giovedì 6 luglio 2017

La famiglia degli orrori: il calvario di Sylvia Likens

Quello che negli annali di polizia giudiziaria dell'Indiana è considerato il più atroce crimine mai consumato in quello Stato, prese forma all'inizio degli anni '60 in un contesto sociale degradato e culturalmente deprivato, come molti altri delitti, ma si distingue da questi per l'identità dei criminali: una donna, i suoi figli (ne aveva 7, ma solo tre parteciparono attivamente al delitto) e due amici di questi.
La vittima fu una ragazza di 16 anni, Sylvia Likens. Una ragazza assolutamente normale, cui però era toccata la sfortuna di nascere in una famiglia disastrata e di venire poi affidata a una famiglia ancora peggiore di quella d'origine.
Sylvia Likens

Sylvia Likens nacque a Lebanon, Indiana, il 3 gennaio 1949 da Lester Likens e Betty Grimes, una coppia di giovani spiantati che campavano di espedienti e avevano già una coppia di gemelli, Diana e Danny (nati nel 1947). Nel 1950, alla famiglia, si sarebbero aggiunti altri due gemelli, Jenny e Benny. I cinque bambini trascorsero l'infanzia soprattutto con la nonna, mentre i genitori si arrangiavano a guadagnare qualcosa con lavori occasionali. La famiglia cambiava casa spessissimo e a un certo punto i due genitori si separarono, perché Lester trovò un lavoro più o meno stabile come operaio in una giostra itinerante, mentre Betty rimase a vivere con i figli a Indianapolis. Lester avrebbe dovuto spedire continuamente soldi alla famiglia per il mantenimento dei figli, ma spesso era in ritardo. I due figli maggiori se ne andarono a vivere per conto proprio. Betty doveva arrangiarsi come poteva e, in una di queste occasioni, nel gennaio 1965, fu arrestata e incarcerata per aver rubato in un negozio.
Lester, nella sua vita di nomade, non poteva certo portarsi dietro i tre figli rimasti, perciò decise di affidarli a una sua amica, che aveva conosciuto quando entrambi lavoravano in una lavanderia, Gertrude Van Fossan, più conosciuta come Gertrude Baniszewski dal nome dell'ex marito. Questa era veramente una spiantata: divorziata e madre di 6 figli, si era messa per un certo periodo con un uomo molto più giovane e di chiare inclinazioni delinquenziali, che le aveva inflitto ogni sorta di violenze e l'aveva lasciata dopo la nascita di un altro figlio.
Gertrude Baniszewski

Nel 1965, i figli di Gertrude avevano tra i 17 e gli 8 anni, tranne l'ultimo che aveva solo pochi mesi. Le figlie più grandi, Paula e Stephanie, frequentavano la stessa High School di Sylvia, Jenny e Benny, e questo dovette sembrare a Lester una ragione sufficiente per fidarsi di Gertrude. Le promise 20 dollari a settimana per il mantenimento dei figli e le lasciò carta bianca riguardo alla loro educazione.
Paula Baniszewski

