)
Wilhelm Friedrich Ruppert, uno dei boia di Dachau: nato nel 1902, fu giustiziato il 29 maggio 1946

Quasi tutti gli agenti del suo gruppo o legati in qualche modo a lei, avevano già fatto la stessa fine o l'avrebbero fatta di lì a poco. Diana Rowden e Sonya Olshanezky erano state uccise nel campo di concentramento di Natzweiler il 6 luglio 1944. France Antelme era stato ucciso nel campo di Gross-Rosen tra il luglio e l'agosto del 1944. Cecily Lefort sarebbe stata gasata a Ravensbruck nel febbraio del 1945 e Francis Suttil sarebbe stato ucciso a Sachsenhausen nel marzo del 1945.
Nel dopoguerra, Noor fu insignita della George Cross (GC), la seconda più importante onorificenza militare britannica dopo la Victoria Cross, e della Croix de Guerre aver étoile de vermeil, un'onorificenza militare francese. E' il primo caduto in guerra britannico di religione musulmana cui sia stato concesso lo status di “eroe di guerra”. Nel 2012 le è stato dedicato un busto in bronzo a Gordon Square Gardens, Londra, e nel 2014 è stato emesso anche un francobollo in suo onore.
Il busto di Noor a Gordon Square Gardens

Il francobollo dedicato a Noor










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