Stephanie Baniszewski

Jenny Likens

Da quasi subito, i 20 dollari di Lester cominciarono ad arrivare in ritardo o saltuariamente. Questo esacerbò immediatamente l'atteggiamento di Gertrude, che era una donna apparentemente fragile, dalla salute molto malferma, ma piena di un sordo rancore contro tutto il mondo per la sua vita fallimentare e frustrante. Che la situazione domestica fosse parecchio disastrata, lo dimostra anche il fatto che la figlia maggiore di Gertrude, Paula, a 17 anni, era incinta di un suo compagno di classe.
Il calvario di Sylvia, che Gertrude aveva scelto quale vittima su cui sfogare tutta la sua rabbia repressa, cominciò con la banale accusa di aver rubato delle caramelle. Poi la ragazza fu insultata e accusata di essere una prostituta quando ammise che le piaceva un ragazzo conosciuto a scuola. Poi fu presa a calci nella pancia, dopo essere stata accusata di essere rimasta incinta del primo venuto. Non contenta di aggredirla continuamente, Gertrude cominciò ad aizzare i suoi figli affinché la picchiassero e la spingessero giù per le scale quando se la trovavano davanti.
Paula e Stephanie, tra i ragazzi della loro scuola, godevano davvero della fama di ragazze particolarmente “facili” e Gertrude si fissò sull'idea che questo dipendesse dal fatto che Sylvia aveva sparlato pubblicamente di loro. Il ragazzo di Stephanie, Coy Hubbard, aizzato da Gertrude, prese anche lui ad aggredire Sylvia in ogni occasione. Gertrude, peraltro, invitava qualunque ragazzo o bambino del quartiere a picchiare Sylvia e a volte li invitava a casa sua perché potessero farlo indisturbati.
Sylvia, che ormai non andava più a scuola ed era confinata in casa, subì violenze di ogni genere. Mentre era tenuta nuda e legata, Gertrude, i suoi figli e altri ragazzi le spegnevano delle sigarette sulla pelle, la scottavano con l'acqua bollente, le sfregavano del sale sulle ferite, la costringevano a mangiare delle feci e le inserivano delle bottigliette di Coca-Cola nella vagina. Anche sua sorella minore Jenny, invalida per via della poliomielite patita nell'infanzia, a forza di percosse e minacce, fu costretta a colpirla. Paula, una volta, la colpì con tale inaudita violenza da fratturarsi il proprio stesso polso.
Jenny riuscì comunque a contattare la sorella maggiore, Diana, che era sposata e viveva poco lontano da loro, ma non sapeva nulla di cosa stava accadendo. Diana, nonostante il racconto delle angherie subite da Sylvia sembrasse inverosimile, decise di andare a vedere cosa stesse succedendo ma Gertrude non la fece entrare e la accusò di voler entrare in casa per rubare. Poco dopo, un vicino di casa segnalò ai servizi sociali che in casa Baniszewski avvenivano cose strane e un'infermiera fu inviata a verificare la situazione. Gertrude la fece entrare in casa e le raccontò che Sylvia era scappata via da tempo, e lei non sapeva dove fosse. Purtroppo, l'infermiera le credette. In realtà, Sylvia era chiusa, legata e imbavagliata, in una stanza del seminterrato.
Gertrude permetteva a Sylvia di mangiare pochissimo e non le dava quasi mai acqua, costringendola a bere le sue stesse urine. Secondo Jenny, la sorella era talmente disidratata da non riuscire nemmeno a produrre lacrime quando piangeva e negli ultimi tempi divenne anche incontinente.
Il 22 ottobre 1965, insieme a un amico delle figlie, Richard Hobbs, Gertrude cominciò a incidere sulla pelle dell'addome di Sylvia la frase “Sono una puttana” con un ago arroventato. Con un bullone, sempre arroventato, le fecero un marchio a forma di “3” sul petto. Poi, minacciandola con una spranga di ferro, la costrinse a scrivere una lettera in cui annunciava la propria fuga e raccontava le angherie subite attribuendole a una banda di ragazzi con cui si prostituiva. La vera intenzione di Gertrude era quella di trasportare nottetempo Sylvia in mezzo a una zona boschiva nelle vicinanze e di abbandonarla lì, legata, finché non fosse morta di stenti.
Il 25 ottobre, Sylvia, nell'udire i discorsi di Gertrude ai figli, si rese conto del pericolo che correva e, poiché era ancora libera dopo aver scritto la lettera, tentò di fuggire. Riuscì ad arrivare fino alla porta prima di essere ripresa. Fu picchiata come mai prima, legata di nuovo e trascinata ancora nel seminterrato, dove Coy Hubbard continuò a picchiarla brutalmente con un manico di scopa.
Le ultime botte, però, le furono fatali. La sera del 26 ottobre 1965, dopo aver provato a lavarla mettendola vestita dentro una vasca, Stephanie e Richard Hobbs la trovarono morta sul materasso dove l'avevano lasciata la sera prima. L'autopsia avrebbe poi accertato che era deceduta in seguito a un'emorragia cerebrale.
Come fu ritrovato il corpo di Sylvia

La scena del delitto

Durante un sopralluogo

Alla vista del cadavere, Gertrude ordinò a Richard Hobbs di chiamare la polizia da una cabina telefonica. I poliziotti arrivarono rapidamente e Gertrude, chiuse a chiave il seminterrato, consegnò loro la lettera che aveva fatto scrivere a Sylvia. Aggiunse che i fantomatici “ragazzi” cui faceva riferimento la lettera, avevano trascinato Sylvia fino a un'auto, proprio davanti a lei. Non si sa fino a che punto i poliziotti credettero a questa storia, ma sta di fatto che, mentre Gertrude parlava, Jenny si rivolse a loro e disse che, se l'avessero portata via di lì, avrebbe raccontato tutta la verità.
I poliziotti la ascoltarono, perquisirono la casa e trovarono il corpo di Sylvia. Subito dopo, arrestarono Gertrude, i suoi tre figli più grandi, Coy Hubbard, Richard Hobbs e cinque ragazzini (tra i quali tre femmine) che si trovavano in casa in quel momento.
Il successivo processo ebbe una enorme rinomanza mediatica negli Usa. Gli imputati apparvero tutti persone come se ne potevano incontrare tutti i giorni, lontanissimi da ogni clichè di delinquenti, eppure erano responsabili di un crimine mostruoso. Gli avvocati della difesa puntarono per Gertrude all'infermità mentale e per gli altri imputati al plagio da parte di Gertrude.
Gli imputati al processo

Jenny durante il processo
John Baniszewski

Shirley Baniszewski, un'altra figlia di Gertrude, depone al processo

Marie Baniszewski al processo

L'autopsia accertò, oltre alle prove delle inenarrabili sofferenze che erano state inflitte a Sylvia, anche che la ragazza era ancora vergine, sbugiardando definitivamente Gertrude che, anche in fase di interrogatorio, aveva sostenuto che Sylvia si prostituiva e frequentava delinquenti.
Il 19 maggio 1966, Gertrude fu condannata al carcere a vita per omicidio di primo grado. Fino a poco prima, avrebbe rischiato il patibolo, ma in quel periodo negli Usa si stava ripensando il sistema della giustizia in modo da superare la pena capitale (questa fase sarebbe durata ancora per una decina di anni, poi le esecuzioni sarebbero riprese) e se la cavò.
Sua figlia Paula pure ebbe la condanna a vita, e la figlia che partorì durante il processo le fu tolta e data in adozione.
Stephanie fu prosciolta, per aver testimoniato contro la madre, insieme a una delle sorelle più piccole, Marie, fornendo elementi decisivi all'accusa.
Richard Hobbs, Coy Hubbard e il terzo figlio di Gertrude, John, furono condannati al riformatorio per un periodo da 2 a 21 anni.
Le accuse contro gli altri ragazzini coinvolti furono ritirate.
Hobbs, Hubbard e John non trascorsero troppo tempo dietro le sbarre. Uscirono già nel 1968. Hobbs sopravvisse solo fino al 1972, quando morì di cancro all'età di 21 anni. Hubbard passò il resto della sua vita entrando e uscendo dalle prigioni e fu assolto in un altro processo per duplice omicidio, prima di morire a 56 anni, nel 2007. John Baniszewski rigò sempre dritto, dopo aver cambiato il suo nome in John Blake, e morì a 52 anni nel 2005. Anche un altro dei ragazzini coinvolti nel caso e poi prosciolti durante il processo, Randy Lepper, è deceduto prematuramente, a 56 anni, nel 2010.
Stephanie cambiò nome anche lei, si trasferì, diventò una maestra elementare e non ebbe più rapporti con i suoi parenti.
Paula, che aveva anche tentato di evadere, ottenne la libertà vigilata nel 1972. Con il nome di Paula Pace si sposò e trovò lavoro come consulente scolastica in Iowa. Ma, alla scoperta della sua vera identità, venne licenziata.
Gertrude restò in carcere fino al 1985, tenendo sempre una condotta esemplare. In audizione davanti alla commissione che doveva giudicarla meritevole di accedere a benefici o pene alternative, dichiarò che si assumeva tutta la colpa di quanto era accaduto, anche se il suo stato mentale era alterato dal continuo consumo di farmaci e di droghe, che era pentita delle sue azioni e che chiedeva solo perdono e pietà. Quando ottenne la libertà condizionata, l'intero Stato dell'Indiana fu attraversato da manifestazioni contro la sua liberazione, cui parteciparono anche i parenti di Sylvia. I giudici la fecero uscire lo stesso, per via delle pessime condizioni di salute. Si fece chiamare Nadine Van Fossan e si trasferì in Iowa, dove morì di cancro a 60 anni, il 16 giugno 1990.
Jenny Likens, che si era rifatta una vita e creato una propria famiglia, è morta improvvisamente nell'estate del 2004, a soli 54 anni.
I genitori di Sylvia, Lester e Betty, sono morti rispettivamente nel 2013 e nel 1998.
Un piccolo monumento in un parco pubblico di Indianapolis, inaugurato nel 2001, ricorda la tragica storia di Sylvia. La sua vicenda ha ispirato diverse opere letterarie e almeno due film.




Copertine e locandine 

La casa in cui avvenne il delitto, abbandonata dai Baniszewski, non fu più occupata da nessuno. E' stata demolita nel 2009 e al suo posto, ora, c'è un parcheggio.
La casa dei Baniszewski

La tomba di Sylvia

Il monumento




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